Questo numero


Si dice in giro che a Natale molti sogni diventano realtà. Può essere, forse basta crederci, o forse basta solo riuscire a illuminarci per un attimo con pensieri positivi.
Ci stimola a questo quella atmosfera magica che aleggia in questi giorni su di noi. E allora mettiamoci a sognare tutti insieme: che il mondo trovi pace, che il nostro animo, trovi serenità, che la nostra mente trovi tranquillità che in giro si spargano ripetto e generosità, amicizia e comprensione, sincerità e altruismo.
Crediamoci. E forse il miracolo si compirà.


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Natale, questa magica parola che per pochi giorni ci rende più buoni


Il termine italiano deriva dal latino Natalis, che significa "natalizio", "relativo alla natività". Si celebra la nascita di Gesù, nel mondo cristiano, dal terzo secolo d.C. e dal 1700 è divenuta la festa più popolare: ci si scambia regali, si sta più insieme in famiglia.
La data del 25 dicembre è puramente convenzionale: l’effettiva data di nascita di Gesù Cristo è ignota, così come l'anno di nascita.
Il Natale viene celebrato in vari modi: l'albero di Natale fu una invenzione di Martin Lutero, il presepe fu una idea di Francesco d’Assisi, Babbo Natale (Santa Klaus, San Nicola, nel mondo anglosassone) è un’idea più recente dovuta ai paesi del nord Europa. Non a caso pare che il leggendario Babbo Natale abiti e abbia il suo laboratorio nei pressi del circolo polare artico. Qui ogni anno arrivano misteriosamente da tutto il mondo lettere di bambini che chiedono doni. E la notte fra il 24 e il 25 dicembre Babbo Natale si mette in viaggio con la sua slitta trainata da renne per portare regali a tutti...


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Ricordi, sensazioni, emozioni


Il Natale è la festa religiosa più importante dell'anno. Io ricordo che c'era sempre la neve e tutto era bianco. Faceva tanto freddo ma c'era l'albero coi doni a rallegrare la festa. Ed un fuoco nel caminetto scaldava le mani ed i piedi.
Mia nonna faceva sempre i tortellini bolognesi e c'era sempre una gaia atmosfera.
Un Babbo Natale fatto di neve, i bambini lo facevano ridendo e le stelle stavano a guardare. Un Babbo Natale fatto d'amore che porta ai piccoli i regali: una bambola, un trenino, una macchinina d'affetto e di baci per affermare che la capanna con Gesù bambino è la prima chiesa domestica del Signore.
La stella cometa brilla e le renne di Babbo Natale corrono lasciando una scia di coriandoli d'argento. Parte dal Polo Nord, babbo Natale con la slitta tirata dalle renne cornute. Si ferma in ogni casa e dispensa di regali tutti.
Bianco Natale, freddo gelido, amore di cucciolo; Notte Santa: i cristiani pregano il Signore.
Notte della luna del monte che spunta, notte senza spigoli, ma solo affetto, tenerezza e comprensione nel codice universale che è l'amore.


Ave


L'abete splendente


La pioggia è cessata.
Sui rami minuscole gocce
brillano al chiarore del tramonto come gemme preziose.
Sono innumerevoli,
e il lieve ondeggiare dei ciuffi pungenti
le fanno apparire come lucciole
in un continuo alternarsi di luce.
La natura ha creato
un semplice e splendente ALBERO di NATALE


Dina Formenti (mamma di Enrico)



P.S. Dedico questo scritto in particolare a tutti i componenti del gruppo Speranza.


Per chi non è più in famiglia


Tra un bue e un asinelio è nato un bambinello, ma non v’è pizzo e trine nelle sue vestine. Poco lontano sotto le stelle dormono i pastori, ma da un canto celestiale vengono svegliati. “Correte alla stalla, correte ad adorare -cantano gli angeli in coro- perché stanotte in Betlemme è nato il Redentore”. Giace in una mangiatoia ma è figlio dell’Altissimo, mandato fra le genti per insegnare l’amore!
Questo per me è Natale. Ma Natale non è soltanto questo; Natale è festa in ogni cosa, è pace tra le genti, tra gli umili e i potenti. Natale è abeti decorati, strade illuminate, zucchero filato e mandorle tostate. Natale è festa di colori, è suon di zampognari per rallegrare i cuori.
Natale può anche essere baldoria e gozzoviglia ma Natale è ancor di più per chi con me non è più in famiglia.


M.Angela


Non voglio perdere la speranza


Ricordo ancora il Natale di quando ero bambina e i preparativi che si facevano in casa, con gioia ed allegria.
Ricordo mio fratello che allestiva il Presepio nascosto da una tenda rossa, perché dovevamo vedere il suo capolavoro solo la notte dì Natale. Al ritorno dalla Messa di mezzanotte il drappo veniva rimosso ed io, piccolina, in piedi su uno sgabello per arrivare a vedere il Bambinello nella grotta, a Lui mi rivolgevo declamando con enfasi infantile, una poesiola che ricordo:

GESU' BAMBINO
STAMMI VICINO
TENDI LA MANO
FA CHE SIA SANA
PROTEGGI SEMPRE BABBO E MAMMINA
PROTEGGI ANCHE LA MIA CASINA

Altri Natale, altre feste felici si sono susseguite, vissute da figlia e poi da mamma, orgogliosa del proprio bambino cresciuto sano e intelligente, quasi certa, per lui, di un brillante avvenire.
Improvvisamente la depressione ha bussato alla porta; era l’Inizio di una sconosciuta malattia che si è evoluta e prolungata nel tempo... e tutto è cambiato. Noi siamo cambiati ed è arrivata anche la solitudine, perché il mondo esterno non ha potuto o saputo capire il nostro disagio.
Rimpiango quei giorni felici, ma dopo avere conosciuto altre mamme che vivono la mia stessa situazione con coraggio ed abnegazione, non voglio perdere la SPERANZA di un avvenire migliore.
Con la stessa semplicità di quando ero bambina, questo Natale rivolgerò al Bambinello nella mangiatoia, una silenziosa preghiera per le nostre famiglie:

GESU' BAMBINO
STA A NOI VICINO
AD OGNI MALATO TENDI LA MANO
FA CHE SIA SANO.
LE NOSTRE CASE PROTEGGI DAL CIELO
DELLA TRISTEZZA SCIOGLI IL GELO
CHE SPESSO ATTANAGLIA IL NOSTRO CUORE
DONACI SERENITÀ E TANTO AMORE.
AIUTACI A NON DISPERARE
AD AVERE FIDUCIA E A LOTTARE
CON PIÙ COMPRENSIONE E PAZIENZA
CONCEDI A TUTTI UN “ NATALE DI SPERANZA".


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La festa delle persone sole


Molte persone malate oppure anziane, si ritrovano a passare le Feste Natalizie in una oscura solitudine. La società dovrebbe provvedere a questo stato di abbandono così sofferente.
Nello spesso dei casi i figli, lasciano soli i genitori anziani o malati, per andare a feste o fare viaggi più che altro con amici o conoscenti. Essi non si rendono conto quanto può gravare sullo stato psicologico questo abbandono. La persona si sente triste, sorgono i rimpianti e i ricordi della loro vita, poi piangono silenziosamente, pensando ai Natali passati con i loro figlioli, gioia presente e appagata di quegli anni lontani.
Io stessa ho vissuto circa sei anni il Natale in totale solitudine, con mio marito in coma per quattro anni e poi se ne è andato. In quegli anni sono stata succube di una grave depressione tutt'ora cronicizzata. Le Feste Natalizie per me erano diventate una "beffa"; tutti mi dicevano "Buon Natale" e io dentro di me nella mia oscura sofferenza pensavo «ma quale Buon Natale?». Alle volte se bel tempo venivo da Forlì qua a Bologna dai miei cari. Ma vedevo loro felici e io nella mia infinita disperazione mi sentivo sola ugualmente e mi chiedevo “perchè?”.
Le persone abbandonate, anziane, malate fisicamente o psicologicamente, vivono il Natale con una forte e profonda solitudine e spesso in preda a disperazione. Nel contesto psichiatrico si dovrebbe pensare con accurate ricerche e magari anche di volontariato per riempire questo vuoto, a cui nessuno pensa, ma che È uno dei tanti mali oscuri della vita nella società odierna.


