Questo numero
Siamo in primavera, la stagione più bella, quella del
risveglio. Si risveglia la natura e il nostro corpo, tutto ha un sapore
e un odore diverso, c’è voglia di ricominciare o di iniziare qualcosa
di nuovo dopo il letargo e la pigrizia invernali.
In via eccezionale, per questo numero de “Il Faro” non avevamo
assegnato alcun tema centrale su cui discutere. Il nostro intento era
quello di stimolarvi a liberare la fantasia e a scrivere qualsiasi cosa
vi capitasse in mente.
Ed ecco il risultato: una miscellanea di spunti e di riflessioni che
crediamo interessanti.
***
|
Ed ecco il tema del prossimo
numero: lo SPORT
E’ una parola che appartiene al linguaggio universale e
che può avere mille significati: c' è lo sport agonistico e quello
ricreativo, quello amatoriale e quello rieducativo; ci sono decine di
discipline e milioni di praticanti. Gli antichi romani dicevano: "Mens
sana in corpore sano" (una mente sana in un corpo sano). I greci
sospendevano le guerre per dare spazio ai Giochi di Olimpia. Fra pochi
mesi ci saranno le Olimpiadi a Pechino...
Ecco, questi sono alcuni spunti per le vostre riflessioni.
***
|
Diario di un viaggiatore (da San Donato fino a San
Camillo)
Quattro Febbraio
Intanto la nebbia bassa mattutina si dissolve in una foschia che
trasforma i prati in un mare d’organza verde chiaro chiaro. Il caldo di
questi giorni ha svegliato la natura, i merli ricominciano ad esplorare
il parco e le gazze si introducono nottetempo in serra per saccheggiare
i semenzai.
Quattro Marzo
Pasolini piangeva la scomparsa delle lucciole, altri il malinconico
diradarsi delle rondini, senza scordare la dolorosissima ecatombe delle
api; noi tuttavia - miracoli agriverdi? - tocchiamo con gioia il dolce
risveglio delle coccinelle che cominciano pigramente a circolare nelle
aiuole del San Camillo e quando, a pancia in alto, faticano a girarsi,
ci piace pensare che ritardino per crogiolarsi al sole.
In serra la guerra al grillo che si pappa le foglioline appena spuntate
ha visto una svolta; abbiamo sollevato i semenzai e sparso i fiori di
lavanda (ecco perché scarseggiano i sacchettini), ed ora con molta
trepidazione annunciano i germogli che spuntano dalla terra.
Sei Marzo
Sotto il cielo bianco di neve, anche se qui non ne è caduta, ci godiamo
la vista delle colline incappucciate di bianco che nel contrasto con il
fondovalle scuro ricordano una fila di puffi in fuga.
Ieri in vivaio tra la luce che saltava, le mani intirizzite dalla
pioggia copiosa, abbiamo vissuto una intensa mattinata inf-vernale.
L’orto, lunedì riarso, oggi, fangoso. I semenzai mostrano un rigoglio
di tenere foglioline, straordinaria la Bietola da Orto che,
microscopica, ha steli rosso scuro quasi blu e
oglie verde intenso, il prezzemolo sembra un bonsai, insomma siamo
quasi pronti a passare la mano al rientrante ortolano.
Tredici Marzo
Dopo il chiarore invernale della settimana scorsa godiamo di un
chiarore completamente diverso e si fatica a stare al chiuso: oramai si
lavora con le finestre aperte. La mattina il sole radente rifulge sui
patri che in mezzo a tutte le sfumature del verde scialano un festoso
trionfo di fiori che vanno
dal bianco all’azzurro ma anche al giallo e al verde che sfuma nel
viola.
I picchi si sono svegliati e lavorano alacremente sugli alberoni del S.
Camillo, le cinciallegre sentono la primavera e si inseguono e si
battono senza esclusioni di colpi, invece i pettirossi, unica quasi-
compagnia invernale, si sono appartati e appena si vedono.
Andrea Pancaldi
|
Una giornata diversa...
E’ una giornata diversa: il sole è più caldo e i rami,
che l’inverno aveva drasticamente sfogliato, si vestono di teneri
germogli. I pesanti cappotti imbottiti hanno ceduto il posto a corte
giacchette strette strette e giovani donne passeggiando ostentano
vertiginose minigonne.
Il parco giochi, per mesi silente, risuona di grida gioiose. Bambini
che si rincorrono, giocano fanno capriole e dondolano sempre più in
alto sull’altalena.
Gruppetti di anziani occupano le panchine e i loro discorsi sono sempre
gli stessi. I ricordi della gioventù che riscaldano il cuore si
intrecciano ai racconti degli acciacchi di oggi. Gli uni e gli altri
condivisi con un po’ di nostalgia per il passato e la consapevolezza
del presente.
Ben presto sui rami le piccole gemme sono fiorite, seguite da tenere
foglie, sempre più grandi, sempre più fitte. Alfine gli alberi
sfoggiano una nuova chioma e sui prati verdeggianti sembra caduta una
pioggia di bianchi coriandoli. Sono migliaia di margheritine sparse
ovunque, frammiste qua e là da macchie di azzurro: i non ti scordar di
me.
Siepi e balconi fioriti, di tanti colori deliziano lo sguardo. Un
venticello gentile scompiglia poco poco i capelli, accompagna le prime
passeggiate, increspa l’acqua dei fiumi e diffonde nell’aria il profumo
di erba e di fiori.
Ovunque riecheggia il cinguettio degli uccelli il tubare dei colombi e
il merlo vola radente in cerca di cibo.
E’ tutto un tripudio di suoni e colori non vedo più le rondini, ma
ugualmente la PRIMAVERA è arrivata.
un familiare del Gruppo Speranza
|
L'angolo di Cristina
Buona Primavera a tutti e un consiglio su un libro da
leggere: Diego de Silva, “NON AVEVO CAPITO NIENTE” Einaudi.
Da leggere, perché a volte l’ironia serve quando ci sembra di non
capire proprio più niente; oserei dire un libro non proprio per tutti,
solo per quelli un po’ confusi.
Cristina Paolucci
Non esiste un vascello
veloce come un libro,
per portarci
in terre lontane
né corsieri
come una pagina
di poesia che s'impenna.
Questa traversata
può farla anche il povero
Senza aggressioni
di pedaggio
tanto è frugale il carro
dell'anima.
Emily Dickinson
|
La “piazzola”
Quanta gente al mercato di città!
Sembra un formicaio
in piena attività.
Un via vai continuo stretti stretti
Tra file di banchetti.
Ad ogni passo ti fermi
guardando qua e là perché
la merce è tanta.
Valuti la qualità,
confronti i prezzi,
ti lasci prendere dalle indecisioni
e questo ti fa perdere l'occasione
di un buon acquisto.
