Questa nostra avventura
Il Faro è partito 3 mesi fa con una imbarazzata
riunione di una decinadi persone in casa di Fabio Tolomelli. L’input
era: facciamo un giornalino. Ok, ma come? Quali contenuti? E come si fa
a farlo?
Bruttino, il primo numero. Sufficiente il secondo.
Qualcuno dei pionieri si è arreso, altri si sono aggiunti. Poi, i
consensi, assieme a pressanti richeste di collaborazione.
Le pagine dalle
12 iniziali sono diventate 16 e poi 20. Siamo abbastanza orgogliosi di
ciò che abbiamo fatto.
Ora, dopo la pausa estiva, riprendiamo con fervore rinnovato.
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La statua della libertà
La statua della libertà, il cui nome esteso è Statua
della "Libertà che illumina il mondo”, soprannominata Lady Liberty, è
un’enorme statua (93 metri da terra alla punta della fiaccola e 46
dalla superficie del piedistallo) che svetta all’entrata del porto del
fiume Hudson, a New York City. E' il saluto ideale di benvenuto a
coloro che arrivano negli Usa.
La scultura è di Frederic Auguste Bartholdi mentre la struttura
metallica è opera di Gustave Eiffel, il creatore della omonima torre
parigina.
La statua raffigura una donna che indossa una lunga toga, porta una
corona e sorregge fieramente in mano una fiaccola (un’ampia balconata
per i turisti oltre che simbolo del fuoco
eterno della libertà) mentre nell’altra stringe un libro recante la
data dei 4 luglio 1776, anno dell’indipendenza americana, ai piedi vi
sono delle catene spezzate, in testa vi è una corona le cui sette punte
rappresentano i sette mari e i sette continenti.
La statua venne donata dalla Francia agli Stati Uniti per il
festeggiamento del centenario dell’Indipendenza dall’impero Britannico,
il protrarsi dei lavori procrastinò l’inaugurazione al 26 ottobre 1886.
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Che cos'è
1. Una società che pretende di assicurare agli uomini
la libertà, deve cominciare col garantire loro l’esistenza
(Léon Blum)
2. La libertà non è altro che una possibilità di essere
migliori, mentre la schiavitù è certezza di essere peggiori
(Camus)
3. Non esiste una sola cultura al mondo in cui sia
permesso di fare tutto
(Michel Foucault)
4. La storia del mondo non è altro che il progresso
della coscienza della libertà
(Hegel)
5. Dare la libertà al mondo con la forza è una strana
impresa piena di rischi. Dando la libertà in questo modo, la si toglie
(Jean Jaurès)
6. La libertà dell’individuo va limitata esattamente
nella misura in cui può diventare una minaccia a quella degli altri
(John Stuart Mill)
7. La libertà è il diritto di fare tutto quello che le
leggi permettono
(Montesquieu)
8. L’uomo libero deve prendersi qualche volta la
libertà di essere schiavo
(Jules Renard)
9. L’uomo è nato libero e dappertutto è in ceppi
(Rousseau)
10. La libertà è solo nel regno dei sogni
(Schiller)
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Quello che molti non capiscono
La libertà è un diritto irrinunciabile di ognuno di
noi, ma non è illimitato: finisce al confine col diritto degli altri.
Questa realtà è di disarmante chiarezza, ma solo pochi ne capiscono il
contenuto.
- Tu sei libero di cantare, suonare, urlare fin che vuoi: ma alle tre
di notte vallo a fare in aperta campagna e non sotto casa mia
- Tu puoi dire di me quello che vuoi: ma se dici cose non vere, sei un
bugiardo e non un uomo libero
- Tu puoi esprimere i tuoi impulsi artistici nella forma che credi: ma
se imbratti i muri scimiottando i veri “writers” allora sei solo un
povero idiota che offende il buonsenso
- Tu sei libero di drogarti per noia, per stupidità, per ignoranza: ma
poi non pretendere che io ti dia soldi per tirare avanti
- Tu sei libero di scappare di casa e di vivere sulla strada: ma non
pretendere di campare alle mie spalle
- Tu sei libero di ubriacart i fino a stordirti: ma se poi sali in
macchina e fai male a qualcuno o a te stesso, dopo non venire a
piangere e a implorare perdono e comprensione
- Tu sei libero di desiderare tutte le ragazze che ti pare: ma se loro
non ne vogliono sapere e tu le infastidisci ugualmente, poi non
lamentarti se ti becchi un calcio nelle palle
- Tu sei libero di andare in giro per il mondo: ma non pensare di
comportarti come a casa tua, ignorando le leggi e le tradizioni dei
paesi
- Tu sei libero di credere in dio, allah, budda o manitù: ma non
pretendere che tutti la pensino come te
- Tu sei libero di usare il cellulare fino all’esaurimento della
batteria: ma se lo fai in un ospedale, in una scuola, su un treno,
sappi che rompi le scatole alla gente
- Tu sei libero di non leggere un quotidiano o un libro: ma non
meravigliarti se poi altri più aggiornati e informati vengono
considerati più di te
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La vera libertà e le varie forme di schiavitù che ci
affliggono
La liberta è la condizione di chi non è prigioniero,
non solo in senso stretto, ma anche di chi non subisce costrizioni e
può agire in modo autonomo.
In nome della libertà sono state fatte guerre, oppressioni; sono morte
milioni di persone; uomini, donne, bambini che hanno sacrificato la
loro vita, anche eroicamente per un mondo migliore.
E noi? Abbiamo la fortuna di vivere in un paese libero e ciascuno è
arbitro della propria libertà personale. Per quanto mi riguarda ho un
concetto, forse un po’ antiquato di questa parola, che mi porta ad
alcune riflessioni.