Gianna Chiusoli


Potrei odiare di meno il Natale se...


È tempo di Natale. Inizia il frullio delle lucine intermittenti, degli ori delle tavole, degli alberi cosparsi di neve-schiuma da barba, dei panettoni rigonfi e ripieni ogni anno di nuove creme da esperimento chimico (il limoncello, la crema di wishky, la nutella. . . ) degli angeli che al suono di dolci flauti ci sorridono dal cielo. È tempo di famiglia. Di sorrisi. Di amici. Di calore, sia che sia quello del caminetto che ci fa l'occhiolino dalla pubblicità, sia che sia quello degli affetti.
Così per più di un mese siamo catapultati in un’atmosfera ovattata e festosa. Ci sentiamo più concilianti e rispolveriamo insieme agli abiti della festa relazioni assopite affetti interrotti. Con una telefonata, un biglietto, una visita.
Io odio il Natale.


* * * * *

Sono cattolica di nascita. Ho acquisito il diritto di far parte della comunità della Chiesa Cattolica Romana per aver ricevuto quel sacramento che è il battesimo. Poi le strade della vita ti fanno capire, perdere, ritrovare. Ho una mia spiritualità da qualche parte e rimando di decidere se credo in Dio o in qualcos’altro. Forse mi limito a continuare a credere alla bontà dell’uomo. Nonostante tutto.
Io odio il Natale. Mi piace l’atmosfera, l’idea che arrivi un Babbo Natale buono e comprensivo che attraversi il camino, che non ho, di casa mia per portare una qualche serenità. Mi piace andare a messa di notte e rinnovare attraverso un rito condiviso la mia spiritualità e il mio sentirmi partecipe a qualcosa di più grande che sta dentro all’universo, alla natura, alla creazione degli esseri viventi.
Ma ogni anno il Natale è anche un sovraccarico di tristezza, di nostalgia, di rimpianto. Non siamo più buoni. Non diventiamo migliori grazie alle nostre promesse. Non amiamo di più le persone che ci stanno accanto. Non pensiamo al fatto che lo spirito divino rinnova la sua promessa nei confronti dell’uomo. Non siamo meno soli.
Siamo tutti lì tra un bue e un asinelio di plastica a dire che è diventata una festa commerciale, a parlare di regali, di cotechini con le lenticchie, a lamentarci di quanto spendiamo o ad elogiarci per i menu più o meno sofisticati che prepareremo.


* * * * *

Un giorno una mia collega mi ha raccontato di come si svolge il Natale in casa sua. Le sue figlie non ricevono negali. Perché il Natale è il compleanno di Cristo. Non è la festa di tutti. Così come per il nostro compleanno il regalo viene fatto solo a noi, così a Natale in casa sua il regalo viene fatto a Cristo. In che modo? Con un’adozione a distanza. Non ci avevo mai pensato io a questo risvolto. Etico lo trovo. Eccezionale. Ricolloca un po' le cose al loro posto.
Se la festa scendesse dentro il mio spirito e mi collegasse all'universo, se la festa non mi ricordasse solo quello che non sono e quello che non ho. Se mi servisse a focalizzare la mia attenzione verso qualcosa di più elevato che non appartiene solo alla mia vita materiale, chissà...
Forse odierei meno il Natale. Forse mi infastidirebbe meno il fatto di essere sola. Forse apprezzerei le luci di questo compleanno che si festeggia da millenni. Forse odierei un po’ meno la farsa che inebria e mi catapulta fuori dalla “civiltà", ai margini di una periferia dell’anima in cui le luci si sono già spente in anticipo.


Annalisa Fornaciari


A tutti i bambini del mondo


E' doveroso ricordare in questi fogli pieni d'inchiostro, i bambini. Essi sono la gran luce del nostro Pianeta. Sono l'essenza costruita in un atto d’amore, cosi come Dio ha voluto incarnare il Suo Figliolo nel grembo di Nostra Maria Santissima, Sono la gioia infinita e le Colonne Fondamentali dei genitori e dei parenti. Sono il nostro passato, il nostro presente e il nostro futuro.
Il nostro passato perchè è l'attesa più dolce di una mamma, che si trasforma in presente dal momento della nascita, e il nostro futuro perché potrebbero essere il cambiamento della nostra società.
Essi poi ti porgono amore gratuito, senza riserve, senza chiederti niente in cambio, sono spontanei e pieni di candore. Purtroppo questi piccoli esseri, oggi sono oggetto di orribili violenze, (senza entrare in ulteriori dettagli perché impensabili e atroci).
Questo va bene comunque ricordato, perchè in un contesto psichiatrico il bambino vive uno stato di oscuro terremoto nella sua psiche, che si ripercuoterà poi nella sua lunga vita futura.
Io ho avuto un mio nipotino che è nato con una malformazione. Nei primi due mesi di vita ha subito tre interventi allo stomaco ed è stato tutto un dentro e fuori dagli ospedali fino alla sua adolescenza. Già dopo i suoi primi mesi di vita si è riscontrato in lui uno stato molto ansioso, che accresceva la sua sofferenza.
I bambini dovrebbero vivere nella pienezza dell' innocenza, sono angeli nella loro tenera età, non esiste il male in loro. Purtroppo la mano infangata dell'uomo rovina questo equilibrio; le malattie sono purtroppo più naturali, ma altrettanto devastanti.
QUESTO E' UN GRIDO AL MONDO INTERO DI PROTEGGERE PIENAMENTE TUTTI I BAMBINI, DI QUALSIASI CULTURA, PAESE O RELIGIONE ESSI APPARTENGONO.
Dobbiamo scuotere fortemente la malignità che regna purtroppo nel nostro presente.
BUON NATALE BAMBINI, VI VOGLIO UN BENE IMMENSO.
Una "mamma" che non può avere bambini.


Gianna Chiusoli


Nascita divina


Aria di festa
quasi irreale
si forma nel
freddo gelido
dell'inverno.
Lo vedi quel bambino
che sorride?
Essenza felice
fra atomi
vibranti.
Contorni delineati
di luci nel buio
della sera si
congiunge con
luce Divina,
nelle sagome
quasi irreali
e cupe delle fronde
degli, alberi
nudi, segreti
al lor veder
immagini infinite.
Beato colui che
s’immerge
vibrante e
delicato nel
mistero di un
tutto fluttuante
dell’Energia
Divina, che si
confonde fra
la natura e
la realtà
delle anime
perse o presenti.
Ma è così
che tutti gli
anni nasce
Gesù Bambino.