Pensi: "troverò qualcos'altro".
Ma ciò non ti consola
e continui il giro
di tutta la piazzola.
Affronti l’ultima corsia
ed ecco, su un banchetto
proprio quel che cercavi...
"E ' tuo l’oggetto!"
I piedi dolgono
sei stanca ed accaldata,
ma non è niente
in confronto alla soddisfazione
di aver trovato
quell'ultima occasione.
un familiare del Gruppo Speranza
|
Il campionato di serie A: fra
Inter e Roma
(Questo articolo è stato scritto ai primi di marzo, con
largo anticipo sulla fine del campionato di calcio. E' dunque da
considerare come interessante
e personalissimo momento di riflessione su un argomento che appassiona
tanta gente - n.d.r.)
Scrivere di sport e non scrivere di calcio è un assurdo. Alla 26°
giornata le posizioni sono ben definite: l’Internazionale di Milano, la
squadra straniera per detta di Fabio Capello -e, aggiungo io, la più
antipatica di tutta la serie A (dal presidente allo sponsor,
dall’allenatore al vice allenatore, dal suo capitano ecc, ecc.) - ha
solo 6 punti di vantaggio sulla Roma che gioca il più bel gioco di
tutta la serie A, grazie a un bravissimo allenatore ma che è
sponsorizzata dall’ineffabile Wind.
La lotta per lo scudetto è tutta qui. Le altre arrancano, a cominciare
dalla Juventus, vittima di un mercato disastroso e con una difesa da
serie B.
La Fiorentina invece è una splendida realtà, guidata da un ottimo
tecnico e si trova a competere da par suo anche in coppa U.E.F.A..
Queste quattro squadre faranno probabilmente la Champions League l’anno
prossimo.
E le altre? Il Milan, vecchio e malandato, gioca bene solo in Champions
(da notare che scrivo il 3-3- 2008) il campionato non la riguarda.
L’Udinese fa quello che può, con un attacco stratosferico. Mentre la
Sampdoria del sanguigno Mazzarri e dell'"estemporaneo" Cassano pecca
troppo in discontinuità.
Il Genoa del bravo Gasparini e dell’ottimo Boriello, invece è una
splendida realtà. Atalanta, Palermo, Napoli sono destinate a salvarsi
facilmente.
Nelle zone buie della classifica emergono Torino e soprattutto Siena,
guidata da un buon tecnico di ritorno, Beretta.
Nella zona caldissima della classifica, Lazio, Catania, Empoli, Parma,
Reggina, Cagliari sono squadre modeste.
Un pronostico: l’Inter dovrebbe farcela (non in Champions); la Roma
dovrebbe fare bella figura in Champions, la Fiorentina può vincere la
coppa U.E.F.A.
Giorgio Tedeschi
|
Casa Mantovani e i suoi eroi... Una nuova squadra di
calcio
Ebbene sì: anche Casa Mantovani ha creato la sua
squadra di calcio!
Il nostro esordio è avvenuto il 30 gennaio 2008 con la partita di
calcetto contro i Diavoli Rossi, nota squadra che da anni si allena e
scalpita sui campi di gioco. Inizialmente l’impresa è apparsa ardua ma
solo sulla carta; infatti i nostri eroi (la squadra al proprio interno
è composta anche da due educatrici
super-brave), si presentano sul rettangolo verde di gioco con la
formazione migliore.
Come è andata vi chiederete voi? Beh, tutto sommato molto bene,
l’accoglienza ricevuta da parte del gruppo dei Diavoli Rossi è stata
ottima, mentre il risultato sul campo è stato negativo nel punteggio ma
positivo per il morale del gruppo.
Vi domanderete poi il perché... Ebbene sì, sul piano del gioco Casa
Mantovani ha mostrato un notevole carattere e unità di gruppo. Infatti
durante la prima partitella, finita con un solo gol di scarto, la
squadra ha mostrato una buona tenuta di gioco, anche con il limite
della scarsa tenuta fìsica della
maggior parte dei componenti della squadra. La frase ricorrente negli
spogliatoi è stata "Se avessimo avuto più fiato...".
Lanciati dai fatti e non dal risultato, i nostri eroi decidono di
sperimentarsi ulteriormente accettando la sfida lanciata dagli Special
Boys, squadra di San Giorgio di Piano, a partecipare ad un
quadrangolare nei campi di Torreverde. Questo torneo si è rilevato un
vero trampolino di lancio per la squadra. Operatori e ospiti sono
partiti con grande grinta, tanto da vincere due partite e pareggiarne
una e l’aspetto coinvolgente di questi risultati così positivi sono
risultati decisivi per la nascita di questa super squadra.
Il vero lavoro di squadra, a dire il vero, non è stato ottenuto con la
vincita del torneo, ma con il dopo partita che si è concluso con la
concentrazione galattica delle varie squadre nello “sbaffarsi” delle
ottime lasagne fatte in casa e una buonissima braciola con patatine al
ristorante “Da Giorgio”. Come si dice: se il buongiorno si vede dal
mattino...
Scherzi a Parte! Operatori ed ospiti di Casa Mantovani ringraziano i
vari referenti e chi ci ha ospitato e ci ha fatto conoscere queste
bellissime realtà (Diavoli Rossi e Special Boys), per la fantastica
accoglienza e supporto riservatici.
Non ci resta, quindi, che dire: “Amici cari, noi ci siamo! Alle
prossime partite!”
A cura di Stefano Guidi
Educatore Professionale Casa Mantovani - Coop. Sociale Nazareno
|
Il tema dell'amicizia
Il tema del laboratorio di Musica da febbraio 2008 è
l’amicizia. Abbiamo ascoltato un sacco di brani di Musica Classica e
Leggera ed abbiamo parlato tanto su cosa sia l’amicizia per noi e come
essa emerge nei brani ascoltati.
Durante una conversazione del mercoledì pomeriggio, ad un certo punto
spinti dalle osservazioni sul testo della canzone un Nuovo Amico della
Pausini, ci siamo chiesti se l’amicizia può durare per sempre. Alcuni
di noi hanno detto che la vera amicizia è eterna, altri che dura solo
un periodo nella vita.
Io penso che l’amicizia duri fino a quando due persone vanno d’accordo.
Se due amici riescono a stare insieme per tutta la vita rispettando i
cambiamenti di carattere che possono avere allora staranno sempre
insieme, altrimenti col tempo ci si accorge che si è cambiati e che non
essendoci più accordo, bisogna prendere strade diverse.
Eterna o limitata? La mia risposta è: dipende!
Carlo Alberto Malaguti
|
Amicizia mia
Accarezzo la tua pelle e piango,
le mie lacrime sono stelle.
