marzo-aprile 2008 - anno II  n. 2 - tema libero


sommario

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Questo numero (editoriale)

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Il tema del prossimo numero

un familiare
del Gruppo Speranza

Diario di un viaggiatore (da S.Donato fino a S.Camillo)

un familiare
del Gruppo Speranza

Una giornata diversa...

Cristina Paolucci

L'angolo di Cristina

un familiare del Gruppo Speranza

La “piazzola”

Giorgio Tedeschi

Il campionato di serie A

Stefano Guidi (a cura)

Casa Mantovani e i suoi eroi... Una nuova squadra di calcio

Carlo Alberto Malaguti

Il tema dell'amicizia

Dedicato ad Arianna
Lo spazio della poesia

 

      Roy     Amicizia mia
      Massimo     Una presenza
      Jo     Vita / Note soavi
      Roberto Fabbri     Innocenza
      Lab. Musicanto     Il significato
      Gian     Amore 95 / Bimba / Amore 1
      Mamma Wizzy     Schegge di felicità
      Oddo     Guerra inutile / Gli uccelli

Lorella Poggioli

La restauratrice

Beba

Assistenza anziani

Ave

Chi vuol diventare amico di Ave?

Anonimo

Quell'imbranato di mio padre

Giuseppe (Diavoli rossi)

Il professor Silenzio

Luigi, Concy

Pensieri Zen di Luigi

Cristicchi

La ragazza con la coda

Erika (ArteInsieme)

Il fantasma parlante

Fabio Tolomelli

La dolorosa historia
di Lorenzo il Crociato

Eugenio Barbieri

Le formichine (vignette)

Gabriella (ArteInsieme)

Il sole e l'onda

Carlo (ArteInsieme)

La confessione

M.Luisa

La piccola luce

Maria Angela

Le candeline

G.B.

Riflessioni sulla questione della vita

Antonio Marco Serra

Lettera di Livia ad Appio
sull'interiorità

***

La bacheca degli annunci

 

Questo numero


Siamo in primavera, la stagione più bella, quella del risveglio. Si risveglia la natura e il nostro corpo, tutto ha un sapore e un odore diverso, c’è voglia di ricominciare o di iniziare qualcosa di nuovo dopo il letargo e la pigrizia invernali.
In via eccezionale, per questo numero de “Il Faro” non avevamo assegnato alcun tema centrale su cui discutere. Il nostro intento era quello di stimolarvi a liberare la fantasia e a scrivere qualsiasi cosa vi capitasse in mente.
Ed ecco il risultato: una miscellanea di spunti e di riflessioni che crediamo interessanti.


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Ed ecco il tema del prossimo numero: lo SPORT


E’ una parola che appartiene al linguaggio universale e che può avere mille significati: c' è lo sport agonistico e quello ricreativo, quello amatoriale e quello rieducativo; ci sono decine di discipline e milioni di praticanti. Gli antichi romani dicevano: "Mens sana in corpore sano" (una mente sana in un corpo sano). I greci sospendevano le guerre per dare spazio ai Giochi di Olimpia. Fra pochi mesi ci saranno le Olimpiadi a Pechino...
Ecco, questi sono alcuni spunti per le vostre riflessioni.


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Diario di un viaggiatore (da San Donato fino a San Camillo)


Quattro Febbraio
Intanto la nebbia bassa mattutina si dissolve in una foschia che trasforma i prati in un mare d’organza verde chiaro chiaro. Il caldo di questi giorni ha svegliato la natura, i merli ricominciano ad esplorare il parco e le gazze si introducono nottetempo in serra per saccheggiare i semenzai.

Quattro Marzo
Pasolini piangeva la scomparsa delle lucciole, altri il malinconico diradarsi delle rondini, senza scordare la dolorosissima ecatombe delle api; noi tuttavia - miracoli agriverdi? - tocchiamo con gioia il dolce risveglio delle coccinelle che cominciano pigramente a circolare nelle aiuole del San Camillo e quando, a pancia in alto, faticano a girarsi, ci piace pensare che ritardino per crogiolarsi al sole.
In serra la guerra al grillo che si pappa le foglioline appena spuntate ha visto una svolta; abbiamo sollevato i semenzai e sparso i fiori di lavanda (ecco perché scarseggiano i sacchettini), ed ora con molta trepidazione annunciano i germogli che spuntano dalla terra.

Sei Marzo
Sotto il cielo bianco di neve, anche se qui non ne è caduta, ci godiamo la vista delle colline incappucciate di bianco che nel contrasto con il fondovalle scuro ricordano una fila di puffi in fuga.
Ieri in vivaio tra la luce che saltava, le mani intirizzite dalla pioggia copiosa, abbiamo vissuto una intensa mattinata inf-vernale. L’orto, lunedì riarso, oggi, fangoso. I semenzai mostrano un rigoglio di tenere foglioline, straordinaria la Bietola da Orto che, microscopica, ha steli rosso scuro quasi blu e oglie verde intenso, il prezzemolo sembra un bonsai, insomma siamo quasi pronti a passare la mano al rientrante ortolano.

Tredici Marzo
Dopo il chiarore invernale della settimana scorsa godiamo di un chiarore completamente diverso e si fatica a stare al chiuso: oramai si lavora con le finestre aperte. La mattina il sole radente rifulge sui patri che in mezzo a tutte le sfumature del verde scialano un festoso trionfo di fiori che vanno dal bianco all’azzurro ma anche al giallo e al verde che sfuma nel viola.
I picchi si sono svegliati e lavorano alacremente sugli alberoni del S. Camillo, le cinciallegre sentono la primavera e si inseguono e si battono senza esclusioni di colpi, invece i pettirossi, unica quasi- compagnia invernale, si sono appartati e appena si vedono.


Andrea Pancaldi


Una giornata diversa...