Ritengo che come accade in altri paesi progrediti, anche noi pian piano
stiamo sacrificando questa libertà a nuove forme di schiavitù. Schiavi
delle convenzioni che vanno bene come regole di comportamento per il
reciproco rispetto, ma in circostanze diverse significa seguire
supinamente la massa reprimendo l’originalità individuale.
Schiavi del volere di altri. Come “il branco” dove c'è sempre un leader
che si impone agli altri ragazzi del gruppo e questa e una piccola
forma di schiavitù. Sorvolo su altri esempi anche a riguardo agli
adulti perché l’elenco sarebbe lungo.
Schiavi del consumismo proposto e assunto come simbolo di appartenenza
o prestigio sociale.
* * * * *
Un classico esempio sono i giovani che per non sentirsi esclusi seguono
le varie mode imposte dalla pubblicità (come i pantaloni a vita bassa).
Gli adulti non sono immuni da questo fenomeno. E’ una corsa al fare
all’avere anche se non se ne hanno le possibilità. Basta vedere il boom
dei prodotti tecnologici che non sono una necessità come il pane,
eppure, ne siamo schiavi.
Importante è apparire. E l'essere dove lo mettiamo?
* * * * *
Non dico che dobbiamo diventare anticonformisti, ma neppure seguire
ciecamente uno schema prefissato da altri che spesso lede la nostra
volontà.
Se le cose che desideriamo dire o fare sono buone e giuste non dovremmo
lasciarci condizionare dalla paura di essere considerati diversi.
Non lasciarsi sfuggire le occasioni di esprimere la nostra personalità,
di fare del bene quando è possibile, senza imbarazzo di avere il
coraggio di contraddire chi vuole farci succubi del suo volere; tutto
questo con garbo ma con fermezza.
Non fermarsi alla superficialità e al materialismo anche se i giornali
ci propongono, troppo spesso, personaggi discutìbili che non sono buoni
esempi.
* * * * *
Cercare il meglio in noi stessi, i talenti che ciascuno ha, senza
timore di esternarli, proporli e condividerli con altri (non imporli).
Non rinunciare ai propri ideali, essere coerenti, senza pregiudizi
questa è a mio parere la vera libertà deirindividuo.
mamma di E.B.
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Libertà di farsi del male?
Nella mia vita, libertà è stata soprattutto libertà di
farmi del male per questo a lungo ho preferito e mi sono sentita
protetta non avendo libertà. Adesso sto riscoprendo il gusto della
libertà per godere di tutto ma sento sempre la minaccia che incombe. In
passato per me libertà era trasgredire le regole ed affermare
l’anoressia, identificandomi con essa. Adesso che sono libera quando
riesco a trasgredire le regole dell’anoressia e a comportarmi in
maniera normale. L’anoressia è ingiusta, mentre la normalità è giusta,
quindi non sempre la libertà coincide con la giustizia.
Arianna
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Libertà è una colomba che vola
“I liberati - diceva il Mann all’inizio del prologo di
Morte a Venezia - fuggivano fuori scuola”. La libertà è la libertà di
religione, di stampa, di pensiero, la libertà, la libertà... E' una
colomba, vola e la pace ci porta, la colomba bianca che il Papa manda
fuori dal suo balcone e porta la pace a tutto il mondo per chi con lui
sia fecondo.
Lucio
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La libertà non è sempre giusta
Anch’io la penso un po’ come Arianna, se avessi la
libertà farei cose vergognose e non si possono dire. Un aspetto
positivo quando uno è libero senza soldi può prendere quello che vuole.
Uno deve lavorare ma non deve essere costretto a fare una vita
d’inferno. Non sarebbe giusto che ci fosse troppa libertà perché il
mondo farebbe schifo e si farebbero tutti del male. Per esempio mia
madre sta facendo una vita da cani nel posto dove lavora per
guadagnare.
Erika
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Libertà è quando si smette di
soffrire
Nella mia vita fin da quando ero piccola la libertà era
una condizione interiore che provavo quando riuscivo a non soffrire. Ho
avuto varie fasi in cui sono stata male ma quello che ho sempre sentito
è questo sentirsi liberi quando per alcuni momenti si smette di
soffrire. Sbagliando collego la libertà con quei rari momenti di
felicità; solo benessere.
Silvia
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Pensiero di libertà, ricordo delle scuole medie
Libertà, come sei bella! Estate, niente compiti, niente
interrogazioni, niente insegnanti e niente note! Questa si che era
vita! Bella la libertà, ma attenzione: non abusare, dietro le porte ti
aspettano le conseguenze... Poi attenzione ancora: non fare mai le cose
senza prima pensare. Dietro la porta ti aspetta il pentimento, che per
la vita non ti lascerà mai più. Date retta a me che l’ho provato.
Erika
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Vernice bianca
Antico schiavo delle piantagioni di cotone trascina
fino a me le tue catene. Afferra, tu, la mia mano. Le mie catene sono
più pesanti delle tue e non mi lasciano camminare. Senti! La mia voce
ti chiama. Ti aspetto! Insieme spezzeremo finalmente queste funi
d’acciaio che legano il mondo all’egoismo. Vedi? Le mie mani sono
sporche della vernice bianca dei pregiudizi. Aiutami, tu a lavarle! Io,
le voglio uguali alle tue, per essere libera.
