maggio-giugno 2008 - anno II   n. 3 - Lo sport


sommario

***

L'anno del drago (editoriale)

***

Ecco da dove deriva questa parola

Dedicato ad Arianna
Lo spazio della poesia

 

      mamma di Ary     È passato un anno
      Ary     Noi
      Maria Angela     Lo sciatore
      Gianna Chiusoli     L'aura
      ***     A mio figlio
      Gruppo ArteInsieme     La famiglia
      Gabriella     Baleno di maggio
      Gian     Amare per sempre
      Gian     Amare se stessi

Don Paolo

Crescere come uomo integrale

Maurizio Gulizzi

L'equilibrio fra sport e vita

Lab. Musicanto

Lo sport è...

Federico Malfatti

E dopo la partita tutti insieme a mangiare la pizza!

Cristina Cavicchi

Ci sono anch'io!!!

Gruppo Artinsieme

La funzione dello sport nello sviluppo dell'individuo e della società

Franca e Floriano

Lettera aperta ai “Red Devils”

***

In Calabria una grande avventura

Cristicchi, Mariangela, Concy

Cina-Tibet, la partita dove deve vincere la civiltà

Ave

Un'occasione da non perdere

Luigi Zen

Pensieri Zen di Luigi

AAVV

Una grande esperienza di vita raccontata con ironia

***

Il 12 giugno a S.Lazzaro se ne parla

un familiare del Gruppo Speranza

Quando il calcio era soltanto un gioco

Eugenio Barbieri

Le formichine (vignette)

***

Impressioni di corsa a metà del Giro d'Italia

Zorro

Il ciclismo sta lottando contro il doping

Sabrina Sofri

La mia esperienza di ex-etilista

Sabrina Sofri, Concy

Uno strano caffè

Cecilia

L'angolo di Cristina

Antonio Pancaldi

Diario di un viaggiatore

Carlo Nicoletti

La pelle dell'orso

AAVV

Da Reggio Emilia con sentimento (poesie)

Fabio Tolomelli

A colloquio col dottor Michele Filippi

***

La Farofesta n° 1

Rindello S.

In occasione del trasferimento del Centro Diurno...

Gianna Chiusoli

Le riflessioni di Gianna Chiusoli

 

L'anno del drago


E' finito il Giro d’Italia e comincia il Tour de France. E' finito il campionato di calcio e iniziano gli Europei. Formula 1 e Motomondiale sono in pieno svolgimento.
Per gli appassionati di sport - e non - è una sarabanda di emozioni senza fine, ma solo un assaggio di quelle che saranno le pulsioni che ci accompagneranno durante l'evento clou dell'anno 2008, i Giochi Olimpici, ospitati per la prima volta in Cina, a Pechino.
Sport - anche se non direttamente praticato - è vita: viviamo dunque le emozioni che ci verranno regalate.


***


Ecco da dove deriva questa parola


Il termine 'sport' ha una lunga storia, traendo origine addirittura dal termine latino 'deportare' che tra i suoi significati aveva anche quello di 'uscire fuori porta', cioè uscire al di fuori delle mura cittadine per dedicarsi ad attività sportive.
Da questo termine derivarono il Provenzale 'deportar', lo Spagnolo 'deportar' il Francese 'desporter' (divertimento, svago); da quest'ultimo prese origine nell'inglese del XIV secolo il termine 'disport' che solo successivamente, intorno al XVI secolo, venne abbreviato nell'odierno 'sport'.
Il termine in italiano che più si avvicina all'etimo francese è "diporto".