Gianna Chiusoli


Nel laboratorio di Casa Mantovani


Il fascino del Natale, oltre che nel giorno della sua ricorrenza sta anche nell’attesa e nel clima mite dei giorni che lo precedono. Il primo anno a Casa Mantovani, in concomitanza con le feste natalizie, si è concluso con la proposta affascinante di costruire con le proprie mani il presepe e gli addobbi dell’ albero di natale. I materiali da cui siamo partiti erano molto semplici: creta, carta, legno, tanti colori, fiocchi luccicanti e soprattutto tanta volontà. Il punto di forza di questo progetto è stato quello di coinvolgere oltre ad ospiti e operatori della comunità, parenti e amici emotivamente vicini ma lontani dal vissuto quotidiano. La doppia valenza dei “laboratori domenicali natalizi” come fase produttiva e come momento di incontro e di continuità tra il dentro e il fuori ha dato vita a momenti veramente unici di scambio creativo ed artigianale. Le mani che lavorano che si fanno veicolo di quel desiderio di contribuire alla realizzazione di un idea, sono leggere protagoniste di questa esperienza che ha reso ancora più densi ed emotivamente pieni quei giorni di dicembre.


A cura di M.Grazia - Coop.soc.Nazareno - Bologna





Alcuni manufatti degli ospiti di Casa Mantovani
e fasi delle lavorazioni effettuate nel laboratorio



Casa Mantovani
Scrittura collettiva Laboratorio Musicanto


..Un desiderio non solo dei piccoli, ma anche dei grandi..
Una speranza, la nascita di qualcosa che cambia la nostra vita
E ci permette di cominciare a vivere in maniera diversa.


Syrio



..E’ la nascita di Gesù in una capanna
Perché nessuno lo voleva...
È nato al freddo,
ma c’era l’asino ed il bue a riscaldarlo!!


Carlo Alberto Malaguti



..Amo la neve ed amo il ghiaccio...
Il Natale è la mia Libertà...
Il Natale è un mio sogno.
Il Natale è mia madre.
Il Natale è mio padre.
Il Natale è una brezza.
Addio Giovinezza.


Oriano Conti



...Aspettando la neve
vedo le sinfonie del Natale...
E’ una Musica altisonante in questa desolazione quotidiana.
Chissà se continuerà nel mio lungo vagabondare.


Daniela Pelaghi



...La nascita di Gesù,
la festa di tutti che riunisce i familiari.
Un momento di gioia, una festa nazionale!
Lo scambiarsi dei regali
... è un giorno importante e va rispettato,
è un giorno speciale ed i giorni che lo accompagnano
sono i più belli dell’anno
perché si respira un’aria stupenda a partire dagli addobbi nelle strade.
L’albero di Natale, i regali... un momento per condividere emozioni...
condividerle con le persone che ti vogliono bene e non vedi quasi mai;
ma in questo giorno straordinario tutto è possibile!


Raffaele Burzi



Natale in musica



... è amore tra gli uomini,
speranza di cambiamento,
meno problemi.
Tanti regali sotto l’albero,
felicità tra le genti,
sublime e maestoso...
voci di tutti i colori
allegria, vari stati d’animo..
Ricordi vicini e personali,
tempi che furono,
mio padre e ritornelli familiari
imparati da bambino..
Bianco Natale, candore di voci..
Oh when the saints, allegria di strumenti.
Oh happy day, voci in movimento,
pianoforte e campanelli.
Astro del Ciel,
che candor senza vel:
la magia di un gruppo che canta amore.
Natale colorato:
Bianco, ruggine, dorato...
Rosso Natale di calore,
un incontro d’Amore!


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Brainstorming del Gruppo Arte Insieme


E' una festa consumistica... Sono un po’ fregato perché non ho soldi ! Quando c'è Natale non lo vivi molto presente... I natali quando ero bambino io ricevo i regali ma non li faccio, sono ricordi recenti. Però va sempre meglio e ho cercato di lavorare, sono convinto da solo a Bologna a è così... a Milano e Roma non è consumistico a livello di Bologna.
Da bambino, in famiglia, con mio padre non mi ricordo quasi niente, di mia madre sì e con mia sorella. Veramente non mi ricordo neanche mia madre, ma lei è dappertutto... Mi ricordo le cene, c’è un meccanismo, la cena della vigilia c'era il pesce ricordo la roba da mangiare, l’uomo di mia madre, mia sorella col figlio.
I cinesi, i pakistani ci dicono delle cose dietro dalla colpa a me stesso se non ho la ragazza. Portano via il pensiero per poi ubriacarsi tirandosi delle bottigliate ammazzarsi.


Maurizio



Per me Natale è un momento bello è riconfermare la nascita del signore ci si vuole molto bene e bisogna volersi molto bene come sempre con affetto verso gli altri e essere buoni tuto l'anno.


Lucio



Mi evoca che Dio si è fatto uomo e mi fa domandare a me stesso se io sono emotivamente vicino a qualcuno non è detto che io lo sia può darsi che io sia mancante in questo senso. Una domanda che uno si fa quasi ogni giorno e diverrebbe un buon proposito questa attenzione delicatezza pazienza in più.
Come è vero che la foglia d’autunno cade giù ma la terra a sua volta ha sempre un germoglio in più che rinasce.


Carlo



Mi ricordo che sotto l’albero quando ero bimbo le lampadine in stile cinese con l’argento e l’oro coprivano le fronde dell'albero.
E’ la religione che conta. Andavo a messa, a Zola e Ponte Ronca o al Duomo di Modena con i canti Gregoriani.
Mio zio Camillo mi regalò una scatola con la roulette, il papà si arrabbiò perché pensava che avrebbe indotto i ragazzi a giocare d'azzardo. Mio zio mi diceva che ha collezionato e venduto 16 milioni di francobolli.
Il Natale scorso incontrai la mia prof di inglese.
Il Natale scalda il cuore, la famiglia, la nascita di Gesù bambino, penso alla bontà e alla verginità della Madonna.


Lucio



Se tu giri sotto i portici con una ragazza e un bel giubbotto che emana calore dal colletto dopo puoi andare anche a messa e capire certi meccanismi.


Maurizio



Riecheggia nelle persone che lo osservano e porta candore vedere la Madonna.


Lucio



Per me Natale è Gesù bambino che nasce e quindi il presepio e l’albero di natale è un simbolo Cristiano del Natale. I bambini, i canti natalizi e questo bambino che viene al mondo.
L'albero di Natale e il presepio li facevamo piccoli perché eravamo poveri ma sempre. L’albero lo portava a casa mio padre, un piccolo abete ma vero. Una volta l’ho piantato nel giardino. Ero felce e aspettavo con ansia a Gesù bambino.
Mio padre disse una volta che portarono una bicicletta rossa a Natale "vedi noi siamo poveri quindi è Gesù bambino che porta la bicicletta". Peccato però quando ho scoperto veramente!!
Sull'albero di Natale c’erano i regali che ci scambiavamo con mamma e papà crescendo.
Adesso il Natale lo vivo col cuore vicino alle persone a cui voglio bene facendo il presepe e l’alberino di Natale e scambiando con poche vere amiche dei regalini.


Gabriella



Per lo più lo trascorrevamo in famiglia. Erano bei momenti, c’era più animazione.


Carlo


Natale ieri e oggi


Da noi il Natale rappresenta la festa della Natività e i cuori di tutti sentono ed esprimono numerose emozioni: la gioia, la solidarietà e l’amore verso gli altri; peccato che ciò si limiti a questo periodo durante il quale sembra che tutti diventiamo più buoni.
Purtroppo il senso che la nostra società dà al Natale è sempre più marcatamente consumistico, di fatto i segni che lo introducono sembrano soppiantare sempre più le vecchie tradizioni che ancora per fortuna echeggiano nel cuore di alcuni nonché in certi contesti.
Un esempio pratico sta nel fatto che mentre nel passato l’8 dicembre significava l’inizio delle festività natalizie con il coinvolgimento della famiglia che si riuniva per allestire il presepe e l'albero e trovare in questo momento un grosso motivo di unione e coesione, oggi purtroppo si assiste ad un dilatamento di questo periodo con la finalità di aumentare i consumi tanto che assistiamo già a ridosso delle festività dei morti ad un corposo battage pubblicitario dei prodotti natalizi sia attraverso i media che lungo le strade delle nostre città . Il business ha soppiantato il valore reale di questo evento che ha radici profondamente religiose e popolari.
Anche in questo caso il baluginare e il luccichio hanno il sopravvento sulla sostanza dell’avvento Natalizio.