Gabriella Forlani
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Non è un'utopia
La libertà non è uno spazio libero, ma nemmeno
un’utopia. Libertà è credere in idee che portano a qualcosa di
concreto. Quanti eroi e martiri ha avuto la libertà: santi, pensatori,
scienziati, guerrieri, eroi. Per un’idea hanno lottato contro tutto e
tutti. Ogni uomo desidera la libertà, è un suo diritto di persona
capace di intendere e di volere.
Pensiamo al Campo di sterminio di Auschwitz, ai dissidenti sovietici e
ai cristiani al tempo dei Romani. Non c’è libertà se non c’è
democrazia. Ancora si parla di schiavitù, di corpo come merce. Nemici
della libertà sono il servilismo, la corruzione ed il vizio.
L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, perché provi un
senso di benessere. L’anima libera è pura, perché non viene a patti.
L’anima libera è ribelle, perché combatte una guerra tutta sua.
Ma ognuno di noi è libero? O è solo un’illusione ottica? Perché libertà
è una bella parola, però il dittatore che è in noi la usa per ottenere
lusinghe e consensi.
Libertà è potere essere là o lì, quel giorno. Libertà è uguaglianza e
possibilità di agire come, dove e quando si vuole. E' anche poter dire
la propria opinione. Ma quante guerre sono state combattute per la
libertà ? Tutte.
Ave
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Libertà nella storia dell'arte
Nel quattrocento libertà significava, come in questa
immagine di “Adamo ed Eva” del Masaccio, poter superare certe idee
preconcette di una tradizione legata ai testi antichi: infatti questi
corpi sono nudi e straziati da un dolore oltre l’umano. Anche Sandro
Filiperi, detto il Botticelli, utilizza l’uso del nudo per affermare,
oltre il suo stile e la sua tecnica la libertà propria dell’arte;
infatti non c’è nessuna espressione dell’essere umano in pittura,
scultura o letteratura che possa svincolarsi dall’idea di libertà: il
pensiero, in questo caso, è o meglio dovrebbe sempre essere libertà.
Inoltre è da sottolineare come fosse molto innovativo ritrarre il corpo
di una donna nuda a quel tempo perché come periodo storico si era
appena usciti dal medio evo.
Silvia e Lucio
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Libertà e felicità
Libertà parola piccola, importante che fa la stessa “à”
finale come felicità. Sono due parole piccole quasi gioiose, ma
condizioni difficili quasi impossibili da ottenere.
Ci sono tante frasi, magari banali e scontate, ma anche vere sulla
libertà: la tua libertà non deve privare quella degli altri, deve
essere contenuta e limitata dalla società, dalla famiglia, dal paese in
cui si vive ecc... Io mi ero fatta una mia libertà personale fatta di
testa e l’avevo identificata con la fantasia, che mi permetteva di
spaziare dove e come volevo. La fantasia non limita i tuoi sogni, i
tuoi desideri, spazia attraverso la tua mente dove tu vuoi. Passi
attraverso le delusioni e le amarezze di questa vita, sei con chi
sempre e per sempre ami e puoi vivere in una tua dimensione più serena
e leggera.
Poi l’incontro con la malattia. E’ stato devastante, cosa me ne facevo
della mia libertà, della mia fantasia? Niente, una specie di “tsunami”
aveva travolto nostro figlio e la nostra famiglia e stravolto tutti i
nostri pensieri.
Eravamo soli, disperati, senza nessuna speranza. Poi ho incontrato il
gruppo di auto mutuo aiuto ed ho trovato nel gruppo la possibilità di
essere capita, di essere me stessa senza maschere di nessun tipo, e di
accettare se pur con molta fatica la malattia, di imparare a convivere
con lei. Di essere aiutata e capita da persone che come me vivevano con
gli stessi dolori e problemi.
Ed allora ho capito che la libertà vera è dentro di noi ed è anche
condivisione ed amore per gli altri ed anche verso noi stessi.
Accettare le ventiquattro ore senza guardare né il passato né troppo
avanti nel futuro. Questo mi ha portato ad essere libera con amore.
Maria Luisa
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La fanciulla sulla collina
C’è una fanciulla sulla collina,
con le sue mani intreccia corolle
e a piedi nudi sfiora le zolle.
Si è fatta donna, può scendere a valle
ma indossa sempre la stessa gonna,
lo stesso scialle!
Con sguardi fugaci, cerca l'amore,
ma trova soltanto un traditore.
Pensava di diventare una regina
ma invece è schiava la poverina!
Piange, si strugge la giovane donna
e nel suo cuore cresce il dolore!
Di lì, un giorno passa un signore
che le domanda “cos’è cotanta infelicità!”
“Mi hanno rubato la libertà.”
“Vieni con me ti saprò amare
e sarai libera pur di volare.”
“Tu sei davvero un caro signore
ma ho tre fanciulli ancor da cullare
e non li voglio abbandonare.”
E’ un grande tesoro la libertà, ma
sol se ti reca felicità.
Maria Angela Stasi
Sciogli le labbra
Sciogli le labbra
e prova a parlare e sarai libera
pur di cantare!
Non ti stupire se il mondo non
sente, potrai andare anche contro
corrente purché libera
nella tua mente!
Se il tuo pensiero è prigioniero
lascialo andare come un veliero
che solca rotte e mare in burrasca
e vince la forza della risacca!
Maria Angela Stasi
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Libertà dentro al cuore
Libertà è l’anima
che vola verso l'immenso.
Libertà è poter esprimere
il pensiero in parole.
Libertà è lasciarsi andare ai sentimenti.
Libertà non è mai violenza.
Libertà è amare, litigare
e, se si vuole, ricongiungersi.
Libertà è voler superare
i propri limiti...
Libertà è movimento.
Libertà è amicìzia, amore,
odio, rancore, felicità, serenità,
frustrazione o armonia.