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È passato un anno
(30 giugno 2007 - 30 giugno 2008)


Amore mio, è passato un anno.
Mi sembra incredibile che sia trascorso tutto questo tempo senza vederti, senza accarezzarti, senza ascoltare ogni giorno i tuoi discorsi ossessivi sul cibo, senza condividere, minuto per minuto, le tue angosce, il tuo dolore, la tua sofferenza, le tue speranze.
Eppure è accaduto.
E' stato possibile forse perché in ogni istante di questi 365 giorni sei stata presente nei miei pensieri e nel mio cuore, sei stata accanto a me e dentro di me.
Non sei assente: sei invisìbile, per me e per chi ha avuto la possibilità di conoscerti e di amarti. Ti voglio e ti vorrò sempre tanto bene.


mamma


Noi


Non siamo altro
che i nostri desideri
le nostre paure
il nostro coraggio.
Solo se smettiamo
di credere alla felicità
saremo davvero morti.
Non siamo quello che la gente crede
ma quello che noi
soli
crediamo.
Siamo noi il sapore
di quello che mangiamo.
Siamo la rabbia
che ancora ci ferisce.
Siamo noi il miracolo
che da sempre aspettiamo.


Ary 1999


Lo sciatore


Sulle innevate e candide cime
Va lo sciatore in volo sublime.
Rocce e burroni sulla sua strada
e la valanga si accosta bastarda,
ma lo sciatore con passo leggero
non perde di vista il sicuro sentiero.

Danza leggiadro su soffice neve
che dal sole baciata diventa argentata.
E’ un cuore intrepido e pieno d’ardore
ma mentre discende la grande vallata
pensa soltanto alla sua amata
che non potrebbe mai più rivedere!
Tutto intorno è silenzio profondo
e puro candore ma il cuore dello sciatore
grida all’amore!


Maria Angela


L'aura


Quell’aura cristallina
Che mi avvolge
Sentor di vita
Quando io l’accarezzo;

Sentimento puro
Allora respiro
Che mai mi fu
Concesso;

I sentor dell’aura
Brividi di emozioni,
la vita sembra di
aver fra le mani;

Quale amore riscopro
Nel sentire quel mistico
d’energia pura,
che tutte le membra
invade me
avida del Sapere;

Aura cristallina e
Piena di energia
Che sia benedetto
Quel dì che a Me
ti apristi in ego.


Gianna Chiusoli


A mio figlio


Sei la luce, sei il buio
Sei il giorno sei la notte
Sei la mia gioia sei il mio tormento

Sei un campo brullo
Sei un campo di grano maturo
Quando il vento caldo dell’estate
muove le spighe dorate

Sei il pane caldo dell'inverno
Sei il sole quando fa freddo

Sei l'aria che mi avvolge
Dandomi forza e coraggio


19 gennaio 2006


La famiglia


Ghirlande di splendidi fiori intrecciati
sono gli affetti e gli abbracci.
Rose purpuree sono le passioni
e gli amori profondi, che a volte però
qualche spina nascondon.
Una di loro mi punse, e ancor ferita ne porto,
quasi a ricordare che non vi è più dolor
nella vita, che quello di perdere un figlio.
Ma quando ti accorgi che sul tuo viso
c’è una ruga che non c’era, e pensi che
non ritorni più primavera: e proprio allora,
che vedi sbocciare i candidi gigli:
“I figli dei tuoi figli” così che mi vien
da gridare “che bella aiuola fiorita
è la famiglia riunita’’


Gruppo Arte Insieme


Baleno di maggio


Verdi
Si sono formate
Veloci,
le chiome
nei campi, il rosso dei papaveri è scoppiato,
e nei ricordi,
dove fiammeggiano sul marmo della tavola,
e, in un barattolo di vetro,
allietano l’infanzia


Gabriella


Amare per sempre


Ci deve essere
Un modo più umano
per dire ti amo
Ci deve essere
una maniera migliore
per dirtelo
amore
Ci deve essere un cuore fremente
che batte al presente
Ci deve essere una vita sognante
che vibra all’istante...