Ammiro la tua bellezza e sogno,
ti avviluppo con i miei baci.
Ti Adoro Dea.
Roy
|
Una presenza
Amicizia... è una persona, un volto,
un abbraccio fatto di poche parole, ma di molti fatti...
semplicemente c’è:
lo puoi vedere, riconoscere.
Sei preso da te stesso...
dai tuoi problemi, dalle tue ansie e paure,
Ma Lui c’è ed è pronto ad abbracciarti ed a
camminare con te,
sempre insieme nell’avventura della vita.
Massimo
|
Vita
Immersione d’amore e di amicizia.
Negli occhi e negli sguardi della gente,
pigra ed intraprendente.
Nel verso di un bambino
che inizia il suo cammino,
poi percorri le strade e
incontri anche il male,
ma lo schivi per continuare ad amare...
e la vita va...
nella pace anche di una città.
Jo
Note soavi
L’amicizia suona note soavi,
è il nettare delle api
sui fiori di ogni colore!
Che fare senza di Lei?
Chi trova un amico
trova uno scrigno da aprire
tutte le volte che c’è l’occasione!
E’ cara come la vita
come un bambino,
che ti sfiora sulle guance!
Che meraviglia questo sentimento!
Senza di esso
la vita non ha sale, né zucchero!
E’ tutto ciò che vale nell’avventura
dell’ esistenza!!!
Jo
|
Innocenza
Ultima parola,
ultima per sempre.
Addio amore mio...
Non l’ho voluto io, non l’hai voluto tu,
ma è colpa del destino che ha vinto su di noi.
Cade una foglia staccata dal vento,
e, anche io, vorrei morire con lei;
Amore, amore, amore...
Son solo parole che cadono nel vento,
percossi da sorella speranza
umiliati dall’amore degli altri,
non t’ho mai toccata,
non ti ho mai baciata, ma sapevi
che eri solo mia.
Non reagisco più a nessuna emozione
E sto lottando per vincere contro di me.
Questo disperazione che è molto il mio corpo,
voglio che viva da sola,
è ormai un ricordo lontano nel tempo che ha
cambiato la mia vita.
Poche modeste soddisfazioni,
amori casuali e clandestini.
Inutile pensarti,
pensare al tuo bel viso ed illudersi che tutto
possa tornare come prima...
Addio Amore mio.
Roberto Fabbri
|
Il significato
... una presenza...
... qualcosa che si ottiene con il tempo ed il sacrificio...
... un riscontro...
... una certezza...
... accordo tra persone...
... una musica divina durante le difficoltà...
... è una Dea che avviluppa...
... sincerità ed affetto...
... un’utopia che si avvera...
... simpatia all’infinito...
... un abbraccio...
... sintonia di pensiero...
... un aiuto e consolazione...
... colei che non ha mai bisogno di parole...
... “è un silenzio che può diventare musica”.
Laboratorio Musicanto - Scrittura Collettiva
Casa Mantovani - Coop. Sociale Nazareno
|
Amore 95
Il nostro amore nasce piano piano
nasce senza far rumore e va lontano
e cresce fra le facce della gente
e cresce, in questo mondo, senza niente
e cresce tra la gioia ed il dolore...
e cresce...
questo nostro smisurato amore.
Gian
Bimba
Già stata donna
Un percorso a ritroso nel tempo
Un mondo da ritrovare
E la strana sensazione
Di alleggerirsi
ogni giorno di più.
Vivrai per sconfiggere il tempo
E quando scherzi
E vivi bambina
Lui impazzisce
E tu vivi per sognare
E tu vivi per giocare
E tu vivi per amare...
Gian
Amore 1
Con sentimento,
sempre in due,
cercheremo per molto tempo
dentro di noi...
Forse
Il vero amore
Nasce solo quando
Con stupore
Scopriamo e riconciliamo l’uomo e la donna
Che da sempre lottano
Incessantemente
Dentro di noi
Proprio per essere noi stessi
Un giorno
Riconosciuti
Gian
|
Schegge di felicità
Un germoglio che nasce
Un fiore che sboccia
Un merlo che nidifica sul tuo balcone
... e nutre i suoi piccoli.
Il sole che infiamma il cielo
all’alba e al tramonto... e ti
toglie il respiro.
La luna sospesa nel cielo buio e terso,
in mezzo ad un tappeto di stelle.
Il sorriso di un bambino
E avere occhi e anima per vedere.
Mamma Wizzy
|
Guerra inutile
Un vero guerriero vince: ha ucciso.
Un vero guerriero perde: è morto.
Un vero guerriero AMA.
Oddo
Gli uccelli
La notte si spegne lentamente sul canto degli uccelli,
gioiosi di aspettare il nuovo giorno, l’alzare del sole. E questo canto
dovrebbe essere trasmesso nelle stanze buie e tristi di noi ricoverati
per darci il coraggio di affrontare il nuovo sole: mattina per mattina.
Così potremmo scendere dal letto più allegri con meno fisse e di buon
umore per affrontare più serenamente la vita.
Oddo
|
La restauratrice
Lavoro al Martin Pescatore (cooperativa sociale con
sede a Calderino) faccio la restauratrice di mobili antichi dal 1990,
da circa 2 mesi sono stata impiegata per 2 giorni a settimana nel bar
di Via Cimarosa località S.Biagio gestito dalla stessa cooperativa.
Sono molto felice di questo nuovo lavoro perché mi dà l'opportunità di
conoscere gente nuova, i colleghi baristi sono molto simpatici e pronti
ad aiutarmi se sono in difficoltà. Dal momento che mi piace così tanto,
sono sicura che tra un po' di tempo sarò più esperta. Tutto questo mi
riempie di gioia.
Lorella Poggioli
|
Assistenza anziani
Il mio è un lavoro che molti non farebbero! Perché è
pesante sia fisicamente che mentalmente.
Lavoro in una casa di riposo con persone anziane, molte delle quali non
sono autosufficienti, mi occupo della loro pulizia personale, di quella
degli ambienti in cui vivono e della loro nutrizione.
Quel che mi piace e mi riempie di gioia è strappare un sorriso o una
carezza per la cosa buffa detta o fatta. Quando sono stanca e magari un
po’ stressata mi invento canzoni sul momento che riguardano quel che
sto facendo naturalmente in chiave comica, cosi loro si fanno due
risate. E' piacevole vedere quei nonnini che sorridono lasciando da
parte per un po’ le loro sofferenze. Anche quei nonni che purtroppo non
riescono a parlare ma capiscono quel che si dice. Li vedi sorridere con
gli occhi!
E' una sensazione bellissima, perché tutti noi dobbiamo avere il
diritto e la possibilità di un momento di felicità anche negli ultimi
giorni della nostra vita.