Libertà è tutto ciò che hai dentro
al cuore ed alla mente
e che è bene esprimere limitamente.
La mia libertà finisce ove comincia la tua.
Puoi avere tutti i colori che vuoi,
dipingili durante la tua libertà
e farne, se puoi, una gioia infinita.
Jo
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Libero come un'idea
La libertà è una lacrima sul mio volto.
La libertà è il sole che esplode.
La libertà è l’urlo del poeta, felicità che mi circonda...
Desidero cambiar vita.
Nessuna coercizione...
Libero, sono finalmente libero come un’idea.
Oriano Conti
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Un sogno audace
La libertà è il mio sogno audace, è necessario
possederla
per vivere fra la gente.
Non sempre è raggiungibile, chissà se un giorno ci riuscirò
...Sarà festa per la mia vita!
Anche la Musica deve essere libera, proprio come quella
che sto ascoltando in questo momento..
A volte volo con la fantasia, sogno le strade, i monti, il mare...
Voglio tuffarmi liberamente ed urlare.
Daniela Pelaghi
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Libera allegria
lo sono la foglia che si stacca dal ramo e volo lontano.
E’ come sentire il mare in una conchiglia
Che trovo nascosta tra i ricordi di casa...
Sono la manna che cade libera dal cielo...
Libertà di Movimento immenso e fiero,
come il mare che è sempre presente nella mia esistenza.
Riflessione, libero crogiolarsi nella malinconia...
Suonano tranquille le libere note dal pianoforte,
è rilassante e poi... niente... il contrario di tutto ciò che circonda.
Pensieri, parole, colori, occhi, voci,
naturalezza del reale attraverso la musica..
Scrittura Collettiva, Laboratorio Musicanto
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Vorrei volare
Libero come un uccello
Vorrei volare
E tutto il mondo poter girare,
senza frontiere,
ma sono schiavo di questa malattia
che sta portando via
i miei anni migliori.
E rimango qui ancorato a terra,
incatenato a paure e sofferenze,
circondato dall’indifferenza
di chi ha pregiudizi e non vuol sapere,
di chi non vuol vedere che anch’io ho desideri e talenti
un’anima ed un cuore,
e si ritiene un “essere superiore”.
Ma superiore a che cosa?
Chi l'ha detto?
Ch’io non sappia non c’è una graduatoria
E se esiste davvero chi l’ha scritto,
si tratta forse di un povero cretino
da collocarsi all’ultimo gradino.
Lo dico non per giudicare però mi sento libero di parlare
Però mi sento libero di parlare,
e se del corpo sono prigioniero
vivaddio sono libero di pensiero.
mamma di E.B.
Un bene prezioso
La libertà è un bene poco considerato.
Chi la possiede già da quando è nato
non l’apprezza abbastanza.
A chi invece è negata
e vive con la speranza
di poterla ottenere,
spesso è costretto a trattenere
ogni impulso di agire, di parlare,
di vivere liberamente,
come ogni essere umano ha diritto che sia
senza subire chi opprime
la volontà sua.
La libertà è un bene prezioso
che va difeso ad oltranza,
per sé, per gli altri,
per il mondo intero;
dobbiamo crederci
non perdere la speranza,
così soltanto, dascuno di noi,
si sentirà un “uomo vero”.
mamma di E.B.
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Quando sei libera
Libertà è essere te stessa.
Ma è libertà solo se sai chi sei davvero.
Se no è una prigione.
In cui sei prigioniera e carceriere
allo stesso tempo.
Libertà è avere tempo di divertirsi
in mezzo al dolore.
Libertà è pensare al domani
È fare di tutto perché sia meglio dell’oggi.
Libertà è saper ridere e piangere
senza vergogna, senza timore.
Libertà è amore
per la vita e per gli altri.
Quando sei libera dio ti è vicino
non da padrone ma da amico.
Quando sei libera non ti importa dei soldi
ma solo di avere nuovo un cuore.
Quando sei libera le ore passano liete
e vivere non è più un peso ma un dono.
Arianna
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Malattia mentale, proviamo a fare
insieme
Cercherò di descrivere in tre punti cos’è il disagio
psichico, cosa aiuta il recupero e l’importanza del fare assieme. Farò
questo in generale ed astratto senza entrare nel vivo dei miei problemi
personali sperando di riuscire lo stesso a trasmettere la portata
devastante della malattia mentale: per chi ne
soffre, per i familiari del malato e di tutte le persone che gli stanno
vicino.
Apparentemente dire che la malattia mentale è un incubo interminabile
servirebbe riuscire ad avvicinarsi ad una definizione del problema. Il
dolore di un lutto in famiglia dove il morto sono io arricchisce il
quadro. Tuttavia chi ha sofferto di incubi al mattino si è svegliato
senza particolari reliquati. Anzi, qualche volta ci si sente meglio:
libero; svuotato. Chi ha subito un lutto sa che poi bene o male ci si
riprende.
Chi patisce patologie psichiche severe sa che il sonno non riposa. Il
cibo non sazia. L' acqua non disseta. L’aria non ossigena. La luce non
illumina. Le parole non comunicano. Il comico non fa ridere.
Il corpo è una corazza di cemento. Il pianto non libera. Il sesso in
senso stretto lascia insoddisfatti. Tutto è vuoto. Tutto è nero. Tutto
è un dolore immenso. Straziante. La vita non ha più senso. Il proprio
essere non esiste più.
E' sconvolto dalle paure, dai deliri e dalle ossessioni. Solitudine,
derisione ed emarginazione ed isolamento sono talvolta espressione del
contesto sociale in cui si vive.