Gian


Amare se stessi


L’amore per se stessi nasce forse dalla consapevolezza del legame sottile tra esseri umani, natura e tutto il resto.
Il sentirci immersi nel tutto e quindi non singolarmente separati, dà la sensazione che nella molteplicità ci sia l’unità cioè quella forza chiamata divina che ci renderebbe tutti perfetti con l’illusione di non esserlo: come dire “un Dio come noi”....


Gian


Crescere come uomo integrale


Nella Sacra Scrittura non esiste alcuna riflessione sullo sport, per il semplice motivo che duemila anni fa e più non esisteva lo sport, almeno nella povera Palestina.
Nondimeno la Bibbia ci dice una cosa importante per una riflessione sullo sport: e cioè che l’uomo è un tutt’uno di spirito, anima e corpo.
Non che l’uomo è un’anima che ha il corpo, come dicevano i greci, perché questo comporta due rischi: o che il corpo sia considerato la prigione dell’anima, e che dunque ci “costringa” a curarlo perché l’anima è lì dentro: in quest’ottica lo sport, l’esercizio fisico, la cura per il corpo che vada oltre la semplice e necessaria salute sarebbero tempo perso, o, se non altro, tempo dedicato ad attività “materiali”, di serie B rispetto alle attività dell’anima; il secondo rischio è che il corpo sia considerato un oggetto in possesso dell’anima, che dunque può disporne a suo piacimento: l’esaltazione della bellezza del corpo, del gesto fisico ed atletico, l’incontro-scontro sportivo può diventare, in questo caso un idolo, o, se non altro, un qualcosa chiuso in se stesso, con regole e finalità proprie ed indipendenti.
L’insegnamento biblico è, invece, che l’uomo è un corpo, un’anima (stati d’animo, emozioni, la psiche, dal greco psichè, che significa, appunto, anima), uno spirito (l’intelligenza, la volontà, e quindi la capacità di compiere scelte libere sulla base di ciò che si è capito e di ciò che si vuole).
Questo significa che i miei stati d’animo, i miei progetti, il mio esercizio fisico, sono un tutt’uno in me; significa che lo sport può essere usato per aiutare la mia psiche ma non per nascondermi dai miei stati d’animo; vuol dire che lo sport praticato può aiutarmi a vivere un rapporto più armonioso con il corpo che sono, ma non che può sostituire il mio spirito, che, se vuole compiere scelte veramente libere, deve essere “allenato” nel dedicarsi agli altri e all’Altro.
Non dico niente su ciò che spesso si dice del rapporto tra sport e valori, che cioè lo sport dovrebbe insegnare dei valori, quali la lealtà, la solidarietà, lo spirito di squadra, l’attenersi alle regole, il saper anche perdere. Non dico niente non perché non sia vero che lo sport può insegnare questi valori, ma perché penso che la vera questione sia quella detta sopra: se cioè lo sport è inserito in una visione unitaria e integrale dell’uomo che è un corpo, un’anima, uno spirito, oppure sia l’espressione del corpo quale parte indipendente ed autonoma che ciascuno ha.
Perché, se la risposta è la seconda, allora non penso che ci si debba aspettare chissà cosa dallo sport, e neanche che sia sensato chiedersi, scandalizzati, il perché lo sport, invece di insegnare valori spesso faccia il contrario.
Io non sono un atleta o un fenomeno in nessuno sport, anche se mi piace praticarne alcuni. Ma ce n’è uno, che, forse proprio perché non si può considerare neanche uno sport, mi affascina più di tutti: è l’alpinismo.
Sono un modesto praticante ed un grande appassionato, e ciò che più mi piace dell'alpinismo, non è, anche qui, la simbologia o la pretesa che esso insegni solidarietà, spirito di sacrificio o “l’andare verso il cielo”, ma che è un’attività in cui stati d’animo, impegno fisico e capacità di scelta sono straordinariamente integrati.
Questo è ciò che cerco nello sport secondo quanto la mia fede mi suggerisce: crescere come essere umano nella sua interezza, come uomo e come donna integrale.