Giuseppe, Cristina, Gabriele, Concetta


La mia parte natalizia


La cosa che mi piaceva da piccola era preparare l'albero di Natale tutti insieme. Io preparavo dei biscotti col latte per Babbo Natale.
Ho sempre sperato che Babbo Natale facesse regnare la pace, star bene tutti e far rivivere mio nonno per un giorno che mi manca.
Baci e Buon Natale


Elisabeth Ottonello


Tanti auguri, Bambino!


E’ Natale è Natale
Auguri a te oh bambino tanto buono
Anche a te bambino caro
Tanti auguri tanti auguri
Così sia.


Gabriele


Natale o l'esordio della follia di Dio


Per chi crede il Natale è questo evento: Dio che si fa carne.
Arriva Jeshua (Gesù), vero israelita in cui non c'è ipocrisia e Dio Terapeuta. E il Terapeuta si dona interamente nudo. Lo fa nella libertà. E la sua nudità ritorna a Pesach (Pasqua) per operare la liberazione per chi la vuole, non coatta.
La nudità, prerogativa del paziente, qui viene scelta come caratteristica fondamentale del Terapeuta.
Nella preghiera dei medici si ricorda il Dio di Israele come modello. Meditando su questo tema c’è da chiedersi con la profondità del proprio essere: non è che solo nella propria nudità, presentandosi sempre senza spogliarsi di essa, si può essere davvero terapeuti?
E c’è da rendersi conto che solo nella libertà ci può essere cura.
La preghiera per i medici, testo scritto dagli uomini, continua invitando a benedire i propri curanti e dice di accettare le loro cure anche se sono dolorose e persistenti. Io, che sono sovversiva anche a Natale, la penso diversamente: io benedico i miei curanti solo se ritengo giusti i loro trattamenti; in caso contrario che si facciano benedire da qualcun altro.
Però c’è da tener presente che solo le persone che coltivano l'indipendenza di pensiero sanno tenderti la mano quando ti trovi con il sedere per terra e non solo a Natale, quando si dice la grande banalità che tutti diventano più buoni.
Infatti un paziente contenuto meccanicamente, nella sua solitudine commenta: “qui non mi piace!"


Myskin


Commento all'articolo precedente


È come un quadro di Van Gogh la prima volta che ne vedi uno e non sai che cosa sia. Subito ti viene da dire che è infantile, che non c’è niente di armonioso e artistico, ed il soggetto è quasi banale, rappresentato senza la prospettiva giusta. Non è che non si capisca cosa è raffigurato, come in un quadro astratto, è solo che le pennellate sono date in maniera frettolosa, non legate tra loro con dei colori molto vivi che in natura non esistono. Insomma non come un quadro di Monet: anche lì le pennellate sono staccate, ma il soggetto è romantico, i colori caldi e ben miscelati, la prospettiva ben pensata. Anche un quadro di Monet non è come una fotografia, però è realistico descrive in maniera romantica un qualcosa di reale: una donna con un ombrellino in mezzo ad un campo fiorito. Ma non è evocativo e geniale come un quadro di Van Gogh.
Quando con il comitato di redazione del Faro abbiamo letto questo articolo, scritto in fretta a mano, con tante cancellature e i periodi brevi e non sempre collegati tra loro abbiamo cercato di capire cosa volesse dire e se fosse il caso di pubblicarlo. Ma poi, rileggendolo abbiamo capito che dentro c’era qualcosa di geniale, anche se rappresentato in modo evocativo a pennellate decise e veloci, più per suscitare pensieri che per descrivere un concetto.
E allora abbiamo pensato che valesse davvero la pena di pubblicarlo, anche se necessariamente commentato, cosa che faccio volentieri, anzi sono contento che quell’articolo sul Natale che come prete mi hanno chiesto sia il commento a questo articolo, perché è davvero un bel concentrato di teologia e spiritualità cristiana.
La genialità sta nell’aver colto uno dei tratti fondamentali del Natale cristiano, la nudità di Gesù. La genialità sta nell'aver tradotto in modo perfetto con il termine molto attuale “terapeuta” quel che la parola Jeshua, Gesù, significa, cioè “salvatore”. La genialità sta soprattutto nell’aver collegato la nudità con l’essere terapeuta, anzi, Terapeuta con la T maiuscola come scrive Myskin.
Partiamo dalla nudità. La festa di Natale è la festa di un Dio che si fa bimbo, nudo e affamato, di un Dio che ha bisogno della cura di una mamma e di un papà, di un Dio che ha bisogno di vestiti, di un Dio che ha bisogno. E così spazza via ogni ideologia dell’efficientismo, dell’essere sempre a posto e sorridenti, del cavarsela da soli.
Piange Dio, perché ha bisogno, e forse chi non si arrende all’idea di aver bisogno nella sua vita, non potrà mai diventare come Dio, suo figlio.
Poi c’è la traduzione di “salvatore" con “terapeuta”. Forse nessuno pensa di aver bisogno di un salvatore, ma di un terapeuta, di uno che ti curi dai mali fisici ed ancor più interiori, di questo sì che le persone sanno di aver bisogno. Ed è bello pensare a Gesù come terapeuta, perché il terapeuta è uno che ti aiuta a guarire ma ha bisogno della tua collaborazione e di tanta pazienza.
La fede in Gesù non ci guarisce tutto di un botto, in modo miracoloso. Chi intraprende la strada della fede sa che la soluzione non arriva subito e a basso prezzo, ma arriva pian piano in un progressivo affidamento alla volontà di Dio, in un fidarsi che richiede tempo.
Da ultimo l'intuizione del terapeuta nudo. Perché, normalmente è il paziente ad essere nudo, ci dice Myskin, mentre il dottore è vestito, sicuro, a posto. Gesù invece decide di guarirci condividendo le fatiche del vivere umano. E ci suggerisce dunque di non nascondere la nostra nudità se vogliamo anche noi avvicinarci agli altri.
Non so cosa significhi anche quest’anno vivere il Natale in modo non banale ma secondo la “follia di Dio”. Forse possiamo accogliere l'invito di Myskin: provare a non spogliarci della nostra nudità, a non far finta di non aver bisogno e ad affidarci al Terapeuta nudo. E solo così potremo forse anche noi tendere una mano, nuda, a chi, col sedere a terra, dice “qui non mi piace!".