Beba
|
Chi vuol diventare amico di Ave?
Mi chiamo Ave ed ho 45 anni. Fino a diciannove anni
sono stata “normale”, poi è arrivata l’igiene mentale e la mia vita è
diventata un incubo.
Ho sempre lottato, ma la depressione è una malattia tremenda, con la
quale spesso si perde.
Mi buttai giù dalla finestra e mi ruppi la spina dorsale, divenni
incontinente e paralizzata alle gambe. Finii sopra una sedia a rotelle
per anni, poi tornai a camminare, dopo molta ginnastica.
Tra cateteri e pannoloni ed il letto, la mia vita è qui. Sono invalida
di fisico e di mente e non ho amici. Peso 110 chili e non cammino più.
Ave
|
Quell'imbranato di mio padre
Poiché mio padre per le cose di casa, compresa la
gestione dei figli, era sempre stato letteralmente negato, riporterò
qui di seguito un episodio emblematico che spiega alla grande la sua
imbranataggine.
Un giorno mia madre mentre stava vestendo mio fratello maggiore, che a
quel tempo aveva un paio d’anni, fu chiamata da una vicina per
un’emergenza; essendo in casa mio papà chiese a lui di completare la
vestizione, doveva in pratica far indossare a mio fratello i suoi
pantaloncini. Non essendosi accorto di aver infilato entrambe le gambe
in una sola apertura dei pantaloni, il mio povero fratello che
ovviamente non riusciva a stare in piedi, cadeva continuamente.
Mio padre a questo punto fu assalito letteralmente dal panico e
cominciò a gridare il nome di mia madre affinché accorresse all'evento
catastrofico; sì perché secondo lui mio fratello all’improvviso sarebbe
stato colto da poliomielite acuta.
Quando mia madre gli fece notare che l 'unico problema erano due gambe
nell’apertura dei pantaloni, scoppiò in una solenne risata, nonostante
gli improperi di mia madre.
Anonimo
|
Il professor Silenzio
Era l’inizio di un nuovo anno scolastico e come ogni
anno qualche professore veniva sostituito. Fra questi c'era un
professore avanti negli anni, dall’aspetto poteva sembrare burbero, ma
in realtà era una persona indifesa e un po’ solitaria.
Quando ci fu presentato ci dissero che era una persona un po'
stravagante anche a causa dell’età, per questo ci pregarono di
comportarci con rispetto ed educazione. Niente di più sbagliato dire ad
una scolaresca di seconda media che c'è una persona da capire e
tollerare.
Di fatto sin dal primo giorno accadde che di fronte ad un nostro
comportamento indisciplinato il professore pronunciò quella parola che
divenne la sua condanna: “Silenzio!” Ad una nuova nostra negligenza
pronunciò un altisonante: “Silenzio!”, accompagnato da un pugno sulla
tavola.
Fu così che capimmo il meccanismo per cui ad ogni nuova malefatta c’era
la scontata conseguenza dell’imperativo: “Silenzio!” Fu così che
decidemmo di contare quante volte avrebbe pronunciato questa parola.
Alla fine della lezione avevamo totalizzato ben 130 “Silenzio” .
Giuseppe dei Diavoli Rossi
|
Pensieri Zen di Luigi
Luigi propose di parlare dell’io e dell'Ego, dopo aver
letto l’articolo di una signora nel quale erano esposti i seguenti
pensieri, che costantemente fanno parte del vissuto della stragrande
maggioranza degli uomini (l’io politico, sociale, religioso e
istintivo).
Come rappresentazione di quanto detto si può immaginare un conflitto
tra due galli durante il quale l’uno dice all'altro: “ Il mio io
istintivo è più bello, più importante e più forte del tuo”. Per non
essere da meno il secondo fa la stessa identica affermazione: “No, è il
mio io istintivo che è più bello, più importante e più forte”. Gli
uomini che nel frattempo sono accorsi, prendono a scommettere sull’uno
o sull’altro.
Perché fanno questo? Perché ciascuno si identifica con il primo o con
il secondo gallo, pensando che è proprio il pennuto da lui scelto a
rappresentare il suo io, il suo Ego. Uno dei due galli però si farà
ammazzare, perché negli speroni dell’altro sono state fissate due lame
taglienti; così come avviene in tutti i confronti, ci sarà un vinto e
un vincitore.
Questa è la rappresentazione dell’allegoria istintiva della
sopraffazione, presente sia nell’istinto degli animali che dell’uomo.
Quello che in genere capita agli uomini è che in qualsiasi ambito
sociale (religioso, politico, lavorativo...) qualora gli verrà offerto
di lavorare per un’azienda, dovrà far tacere il proprio io o Ego
personale, per sostituirlo con quello aziendale.
Le conseguenze di questa operazione saranno tali che quest’uomo nei
tempo si sentirà solo, insoddisfatto, incompreso e triste per aver
rinchiuso il cadaverino del suo Ego individuale nel posto più intimo e
sconosciuto di sé.
idea di Luigi, rilettura di Concy
|
La ragazza con la coda
Un giorno durante la ricreazione, mentre consumavo il
mio panino in tutta tranquillità, notai che l’attenzione di tutti i
presenti (i compagni di classe e i professori) era rivolta a me e mi
guardavano con insistenza, abbozzando risolini soffocati, per questo
motivo ho iniziato a osservare con attenzione il mio abbigliamento per
verificare la causa di questa ilarità. Nella parte superiore del busto
era tutto a posto come del resto la parte anteriore dei pantaloni e
delle scarpe.
Improvvisamente con la coda dell’occhio scorgo una coda nera che
fuoriusciva dal di dietro dei pantaloni. Che cosa era successo?!! Che
quella mattina per la gran fretta avevo indossato le calze pulite, ma
avevo dimenticato all’interno dei pantaloni il collant del giorno
precedente.
Pensare che da quando ero uscita di casa tutte le persone che avevo
incontrato avevano assistito a quella scenetta mi innescò una risata
talmente incalzante e rumorosa che a quel punto tutti i miei amici si
lasciarono andare senza freni, per cui il corridoio divenne un
palcoscenico di risate.
Cristicchi
|
Il fantasma parlante
Rientrato nella mia camera d’albergo a tarda ora, mi
ero già mezzo spogliato quando ebbi bisogno di andare al bagno. La mia
camera
era quasi in fondo a un corridoio interminabile e poco illuminato;
circa ogni venti metri tenui lampade violacee proiettavano fasci di
luce
sul tappeto rosso.
Indossata una vestaglia, uscii nel corridoio che era deserto. Ed ero
quasi giunto alla toilette quando mi trovai di fronte a una figura di
una donna bianca, quasi trasparente, che camminava lungo il corridoio
in punta di piedi. Preso da un forte spavento, corsi nella hall
dell’albergo ad avvisare il portiere che nell’albergo c’era un
fantasma, ma lui non mi credette, e mi mandò a letto.