E’ una giornata diversa: il sole è più caldo e i rami, che l’inverno aveva drasticamente sfogliato, si vestono di teneri germogli. I pesanti cappotti imbottiti hanno ceduto il posto a corte giacchette strette strette e giovani donne passeggiando ostentano vertiginose minigonne.
Il parco giochi, per mesi silente, risuona di grida gioiose. Bambini che si rincorrono, giocano fanno capriole e dondolano sempre più in alto sull’altalena.
Gruppetti di anziani occupano le panchine e i loro discorsi sono sempre gli stessi. I ricordi della gioventù che riscaldano il cuore si intrecciano ai racconti degli acciacchi di oggi. Gli uni e gli altri condivisi con un po’ di nostalgia per il passato e la consapevolezza del presente.
Ben presto sui rami le piccole gemme sono fiorite, seguite da tenere foglie, sempre più grandi, sempre più fitte. Alfine gli alberi sfoggiano una nuova chioma e sui prati verdeggianti sembra caduta una pioggia di bianchi coriandoli. Sono migliaia di margheritine sparse ovunque, frammiste qua e là da macchie di azzurro: i non ti scordar di me.
Siepi e balconi fioriti, di tanti colori deliziano lo sguardo. Un venticello gentile scompiglia poco poco i capelli, accompagna le prime passeggiate, increspa l’acqua dei fiumi e diffonde nell’aria il profumo di erba e di fiori.
Ovunque riecheggia il cinguettio degli uccelli il tubare dei colombi e il merlo vola radente in cerca di cibo.
E’ tutto un tripudio di suoni e colori non vedo più le rondini, ma ugualmente la PRIMAVERA è arrivata.


un familiare del Gruppo Speranza


L'angolo di Cristina


Buona Primavera a tutti e un consiglio su un libro da leggere: Diego de Silva, “NON AVEVO CAPITO NIENTE” Einaudi.
Da leggere, perché a volte l’ironia serve quando ci sembra di non capire proprio più niente; oserei dire un libro non proprio per tutti, solo per quelli un po’ confusi.

Cristina Paolucci




Non esiste un vascello
veloce come un libro,
per portarci
in terre lontane
né corsieri
come una pagina
di poesia che s'impenna.
Questa traversata
può farla anche il povero
Senza aggressioni
di pedaggio
tanto è frugale il carro
dell'anima.

Emily Dickinson


La “piazzola”


Quanta gente al mercato di città!
Sembra un formicaio
in piena attività.
Un via vai continuo stretti stretti
Tra file di banchetti.
Ad ogni passo ti fermi
guardando qua e là perché
la merce è tanta.
Valuti la qualità,
confronti i prezzi,
ti lasci prendere dalle indecisioni
e questo ti fa perdere l'occasione
di un buon acquisto.
Pensi: "troverò qualcos'altro".
Ma ciò non ti consola
e continui il giro
di tutta la piazzola.
Affronti l’ultima corsia
ed ecco, su un banchetto
proprio quel che cercavi...
"E ' tuo l’oggetto!"
I piedi dolgono
sei stanca ed accaldata,
ma non è niente
in confronto alla soddisfazione
di aver trovato
quell'ultima occasione.


un familiare del Gruppo Speranza


Il campionato di serie A: fra Inter e Roma


(Questo articolo è stato scritto ai primi di marzo, con largo anticipo sulla fine del campionato di calcio. E' dunque da considerare come interessante e personalissimo momento di riflessione su un argomento che appassiona tanta gente - n.d.r.)



Scrivere di sport e non scrivere di calcio è un assurdo. Alla 26° giornata le posizioni sono ben definite: l’Internazionale di Milano, la squadra straniera per detta di Fabio Capello -e, aggiungo io, la più antipatica di tutta la serie A (dal presidente allo sponsor, dall’allenatore al vice allenatore, dal suo capitano ecc, ecc.) - ha solo 6 punti di vantaggio sulla Roma che gioca il più bel gioco di tutta la serie A, grazie a un bravissimo allenatore ma che è sponsorizzata dall’ineffabile Wind.
La lotta per lo scudetto è tutta qui. Le altre arrancano, a cominciare dalla Juventus, vittima di un mercato disastroso e con una difesa da serie B.
La Fiorentina invece è una splendida realtà, guidata da un ottimo tecnico e si trova a competere da par suo anche in coppa U.E.F.A.. Queste quattro squadre faranno probabilmente la Champions League l’anno prossimo.
E le altre? Il Milan, vecchio e malandato, gioca bene solo in Champions (da notare che scrivo il 3-3- 2008) il campionato non la riguarda. L’Udinese fa quello che può, con un attacco stratosferico. Mentre la Sampdoria del sanguigno Mazzarri e dell'"estemporaneo" Cassano pecca troppo in discontinuità.
Il Genoa del bravo Gasparini e dell’ottimo Boriello, invece è una splendida realtà. Atalanta, Palermo, Napoli sono destinate a salvarsi facilmente.
Nelle zone buie della classifica emergono Torino e soprattutto Siena, guidata da un buon tecnico di ritorno, Beretta.
Nella zona caldissima della classifica, Lazio, Catania, Empoli, Parma, Reggina, Cagliari sono squadre modeste.
Un pronostico: l’Inter dovrebbe farcela (non in Champions); la Roma dovrebbe fare bella figura in Champions, la Fiorentina può vincere la coppa U.E.F.A.


Giorgio Tedeschi


Casa Mantovani e i suoi eroi... Una nuova squadra di calcio


Ebbene sì: anche Casa Mantovani ha creato la sua squadra di calcio!
Il nostro esordio è avvenuto il 30 gennaio 2008 con la partita di calcetto contro i Diavoli Rossi, nota squadra che da anni si allena e scalpita sui campi di gioco. Inizialmente l’impresa è apparsa ardua ma solo sulla carta; infatti i nostri eroi (la squadra al proprio interno è composta anche da due educatrici super-brave), si presentano sul rettangolo verde di gioco con la formazione migliore.
Come è andata vi chiederete voi? Beh, tutto sommato molto bene, l’accoglienza ricevuta da parte del gruppo dei Diavoli Rossi è stata ottima, mentre il risultato sul campo è stato negativo nel punteggio ma positivo per il morale del gruppo.
Vi domanderete poi il perché... Ebbene sì, sul piano del gioco Casa Mantovani ha mostrato un notevole carattere e unità di gruppo. Infatti durante la prima partitella, finita con un solo gol di scarto, la squadra ha mostrato una buona tenuta di gioco, anche con il limite della scarsa tenuta fìsica della maggior parte dei componenti della squadra. La frase ricorrente negli spogliatoi è stata "Se avessimo avuto più fiato...".
Lanciati dai fatti e non dal risultato, i nostri eroi decidono di sperimentarsi ulteriormente accettando la sfida lanciata dagli Special Boys, squadra di San Giorgio di Piano, a partecipare ad un quadrangolare nei campi di Torreverde. Questo torneo si è rilevato un vero trampolino di lancio per la squadra. Operatori e ospiti sono partiti con grande grinta, tanto da vincere due partite e pareggiarne una e l’aspetto coinvolgente di questi risultati così positivi sono risultati decisivi per la nascita di questa super squadra.

pagina 1


Il vero lavoro di squadra, a dire il vero, non è stato ottenuto con la vincita del torneo, ma con il dopo partita che si è concluso con la concentrazione galattica delle varie squadre nello “sbaffarsi” delle ottime lasagne fatte in casa e una buonissima braciola con patatine al ristorante “Da Giorgio”. Come si dice: se il buongiorno si vede dal mattino...
Scherzi a Parte! Operatori ed ospiti di Casa Mantovani ringraziano i vari referenti e chi ci ha ospitato e ci ha fatto conoscere queste bellissime realtà (Diavoli Rossi e Special Boys), per la fantastica accoglienza e supporto riservatici.
Non ci resta, quindi, che dire: “Amici cari, noi ci siamo! Alle prossime partite!”