Don Paolo, parroco del Farneto


Se fosse sempre festa


C’è chi alle feste si diverte sempre e chi invece mai prescindendo dal tipo di festa.
Personalmente ovunque c’è musica e possibilità da movimento (ballo o sport) passo dei momenti indimenticabili anche se la condizione psico-fisica lascia a desiderare.
Però come dimenticare l’incontro di San Benedetto alla fine di settembre: erano mesi, o forse anni, che non riuscivo a stare sveglio per una giornata intera. Ricordo l’allegria che aleggiava in una magnifica giornata di sole con una temperatura molto gradevole: l’ideale per giocare a pallone. Con la partita mi si sono disciolte quelle tensioni emotive che avevo accumulate durante gli interventi della riunione del mattino. La giornata si è conclusa con una bella chiacchierata con i miei cari amici Concetta e Gabriele.
L’11 novembre 2007 all’ex Tiro di Casalecchio c’è stata la festa dei Diavoli Rossi in una giornata che ha fatto esplodere letteralmente la natura in una vera e propria “estate” di San Martino. Ma noi “diavoli” non siamo stati meno caldi né luminosi. All’interno della sala abbiamo ballato, cantato, recitato poesie; ma soprattutto siamo stati capaci di fare il punto della situazione sullo stato attuale dell’associazione diavoli rossi e di quello che sarà il nostro futuro.
Vi è poi la più solenne delle feste: il Natale. Questo evento è ricchissimo di valore: morale, affettivo e religioso. Morale perché viene promossa la fratellanza e la solidarietà nei confronti dei più poveri. Affettivo perché le famiglie si riuniscono per scambiarsi doni e amore. Religioso perché si celebra l’origine della religione Cristiana che è una fede che si basa sull’umiltà, il rispetto dell’uomo e della natura, l’uguaglianza delle persone davanti a dio e l 'esistenza di un aldilà che premia col paradiso le persone che si sono liberate dal peccato. Un purgatorio temporaneo per le persone che devono scontare dei peccati. L’inferno a bruciare eternamente per coloro che si sono macchiati di peccati che non sono stati espiati.
Allora divertiamoci sempre il più possibile anche nelle feste; ma sempre nel rispetto di Dio.


Zorro


Come lo vedo adesso a 33 anni


Sin da quando ero piccolo credevo terribilmente a Babbo Natale. Del resto è la più grande gioia che si posa provare nell’infanzia. Finché un giorno ho scoperto che a mettere i regali sotto l’albero erano mamma e papà.
Iniziò poi un nuovo periodo. Fui battezzato a una “vita” con l’impegno dei genitori (essendo io troppo piccolo per prendere decisioni) di osservare gli insegnamenti della Chiesa Cattolica. Ogni bambino viene battezzato da piccolo. E’ una tradizione. Ho vissuto fino ad oggi come praticante. Ne sono contento.
Credo che il Natale sia la nascita Cristo in terra per chi crede; ma anche quella di ogni bambino, poiché credo nella laicità dello Stato e della famiglia. Non voglio sradicare le fondamenta della famiglia laica e della famiglia Sacra di Betlemme.
Tuttavia dobbiamo rispettare e pretendere rispetto verso e da coloro che si stanno staccando dalla visione religiosa del Natale. L’Europa ha una matrice culturale cristiana. Occorre rispettarla ma non imporla a chi è ateo italiano; ma anche a chi è extracomunitario e non accetta il nostro credo nel crocefisso. Con spirito ecumenico, con la pace e la tolleranza dobbiamo guardare, evitando o meno, come un segno di pace, umiltà e speranza.
Ognuno tragga dalla capanna le conseguenze che vuole. Tuttavia se noi occidentali europei dobbiamo portare la pace e la serenità a chi non crede, o vede la vita come un modo di fare del male.
Vorrei che anche questo Papa cercasse di comunicare di più la nostra gioia per un Dio che si è fatto umile e povero non per sognare ma per servire.
Se il clero mostrasse qualche segno di questo impegno il Natale non sarebbe una festa senza tutte quelle luminarie e i poveri che fanno la fame. La chiesa deve essere più povera nello spirito e nel corpo. Solo così si può passare una festa in famiglia, non dimenticando che ci sono tante persone sole comunque.
Quindi per me a trentatre anni a Natale ricorre il compleanno di Gesù, ma vorrei che anche tutti, anche i potenti della terra, non bisogna essere buoni solo un giorno. Natale ha senso solo se guardiamo a Betlemme ricordando che il nostro cuore e la nostra volontà devono essere influenzati da quella “figura” comparsa 2007 anni fa.
Poi quando noi cattolici avremo fatto questo dobbiamo aprirci sempre col dialogo e con amore verso chi la pensa diversamente per un mondo di pace.


Stefano Spisni


Salute e pace


Questo Natale vorrei la pace, ma quella vera, non quella che si promette e dura due settimane; io vorrei un lavoro, stare bene da questo malessere e anche che abbiano salute tutti i ragazzi e quelli dei Diavoli Rossi.
Non ho bisogno di nulla, questo è il vero Natale, tanto amore per il prossimo e che diano aiuto ai bambini che ne hanno bisogno.
Non solo promesse ma aiuto anche a noi giovani, vorrei che fosse un Natale speciale per tutti, principalmente SALUTE e PACE.


Ivana


L'importanza di Natale (e ce ne fossero di più)


E’ quasi Natale, la festa più importante dell’anno. Per alcuni un evento inutile e consumistico. Non è così, io credo che è giusto essere impegnati nel fare del bene agli altri, essere più fraterni e solidali non sia un bene solo per il singolo. Più singoli buoni e caritatevoli danno vita a una società più giusta con meno differenze di stato economico, culturale, etnico, politico e religioso.


* * * * *

Fare festa, riunirsi amorevolmente in famiglia è bello. Scioglie il gelido inverno e porta luce là dove il periodo solare impone il buio e l'oscurità (Foscolo le definirebbe “tenebre”).
Il frenetico ritmo di vita attuale, il lavoro precario di molti giovani, e non solo, costa un grande dispendio di energie e un forte stress psico-fisico.
Durante il periodo natalizio si inverte un po’ questa tendenza: anziché chiudersi in sé stessi e lavorare a testa bassa si rallenta il lavoro e si alza il capo per parlare con le persone che ci stanno vicine, si va incontro alle persone più sole e meno abbienti con pensieri, regali, donazioni ed in misura minore elemosine che purtroppo queste ultime non modificano la condizione sociale del destinatario.


* * * * *

C’è chi dice che durante il periodo natalizio ci si abbuffa inutilmente: non è scritto da nessuna parte che in questo periodo si deve ingurgitare leccornie di ogni tipo, se non nelle nostre tradizioni.
Si dice poi che il Natale è tutto un fatto commerciale. Per alcuni sì; non c'è però legge al mondo di spendere e spandere in ogni tipo di bene materiale. E’ sufficiente un regalino accompagnato da un breve pensiero affettuoso a scaldare il cuore dalle dure leggi del mercato.
Nel periodo, nel pensiero e nel regalo c’è un’anima e un forte valore affettivo che ci accompagnano nel breve passaggio della nostra esistenza.
Bisognerebbe che fosse più spesso Natale.


Zorro


Il mio Natale


Da quando i nonni se ne sono andati ed è entrata la malattia nella nostra casa, il Natale è diverso. E' una festa meno felice con tanti perché, con tanta voglia che queste festività passino in fretta.
Mi viene alla mente di quando ero bambina ed il Natale era un'altra cosa. Del consumismo, della frenesia e dei regali a tutti non ci sfiorava neppure il pensiero. Era una festa di speranza fatta di cose semplici e di una dolce attesa: sarebbe nato Gesù e con Lui il mondo avrebbe conosciuto un nuovo sentimento fatto di fede e di speranza.
Ancora ricordo il piccolo presepe, l'albero fatto con i mandarini e le arance, legati bene perché non si rovinassero, così che dopo l’Epifania si sarebbero potuti mangiare, niente andava sprecato, persino le bucce si mettevano a bruciare sula stufa o nel camino, così spandevano in casa un profumo di festa.
Sull'albero c'erano anche le figurine di leggerissimo cioccolato avvolte in stagnole colorate; palline, farfalle, babbi natale, angeli che mi erano state regalate a poco a poco mesi prima e conservate con cura in una scatola di cartone.
La mamma mi prendeva con lei ed andavamo nel locale della fornaia dove c'erano anche altre massaie che preparavano i dolci tipici: il certosino, le pinze, che venivano cotte nel forno.
Così ho pensato: perché non cerco almeno in parte di ritornare ai vecchi tempi? Da alcuni anni con la marmellata fatta durante l'estate preparo delle belle pinze che rappresentano il nostro regalo ad amici e conoscenti ed essi sembrano apprezzarle molto.
E anche i regali che si scambiamo fra di noi sono semplici, ma fatti con il cuore per ricordare che il Santo Natale è una festa d'amore e di speranza da condividere con chi ci sta vicino.