“Forse sarà un’allucinazione”, pensai, poi andai in bagno e tomai a
letto, quando... toc toc, qualcuno bussa alla porta.
Io gridai: “Chi è?” ma nessuno rispose, così mi alzai dal letto in
punta di piedi, ma da un orrendo sospetto fui preso: “E se fosse
qualche assassino che entra e mi ammazza?”. Decisi così di non aprire
la porta, quando... ecco di nuovo la figura bianca di prima, lì che mi
aspettava.
Spaventatissimo, tentai di chiudere la porta e scappare, ma questa
“donna fantasma” mi fermò e disse: “Aspetta, non ti farò del male”, io
le chiesi chi fosse, e lei mi rispose: “Sono tua sorella, sono morta
ieri in un incidente stradale”. “No, non è possibile!” gridai. Ma come
poteva essere possibile?
Cominciai ad urlare come un pazzo, e tutti nell’hotel si svegliarono.
“Ma che diavolo sta succedendo?” si chiesero, ed io dissi appunto che
c’era un fantasma, ma nessuno mi credette, perché in quell’istante il
fantasma era già sparito. Io insistei, ma qualcuno mi minacciò che se
avessi insistito mi avrebbero cacciato dall’albergo.
Io me ne tomai a letto con questo pensiero che mi opprimeva: ma com’era
possibile che mia sorella fosse morta?
Suonò la mezzanotte, ed io ancora non avevo chiuso occhio a causa di
questo pensiero. Continuavo a fissare l’armadio di fronte a me, e...
per mia sorpresa sulla porta c’era un numero, il numero 106. E, proprio
così, quell’armadio si era trasformato in una stanza!
Con un cigolio la porta si aprì, e ... ecco uscire di lì mia sorella,
che mi prese la mano, e disse: “Vieni con me”, e mi trascinò dentro
questa stanza misteriosa. Qui dentro una luce si accese, e ... per mia
sorpresa vi trovai una miriade di giocattoli, libri, vestiti sparsi
dappertutto, e attaccate ai muri tante ragnatele. Incuriosito, mi
avvicinai, e trovai un orsacchiotto... Santo Cielo, ma era
l’orsacchiotto con cui giocava mia sorella quando era bambina! No, non
era possibile.
Presi in mano un libro, e questo era il libro “Cuore”. Il suo libro
preferito! Poi una camicia da notte bianca, quella con cui lei dormiva.
Insomma, lì dentro c’era tutto il passato di mia sorella!
Ad un certo punto una voce stridula di una bambina mi chiamò per nome,
quando... ecco comparire una bambina, e sapete chi era? Era mia sorella
da bambina!
No, questo era troppo! Disperato aprii la porta e fuggii via, lungo il
corridoio buio che non finiva mai; sentivo i passi correre dietro di
me, chi fosse non lo so, ma ero terrorizzato, e non riuscivo a trovare
l'uscita, quando... improvvisamente mi svegliai, meno male, era solo un
sogno!
Erika - Gruppo Arte Insieme
|
La dolorosa historia di Lorenzo
il Crociato
Era una fredda mattina di inizio maggio quando Lorenzo
con il suo destriero attraversava i campi fuori le mura. I campi erano
coltivati con ordine dai servi della gleba secondo le regole impartite
cent’anni prima da Carlo Magno dopo la sua incoronazione ad Imperatore
del Sacro Romano Impero.
Lorenzo era amato da tutti per quel suo modo di fare umile nonostante
il titolo nobiliare. Gli si riempiva il cuore di gioia quando al gran
galoppo attraversava i campi dove servi, cortigiani, artigiani lo
salutavano con la mano in segno di sincero entusiasmo e rispetto.
Lo scalpitio degli zoccoli era in sintonia con i palpiti del suo cuore
quando ingenuamente si dava appuntamento con Arianna, figlia del mastro
ferraio.
Lui montava uno stallone nero e vestiva l’armatura con il vessillo dei
crociati e una grande spada in cintura. Anche lei cavalcava, cosa
singolare per il tempo, e indossava una tunica bianca e rosa in armonia
con il delicato viso dagli occhi azzurri, il fine naso, la bocca
sensuale e i lunghi lisci capelli castani.
I due si amavano di un amore sincero, ingenuo, quasi platonico. Ai due
non importava molto sposarsi. Si amavano per come erano. Credevano nei
principi cristiani ed erano molto corretti e rispettosi delle leggi e
della moralità. Vedevano nel sacrificio della vita per un ideale
superiore una cosa giusta e fatta per dare senso alla vita stessa.
Anche se la differenza di censo faceva si che i due non potessero
sposarsi, il legame affettivo era molto
forte e sotto gli occhi di tutti. I famigliari per quanto potevano lo
negavano. I giovani, ventisei lui e ventiquattro lei, amavano sdraiarsi
e parlarsi in riva al lago, parzialmente gelato. In questo vi si
specchiavano i monti ancora imbiancati dalla neve.
Un grande vuoto incombeva su di loro. Più dell’ostilità dei genitori
nei confronti del loro amore. Era un buco nero che tutto avvolge e
tutto distrugge e annienta, lascia senza fiato, getta ombre su
qualsiasi cosa, toglie la fiducia e non dà speranza per il futuro. Era
la realtà, non più felice del piccolo feudo dove tutto era regolato,
anche i ruoli, e si poteva credere anche alle favole. Era la realtà: la
realtà della guerra contro i mori. Dove i codici cavallereschi si
bagnavano di sangue.
La preparazione militare permise al nostro giovane cavaliere di tornare
al feudo senza lacerazioni fisiche. Ma con un’incommensurabile ferita
interiore che non gli permetteva più di guardare nessuno negli occhi.
La sua generosità, la fedeltà ai principi della chiesa e i valori
umani, ma soprattutto la fiducia in un mondo migliore erano andati
persi per sempre.
Troppi amici aveva perduto. Troppi nemici aveva ucciso. Troppi uomini
aveva visto agonizzare. Troppe atrocità. Troppi saccheggi e violenze.
Troppo! Troppo! Troppo!
Ma allora la vita che per il giovane era miracolosa e giusta che
cos’era? era crollata a terra come i soldati feriti o uccisi. Ora
l’uomo non era più buono o cattivo. La società giusta o ingiusta.
L’atto lecito o illecito. La condotta santa o blasfema.
I suoi occhi scuri ed espressivi erano tumefatti, quasi grigi. Le
spalle si chiudevano a riparare il capo ora sempre flesso. Non voleva
più vedere né sentire. Il corpo che manifestava fierezza, sicurezza ed
orgoglio ora era privo di significato. Non voleva altro che ritornare
al castello, stringere Arianna e cadere dentro a un letto.