Cosa aiuta:
L’affetto della famiglia.
L’amore della compagna.
La presenza degli amici.
La forza esplosiva della musica.
Uno sport divertente e liberatorio.
Un lavoro espressione delle proprie abilità ed uno stipendio che
permetta di vivere.
I farmaci e la psicoterapia sono fondamentali per far sì che aspetti di
cui si è detto innanzi si possano realizzare e quindi:
trasmettere serenità e fiducia in famiglia;
favorire il dialogo e rispetto nella coppia;
un minimo di buon umore per favorire la socialità e l’amicizia;
trovare momenti di incontro musicale ed incontro con altre arti;
conferire una condizione fisica e lo sport diano vita ad una spirale
virtuosa di benessere fisico;
permettere un equilibrio psico-fisico che consenta di lavorare ed
esprimere se è possibile le proprie abilità guadagnando uno stipendio
che permetta di vivere.
Nella mia esperienza personale le risposte ai problemi sono arrivate
dalle diverse sfere sociali di cui ho parlato.
Così grazie al Centro di Salute Mentale dell’ex Bologna sud, lentamente
sono uscito dall'incubo. II cibo ha incominciato a ristorare; l’acqua a
dissetare; l’aria a ossigenare; le parole a comunicare; il pianto a
liberare; il comico a far ridere; il corpo a sciogliersi; il sesso a
soddisfare.
Dal buio prima una flebile luce, poi sempre di più e così sono arrivati
tutti i colori; quindi le cose dal vuoto hanno preso una loro forma e
dimensione: paure deliri ed ossessioni sono uscite da me, hanno finito
di divorarmi dall’interno e ho cominciato a ritrovare quel me stesso
che avevo perso, facendomi capire che la vita è un conto alla rovescia
e il suo significato è di essere se stessi.
Sotto il profilo materiale la marcia in più del CSM è quella del fare
insieme. La mia non sarà una definizione tecnicamente corretta; ma è
come l’ho vissuta io da utente. Questo propone una serie di attività
dove pazienti, familiari, amici ed operatori si mettono all’opera per
fare emergere i problemi e risolverli insieme alla pari.
Sotto il profilo psicologico la prima esperienza col fare insieme è
stata con i Diavoli Rossi. Questo è un gruppo misto di ragazze e
ragazzi assieme ad operatori che giocano a calcio e pallavolo. La cosa
più bella e importante è che quando siamo tra noi (persone con disagio)
la malattia non esiste.
Tanto più quando si gioca ci si diverte e non si pensa ai problemi. Al
massimo si parla di quali e quanti farmaci si assumono e le sensazioni
che danno. Oppure di come ci si trova con gli operatori della salute
mentale. Finisco di parlare dei diavoli rossi dicendo che si sta
fisicamente meglio, si sta alle regole e si impare il rispetto
dell’avversario.
* * * * *
La seconda esperienza, ma non per importanza, è stata la Recovery che
mi ha fatto capire quali sono le mie paure e le mie aspirazioni e con
le mie risorse come realizzare i miei sogni e controllare i miei incubi.
Grazie a ciò è nata la mia terza esperienza: la creazione del giornale
II Faro. Questo vuole essere un punto di riferimento soprattutto per
chi la tempesta della vita lo ha fatto perdere nel mare della
sofferenza e dell’isolamento.
Inoltre con l’aiuto dei gruppi AMA dei familiari più l’appoggio di uno
psicologo di sostegno per la famiglia si è creata una comunicazione
fluida.
* * * * *
Attraverso il giornalino il Faro e il Gruppo Spazio Amicizia si creano
dei momenti di ricreazione, come cene, chiacchi erate, feste con balli,
che hanno un effetto maggiore agli ansiolitici, e il cantare è più
curativo degli antidepressivi.
Concludo riportando una frase di un medico che stimo e rispetto
moltissimo: “La malattia agisce 24 ore su 24”, la terapia deve agire
più che può.
Nella mia esperienza personale la struttura sanitaria e il contesto
sociale agiscono in sintonia questo principio. Di qui la speranza che
la malattia gravissima, che grazie ai fare assieme ultimamente è molto
migliorata, possa migliorare ancora con la riabilitazione.
Da soli non si può riuscire. L’unione e il rispetto fanno la forza.
Proviamo a fare insieme.
Fabio Tolomelli
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Vendesi computer e televisori a
metà prezzo!
Auto nuove a costo di fabbrica
Questo titolo è ciò in cui io, e molti come me, vengono
attirati alla lettura quando si apre un giornale. Purtroppo viviamo in
una società in cui il consumismo la fa da padrone. Avere! Avere! Avere!
Mostrare! Mostrare! Mostrare! Sono gli imperativi categorici della
nostra società. L’essere in senso
pieno è del tutto trascurato.
A mio modo di vedere il centro sociale “Annalena Tonelli” dove lavoro
risponde alle domande vere della vita. Esso si pone nella società come
una rete che raccoglie ciò che è sostanza e lascia cadere quanto è
superfluo.
Chi siamo, da dove veniamo e dove andiamo sono le domande a cui il
centro risponde attraverso una moltitudine di attività.
Il librettino con i programmi della struttura di cui stiamo parlando
inizia proponendo eventi culturali (letterari e teatrali) ed artistici
(pittura e musica) che attraverso i sensi arricchiscono la nostra
personalità e ci danno benessere. Un particolare spazio viene dato alla
nostra storia, territorio dialetto e
cultura per riagganciarci alle nostre tradizioni permettendoci, tra
l’altro, di confrontarci ed integrarci con altre culture ed etnie che
sono invitate al centro a raccontarsi.