Maria Luisa Famigliare Gruppo Speranza



P.S. Auguri a voi tutti, siete veramente meravigliosi.
Grazie


In ricordo di Arianna



Il 30 Giugno scorso, a soli 34 anni, è scomparsa Arianna Agrestini.
Frequentava il Centro di Casalecchio. La sua prematura dipartita
è stata motivo di profonde riflessioni per i suoi amici. Eccole




pagina 1



Cara Arianna,
l’ultimo ricordo che ho di te è il tuo bellissimo sorriso su di un affollato autobus che da Casalecchio ti portava, anzi, ci portava in centro. Leggevo una gioia nuova nei tuoi occhi mentre mi raccontavi del tuo lavoro in Sala Borsa e dei tuoi progetti futuri, ed era una gioia contagiosa.
Grazie ancora per la tua forza di volontà e per il tuo aiuto che durante l’allestimento di “As you like it" hanno fatto crescere tutta la compagnia teatrale,
Un grande abbraccio.

Gabriele Tesauri




Ho saputo oggi che un destino tragico si è portata via la nostra amica Arianna: ancora più crudele è il pensiero che lei in questo momento aveva trovato finalmente la serenità tanto cercata, nella sua vita quotidiana, nella normalità.
Speriamo che questa sua conquista l’accompagni per sempre nella pace celeste.
Da parte nostra, noi compagni dell’esperienza del teatro, la considereremo sempre viva, nella memoria che di lei abbiamo, per tutto quello che ci ha donato.

Luca Formica




Cara Arianna,
tu per noi sei sempre viva, non ti dimenticheremo mai, non dimenticheremo il tuo sorriso, la tua serenità. Sii sempre felice accanto a Dio.
Ciao Arianna.

Nicola Ingoglia




Cara Arianna,
continua ad avere cura di te, come ne hai avuto qui.

Cristina




Eri leggera leggera
ma nei nostri cuori
il tuo ricordo
non volerà mai via

Bianca




Per mamma Arianna
“Chi pensa che i frutti maturino tutti nello stesso momento non sa niente dell’uva” (Paracelso, 1300)

da Mariarosa lattoni




Cara Arianna,
mi ricordo di te quando abbiamo fatto “Le stagioni” con la Concetta in semi-residenza. Tu facevi la Primavera, mi ricordo, eri la più bella. Forse qualcuno non ti ha capita. Mi dispiace per quello che è successo, io ti sento ancora accanto a noi.
Avevi un mantello di tulle verde trapuntato di fiori colorati e margherite. Poi come un bozzolo chiuso in se stesso, ti aprivi e diventavi una farfalla. Con magnifiche manifestazioni di allegria, piroette e capriole, una musica festosa, frutti della tua danza artistica. E dicesti:
“Ho tessuto teli nuovi stamattina,
teli nuovi per la mia vita".

***




Vorrei averti qui con me, mi ricordo delle passeggiate a Faedo, in quella vacanza dove sparì misteriosamente Beppe Bazzani.
Ripensandoci, sento che molte persone che sono al mondo, vengono chiamate nell’Aldilà, non si sa perché, forse il Signore le vuole con sé, ha dei progetti per noi che sono possibili solo da Lassù.
Ho sognato anche degli angeli, come nei film: “Il cielo sopra Berlino”, che aiutano i mortali come possono, quando la vita è difficile e pericolosa.

Giorgia Bolognini




Per Arianna, un'amica che ha condiviso con noi momenti di gioia per il lavoro che ci univa, e continua a farci sperare di crescere nei momenti in cui le cose diventano più difficili.
Il ricordo di te è ora più forte, mi fa tornare indietro quando le nostre strade si sono incontrate, le giornate di prova, la paura dello spettacolo e i lunghi momenti di attesa tra una scena e l’altra.
Siamo tutti uniti oggi per ricordare Arianna, non sappiamo cosa dire, il dolore è più forte e ci chiudiamo in noi stessi.
Ancora non riesco a credere di non poterti più rivedere, come di solito, agli spettacoli, contenta com’eri l’ultima volta.
Una giovane vita è stata strappata, noi la ricorderemo e questo ci farà superare i nostri problemi che ora mi appaiono già come il capriccio di un bambino.
Con affetto

Roberto




Ari, sei stata parte della mia vita quindi non ti dimenticherò mai. Sei morta proprio quando stavi bene, questo è quello che mi dispiace di più e mi dà più rabbia.
Siamo stati per sei mesi assieme e non dimenticherò mai questo periodo. Ari, voglio ricordarti quando stavi bene, ultimamente stavi veramente bene. Eri carina, dolce, altruista, bella dentro, bella fuori.
Ari, ti voglio e ti vorrò bene ovunque tu sia. Sarai sempre una parte di me.

By Robby




Cara dolce Arianna, ti ricorderò sempre nel mio cuore.
Hai, nella tua tenera anima, la gioia del tuo spirito, di stare per sempre con tutti noi.
Ti ricorderò una frase della Bibbia a me molto cara: il giusto che muore, condanna gli empi che vivono e una gioventù giunta presto alla perfezione, condanna una lunga vecchiaia perversa.
Addio, tesoro, per sempre vicino a noi.

Camillo Grandi




Arianna cara,
ho saputo, con tanta tristezza, che tu non sei più con noi.
Il primo impulso è stato di rabbia, tanta rabbia da non accettare la tua scomparsa.
Eri un piccolo fiore che ancora doveva sbocciare e si è rotto il gambo.
Ma perché questo mi fa soffrire di più? Non era il momento, dovevi ancora vivere la tua vita. Mi hanno detto che eri veramente rifiorita e la vita ti sorrideva.
Come faremo a continuare la nostra vita. Eri unica, stupenda, con un carattere forte, mi mancherai tanto.

Jole




Rimarrai sempre nei cuori di tutti quelli che ti vogliono bene.
Dal tuo fedele amico

Mirco




pagina 1


Il disegno di Mirko -qui sopra- riassume i sentimenti degli amici di Arianna: un campo, una casa accogliente, il sole e un fiore. Vi si legge amore, nostalgia, rimpianto...




Voi del resto così da lontano... pensatemi ancora viva! Non sono forse viva sempre per te?

(da: "Sei personaggi in cerca d'autore)




Giorgia Bolognini, Roberto Risi, Luca Formica,
Mariarosa Iattoni, Cristina Nuvoli, Jole Mazzetti,
Pamela Giannasi, Mirco Nanni, Camillo Grandi,
Nicola Ingoglia, Lucio Paolazzi


Gruppo Alter-nati



FINALITÀ E OBIETTIVI


COSTRUZIONE DI UNA RETE SOCIALE SUL TERRITORIO CON CSM, ENTI, ASSOCIAZIONI, SINGOLI E GRUPPI DI CITTADINI, COOPERATIVE, PER ATTIVARE PERCORSI DI CONOSCENZA RECIPROCA E INTEGRAZIONE NEL TERRITORIO



COS’È STATO FATTO



1. RASSEGNA CINEMATOGRAFICA: a San Giorgio di Piano con gruppo Menti Reagenti, Centro Sociale “Falcone Borsellino”, Auser, Cooperativa Arcobaleno.
2. FESTE IN VARIE OCCASIONI PRESSO IL CENTRO CULTURALE TE-ZE: A Bentivoglio con Centro Culturale, centro Sociale "Il Mulino".
3. COLLABORAZIONE CON “GROSSI CUORI RITORNANO AL CASTELLO”: A San Giorgio di Piano con incontri di partecipazione.