A cura di Stefano Guidi
Educatore Professionale Casa Mantovani - Coop. Sociale Nazareno


Il tema dell'amicizia


Il tema del laboratorio di Musica da febbraio 2008 è l’amicizia. Abbiamo ascoltato un sacco di brani di Musica Classica e Leggera ed abbiamo parlato tanto su cosa sia l’amicizia per noi e come essa emerge nei brani ascoltati.
Durante una conversazione del mercoledì pomeriggio, ad un certo punto spinti dalle osservazioni sul testo della canzone un Nuovo Amico della Pausini, ci siamo chiesti se l’amicizia può durare per sempre. Alcuni di noi hanno detto che la vera amicizia è eterna, altri che dura solo un periodo nella vita.
Io penso che l’amicizia duri fino a quando due persone vanno d’accordo. Se due amici riescono a stare insieme per tutta la vita rispettando i cambiamenti di carattere che possono avere allora staranno sempre insieme, altrimenti col tempo ci si accorge che si è cambiati e che non essendoci più accordo, bisogna prendere strade diverse.
Eterna o limitata? La mia risposta è: dipende!


Carlo Alberto Malaguti


Amicizia mia


Accarezzo la tua pelle e piango,
le mie lacrime sono stelle.
Ammiro la tua bellezza e sogno,
ti avviluppo con i miei baci.
Ti Adoro Dea.


Roy


Una presenza


Amicizia... è una persona, un volto,
un abbraccio fatto di poche parole, ma di molti fatti...
semplicemente c’è:
lo puoi vedere, riconoscere.
Sei preso da te stesso...
dai tuoi problemi, dalle tue ansie e paure,
Ma Lui c’è ed è pronto ad abbracciarti ed a
camminare con te,
sempre insieme nell’avventura della vita.


Massimo


Vita


Immersione d’amore e di amicizia.
Negli occhi e negli sguardi della gente,
pigra ed intraprendente.
Nel verso di un bambino
che inizia il suo cammino,
poi percorri le strade e
incontri anche il male,
ma lo schivi per continuare ad amare...
e la vita va...
nella pace anche di una città.


Jo




Note soavi


L’amicizia suona note soavi,
è il nettare delle api
sui fiori di ogni colore!
Che fare senza di Lei?
Chi trova un amico
trova uno scrigno da aprire
tutte le volte che c’è l’occasione!
E’ cara come la vita
come un bambino,
che ti sfiora sulle guance!
Che meraviglia questo sentimento!
Senza di esso
la vita non ha sale, né zucchero!
E’ tutto ciò che vale nell’avventura
dell’ esistenza!!!


Jo


Innocenza


Ultima parola,
ultima per sempre.
Addio amore mio...
Non l’ho voluto io, non l’hai voluto tu,
ma è colpa del destino che ha vinto su di noi.
Cade una foglia staccata dal vento,
e, anche io, vorrei morire con lei;
Amore, amore, amore...
Son solo parole che cadono nel vento,
percossi da sorella speranza
umiliati dall’amore degli altri,
non t’ho mai toccata,
non ti ho mai baciata, ma sapevi
che eri solo mia.
Non reagisco più a nessuna emozione
E sto lottando per vincere contro di me.
Questo disperazione che è molto il mio corpo,
voglio che viva da sola,
è ormai un ricordo lontano nel tempo che ha
cambiato la mia vita.
Poche modeste soddisfazioni,
amori casuali e clandestini.
Inutile pensarti,
pensare al tuo bel viso ed illudersi che tutto
possa tornare come prima...
Addio Amore mio.


Roberto Fabbri


Il significato


... una presenza...
... qualcosa che si ottiene con il tempo ed il sacrificio...
... un riscontro...
... una certezza...
... accordo tra persone...
... una musica divina durante le difficoltà...
... è una Dea che avviluppa...
... sincerità ed affetto...
... un’utopia che si avvera...
... simpatia all’infinito...
... un abbraccio...
... sintonia di pensiero...
... un aiuto e consolazione...
... colei che non ha mai bisogno di parole...
... “è un silenzio che può diventare musica”.


Laboratorio Musicanto - Scrittura Collettiva
Casa Mantovani - Coop. Sociale Nazareno


Amore 95


Il nostro amore nasce piano piano
nasce senza far rumore e va lontano
e cresce fra le facce della gente
e cresce, in questo mondo, senza niente
e cresce tra la gioia ed il dolore...
e cresce...
questo nostro smisurato amore.


Gian




Bimba


Già stata donna
Un percorso a ritroso nel tempo
Un mondo da ritrovare
E la strana sensazione
Di alleggerirsi
ogni giorno di più.
Vivrai per sconfiggere il tempo
E quando scherzi
E vivi bambina
Lui impazzisce
E tu vivi per sognare
E tu vivi per giocare
E tu vivi per amare...


Gian




Amore 1


Con sentimento,
sempre in due,
cercheremo per molto tempo
dentro di noi...
Forse
Il vero amore
Nasce solo quando
Con stupore
Scopriamo e riconciliamo l’uomo e la donna
Che da sempre lottano
Incessantemente
Dentro di noi
Proprio per essere noi stessi
Un giorno
Riconosciuti


Gian


Schegge di felicità


Un germoglio che nasce
Un fiore che sboccia
Un merlo che nidifica sul tuo balcone
... e nutre i suoi piccoli.
Il sole che infiamma il cielo
all’alba e al tramonto... e ti
toglie il respiro.
La luna sospesa nel cielo buio e terso,
in mezzo ad un tappeto di stelle.
Il sorriso di un bambino
E avere occhi e anima per vedere.


Mamma Wizzy


Guerra inutile


Un vero guerriero vince: ha ucciso.
Un vero guerriero perde: è morto.
Un vero guerriero AMA.


Oddo




Gli uccelli


La notte si spegne lentamente sul canto degli uccelli, gioiosi di aspettare il nuovo giorno, l’alzare del sole. E questo canto dovrebbe essere trasmesso nelle stanze buie e tristi di noi ricoverati per darci il coraggio di affrontare il nuovo sole: mattina per mattina. Così potremmo scendere dal letto più allegri con meno fisse e di buon umore per affrontare più serenamente la vita.


Oddo


La restauratrice


Lavoro al Martin Pescatore (cooperativa sociale con sede a Calderino) faccio la restauratrice di mobili antichi dal 1990, da circa 2 mesi sono stata impiegata per 2 giorni a settimana nel bar di Via Cimarosa località S.Biagio gestito dalla stessa cooperativa.
Sono molto felice di questo nuovo lavoro perché mi dà l'opportunità di conoscere gente nuova, i colleghi baristi sono molto simpatici e pronti ad aiutarmi se sono in difficoltà. Dal momento che mi piace così tanto, sono sicura che tra un po' di tempo sarò più esperta. Tutto questo mi riempie di gioia.