Non manca poi la politica, l’attualità, il sociale e la salute così
importanti per essere parte attiva nella società in cui viviamo.
Vengono poi organizzati viaggi per scoprire nuove realtà e diversi
territori.
Tra i suoi obiettivi il centro si propone di far comunicare persone
anche di diverse generazioni fra loro per mezzo di spazi come il bar
dove si può consumare un caffè o un gelato e giocare a carte tra amici
e nuovi amici, oppure attraverso eventi come feste, tombole o
spettacoli.
Al tempo stesso si realizzano attività specifiche per le diverse fasce
di età: per i bambini (feste, opere teatrali, ecc.), per i ragazzi
(concerti, musica ecc.) e lo stesso per adulti ed anziani.
Durante la settimana vengono proposti corsi e laboratori come quello:
teatrale, letterario, di scrittura creativa, di lingua straniera,
canto, pianoforte, chitarra, batteria e invito alla conoscenza
dell’opera musicale.
Per quanto riguarda l’igiene corporea si fanno diverse attività
motorie: stretching, ginnastica dolce, yoga.
Il divertimento e l’armonia sono assicurati dai corsi di: tango, balli
caraibici, balli latino americani, balli da sala (liscio e filuzziani)
e balli di gruppo.
Per finire i corsi e laboratori c’è una lista di attività artistiche,
bricolages e manuali che sono riassunti in corsi di: creta, modellismo,
computer, pasta di mais, cartonages, cera, decoupages, stenc il,
candele di gel, ricamo, maschere veneziane, perline, gioielli
swarovsky, e gioielli semipreziosi.
Pezzo forte del centro sono i pranzi, le cene, le feste e le attività
ricreative (gioco delle carte, tombola, sport) dove si possono mangiare
prelibatezze, conoscere nuove persone, ballare, cantare e divertirsi.
Questa marea di bellissime cose viene fatta a prezzi veramente modesti
grazie all’attività di volontari generosissimi che andrebbero citati e
ringraziati uno alla volta.
* * * * *
Per concludere vi propongo una
breve intervista al Presidente del
centro per riassumere che cos’è e cosa sarà il centro.
Dottor Scaramagli a chiusura dell’articolo sul
centro può raccontarci da dove prende origine
l’idea del centro sociale, perché intitolarlo ad Annalena Tonelli e
quali sono gli obiettivi futuri?
Il centro sociale Annalena Tonelli nasce grazie
all’impegno dell'amministrazione comunale di San Lazzaro di Savena, che
con la realizzazione di questa struttura è venuta incontro alle
esigenze, più volte manifestate, dei cittadini delle frazioni La Mura
San Carlo, Pulce e Farneto, di poter usufruire
di un punto di aggregazione di tipo laico.
E’ stata l'amministrazione comunale ad assegnare il nome di Annalena
Tonelli al nascente centro agli inizi del 2004. Annalena era stata da
poco assassinata in Somalia e grande era in quel momento il senso di
dolore e di smarrimento che si provava nel mondo del volontariato. Per
noi del
comitato di gestione del centro è un grande onore poter operare
guidati, e speriamo anche illuminati, da un esempio di vita così forte
tutto rivolto al mondo degli “ultimi”.
Il futuro ci vedrà come sempre impegnati in iniziative culturali e
ricreative di vario genere; sono previsti corsi di movimento e di
laboratorio; non mancheranno momenti di aggregazione festosa e,
naturalmente, pranzi e cene. L'anno che verrà ci vedrà comunque
impegnati anche in alcuni iniziative di carattere sociale e solidale,
iniziative che speriamo possano sempre essere più frequenti ed
importanti per cercare di onorare al meglio la persona a cui il centro
è intitolato.
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Guarire cantando
Mimma Mattioli, una figura minuta, rossa di capelli e
dalla carnagione così bianca da poter essere chiamata Biancaneve, ha
attraversato più di tre anni fa, (a
Gennaio saranno quattro) la porta del Centro Diurno di via Venezia, e
da allora...
Mi chiamo Daniela e sono infermiera presso il Centro
Diurno Psichiatrico di Casalecchio e sono la referente di questo
gruppo, a dir poco meraviglioso, dei Cantori del Lido. La nostra
esperienza parte così, nel gennaio 2004 da un idea del responsabile di
servizio di allora, Dr. Stefano Canini.
All’inizio il gruppo non era definito, anche perché la propaganda per
la nuova attività non aveva sortito l’effetto sperato; così per creare
un po’ di interesse, per i primi mesi la porta dell’attività è rimasta
aperta. Piano, piano il gruppo si è definito da solo. Una volta
individuate le persone più partecipi/interessate la nave è salpata per
questo viaggio che è tuttora in atto.
Per scelta io ed il mio collega Carlo Zandi siamo, non solo, gli
operatori dell’attività, ma anche, membri del coro (cantori). Il
percorso è stato piuttosto travagliato, per più di due anni non siamo
stati un vero coro (gruppo) perché ogni persona tendeva ad essere un
elemento a se stante. Questo
è stato il primo aspetto sul quale siamo intervenuti (a fatica). Creare
in loro un senso di appartenenza e collaborazione non è stato facile in
un gruppo di prime donne.
All’inizio il gruppo si trovava una volta a settimana, il martedì dalle
14 alle 16. Nella prima parte ogni componente (come già detto,
operatori compresi) a turno esegue dei vocalizzi per scaldare la voce,
poi iniziamo a provare le canzoni che sono state scelte. Questo è stato
un altro momento (e a
volte lo è tuttora) che ha creato qualche problema. Per molto tempo la
scelta dei brani alla fine veniva portata a termine dalla maestra e
dagli operatori, perché dopo una serie infinita di suggerimenti
(cantante, genere o argomento) non sembravano in grado di alcuna
capacità decisionale.