TRAGUARDO



FORMAZIONE DI UN GRUPPO ALLARGATO



NASCONO GLI ALTER-NATI



COMPOSTO DA:
             1. CITTADINI
             2. OPERATORI E PAZIENTI CSM
             3. TE-ZE
             4. GRUPPO ARCOBALENO
CON L’OBIETTIVO DI ESSERE UN GRUPPO “APERTO” ALLARGATO E RICONOSCIUTO CHE PROMUOVE E PARTECIPA AD INIZIATIVE DI TEMPO LIBERO, CULTURALI ECC.



COSA ABBIAMO FATTO:



PARTECIPAZIONE AL FESTIVAL DI NARRAZIONE E MUSICHE DAL MONDO "EVOCAMONDI" A VILLA SMERALDI MUSEO DELLA CIVILTÀ CONTADINA DI SAN MARINO DI BENTIVOGLIO CON:
1. “MESTIERANDO” Esperienze di oggetti fatti a mano;
2. “PAN FACENDO....... E ALTRO” Laboratorio di pane.......e altro.



COME SIAMO NATI



Questo gruppo è il risultato del corso di formazione “in rete per la salute mentale” svolto da un gruppo di operatori del Dsm a seguito della richiesta del direttore del dipartimento, sia per far fronte alla solitudine di alcuni utenti, sia per sgravare i familiari dalla gestione degli utenti più gravi nei giorni di chiusura del servizio (festivi e prefestivi).
E’ nata l’esigenza di un gruppo strutturato che potesse rispondere in modo più appropriato ed efficace alle finalità del progetto obiettivo 2001 per la salute mentale: l’affermazione di iniziative di informazione rivolte alla popolazione generale sui disturbi mentali gravi, con lo scopo di diminuire i pregiudizi e di diffondere atteggiamenti di maggiore solidarietà.



Per Informazioni: E-Mail: info@te-ze.it
TeL 051.6644775 Federica, Lucia, Simona, Cristina, Nives, Maurizio
Tel. 051.6640505 Alessandro, Luca

Diavoli Rossi: c'è uno psichiatra in campo


Invitato da Mino Di Taranto, ho partecipato per tre volte ad una mattinata di allenamento dei Diavoli rossi come osservatore.
L’idea, che mi sembra molto buona, è quella che periodicamente uno psichiatra entri in rapporto in questo modo con il gruppo, per conoscere più da vicino la vostra esperienza e per restituirvi qualche impressione.
È vero che noi psichiatri siamo in genere poco in contatto con attività come la vostra. Credo che questo sia giusto. Il calcio non è un’esperienza terapeutica in senso stretto. È naturale che si sviluppi lontano dagli ambulatori e dalla presenza dei medici. Ma è anche vero che abbiamo visto che la partecipazione al gruppo del calcio è stata per non pochi l’occasione di un importante cambiamento.
Trovare nuovi amici, essere coinvolti in prima persona in un’attività comune, sentirsi più vitali e soddisfatti di sé sono cose fondamentali per star bene.
La terapia psichiatrica è necessaria quando c’è un disturbo. Ma per cambiare in meglio la propria vita occorrono anche altre esperienze. Ci vogliono soprattutto le esperienze in cui si può stare in rapporto con gli altri, in cui si fanno insieme le cose, mettendoci ciascuno quello che può delle proprie capacità. Dei propri affetti, delle proprie aspirazioni.
La cosa che mi ha colpito di più venendovi a vedere è proprio l’immagine di insieme che il vostro gruppo mi ha dato. Sono anche imbarazzato a parlarne, perché è stata una sensazione molto intensa, molto positiva, che mi ha quasi “stregato”.
Di proposito me ne sono stato ai margini del campo, cercando di osservare e lasciarmi colpire da quello che vedevo (solo l’ultima volta ho partecipato anch’io all'allenamento).
Nella mia posizione così defilata, seduto sulla panchina a bordo campo, mi ha colto rapidamente un senso di benessere, di rilassatezza fisica e di quiete. Mi ha colpito la coralità con cui si muove il vostro gruppo. C’è un senso di armonia e di fluidità. Vengono raccolti e collegati aspetti diversi.
Anzitutto persone diverse. C’è chi si allena e gioca e c ’è chi sta a bordo campo, a guardare; o semplicemente sta lì, in presenza degli altri. Qualcuno ha vent’anni, qualcuno quaranta, qualcuno anche sessanta. Ci sono maschi e femmine. Le condizioni fisiche sono le più varie: persone molto in forma, altri in quel momento più affaticati, qualcuno che ha spesso bisogno di staccare per prendere fiato (come me quando ho giocato), o bisogno di fumarsi una sigaretta o di appartarsi un po’... È una diversità di situazioni in cui mi sembra molto rispettato il bisogno di ciascuno.
Nello stesso tempo tutto si ricompone in un insieme che scorre, come in un mosaico in movimento, dove cambiano le forme ma c’è sempre una immagine che appare.
E poi ho trovato libertà di esprimersi. Il contatto affettuoso, i movimenti di confidenza, la battuta, il conflitto sportivo, anche scatti di rabbia... i Diavoli rossi mi sono sembrati un posto accogliente per i diversi modi di essere di ciascuno.
Al tempo stesso però ho notato una grande attenzione per la squadra, per il gruppo dei Diavoli rossi nel suo insieme: come che il valore che si riconosce a questa esperienza porti tutti ad essere particolarmente rispettosi per quello che accomuna.
Mi ha colpito, da parte di tutto il gruppo e non solo degli operatori, la capacità di recuperare al gruppo chi si allontana, perché è stanco, perché è arrabbiato, o mortificato, o semplicemente perché non riesce a tenere il passo degli altri.
Una capacità di attenzione sincera, che mi pare significhi due cose: sia che c’è una premura verso i singoli compagni di gioco, sia che si considera il gruppo unito come una cosa importante, alla quale si cerca di riportare chi rischia di isolarsi.
C’è infine l’aspetto più strettamente sportivo. Anche se da ragazzo ho giocato accanitamente nei campetti, non mi sento in grado di dare un parere sulle qualità atletiche e tecniche della squadra.
Quello che ho visto è capacità di divertirsi, di appassionarsi, di competere. E anche di stare alle regole. Di forzarle, magari, ma di accettarle. Ho visto bei goals. Belle parate, bei contrasti. Bei lisci, ma senza drammi.
Vedo che sono riuscito a dirvi solo considerazioni positive. Mi dispiace, ma aspetti più critici non ne riesco a trovare. Sono certo che ci sono state, che ci sono, che ci saranno difficoltà, tensioni o momenti di scoraggiamento.
Però quello che ho visto, questa armonia di gruppo, mi sembra una piccola grande cosa, che, quando c’è, può aiutare a trasformare anche le situazioni più complicate.
Credo che sia vero che un aspetto importante dell'attività del calcio sia che consente di incontrare altre squadre, altre persone, altre realtà. Di conoscere e di farsi conoscere.
Ma è vero anche che è proprio quando si ha la fortuna di stare abbastanza bene nel proprio gruppo che l’incontro con gli altri consente di arricchirsi e di comunicare cose buone.
Grazie dell’esperienza che mi avete consentito di fare. Buone giocate e arrivederci!