Lorella Poggioli


Assistenza anziani


Il mio è un lavoro che molti non farebbero! Perché è pesante sia fisicamente che mentalmente.
Lavoro in una casa di riposo con persone anziane, molte delle quali non sono autosufficienti, mi occupo della loro pulizia personale, di quella degli ambienti in cui vivono e della loro nutrizione.
Quel che mi piace e mi riempie di gioia è strappare un sorriso o una carezza per la cosa buffa detta o fatta. Quando sono stanca e magari un po’ stressata mi invento canzoni sul momento che riguardano quel che sto facendo naturalmente in chiave comica, cosi loro si fanno due risate. E' piacevole vedere quei nonnini che sorridono lasciando da parte per un po’ le loro sofferenze. Anche quei nonni che purtroppo non riescono a parlare ma capiscono quel che si dice. Li vedi sorridere con gli occhi!
E' una sensazione bellissima, perché tutti noi dobbiamo avere il diritto e la possibilità di un momento di felicità anche negli ultimi giorni della nostra vita.


Beba


Chi vuol diventare amico di Ave?


Mi chiamo Ave ed ho 45 anni. Fino a diciannove anni sono stata “normale”, poi è arrivata l’igiene mentale e la mia vita è diventata un incubo.
Ho sempre lottato, ma la depressione è una malattia tremenda, con la quale spesso si perde.
Mi buttai giù dalla finestra e mi ruppi la spina dorsale, divenni incontinente e paralizzata alle gambe. Finii sopra una sedia a rotelle per anni, poi tornai a camminare, dopo molta ginnastica.
Tra cateteri e pannoloni ed il letto, la mia vita è qui. Sono invalida di fisico e di mente e non ho amici. Peso 110 chili e non cammino più.


Ave


Quell'imbranato di mio padre


Poiché mio padre per le cose di casa, compresa la gestione dei figli, era sempre stato letteralmente negato, riporterò qui di seguito un episodio emblematico che spiega alla grande la sua imbranataggine.
Un giorno mia madre mentre stava vestendo mio fratello maggiore, che a quel tempo aveva un paio d’anni, fu chiamata da una vicina per un’emergenza; essendo in casa mio papà chiese a lui di completare la vestizione, doveva in pratica far indossare a mio fratello i suoi pantaloncini. Non essendosi accorto di aver infilato entrambe le gambe in una sola apertura dei pantaloni, il mio povero fratello che ovviamente non riusciva a stare in piedi, cadeva continuamente.
Mio padre a questo punto fu assalito letteralmente dal panico e cominciò a gridare il nome di mia madre affinché accorresse all'evento catastrofico; sì perché secondo lui mio fratello all’improvviso sarebbe stato colto da poliomielite acuta.
Quando mia madre gli fece notare che l 'unico problema erano due gambe nell’apertura dei pantaloni, scoppiò in una solenne risata, nonostante gli improperi di mia madre.


Anonimo


Il professor Silenzio


Era l’inizio di un nuovo anno scolastico e come ogni anno qualche professore veniva sostituito. Fra questi c'era un professore avanti negli anni, dall’aspetto poteva sembrare burbero, ma in realtà era una persona indifesa e un po’ solitaria.
Quando ci fu presentato ci dissero che era una persona un po' stravagante anche a causa dell’età, per questo ci pregarono di comportarci con rispetto ed educazione. Niente di più sbagliato dire ad una scolaresca di seconda media che c'è una persona da capire e tollerare.
Di fatto sin dal primo giorno accadde che di fronte ad un nostro comportamento indisciplinato il professore pronunciò quella parola che divenne la sua condanna: “Silenzio!” Ad una nuova nostra negligenza pronunciò un altisonante: “Silenzio!”, accompagnato da un pugno sulla tavola.
Fu così che capimmo il meccanismo per cui ad ogni nuova malefatta c’era la scontata conseguenza dell’imperativo: “Silenzio!” Fu così che decidemmo di contare quante volte avrebbe pronunciato questa parola. Alla fine della lezione avevamo totalizzato ben 130 “Silenzio” .


Giuseppe dei Diavoli Rossi


Pensieri Zen di Luigi


Luigi propose di parlare dell’io e dell'Ego, dopo aver letto l’articolo di una signora nel quale erano esposti i seguenti pensieri, che costantemente fanno parte del vissuto della stragrande maggioranza degli uomini (l’io politico, sociale, religioso e istintivo).
Come rappresentazione di quanto detto si può immaginare un conflitto tra due galli durante il quale l’uno dice all'altro: “ Il mio io istintivo è più bello, più importante e più forte del tuo”. Per non essere da meno il secondo fa la stessa identica affermazione: “No, è il mio io istintivo che è più bello, più importante e più forte”. Gli uomini che nel frattempo sono accorsi, prendono a scommettere sull’uno o sull’altro.
Perché fanno questo? Perché ciascuno si identifica con il primo o con il secondo gallo, pensando che è proprio il pennuto da lui scelto a rappresentare il suo io, il suo Ego. Uno dei due galli però si farà ammazzare, perché negli speroni dell’altro sono state fissate due lame taglienti; così come avviene in tutti i confronti, ci sarà un vinto e un vincitore.
Questa è la rappresentazione dell’allegoria istintiva della sopraffazione, presente sia nell’istinto degli animali che dell’uomo.
Quello che in genere capita agli uomini è che in qualsiasi ambito sociale (religioso, politico, lavorativo...) qualora gli verrà offerto di lavorare per un’azienda, dovrà far tacere il proprio io o Ego personale, per sostituirlo con quello aziendale.
Le conseguenze di questa operazione saranno tali che quest’uomo nei tempo si sentirà solo, insoddisfatto, incompreso e triste per aver rinchiuso il cadaverino del suo Ego individuale nel posto più intimo e sconosciuto di sé.


idea di Luigi, rilettura di Concy


La ragazza con la coda


Un giorno durante la ricreazione, mentre consumavo il mio panino in tutta tranquillità, notai che l’attenzione di tutti i presenti (i compagni di classe e i professori) era rivolta a me e mi guardavano con insistenza, abbozzando risolini soffocati, per questo motivo ho iniziato a osservare con attenzione il mio abbigliamento per verificare la causa di questa ilarità. Nella parte superiore del busto era tutto a posto come del resto la parte anteriore dei pantaloni e delle scarpe.
Improvvisamente con la coda dell’occhio scorgo una coda nera che fuoriusciva dal di dietro dei pantaloni. Che cosa era successo?!! Che quella mattina per la gran fretta avevo indossato le calze pulite, ma avevo dimenticato all’interno dei pantaloni il collant del giorno precedente.
Pensare che da quando ero uscita di casa tutte le persone che avevo incontrato avevano assistito a quella scenetta mi innescò una risata talmente incalzante e rumorosa che a quel punto tutti i miei amici si lasciarono andare senza freni, per cui il corridoio divenne un palcoscenico di risate.