C'è da dire che all’inizio lasciavamo cantassero da solisti, un po’
perché come detto prima, erano presenti molte prime donne, e un po’
anche per dare modo alla maestra di studiare il tipo di voce di ogni
singolo elemento, per lavorare con ognuno sui difetti e potenziarne le
qualità. Questo però portava ad una insoddisfazione da parte loro che
lamentavano di non essere all’altezza dei brani loro assegnati. Eccoci
allora a combattere con le loro frustrazioni, con le loro aspettative
deluse, insomma eccoci al primo debutto.
Spesso i nostri saggi si svolgono nel centro di Bologna, in un posto
molto raccolto, cosa che si è mostrata molto positiva all’inizio. Dopo
la nostra prima esibizione le critiche da parte loro sono state molte,
ma a sorpresa, anche se qualcuno di loro era deluso, perché sopraffatto
dall’emozione,
gli altri pur non avendo brillato come nelle prove generali, erano lo
stesso contenti del loro operato.
Dopo un paio di anni abbiamo introdotto una seconda giornata (venerdì)
con lo stesso orario, ma dando un assetto leggermente diverso alla
giornata. Come sempre iniziamo con i vocalizzi e poi la maestra ci
propone altri esercizi specifici di impostazione della voce,
respirazione ecc., ma soprattutto
abbiamo introdotto lo studio della musica, (tempi, ritmi, toni, pause
ecc.). questo ci ha permesso di raggiungere un buon livello, cosa della
quale siamo orgogliosi.
Negli anni il gruppo è stato soggetto a molti cambiamenti di componenti
e questo, quando avviene, rappresenta sempre un freno che però a lungo
andare si rivela sempre utile, perché costringe il gruppo a rallentare,
abbassando le aspettative.
Tra i cambiamenti più positivi c’è stata l’apertura del gruppo a dei
volontari. Tra loro il capostipite è stato il maestro Vincenzo Corrao,
(insegnante
al conservatorio di Bologna di Armonia complementare e Jazz). Il suo
arrivo ha dato una svolta decisiva alla qualità del nostro operato.
Prima adoperavamo le basi musicali che però avevano un difetto: quando
l’emozione si faceva sentire e ci portava a sbagliare, era difficile
riprendere la
base, e questo creava panico. All’inizio questa nuova figura, era vista
non proprio di buon occhio. I ragazzi si sentivano intimoriti da un
professionista di questa portata, ma col tempo anche lui è diventato
cantore a tutti gli effetti.
Questo ci ha permesso di fare un ulteriore passo in avanti, non
limitandoci a coltivare solo il nostro orticello, ma facendo in modo
che, a turno i nostri ragazzi fossero ospiti in altre esibizioni, come
quelle del coro della nostra insegnante, o come quelle dei suoi
allievi. Allo stesso modo è avvenuta
la cosa contraria. A turno i membri del coro della maestra o qualche
allievo si esibivano nei nostri saggi o come solisti o nel coro.
Tutto ciò ha creato a lungo andare un forte senso di sicurezza nei
ragazzi ma non prima di avere creato una forte ansia da prestazione. Da
questo momento abbiamo lasciato definitivamente il nostro orto e ci
siamo lanciati in nuove esperienze come rassegne corali, nelle quali
abbiamo riscosso
sempre grandi consensi.
La più importante esperienza per noi è stata il Festival Nazionale "Il
mio canto libero", rassegna corale, alla sua terza edizione,
organizzata a Volterra dal servizio di Salute Mentale della Regione
Toscana. Questo è stato il primo grande confronto che ci ha fatto
crescere.
Daniela Mezzanotte
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Quel lungo viaggio fino al
Celeste Impero
Un treno speciale, 208 persone, 15.000 chilometri in 21
giorni: una esperienza indimenticabile, alla scoperta di se stessi, di
nuovi amici, di paesaggi inimmaginati.
Ecco le prime impressioni su un’avventura specialissima
Cari amici de “Il Faro”, sono una dei partecipanti al
viaggio “Quel treno speciale per Pechino” o meglio, come preferisco
definirmi io, sono una dei viaggiatori che mercoledì 8 agosto ultimo
scorso hanno lasciato l’Italia diretti verso la Cina, a bordo di un
treno che li ha fatti viaggiare per oltre
15.000 chilometri, attraversando due continenti tra paesaggi stupendi e
insoliti, grandi città ed immensi mari d’erba, di alberi e poi il
deserto, grandi fiumi e profondi laghi...
In altre parole, sonouna dei 208 fortunati che hanno accettato la sfida
di intraprendere un viaggio che sin dall’inizio si sapeva essere un
viaggio particolare, un viaggio speciale che ci avrebbe portato a
contatto non solo con mondi “altri” ma forse anche e soprattutto a
contatto con quelle parti di noi rimaste inesplorate e nascoste.
Per rendere questo articolo accattivante e interessante per i lettori
dovrei raccontare di qualche episodio eclatante, insolito e
“specialissimo” avvenuto durante quei 21 giorni - non avrei spazio
sufficiente per poterlo fare poiché in realtà TUTTO E’ STATO MOLTO
SPECIALE nella sua normalità: abbiamo vissuto negli spazi ristretti e
limitati di un treno, dovendo far stare la nostra “casa” cioè la nostra
valigia più o meno capiente dentro gli spazi consentiti di una carrozza
che ci ospitava a gruppi di quattro persone; abbiamo fatto i turni per
fare colazione, pranzo e cena in una delle carrozze ristorante a nostra
disposizione; abbiamo atteso pazientemente il nostro turno per andare
in bagno, spesso attese che duravano parecchio...