Don Paolo
Parroco della Parrocchia di San Lorenzo del Farneto


L'equilibrio fra sport e vita


Lo sport è un enorme disciplina, che varia di difficoltà e intensità. Tutti noi desideriamo avere un corpo snello e atletico ma purtroppo il più della gente non ci riesce e rimane lì con una media di 100 Kg. Da portarsi dietro ovunque, dal bagno della palestra al bagno di dove lavora. È chiaro per tutti che qualcosa di esercizi ginnici bisogna fare così da aiutare il proprio corpo a non collassare a non esplodere, ma neanche a srotolarsi come un sacco di patate.
Poi ci sono io maniaco dei muscoli soprattutto dei bicipiti destri e sinistri; così tanto che volevo superare il guinness; comunque se non sapete che fare, secondo la mia preparazione le famose flessioni sono le migliori in quanto interferiscono in tutto il corpo con il pari del tuo peso e non di un altro astratto.
Lo sport è come una macchina, sai guidare, allora sai fare anche sport, il più è che ci si stanca anche dopo una sola mezzoretta. Io faccio un po’ di piscina una volta alla settimana, e un po’ di basket una mattina alla settimana. Questo da circa 10 mesi, e se devo essere onesto penso che sono un po’ più strutturato ma sempre con il problema della pancia Concludo dicendo di fare flessioni a tutti. Quelli sportivi e quelli meno sportivi e anche ai nuovi sportivi. Il vero DJ è chi fa palestra e pesi, ma tutti ne hanno tempo, ed è così che chi è sportivo è a sua volta gratificato di certo per 1/3 della fatica che fa.
Penso dello sport che gli sport più antichi di come si usa ora, “vecchi”, siano i più redditizi, di quelli fatti con macchine super tecnologiche in grado di formarci prima di un fiatone o di cercare di levarti dallo stomaco quel pezzo di torta che ti sei mangiato prima dell’allenamento proprio per resistere un po’ di più coll’aiuto di zuccheri semplici.
La corsetta che fai è un modo anche per incontrare persone che non vedevi da un po’ o persone che come te hanno deciso di bruciare un po’ di grassi e quasi a digiuno si spingono in discorsi anche un po’ più personali, o persone che vedendoti quasi in forma non risparmiano complimenti. Meno sport vuol dire meno tutto; lo scopo sarebbe per l’appunto trovare un equilibrio in questa bilancia chiamato sport-vita e un equilibrio tra vita-sport


Maurizio Gulizzi (Gruppo Arte Insieme)


Lo sport è...


... passione
... amicizia
... coraggio
... impegno
... costanza
... voglia di riuscire nella vita
... fiducia nelle proprie possibilità
... un’attività che riunisce persone diverse
... una lingua universale.


Laboratorio Musicanto, Casa Mantovani


E dopo la partita tutti insieme a mangiare la pizza!


Il 7 maggio è stata data la possibilità alla nostra squadra di ottenere una rivincita sui Diavoli Rossi e noi non ce lo siamo fatti ripetere due volte. Il “Caravan” di Casa Mantovani ha risposto positivamente all’invito e si è subito attrezzato per prepararsi al meglio al grande evento.
Devo dire che la nostra squadra è cresciuta in questi mesi: il coinvolgimento emotivo è maturato ed ha abbracciato anche amici esterni che sono sempre con noi nelle “grandi occasioni”.
La partita si è disputata all’aperto sotto un sole cocente che ha favorito la nostra prima abbronzatura e che ci ha invogliati a giocare bene ed impegnarci per non perdere un’occasione d’oro! Lo spirito di squadra è stata la nostra arma vincente, poi a migliorare il tutto ha contribuito la presenza di qualche giocatore particolarmente bravo; i “nostri eroi” hanno dato il massimo e, dopo un duro lavoro, ci siamo meritati una vittoria super!
Personalmente, se devo proprio essere sincero, credo che i Diavoli Rossi non fossero nella stessa forma della volta precedente, quindi abbiamo avuto “terreno facile”...? Mah ... ai posteri l’ardua sentenza!
Saremo felici quindi di riprovare a confrontarci con questi nostri fantastici amici e, dopo la partita, sarebbe bello andare a mangiare un pizza tutti insieme per festeggiare questa nuova amicizia!