Cristicchi


Il fantasma parlante


Rientrato nella mia camera d’albergo a tarda ora, mi ero già mezzo spogliato quando ebbi bisogno di andare al bagno. La mia camera era quasi in fondo a un corridoio interminabile e poco illuminato; circa ogni venti metri tenui lampade violacee proiettavano fasci di luce sul tappeto rosso.
Indossata una vestaglia, uscii nel corridoio che era deserto. Ed ero quasi giunto alla toilette quando mi trovai di fronte a una figura di una donna bianca, quasi trasparente, che camminava lungo il corridoio in punta di piedi. Preso da un forte spavento, corsi nella hall dell’albergo ad avvisare il portiere che nell’albergo c’era un fantasma, ma lui non mi credette, e mi mandò a letto.
“Forse sarà un’allucinazione”, pensai, poi andai in bagno e tomai a letto, quando... toc toc, qualcuno bussa alla porta.
Io gridai: “Chi è?” ma nessuno rispose, così mi alzai dal letto in punta di piedi, ma da un orrendo sospetto fui preso: “E se fosse qualche assassino che entra e mi ammazza?”. Decisi così di non aprire la porta, quando... ecco di nuovo la figura bianca di prima, lì che mi aspettava.
Spaventatissimo, tentai di chiudere la porta e scappare, ma questa “donna fantasma” mi fermò e disse: “Aspetta, non ti farò del male”, io le chiesi chi fosse, e lei mi rispose: “Sono tua sorella, sono morta ieri in un incidente stradale”. “No, non è possibile!” gridai. Ma come poteva essere possibile?
Cominciai ad urlare come un pazzo, e tutti nell’hotel si svegliarono. “Ma che diavolo sta succedendo?” si chiesero, ed io dissi appunto che c’era un fantasma, ma nessuno mi credette, perché in quell’istante il fantasma era già sparito. Io insistei, ma qualcuno mi minacciò che se avessi insistito mi avrebbero cacciato dall’albergo.
Io me ne tomai a letto con questo pensiero che mi opprimeva: ma com’era possibile che mia sorella fosse morta?
Suonò la mezzanotte, ed io ancora non avevo chiuso occhio a causa di questo pensiero. Continuavo a fissare l’armadio di fronte a me, e... per mia sorpresa sulla porta c’era un numero, il numero 106. E, proprio così, quell’armadio si era trasformato in una stanza!
Con un cigolio la porta si aprì, e ... ecco uscire di lì mia sorella, che mi prese la mano, e disse: “Vieni con me”, e mi trascinò dentro questa stanza misteriosa. Qui dentro una luce si accese, e ... per mia sorpresa vi trovai una miriade di giocattoli, libri, vestiti sparsi dappertutto, e attaccate ai muri tante ragnatele. Incuriosito, mi avvicinai, e trovai un orsacchiotto... Santo Cielo, ma era l’orsacchiotto con cui giocava mia sorella quando era bambina! No, non era possibile.
Presi in mano un libro, e questo era il libro “Cuore”. Il suo libro preferito! Poi una camicia da notte bianca, quella con cui lei dormiva. Insomma, lì dentro c’era tutto il passato di mia sorella!
Ad un certo punto una voce stridula di una bambina mi chiamò per nome, quando... ecco comparire una bambina, e sapete chi era? Era mia sorella da bambina!
No, questo era troppo! Disperato aprii la porta e fuggii via, lungo il corridoio buio che non finiva mai; sentivo i passi correre dietro di me, chi fosse non lo so, ma ero terrorizzato, e non riuscivo a trovare l'uscita, quando... improvvisamente mi svegliai, meno male, era solo un sogno!


Erika - Gruppo Arte Insieme


La dolorosa historia di Lorenzo il Crociato


Era una fredda mattina di inizio maggio quando Lorenzo con il suo destriero attraversava i campi fuori le mura. I campi erano coltivati con ordine dai servi della gleba secondo le regole impartite cent’anni prima da Carlo Magno dopo la sua incoronazione ad Imperatore del Sacro Romano Impero.
Lorenzo era amato da tutti per quel suo modo di fare umile nonostante il titolo nobiliare. Gli si riempiva il cuore di gioia quando al gran galoppo attraversava i campi dove servi, cortigiani, artigiani lo salutavano con la mano in segno di sincero entusiasmo e rispetto.
Lo scalpitio degli zoccoli era in sintonia con i palpiti del suo cuore quando ingenuamente si dava appuntamento con Arianna, figlia del mastro ferraio. Lui montava uno stallone nero e vestiva l’armatura con il vessillo dei crociati e una grande spada in cintura. Anche lei cavalcava, cosa singolare per il tempo, e indossava una tunica bianca e rosa in armonia con il delicato viso dagli occhi azzurri, il fine naso, la bocca sensuale e i lunghi lisci capelli castani.
I due si amavano di un amore sincero, ingenuo, quasi platonico. Ai due non importava molto sposarsi. Si amavano per come erano. Credevano nei principi cristiani ed erano molto corretti e rispettosi delle leggi e della moralità. Vedevano nel sacrificio della vita per un ideale superiore una cosa giusta e fatta per dare senso alla vita stessa. Anche se la differenza di censo faceva si che i due non potessero sposarsi, il legame affettivo era molto forte e sotto gli occhi di tutti. I famigliari per quanto potevano lo negavano. I giovani, ventisei lui e ventiquattro lei, amavano sdraiarsi e parlarsi in riva al lago, parzialmente gelato. In questo vi si specchiavano i monti ancora imbiancati dalla neve.
Un grande vuoto incombeva su di loro. Più dell’ostilità dei genitori nei confronti del loro amore. Era un buco nero che tutto avvolge e tutto distrugge e annienta, lascia senza fiato, getta ombre su qualsiasi cosa, toglie la fiducia e non dà speranza per il futuro. Era la realtà, non più felice del piccolo feudo dove tutto era regolato, anche i ruoli, e si poteva credere anche alle favole. Era la realtà: la realtà della guerra contro i mori. Dove i codici cavallereschi si bagnavano di sangue.
La preparazione militare permise al nostro giovane cavaliere di tornare al feudo senza lacerazioni fisiche. Ma con un’incommensurabile ferita interiore che non gli permetteva più di guardare nessuno negli occhi. La sua generosità, la fedeltà ai principi della chiesa e i valori umani, ma soprattutto la fiducia in un mondo migliore erano andati persi per sempre.
Troppi amici aveva perduto. Troppi nemici aveva ucciso. Troppi uomini aveva visto agonizzare. Troppe atrocità. Troppi saccheggi e violenze. Troppo! Troppo! Troppo!
Ma allora la vita che per il giovane era miracolosa e giusta che cos’era? era crollata a terra come i soldati feriti o uccisi. Ora l’uomo non era più buono o cattivo. La società giusta o ingiusta. L’atto lecito o illecito. La condotta santa o blasfema.
I suoi occhi scuri ed espressivi erano tumefatti, quasi grigi. Le spalle si chiudevano a riparare il capo ora sempre flesso. Non voleva più vedere né sentire. Il corpo che manifestava fierezza, sicurezza ed orgoglio ora era privo di significato. Non voleva altro che ritornare al castello, stringere Arianna e cadere dentro a un letto.
Ma il dolore per Lorenzo era senza fine. Una cosa che superava ogni limite di umana sopportazione. Arianna era morta di parto. La madre, Giovanna, diede la piccola in braccio al padre che la prese in grembo. Dapprima una grande confusione. Poi dei singulti. Poi delle lacrime. Poi un pianto dirotto e infine delle urla: "perché! perché! perché!"
E d’incanto la mente gli si schiarì: guardò il viso della figlia e capì il significato della vita. Vivere per amare ogni creatura vivente.