Ma il dolore per Lorenzo era senza fine. Una cosa che superava ogni
limite di umana sopportazione. Arianna era morta di parto. La madre,
Giovanna, diede la piccola in braccio al padre che la prese in grembo.
Dapprima una grande confusione. Poi dei singulti. Poi delle lacrime.
Poi un pianto dirotto e infine delle urla: "perché! perché! perché!"
E d’incanto la mente gli si schiarì: guardò il viso della figlia e capì
il significato della vita. Vivere per amare ogni creatura vivente.
Fabio Tolomelli
|
|
Il sole e l'onda
Anticamente, volendo conoscere la terra, l’onda più
turchina di tutti i mari si fece donna, vestendosi di bianco. “Attenta
all'Odio!” l 'avvertì la luna “Non lo conosco!” rise l’onda piccina,
correndo via luminosa.
Sempre in corsa, la scoprì il sole e, dolcemente, le offrì la
primavera. “Com’è bello!” gridò l’onda camminando felice nel tepore
verde e, viste le viole,
s’incoronò i capelli. “Ti amo!” le disse il sole, dandole anche
l’Arcobaleno. “Anch’io!” rispose l’onda, e lo baciò.
Ma in quell’istante la più malvagia, invidiosa stella dell’universo
lanciò un pugnale e la colpì alle spalle. “Perché? Che cosa ho fatto?”
mormorò stupita l’onda e, tornata morente al suo mare, sparì.
Così, ogni mattina, il sole esce dal mare arrossato dal pianto, senza
averla ritrovata ancora.
Gabriella - Gruppo Arte Insieme
|
La confessione
Signora, dipende soltanto da lei se questa confessione
a cui sono dolorosamente costretto si convertirà nella mia salvezza o
nella mia totale vergogna, disonore e rovina. È una lunga storia che
non so neppure io come sia riuscito a tenere segreta. Né i miei cari,
né i miei amici, né i miei colleghi ne hanno mai avuto il più lontano
sospetto.
Bisogna tornare indietro di quasi trent’anni. Proprio da un periodo di
tempo così lungo ho mantenuto la stima dei miei conoscenti, malgrado il
sottoscritto sia una persona che si è fatto giustizia da sé.
E trascorso così tanto tempo, vuoi per non perdere il prestigio e la
reputazione, vuoi perché, se mi fossi costituito, avrei molto
probabilmente dovuto rinunciare alle consolazioni delle amicizie.
Di queste ve ne sarà sufficiente un esempio. Allorché frequentai la
scuola Media Superiore ci fu un professore il quale diede a noi allievi
il suo numero telefonico e ci esortò a contattarlo in qualunque
frangente noi allievi ci fossimo trovati in difficoltà. Nel medesimo
tempo, ci minacciò espressamente, avvertendoci che se gli fosse stato
risposto dal direttore dell'Istituto di pena: “Ce l’hanno consegnato
perché si è fatto giustizia da sé”, il professore non sarebbe neppure
venuto a vederci.
Di noi, non ne è finora, andato perduto uno. Ma io invito voi ad
immaginare dove sarebbe la nostra educazione, dove sarebbe la nostra
sensibilità, dove sarebbe oggi la nostra “persona”, se non avessimo
avuto la fortuna di avere un professore di tale calibro!!!
Carlo - Gruppo Arte Insieme
|
La piccola luce
Se questa volta il tema da trattare è libero la mia
volontà mi spinge a rendervi partecipi di un mio piccolo scritto per
essere vicino a chi soffre o ha sofferto per una grave mancanza.
"Nel dolore ritrovo la forza di vivere. Piano piano il
tempo sta attenuando il mio dolore, l'angoscia di vivere senza di te. I
ricordi di te riempiono con dolcezza la mia giornata. Il risveglio del
mattino mi fa un po’ meno paura. Intravedo una piccola lontana luce e
spero che riesca ad illuminare i giorni bui, tristi e disperati che mi
sono lasciata alle spalle.
Ancora una volta riesco ad emergere dal dolore, dalle macerie che mi
hanno travolto.
Anche se adesso sono tanto tanto triste. Per quello che poteva essere e
non è stato. Anche se adesso non sono più forte, so che tu mi stai
guidando, piccola luce, e ti penso e alzo le spalle, guardo il cielo e
trovo la forza di continuare a vivere."
M.Luisa del gruppo di Auto Aiuto Speranza
|
Le candeline
Oggi al ristorante si festeggia il compleanno del mio
nipotino Matteo, sono ben due anni... di felicità. Gli invitati sono
venuti, molti sono i bambini suoi amichetti.
Dopo quasi tre ore di pranzo arriva finalmente la tanto desiderata
torta che viene messa davanti a Matteo che siede a capotavola e oggi fa
il padrone. Due sono le candeline accese, a questa vista Matteo allunga
la mano e con un dito tocca la fiammella ma sente che brucia e sembra
voler piangere mentre tutti ridono divertiti, poi con grande impegno e
con l’aiuto della mamma riesce finalmente a spegnere le fatidiche
candeline ricevendo l’applauso di tutti.
Ora è pronto per l’assaggio, ma proprio in quel momento arriva la
cameriera che con discrezione e in punta di piedi prende la torta e la
porta in cucina per poi servirla ai commensali, ma questo Matteo non
l’aveva previsto e questa volta scoppia a piangere!
Questo no, questo non dovevano farglielo, Matteo non avrebbe mai
immaginato una cosa del genere! “Che cos’è questo brutto scherzo? -
avrà pensato il piccolo Matteo - Prima mi presentano una grande torta,
poi me la portano via”
Maria Angela
|
Riflessioni sulla questione della
vita
... Anche la vita come si presenta...
Prima era troppo leggera e sbagliata, poi troppo pesante e difficile.
In questi posti ti viziano. Ti fanno credere che ci sei solo tu. Che
hai ragione solo tu. Ti insegnano a scavalcare gli altri, a fregarsene
degli altri. Si finisce addirittura per odiare gli altri. Questo non è
bene: perché i valori fasulli, gli idoli falsi, l’edonismo non sono
ragioni di vita, ma di morte.
Come comportarsi? La conversione a volte passa attraverso qualcuno,
qualche mente illuminata, una guida spirituale che analizzi la mente ma
anche che sondi le profondità dell’anima e, perché no, anche
dell’inconscio.
E’ pericoloso mettersi in gioco, esporsi, ma soprattutto accettare la
competizione. Ma la competizione è una cosa negativa. Non l’ho mai
accettata, sin dalla mia infanzia. Ho un carattere dominante e
prevalente sugli altri, mi piace mettere degli stop su argomenti
fastidiosi o che non mi interessano. Difendere il mio spazio come fosse
proprietà privata.