A cura di Federico Malfatti
Casa Mantovani, Coop. Soc Nazareno


Ci sono anch'io!!!


Da molti anni,circa dieci, faccio parte della squadra di calcio dei Diavoli Rossi e anche se non sono diventata una brava giocatrice mi sono divertita molto, ho imparato ad accettare i miei limiti ma soprattutto a riconoscere i miei pregi acquisendo giorno dopo giorno fiducia e sicurezza nelle mie capacità.


Cristina Cavicchi


La funzione dello sport nello sviluppo dell'individuo e della società


Molti sport sono assai pericolosi: per esempio la lotta greco romana, la boxe, la boxe tailandese, il judo, il motociclismo, l'automobilismo, gli sports invernali, l’alpinismo, il jumping, il football, il rugby; senza considerare che tra gli sport veramente rischiosi non riuscirò a citarli tutti. Ora mi sovviene il paracadutismo.
Se da un lato gli uomini mettono a repentaglio la propria incolumità, da un altro lato con il praticare sport altamente rischiosi, riescono almeno in parte a vincere se stessi e a dominare le proprie paure e inibizioni.
Si racconta che gli antichi Greci interrompessero le guerre per organizzare le Olimpiadi.


Gruppo Artinsieme


Lettera aperta ai “Red Devils” bolognesi


Cari ragazzi.
Siamo i genitori di Marco, che voi tutti ormai conoscete; è il più giovane del mitico gruppo sportivo “Diavoli Rossi”.
Il desiderio di scrivere alcune parole sullo sport, sono nate per l’appunto per questo gruppo, che ha accolto Marco con affetto, e anche noi genitori, facendoci partecipi delle belle iniziative che fanno.
Belle esperienze di vita in comune; giornate sportive in compagnia con altre squadre, come appunto la settimana di Palinuro, la montagna nel Cadore, le belle giornate di “Festa - incontro”. Avvicinarsi a questo gruppo è stato per Marco l’inizio della lotta contro l’isolamento, cercare di stare assieme ad altri con molto rispetto, il non sentirsi inferiore a nessuno, anche perché il bello di questo gruppo è che vieni accettato per quello che riesci a dare e rispettato comunque (anche se non sei Totti).
Perché quello che conta è il trovarsi, il condividere almeno una volta alla settimana la compagnia, il socializzare, stare assieme divertendosi, anche facendo una partita a pallone.
Per noi genitori è stata e sarà (ci auguriamo) l’occasione per sentirci meno soli. Aver conosciuto e continuando a conoscere tanti ragazzi speciali, ci ha arricchito e scaldato il cuore. Perché ognuno di loro ci ha lasciato emozioni e sentimenti sinceri.
Incontrare le persone che operano con i ragazzi è stato importante, perché ci ha fatto capire che se questo gruppo (così ampio, che racchiude tre zone importanti logisticamente: Vergato; Casalecchio; San Lazzaro) funziona; lo si deve sicuramente ai ragazzi che vogliono condividere questi momenti in comune; ma, soprattutto agli operatori, perché credono molto nel lavoro che fanno. Mettono del proprio amore la disponibilità, come del resto anche i volontari (amatissimi e importantissimi).
E’ il momento di una apertura mentale dove alcune cose si stanno evolvendo in direzione positiva e coinvolgente anche per noi genitori e per altri familiari che ne volessero far parte. Credere che insieme utenti - operatori - familiari si possa fare una salute mentale nuova per i nostri ragazzi.
Con affetto abbracciamo i nostri “Diavoli Rossi” a cui vogliamo veramente bene.