Fabio Tolomelli



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Il sole e l'onda


Anticamente, volendo conoscere la terra, l’onda più turchina di tutti i mari si fece donna, vestendosi di bianco. “Attenta all'Odio!” l 'avvertì la luna “Non lo conosco!” rise l’onda piccina, correndo via luminosa.
Sempre in corsa, la scoprì il sole e, dolcemente, le offrì la primavera. “Com’è bello!” gridò l’onda camminando felice nel tepore verde e, viste le viole, s’incoronò i capelli. “Ti amo!” le disse il sole, dandole anche l’Arcobaleno. “Anch’io!” rispose l’onda, e lo baciò.
Ma in quell’istante la più malvagia, invidiosa stella dell’universo lanciò un pugnale e la colpì alle spalle. “Perché? Che cosa ho fatto?” mormorò stupita l’onda e, tornata morente al suo mare, sparì.
Così, ogni mattina, il sole esce dal mare arrossato dal pianto, senza averla ritrovata ancora.


Gabriella - Gruppo Arte Insieme


La confessione


Signora, dipende soltanto da lei se questa confessione a cui sono dolorosamente costretto si convertirà nella mia salvezza o nella mia totale vergogna, disonore e rovina. È una lunga storia che non so neppure io come sia riuscito a tenere segreta. Né i miei cari, né i miei amici, né i miei colleghi ne hanno mai avuto il più lontano sospetto.
Bisogna tornare indietro di quasi trent’anni. Proprio da un periodo di tempo così lungo ho mantenuto la stima dei miei conoscenti, malgrado il sottoscritto sia una persona che si è fatto giustizia da sé.
E trascorso così tanto tempo, vuoi per non perdere il prestigio e la reputazione, vuoi perché, se mi fossi costituito, avrei molto probabilmente dovuto rinunciare alle consolazioni delle amicizie.
Di queste ve ne sarà sufficiente un esempio. Allorché frequentai la scuola Media Superiore ci fu un professore il quale diede a noi allievi il suo numero telefonico e ci esortò a contattarlo in qualunque frangente noi allievi ci fossimo trovati in difficoltà. Nel medesimo tempo, ci minacciò espressamente, avvertendoci che se gli fosse stato risposto dal direttore dell'Istituto di pena: “Ce l’hanno consegnato perché si è fatto giustizia da sé”, il professore non sarebbe neppure venuto a vederci.
Di noi, non ne è finora, andato perduto uno. Ma io invito voi ad immaginare dove sarebbe la nostra educazione, dove sarebbe la nostra sensibilità, dove sarebbe oggi la nostra “persona”, se non avessimo avuto la fortuna di avere un professore di tale calibro!!!


Carlo - Gruppo Arte Insieme


La piccola luce


Se questa volta il tema da trattare è libero la mia volontà mi spinge a rendervi partecipi di un mio piccolo scritto per essere vicino a chi soffre o ha sofferto per una grave mancanza.



"Nel dolore ritrovo la forza di vivere. Piano piano il tempo sta attenuando il mio dolore, l'angoscia di vivere senza di te. I ricordi di te riempiono con dolcezza la mia giornata. Il risveglio del mattino mi fa un po’ meno paura. Intravedo una piccola lontana luce e spero che riesca ad illuminare i giorni bui, tristi e disperati che mi sono lasciata alle spalle.
Ancora una volta riesco ad emergere dal dolore, dalle macerie che mi hanno travolto.
Anche se adesso sono tanto tanto triste. Per quello che poteva essere e non è stato. Anche se adesso non sono più forte, so che tu mi stai guidando, piccola luce, e ti penso e alzo le spalle, guardo il cielo e trovo la forza di continuare a vivere."


M.Luisa del gruppo di Auto Aiuto Speranza


Le candeline


Oggi al ristorante si festeggia il compleanno del mio nipotino Matteo, sono ben due anni... di felicità. Gli invitati sono venuti, molti sono i bambini suoi amichetti.
Dopo quasi tre ore di pranzo arriva finalmente la tanto desiderata torta che viene messa davanti a Matteo che siede a capotavola e oggi fa il padrone. Due sono le candeline accese, a questa vista Matteo allunga la mano e con un dito tocca la fiammella ma sente che brucia e sembra voler piangere mentre tutti ridono divertiti, poi con grande impegno e con l’aiuto della mamma riesce finalmente a spegnere le fatidiche candeline ricevendo l’applauso di tutti.
Ora è pronto per l’assaggio, ma proprio in quel momento arriva la cameriera che con discrezione e in punta di piedi prende la torta e la porta in cucina per poi servirla ai commensali, ma questo Matteo non l’aveva previsto e questa volta scoppia a piangere!
Questo no, questo non dovevano farglielo, Matteo non avrebbe mai immaginato una cosa del genere! “Che cos’è questo brutto scherzo? - avrà pensato il piccolo Matteo - Prima mi presentano una grande torta, poi me la portano via”