Abbiamo diligentemente accettato di essere suddivisi in gruppi
contrassegnati da un colore per poter salire sui pullman che ci
trasportavano dalla
stazione agli alberghi e viceversa e durante le nostre escursioni nelle
città dove ci fermavamo in visita; ormai dopo 21 giorni ci si
riconosceva per colore - noi, gli emiliano-romagnoli eravamo “i gialli”
il colore degli imperatori della Cina (che coincidenza!!); abbiamo
fatto la fila per avere il nostro piatto di riso al ristorante (e mille
altre cibarie, a dir la verità...); abbiamo fatto passare il tempo
chiacchierando, giocando a carte, facendo yoga nei corridoi del treno,
dilettandoci con un po’ d’uncinetto, leggendo, scrivendo, studiando il
cirillico, o semplicemente guardando il panorama fuori dal finestrino,
spesso col naso incollato ai vetri come bambini stupiti da tanta
meraviglia; abbiamo ascoltato racconti e raccontato le nostre vite ad
orecchi attenti e partecipi, abbiamo condiviso sofferenze passate e
presenti di chi era fino ad un attimo prima un perfetto sconosciuto e
nel giro di poche ore, di pochi giorni è diventato parte integrante
delle nostre vite...
Raccontare non è semplice, si vorrebbe ma non ci si riesce ancora...
tanti sono i pensieri, tante le emozioni, tanti i volti, le voci, i
rumori, i suoni, i colori, persino gli odori... promettiamo di fare
ordine piano piano, di trovare le “parole per dirlo” in modo che la
nostra emozione arrivi anche a voi
che ci avete accompagnato col pensiero, con l’attenzione verso il
nostro viaggio, con la curiosità per le nostre “imprese”. Stiamo
lavorando a raccogliere fotografie, racconti e cercheremo di essere
presto pronti per potervele mostrare e condividere con voi il nostro
viaggio speciale. Un vecchio proverbio cinese dice: "Voi occidentali
avete gli orologi, noi orientali abbiamo il tempo” - vi chiediamo di
essere come gli orientali, di avere tempo e darci tempo... non ve ne
pentirete.
Anna Compagnoni
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Una lettera al Presidente della
Repubblica
On Presidente della Repubblica
italiana Giorgio Napolitano
On. Presidente del Consiglio dei ministri Prof. Romano Prodi
On Ministra della Salute Livia Del Turco
Sono paziente del Servizio psichiafrico da quasi 14
anni e ho un otimo rapporto con gli operatori che si impegnano per
aiutare soprattutto con il pieno riconoscimento del mio diritto
all'autodeterminazione.
Vi scrivo per segnalarvi un grave problema. Nella maggior parte dei
reparti o cosiddette residenze di trattamento sanitario volontario in
ambito psichiatrico della sanità pubblica ci sono portoni e cancelli
tenuti chiusi a chiave dai regolamenti. E sono a chiedere molto
semplicemente che in tali luoghi sia reale durante tutto il giorno.
La chiusura di tali reparti e residenze è un elemento di profonda
umiliazione morale che sa di punizione, che toglie ad un cittadino non
immunodepresso e non sottoposto ad alcun provvedimento giudiziario di
limitazione della libertà personale il diritto inalienabile alla
libertà del suo corpo, elemento riconosciuto dalla nostra Costituzione
come basilare per la vita umana.
Un uomo innocente che è solo malato e collaborante perché cerca un
sollievo deve avere fiducia, se no non è trattarlo da cittadino, ma da
interdetto di fatto, per cui non deve essere costretto a chiedere come
un bambino dell'asilo o un mendicante che gli si apra la porta per
andare al bar o all'edicola. Un uomo già angosciato messo anche in un
luogo sbarrato, e per questo totalmente dipendente in tutto dalla
volontà di chi ha la facoltà di aprire, il che è reclusione alla fine
identificata in modo profondamente discutibile con la terapia secondo
una sottomissione mentale allo stigma verso i pazienti e i curanti, si
sente come la pantera del racconto di Rilke, la cosa più disgregante
che possa esserci e ciò può seriamente impedire una vera collaborazione
con il medico (e nei reparti ci sono grandi uomini come terapeuti che
sarebbero valorizzati veramente con regolamenti diversi).
Nel caso poi, purtroppo si incontri qualcuno con una mentalità
culturalmente arretrata, quella forma di organizzazione fisica della
struttura può portare il paziente all'impossibilità di poter scegliere
altro per il proprio bene, perché con questo si viene ricattati molto
facilmente con la minaccia di essere tenuti rinchiusi ad ogni
espressione di dissenso, senza poter avere un vero confronto critico su
di un piano umano di parità.
Tale chiusura è subire una continua e non formalizzata contenzione
meccanica ed è un elemento che mi spoglia di diritti costituzionali
fondamentali di cittadino italiano che cerca aiuto, perché paziente di
tipo psichiatrico, nonostante sia in vigore la L .180.
Il miglior controllo della qualità dei servizi è la mia libertà di
scelta e la condizione primaria perché essa sia concreta è che porte e
cancelli siano aperti per il paziente su tutto il territorio nazionale,
perché dove tengano in mano le chiavi della tua porta finisce ogni
possibilità reale e serena di negoziazione, finisce la democrazia.
Fiduciosa in una Vostra risposta riguardo al problema segnalato, si
porgono i più cordiali saluti.
Annalisa Landi
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