Forse mi sono abituata così in tutti questi anni. Mi hanno troppo
assecondata e adesso se c’è qualcuno che non la pensa come me, o non mi
dà ragione, o mi fa notare che ho sbagliato, mi scaglio su di lui (o su
di lei) con ira ed egoismo e prepotenza. Non voglio arrivare ad essere
così.
Qui si litiga, ci si scanna per un pezzo di pane o per l’attenzione
degli operatori. Ci si fa la spia l’un con l’altro se uno prende
qualcosa da mangiare senza chiederlo. Ci si arrabatta per come passare
la giornata. Sono i poveri e i principi ad avere ragione, a noi non ce
la dà più nessuno.
Solo i giovani riescono a vedere le cose in modo diverso. Si aprono
all’amore e all’amicizia in maniera gratuita e incommensurabile. Non
hanno divieti né tabù e vivono alla giornata.
Loro sì, hanno degli ideali da difendere e si battono per questi ad
ogni costo. Portano la vera rivoluzione nel mondo. La speranza
intrinseca e interiore.
Sono come i pazzi diamanti dei Pink Floyd, che armonizzano il cosmo e
risplendono di luce propria per se stessi e per l’universo. Una visione
panteistica della religione e della spiritualità interiore.
Ma scatta in me una chiusura, il volersi difendere per non mettersi in
gioco. A volte però queste persone mi deludono... perché? Non lo so,
non l’ho ancora capito. Mi sento persa nei miei pensieri. Sola e
scavalcata da loro. Non riesco a condividere le cose, gli spazi, i
tempi. Neanche a ridere e a scherzare con loro.
Quando ci penso e rifletto, mi dico: “Ma che schifo di persona sono
diventata, come ho fatto a diventare così?” Anche irresponsabile e
molto inquieta. Se c’è qualcosa che mi dà fastidio, o dentro o fuori,
cerco di evitarla, di non pensarci, di misconoscerla. Perché mi fa
paura o dolore.
C’è sempre l’esigenza di mettersi contro qualcuno.
La corrente filoamericana, il capitalismo, macchine di lusso e belle
donne. Niente per i poveri, niente per quei popoli che soffrono. Per
quei martiri che si immolano e danno la propria vita per gli altri, per
il loro popolo, per gli ideali...
Vengono considerati come fautori di guerre e di ingiustizie. Mentre la
guerra la muovono i politici ricchi e avidi di potere e pieni di
corruzione.
Anche il telegiornale fa vedere una visione parziale e distorta della
realtà.
Loro sono poveri popoli, non hanno macchine, non hanno niente, solo
armi che gli vengono date in mano dai potenti. Perché i potenti con
questa guerra ci guadagnano e ci fanno i soldi.
Speriamo che non diventi una guerra mondiale. Ma l’apocalisse c’è
veramente e comunque anche dentro di noi, e sta lavorando per cambiare
il mondo.
Tutti ce ne accorgiamo sia dall’atmosfera, sia dall’ecologia e dal
pianeta. La natura regina che ci manda messaggi di avvertimento.
A me personalmente, durante la notte, mi arrivano degli ultimatum di
avvertimento e di conversione.
Tutti noi siamo chiamati a cambiare dentro per la santità e per far
splendere la gioia della salvezza in noi e negli altri.
Concludo questo discorso dicendo che dobbiamo tutti darci da fare e
rimboccarci le maniche. Ci aspetta qualcosa di glorioso e di
meraviglioso nell’avvento del Regno di Dio, che dobbiamo amare e
desiderare con tutte le nostre forze e debolezze, con tutta la nostra
mente e tutto il nostro cuore, anima e cervello.
Buon lavoro interiore a noi. E buona fortuna a chi la cerca e buon
viaggio interiore ed esteriore. Viaggiare con la mente fa bene, ed
anche con il corpo. La musica, la poesia, le cose belle.
Nutri la tua mente. Feed your mind!!!
Approvato, sperimentato, soddisfatto.
Consigli per l’uso (da leggere in se stessi)!
Con il consenso degli uni e degli altri...
Good trip!
G.B.
|
Lettera di Livia ad Appio
sull'interiorità
Appio caro, mi chiedi di parlarti dell'interiorità e
della tua interiorità in particolare, ma in tutta sincerità non riesco
a scambiare per interiorità quella costruzione fantasmagorica ed
estremamente improbabile che hai battezzato il tuo "io". Codesta
costruzione che sei andato erigendo ed accrescendo
in notti insonni, non è altro che un mausoleo, e ciò a cui rendi onore
come al tuo "io", è un cadavere mummificato. Sintanto che resterai
asserragliato entro quelle fortificazioni, autentico baluardo a difesa
del nulla, ti precluderai la possibilità di vivere. Esci all'aria
aperta, abbandona quelle assurde
fortificazioni che non valgono certo a mantenere lontani i turbamenti
che vorresti esorcizzare.
Cessa d'abbarbicarti con ogni tua forza ad un possesso, ad un
sentimento, ad un'idea, ad una credenza, ad una legge, ad una missione,
e a fame l'angusto confine della tua esistenza. Ma da ciò che realmente
ti costituisce -se solo se te ne lasciassi costituire-, da ciò che per
avventura ti trovi di volta in volta a vivere -se solo ti decidessi a
vivere-, non c'è verso ti lasci scalfire. Credimi, non è vivere questo,
e neppure lasciarsi vivere, è soltanto lasciarsi morire. Questo e
questo solo è l'autentico spreco: distogliere lo sguardo dal nostro
esserci concreto, qui ed ora, per inseguire vane, inesistenti chimere.
Non alla progettualità ti chiedo di rinunciare, ma al vivere e al
confinarti in tali progetti. E' l'attaccamento ad essi al di là di ciò
che essi rappresentano effettivamente per noi, ad essere esiziale:
quando questi progetti cominciano a vivere una vita autonoma, e coloro
che pretenderebbero di esserne gli artefici, ne divengono invece gli
schiavi premurosi e inconsapevoli.
Quale sarebbe la libertà che ti vuoi riservare: quella di scomparire?
Una fuga in mondi immaginari, in insulse utopie, in patetiche velleità
di emancipazione? Appio, noi siamo già liberi, totalmente liberi. Si
tratta solo di prenderne atto. Le responsabilità, le nostre autentiche
responsabilità (non quello sterminato cumulo di obblighi dietro cui ci
nascondiamo) non sono dei legami che ci privino della nostra libertà,
bensì i modi in cui questa libertà concretamente si attua. Non si
tratta di qualcosa di sovraimposto e di artefatto, che ci costringa in
strettoie innaturali, ma al contrario del compiuto dispiegarsi del
nostro esserci nel mondo.