Maria Angela


Riflessioni sulla questione della vita


... Anche la vita come si presenta...
Prima era troppo leggera e sbagliata, poi troppo pesante e difficile.
In questi posti ti viziano. Ti fanno credere che ci sei solo tu. Che hai ragione solo tu. Ti insegnano a scavalcare gli altri, a fregarsene degli altri. Si finisce addirittura per odiare gli altri. Questo non è bene: perché i valori fasulli, gli idoli falsi, l’edonismo non sono ragioni di vita, ma di morte.
Come comportarsi? La conversione a volte passa attraverso qualcuno, qualche mente illuminata, una guida spirituale che analizzi la mente ma anche che sondi le profondità dell’anima e, perché no, anche dell’inconscio.
E’ pericoloso mettersi in gioco, esporsi, ma soprattutto accettare la competizione. Ma la competizione è una cosa negativa. Non l’ho mai accettata, sin dalla mia infanzia. Ho un carattere dominante e prevalente sugli altri, mi piace mettere degli stop su argomenti fastidiosi o che non mi interessano. Difendere il mio spazio come fosse proprietà privata.
Forse mi sono abituata così in tutti questi anni. Mi hanno troppo assecondata e adesso se c’è qualcuno che non la pensa come me, o non mi dà ragione, o mi fa notare che ho sbagliato, mi scaglio su di lui (o su di lei) con ira ed egoismo e prepotenza. Non voglio arrivare ad essere così. Qui si litiga, ci si scanna per un pezzo di pane o per l’attenzione degli operatori. Ci si fa la spia l’un con l’altro se uno prende qualcosa da mangiare senza chiederlo. Ci si arrabatta per come passare la giornata. Sono i poveri e i principi ad avere ragione, a noi non ce la dà più nessuno.
Solo i giovani riescono a vedere le cose in modo diverso. Si aprono all’amore e all’amicizia in maniera gratuita e incommensurabile. Non hanno divieti né tabù e vivono alla giornata.
Loro sì, hanno degli ideali da difendere e si battono per questi ad ogni costo. Portano la vera rivoluzione nel mondo. La speranza intrinseca e interiore.
Sono come i pazzi diamanti dei Pink Floyd, che armonizzano il cosmo e risplendono di luce propria per se stessi e per l’universo. Una visione panteistica della religione e della spiritualità interiore.
Ma scatta in me una chiusura, il volersi difendere per non mettersi in gioco. A volte però queste persone mi deludono... perché? Non lo so, non l’ho ancora capito. Mi sento persa nei miei pensieri. Sola e scavalcata da loro. Non riesco a condividere le cose, gli spazi, i tempi. Neanche a ridere e a scherzare con loro.
Quando ci penso e rifletto, mi dico: “Ma che schifo di persona sono diventata, come ho fatto a diventare così?” Anche irresponsabile e molto inquieta. Se c’è qualcosa che mi dà fastidio, o dentro o fuori, cerco di evitarla, di non pensarci, di misconoscerla. Perché mi fa paura o dolore. C’è sempre l’esigenza di mettersi contro qualcuno.
La corrente filoamericana, il capitalismo, macchine di lusso e belle donne. Niente per i poveri, niente per quei popoli che soffrono. Per quei martiri che si immolano e danno la propria vita per gli altri, per il loro popolo, per gli ideali...
Vengono considerati come fautori di guerre e di ingiustizie. Mentre la guerra la muovono i politici ricchi e avidi di potere e pieni di corruzione.
Anche il telegiornale fa vedere una visione parziale e distorta della realtà.
Loro sono poveri popoli, non hanno macchine, non hanno niente, solo armi che gli vengono date in mano dai potenti. Perché i potenti con questa guerra ci guadagnano e ci fanno i soldi.
Speriamo che non diventi una guerra mondiale. Ma l’apocalisse c’è veramente e comunque anche dentro di noi, e sta lavorando per cambiare il mondo.
Tutti ce ne accorgiamo sia dall’atmosfera, sia dall’ecologia e dal pianeta. La natura regina che ci manda messaggi di avvertimento.
A me personalmente, durante la notte, mi arrivano degli ultimatum di avvertimento e di conversione.
Tutti noi siamo chiamati a cambiare dentro per la santità e per far splendere la gioia della salvezza in noi e negli altri.
Concludo questo discorso dicendo che dobbiamo tutti darci da fare e rimboccarci le maniche. Ci aspetta qualcosa di glorioso e di meraviglioso nell’avvento del Regno di Dio, che dobbiamo amare e desiderare con tutte le nostre forze e debolezze, con tutta la nostra mente e tutto il nostro cuore, anima e cervello.
Buon lavoro interiore a noi. E buona fortuna a chi la cerca e buon viaggio interiore ed esteriore. Viaggiare con la mente fa bene, ed anche con il corpo. La musica, la poesia, le cose belle.
Nutri la tua mente. Feed your mind!!!
Approvato, sperimentato, soddisfatto.
Consigli per l’uso (da leggere in se stessi)!
Con il consenso degli uni e degli altri...
Good trip!


G.B.


