Il repertorio dei matti della città di Bologna

Nell’ambito delle iniziative “Delle Cure e delle Arti” , tenutesi a Bologna dal 14 maggio al 18 giugno 2015, noi del Faro siamo stati invitati a partecipare, insieme a Psicoradio, a un dibattito sul Repertorio dei matti della città di Bologna, a cura di Paolo Nori, ed. Marcos y Marcos, Milano 2015.
Il titolo del libro ci ha fatto inizialmente un po’ sussultare, perché ci siamo subito chiesti che cosa si intendesse dire col termine ‘matti’ e soprattutto dove si andasse a parare; ci siamo resi conto poi, leggendolo, che i personaggi descritti corrispondono solo in minima parte a persone curate per disturbi psichiatrici, anzi, nel mucchio del ‘bei tipi’ che si possono incontrare a Bologna, c’è finito di tutto: calciatori, politici, e persino famosi artisti e scienziati del passato. La parola ‘matto’, insomma, è stata usata in modo ‘inclusivo’ e il messaggio alla fine è che siamo tutti un po’ ‘matti’, chi più chi meno. L’ispirazione è venuta a Paolo Nori dai libri di Roberto Alajmo, che nell’introduzione al suo Repertorio dei pazzi d’Italia lanciava l’idea che ogni città, così come ha le guide dei ristoranti, dovrebbe avere un repertorio dei suoi pazzi. Ed ecco nascere i gruppi di scrittura diretti da Paolo Nori prima a Bologna e poi in altre città d’Italia. I venti partecipanti al gruppo bolognese sono elencati in apertura con nome e cognome. Il risultato è un libro ‘corale’, stilisticamente così omogeneo da sembrare scritto da uno solo. Il tocco è molto leggero, l’ironia bonaria: ci si limita a mettere a fuoco, per ogni personaggio, una qualche bizzarria. Chi vive a Bologna non stenta a riconoscere, nonostante l’anonimato, molte delle figure tratteggiate, e a seconda dei casi, gli può scappare un sorriso, un sospiro, a volte anche una lacrima… Riveliamo infine che fra i ‘coristi’ figura Angelo Fioritti, sì, proprio il nostro direttore del Dipartimento di Salute Mentale, ora divenuto direttore sanitario dell’AUSL di Bologna, che si è avventurato in questa esperienza cercando almeno all’inizio di non dichiarare la sua professione e ha dimostrato, anche in questa occasione, la sua attenta sensibilità.