Non di negazione, non di abdicazione, non di amputazione ti parlo, ma
di presa di possesso piena di ciò che realmente siamo. Non negazione
della vita, ma apertura verso la pienezza dell'esistenza. Non adesione
ad un certo "tipo" di vita, ad un ben congegnato armamentario di idee a
cui abbarbicarsi, ma apertura totale alla vita che ci viene incontro.
Vi era un tale, si racconta, che più che un uomo si sarebbe potuto
definire un groviglio di rimorsi. Costui viveva nel perenne timore che
le Erinni gli si scagliassero contro per ridurlo a brandelli, e metteva
in scena complicati rituali per esorcizzare il loro nefasto potere,
come chi volesse curare con pannicelli caldi atroci ustioni. E non si
avvedeva, il poverino, che proprio questo continuo timore in cui di sua
propria iniziativa si era relegato, costituiva l'opera propria delle
Erinni. Un giorno, chissà come, preso il coraggio a quattro mani si
calò dentro di sé, per vedere se coloro che tanto temeva fossero
proprio feroci come se le dipingeva. Quando le scorse di lontano, con i
capelli scarmigliati, tutte prese da una furibonda, scalmanata
sarabanda, rimase paralizzato dal terrore. Ma quelle, scorgendolo, gli
si fecero incontro affabilmente: "Zeus sia lodato! Finalmente qualcuno
viene a trovarci. Potremo così farci insegnare qualche danza degna di
questo nome e farci suggerire qualche acconciatura che metta in risalto
la bellezza delle nostre chiome." Da quel giorno, così si racconta,
quel tal e passò lungo tempo a intrattenersi affabilmente con i suoi
antichi rimorsi.
Le tue Erinni, Appio caro, stanno ancora aspettando che tu ti decida ad
insegnar loro qualche passo di danza.
Io non ti esorto a rinunciare a qualunque sostegno per amore del
brivido o per far mostra di un coraggio sovrumano. Ti dico
semplicemente che non ti occorre alcun puntello a cui abbarbicarti per
il semplice fatto che non vi è alcun abisso da sfuggire. L'unico abisso
è nella tua ostinazione a mantenere
serrati gli occhi per non scorgere che i tuoi piedi poggiano saldamente
sul solido terreno. Tu stesso sei quel terreno.
Mi ripeteva spesso un maestro dei miei anni infantili: "Abbandonati al
mare senza la nave, il mare ti dirà chi sei" (Farid al Attar).
Abbandonati al mare, e ciò che comprenderai è che tu stesso sei il
mare. E quando riconoscerai te stesso in questo mare, comprenderai che
la lunga schiera delle paure, delle vanità, delle rivalse, dei puntigli
nei quali ti sei ridotto a navigare, non sono altro che le lievi
increspature sulla superficie di quel mare che tu sei. Quel mare che
tutti noi siamo. Le lievi increspature del mare.
Noi siamo il mare sottostante e ad un tempo siamo il vento che giocando
con la superficie marina provoca quelle increspature. Siamo il mare ed
il vento, eppure ci ostiniamo ad esiliarci in quelle increspature, in
quella sottile regione di confine, che senza di essi neppure
esisterebbe, ed in essa eleggiamo la nostra unica dimora, e null'altro
se non quelle spume iridescenti riusciamo a scorgere. Contemplale,
Appio, senza timore alcuno, ma non scordare mai da chi sono generate.
Sei tu il mare, sei tu il vento.
Quando ti deciderai a comprendere che tutto ciò che necessita di essere
protetto, non merita una tale protezione: è al letamaio, e ad esso
solo, che si può montare la guardia. Tutto ciò che realmente vale e va
preservato, non necessita di protezione alcuna, poiché è da sempre e
per sempre salvo.
Ad Appio sembrò allora di essere come un solitario viaggiatore che dopo
aver percorso interi continenti e solcato oceani sterminati giunge
infine, dopo anni ed anni di peregrinazioni, in vista della sua meta: i
confini del disco terrestre. Col cuore in tumulto si sporge oltre il
bordo per scorgere l'abisso sottostante, ma non l 'abisso scorge, bensì
comprende in quel preciso istante di non essersi mai allontanato
nemmeno di un passo, in nessun giorno del suo lunghissimo viaggio,
dalla sua autentica patria.
Antonio Marco Serra
|
La bacheca degli annunci
DIAVOLI ROSSI A PALINURO
Il GS Diavoli Rossi - Dipartimento di Salute Mentale
parteciperà alla ottava manifestazione nazionale ANPIS “Sottosopra” che
si svolgerà dal 31 maggio al 7 giugno prossimi a Palinuro (Sa) nel
Parco del Cilento.
Saranno presenti 40 persone fra utenti, operatori, volontari e
famigliari
SIMBA onlus Ass. Italiana
Sindrome e Malattia di Behçet
La malattia di Behçet è una rara malattia autoimmune
multisistemica. Si tratta di una infiammazione coinvolgente le arterie
e le vene di qualsiasi calibro che può portare danni agli apparati
nervoso, muscolo-scheletrico, cardio-vascolare, gastro-enterico ed
oculare (uveite cronica recidivante che porta alla cecità il 10 % dei
pazienti).
Per informazioni: telefono: 333-9698427 / 329-4265508 - e-mail:
info@.behcet.it - internet: http://www.behcet.it
Se vuoi donarci il tuo sostegno, con la prossima dichiarazione dei
redditi puoi destinare il 5 per 1000 a SIMBA ONLUS, basta una firma e
scrivere il nostro codice fiscale: 90040570500
AUTO MUTUO AIUTO A VERGATO
In vista dell'attivazione di un gruppo di Auto Mutuo
Aiuto per i famigliari di utenti con disagio psichico:
Il C.S.M. di Vergato ha organizzato per il 10 MAGGIO 2008 alle ore
10.00 un'assemblea-incontro aperta ai cittadini e agli addetti ai
lavori dei territori di San Lazzaro, Casalecchio e dell'Appennino per
informare e sensibilizzare le persone su questo importante argomento;
nello specifico interverranno il Dott. Pezzoli, il Dott. Filippi,
alcuni famigliari dei gruppi A.M.A. (Speranza, Armonia e Mercurio ).
CONVEGNO NAZIONALE / PROGETTI
RIABILITATIVI
Il 30-31 maggio prossimi al Palazzo degli Affari (Sala
Topazio) in Piazza della Costituzione a Bologna, nell’ambito di
“Exposanità” si terrà il convegno nazionale “Il sogno di una cosa: i 30
anni della legge 180 fra progetti riabilitativi e percorsi
assistenziali”.
Per informazioni rivolgersi a Enrica Pirazzini 348.4528963
|