Lettera di Livia ad Appio sull'interiorità


Appio caro, mi chiedi di parlarti dell'interiorità e della tua interiorità in particolare, ma in tutta sincerità non riesco a scambiare per interiorità quella costruzione fantasmagorica ed estremamente improbabile che hai battezzato il tuo "io". Codesta costruzione che sei andato erigendo ed accrescendo in notti insonni, non è altro che un mausoleo, e ciò a cui rendi onore come al tuo "io", è un cadavere mummificato. Sintanto che resterai asserragliato entro quelle fortificazioni, autentico baluardo a difesa del nulla, ti precluderai la possibilità di vivere. Esci all'aria aperta, abbandona quelle assurde fortificazioni che non valgono certo a mantenere lontani i turbamenti che vorresti esorcizzare.
Cessa d'abbarbicarti con ogni tua forza ad un possesso, ad un sentimento, ad un'idea, ad una credenza, ad una legge, ad una missione, e a fame l'angusto confine della tua esistenza. Ma da ciò che realmente ti costituisce -se solo se te ne lasciassi costituire-, da ciò che per avventura ti trovi di volta in volta a vivere -se solo ti decidessi a vivere-, non c'è verso ti lasci scalfire. Credimi, non è vivere questo, e neppure lasciarsi vivere, è soltanto lasciarsi morire. Questo e questo solo è l'autentico spreco: distogliere lo sguardo dal nostro esserci concreto, qui ed ora, per inseguire vane, inesistenti chimere.
Non alla progettualità ti chiedo di rinunciare, ma al vivere e al confinarti in tali progetti. E' l'attaccamento ad essi al di là di ciò che essi rappresentano effettivamente per noi, ad essere esiziale: quando questi progetti cominciano a vivere una vita autonoma, e coloro che pretenderebbero di esserne gli artefici, ne divengono invece gli schiavi premurosi e inconsapevoli.
Quale sarebbe la libertà che ti vuoi riservare: quella di scomparire? Una fuga in mondi immaginari, in insulse utopie, in patetiche velleità di emancipazione? Appio, noi siamo già liberi, totalmente liberi. Si tratta solo di prenderne atto. Le responsabilità, le nostre autentiche responsabilità (non quello sterminato cumulo di obblighi dietro cui ci nascondiamo) non sono dei legami che ci privino della nostra libertà, bensì i modi in cui questa libertà concretamente si attua. Non si tratta di qualcosa di sovraimposto e di artefatto, che ci costringa in strettoie innaturali, ma al contrario del compiuto dispiegarsi del nostro esserci nel mondo.
Non di negazione, non di abdicazione, non di amputazione ti parlo, ma di presa di possesso piena di ciò che realmente siamo. Non negazione della vita, ma apertura verso la pienezza dell'esistenza. Non adesione ad un certo "tipo" di vita, ad un ben congegnato armamentario di idee a cui abbarbicarsi, ma apertura totale alla vita che ci viene incontro.
Vi era un tale, si racconta, che più che un uomo si sarebbe potuto definire un groviglio di rimorsi. Costui viveva nel perenne timore che le Erinni gli si scagliassero contro per ridurlo a brandelli, e metteva in scena complicati rituali per esorcizzare il loro nefasto potere, come chi volesse curare con pannicelli caldi atroci ustioni. E non si avvedeva, il poverino, che proprio questo continuo timore in cui di sua propria iniziativa si era relegato, costituiva l'opera propria delle Erinni. Un giorno, chissà come, preso il coraggio a quattro mani si calò dentro di sé, per vedere se coloro che tanto temeva fossero proprio feroci come se le dipingeva. Quando le scorse di lontano, con i capelli scarmigliati, tutte prese da una furibonda, scalmanata sarabanda, rimase paralizzato dal terrore. Ma quelle, scorgendolo, gli si fecero incontro affabilmente: "Zeus sia lodato! Finalmente qualcuno viene a trovarci. Potremo così farci insegnare qualche danza degna di questo nome e farci suggerire qualche acconciatura che metta in risalto la bellezza delle nostre chiome." Da quel giorno, così si racconta, quel tal e passò lungo tempo a intrattenersi affabilmente con i suoi antichi rimorsi.
Le tue Erinni, Appio caro, stanno ancora aspettando che tu ti decida ad insegnar loro qualche passo di danza.
Io non ti esorto a rinunciare a qualunque sostegno per amore del brivido o per far mostra di un coraggio sovrumano. Ti dico semplicemente che non ti occorre alcun puntello a cui abbarbicarti per il semplice fatto che non vi è alcun abisso da sfuggire. L'unico abisso è nella tua ostinazione a mantenere serrati gli occhi per non scorgere che i tuoi piedi poggiano saldamente sul solido terreno. Tu stesso sei quel terreno.
Mi ripeteva spesso un maestro dei miei anni infantili: "Abbandonati al mare senza la nave, il mare ti dirà chi sei" (Farid al Attar). Abbandonati al mare, e ciò che comprenderai è che tu stesso sei il mare. E quando riconoscerai te stesso in questo mare, comprenderai che la lunga schiera delle paure, delle vanità, delle rivalse, dei puntigli nei quali ti sei ridotto a navigare, non sono altro che le lievi increspature sulla superficie di quel mare che tu sei. Quel mare che tutti noi siamo. Le lievi increspature del mare.
Noi siamo il mare sottostante e ad un tempo siamo il vento che giocando con la superficie marina provoca quelle increspature. Siamo il mare ed il vento, eppure ci ostiniamo ad esiliarci in quelle increspature, in quella sottile regione di confine, che senza di essi neppure esisterebbe, ed in essa eleggiamo la nostra unica dimora, e null'altro se non quelle spume iridescenti riusciamo a scorgere. Contemplale, Appio, senza timore alcuno, ma non scordare mai da chi sono generate. Sei tu il mare, sei tu il vento.
Quando ti deciderai a comprendere che tutto ciò che necessita di essere protetto, non merita una tale protezione: è al letamaio, e ad esso solo, che si può montare la guardia. Tutto ciò che realmente vale e va preservato, non necessita di protezione alcuna, poiché è da sempre e per sempre salvo.



Ad Appio sembrò allora di essere come un solitario viaggiatore che dopo aver percorso interi continenti e solcato oceani sterminati giunge infine, dopo anni ed anni di peregrinazioni, in vista della sua meta: i confini del disco terrestre. Col cuore in tumulto si sporge oltre il bordo per scorgere l'abisso sottostante, ma non l 'abisso scorge, bensì comprende in quel preciso istante di non essersi mai allontanato nemmeno di un passo, in nessun giorno del suo lunghissimo viaggio, dalla sua autentica patria.


Antonio Marco Serra


La bacheca degli annunci




DIAVOLI ROSSI A PALINURO


Il GS Diavoli Rossi - Dipartimento di Salute Mentale parteciperà alla ottava manifestazione nazionale ANPIS “Sottosopra” che si svolgerà dal 31 maggio al 7 giugno prossimi a Palinuro (Sa) nel Parco del Cilento.
Saranno presenti 40 persone fra utenti, operatori, volontari e famigliari





SIMBA onlus Ass. Italiana Sindrome e Malattia di Behçet


La malattia di Behçet è una rara malattia autoimmune multisistemica. Si tratta di una infiammazione coinvolgente le arterie e le vene di qualsiasi calibro che può portare danni agli apparati nervoso, muscolo-scheletrico, cardio-vascolare, gastro-enterico ed oculare (uveite cronica recidivante che porta alla cecità il 10 % dei pazienti).
Per informazioni: telefono: 333-9698427 / 329-4265508 - e-mail: info@.behcet.it - internet: http://www.behcet.it
Se vuoi donarci il tuo sostegno, con la prossima dichiarazione dei redditi puoi destinare il 5 per 1000 a SIMBA ONLUS, basta una firma e scrivere il nostro codice fiscale: 90040570500





AUTO MUTUO AIUTO A VERGATO


In vista dell'attivazione di un gruppo di Auto Mutuo Aiuto per i famigliari di utenti con disagio psichico:
Il C.S.M. di Vergato ha organizzato per il 10 MAGGIO 2008 alle ore 10.00 un'assemblea-incontro aperta ai cittadini e agli addetti ai lavori dei territori di San Lazzaro, Casalecchio e dell'Appennino per informare e sensibilizzare le persone su questo importante argomento; nello specifico interverranno il Dott. Pezzoli, il Dott. Filippi, alcuni famigliari dei gruppi A.M.A. (Speranza, Armonia e Mercurio ).





CONVEGNO NAZIONALE / PROGETTI RIABILITATIVI


Il 30-31 maggio prossimi al Palazzo degli Affari (Sala Topazio) in Piazza della Costituzione a Bologna, nell’ambito di “Exposanità” si terrà il convegno nazionale “Il sogno di una cosa: i 30 anni della legge 180 fra progetti riabilitativi e percorsi assistenziali”.
Per informazioni rivolgersi a Enrica Pirazzini 348.4528963