Michele Filippi




Tautogramma


I tautogrammi sono piccoli racconti o poesie in cui le parole cominciano con la stessa lettera, ecco di seguito uno sul “Natale” con la lettera N, potete provarci anche Voi...nel prossimo numero.


Ninna Nanna Nuovo Nato
Nascosto Nasce Ninnato

Noi navighiamo nostalgiche nenie natalizie
Nondimeno naufraghiamo naturalmente nauseati
Nottetempo negozianti nichilisti nascondono nettari noiosi
Nanna Ninna Nuovo Nato


Cristina Paolucci


Adesso voglio riprendermi la vita


Dopo tanto tempo sono riuscita a buttare giù queste poche righe per il nostro giornalino, spazio che io credo essere importante per riuscire a parlare della nostra malattia. Riesco a parlarne, perché solo ora mi sento meglio e quindi sono in grado di affrontare un argomento serio e importante come questo.
Credo che la nostra non sia una malattia come tutte le altre, proprio per questo la gente non la comprende. La nostra malattia, infatti, non si può vedere in modo tangibile come se fosse una gamba rotta o con un infarto.
La nostra situazione è poi peggiorata dal fatto che, abitando in un paese piccolo come il mio, la gente ha una mentalità un pò chiusa e piena di pregiudizi. Le persone si limitano ad accettare il nostro disagio senza comprenderlo veramente e poi finisce tutto lì.


* * * * *

Io ho una mentalità giovanile, amo stare coi giovani e perciò faccio fatica a sopportare queste chiusure. I miei genitori non mi capiscono fino in fondo ed hanno anche loro dei problemi dovuti all’età. Mio babbo è anziano anche se lo considero in gamba, ma a volte si stanca a sentire le stesse cose e vuole che superi i momenti tristi da sola. Mia madre invece ha una mentalità più giovanile ed aperta, è lei che mi ascolta di più e mi appoggia nei miei vizi.
Ora che sto meglio e che sono tornata a fare le cose come una volta, vado spesso a ballare perché mi piace molto, trascorro le giornate con i miei amici e quelli di mio fratello e parliamo un po’ di tutto: è bellissimo!!!.
Sono stata lontana da tutte queste cose per tanti anni e oggi voglio riprendermi tutto quello che la malattia mi ha portato via e credo di essere abbastanza forte adesso da riuscire a non preoccuparmi più quando le persone mi guardano in modo strano e pensano: “Quella non è tanto a posto”.
Ora finalmente riesco ad agire liberamente, faccio ciò che più mi piace e non accetto in maniera rassegnata la mentalità del paese.


* * * * *

Voglio ringraziare tanto anche le persone che mi hanno aiutato in questi brutti anni ad andare avanti e a stare meglio. Cercherò di citarle tutte: Gaby, Gianna, Rosa, Angelo B., Antonella, Dani, Angelo M., Elena, il mio e vostro Loris che sento sempre e vicino a me, il mio grande fratellone Massi che adoro, Nico, Alessandro, Gianluca, Nadine, Aida, Elide, il nostro caro parroco Padre Battista, la Dott. Elisa a cui voglio molto bene, le mie zie ultranovantenni che adoro e TUTTI gli amici dei Diavoli Rossi, Fabio del giornale che mi ha dato lo spunto di scrivere queste cose, Concy, il grande Giorgio che io considero come un secondo papà e che mi aiuta sempre ad andare avanti anche se a volte (anzi spesso) sono testona e faccio di testa mia. Ringrazio anche di vero cuore Giuseppe, Alberto, Pierino, Ireneo, e tutti gli operatori dei Diavoli Rossi. . . Grazie a tutti!!!!!!!!!!!!


Ivana


I cantori del Lido


Muta e confusa mi aggiro per casa
cercando un po’ di conforto,
ma non c’è nessuno che mi ascolta
e il mio pensiero vola lontano!

Penso a quel piccolo coro a me tanto caro
chiamato “I Cantori del Lido”

Son voci forti, sommesse oppure melodiose,
che ti rallegrano il cuore
e il loro amore fanno sentire.

Le candide mani di “Mimma”,
la nostra cara insegnante,
si muovon con gran maestria,
quasi dovesser dirigere un grande concerto
e fanno vibrare il cuore di tutti,
anche se sol devi cantare una strofa
oppure soltanto un sonetto.

Se ascolti “I Cantori del Lido”
puoi provar cos’è l’estasi,
sentire un dolce languore nel cuore
o lasciare scivolare una lacrima,
ma è anche con la lor musica
che tutto ciò puoi provare!

Son voci nuove,
ma cantano brani famosi
e san cimentarsi a cantare
le belle canzoni di Zucchero,
Battisti, Venditti, Celentano,
Renato Zero, Patti Pravo,
Mannoia e della grande Martini.

Queste son voci un po’ fioche
E qualche stecca non manca,
ma non provate a farli tacere
perché in guai grossi potreste cadere


Mariangela Soavi


dai "Canti furiosi" di Myskin


C'è una grande libertà
nel saper d’essere curati
perché senti che ti toccano
perché tu ti senta bene
ti lavano per farti sentire contento
per la poesia del tuo esser vivo
c’è la tenera libertà della nudità
in tutto questo com’è quando si fa
l ’esperienza di Dio


* * * * *

Denudarsi davanti alle folle
come davanti a Dio
per vivere cercando la purezza
per il proprio cuore
per vivere per la libertà
per vivere e non impazzire degli idoli


* * * * *

Tutto si può chiedere
dipende dal modo
in cui lo si fa
Se il tuo sguardo è per comprendere
o per mortificare
tutto si può dire
dipendere dalla sincerità del cuore
e non importa se si vede
uno splendore o qualcosa di trasandato
quello che fa la differenza
è l’amore sincero che ci metti dentro
quello si sente
fa sì che niente sia sentito come umiliante
fa si che tutto si possa fare
con un fiore di libertà.


L'albero di Natale ci fa sentire tutti più buoni


Eccolo. Sta lì, alto e lucente come tutti gli anni, ad aspettare che le persone distratte si fermino per qualche secondo ad ammirarlo. E' altissimo e le sue lucine bianche e intermittenti rischiarano la piazza che si stende sotto di lui, come un tappeto caldo.
E' l’albero di Natale più alto che abbia mai visto, quello che, in piazza Nettuno, strappa un sorriso e un "ohh" di stupore a tutti coloro che si fermano ad osservarlo. Non è famoso, nè particolarmente maestoso, ma è tutto ciò che il Natale significa. E lui che crea la giusta atmosfera, il giusto stato d'animo. E’ lui che insieme alle ghirlande sulle vetrine dei negozi di via D’Azeglio, le decorazioni sulla strada in via Indipendenza o il mercatino natalizio di S.Lucia dà vita e spirito a ogni Natale.
Forse pochi lo sanno, ma è proprio nel momento in cui si accendono le luci e il loro bianco si rispecchia negli occhi dei passanti e nell'acqua della fontana che si compie il miracolo del Natale.
Quando entriamo in un negozio coperti fino ai capelli di sciarpe e berretti, è lì che compiamo il miracolo. Tutto intorno è più rosso, più caldo, più festoso. Dire che a Natale si è tutti più buoni è certo un luogo comune, ma nessuno può smentire che sia vero.
E' vero per il semplice fatto che il Natale porta con sé tanti piccoli aspetti che ci rendono migliori, dai regali sotto l’albero, all'odore del panettone in cucina, dalle collane di luci esposte fuori dai balconi, fino, appunto all'albero che domina la piazza. Nella sua semplicità, nei suoi colori e nella sua luce lui riesce nello scopo. Quello di farci sentire più buoni.


Alessandro