Franca e Floriano


In Calabria una grande avventura


Cresce l’entusiasmo attorno al gruppo sportivo ‘‘'Diavoli rossi” (nella foto) del dipartimento Ausl di salute mentale di Vergato, Casalecchio e San Lazzaro. I ragazzi della rappresentativa, fondata nove anni fa, hanno vissuto recentemente una bella emozione.


foto Diavoli Rossi


La ‘Officina meccanica Contini Srl’ di Marano, frazione di Gaggio Montano, ha regalato le divise con le quali fare sport.
La presentazione dell’abbigliamento dei “Diavoli rossi” si è tenuta recentemente a San Benedetto Val di Sambro. Il Comune ha organizzato un incontro di calcio e una giornata di approfondimento sul tema “Disagio sociale e malattie mentali, come superarle insieme”.
I Diavoli rossi hanno rappresentato l’Ausl nell’ottava edizione del raduno in calendario dal 31 maggio al 7 giugno a Palinuro. L’iniziativa è dell’Associazione nazionale polisportive per l’integrazione sociale (Anpis). Nell’ambito della manifestazione si sono svolti tornei di calcetto, di beach volley, escursioni nel Parco del Cilento. Questo evento oltre ad essere una vacanza è stata un’occasione di incontro fra le varie realtà dell’Anpis, organizzato per “contaminare” il territorio con eventi sportivi e culturali.


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Cina-Tibet, la partita dove deve vincere la civiltà


Questa edizione delle Olimpiadi sta avendo una grossa risonanza a livello mediatico perché alla manifestazione sportiva si è aggiunta la diatriba, o meglio il contrasto sociopolitico, che sta opponendo la Cina al Tibet.
Il popolo cinese, nella persona dei propri rappresentanti politici, ha davvero superato ogni limite nell’esercizio del potere nei confronti dei tibetani, la cui unica colpa è quella di chiedere di poter esercitare i propri diritti in autonomia, rispettando e riconoscendo l’autorità cinese.
Per questo motivo il percorso dei tedofori, partito come di consueto da Atene, non è stato lineare e tranquillo come nelle edizioni passate. Alcuni paesi di fatto hanno voluto manifestare la loro solidarietà al popolo tibetano ma anche la loro condanna nei confronti della Cina con modalità e iniziative diverse: mancata accensione della fiaccola, sit-in di protesta da parte di gruppi consistenti di persone, minaccia di non partecipazione di alcune nazioni come ad esempio la Francia di Sarkozy.
Le Olimpiadi che da sempre rappresentano la massima espressione ed esaltazione dello Sport, nonché un grosso esempio della convivenza civile e della tolleranza fra le popolazioni di tutto il mondo, deve dare voce e assicurare l’accesso anche alle minoranze.
Ci auguriamo che tutte le iniziative fino ad oggi adottate portino ai risultati sperati e cioè a far sì che la Cina retroceda dalla sua posizione di popolo oppressore.
Auspichiamo che tutti i popoli della Terra adottino per il raggiungimento dei propri obiettivi metodi pacifici e tolleranti, percorrendo la bellissima strada lastricata di azioni e comportamenti non violenti costruita dal grande Mahatma Gandhi, del quale quest’anno ricorre il 50° anniversario della morte.

“Colui che cerca la pace deve cercarla dentro se stesso” (Mahatma Gandhi)


Cristicchi, Mariangela, Concy


Un'occasione da non perdere


Dopo quello che è successo col Tibet molti sarebbero dell’idea di boicottare le Olimpiadi di Pechino.
A centoventi giorni dall’inizio dei Giochi, Pechino sta cambiando. La città è pulita e piena di Polizia. La facciata è impeccabile, ma Pechino è sempre quella di prima.
Sarebbe bello che queste Olimpiadi contribuissero a portare un po’ di scambi culturali ed economici con gli altri Paesi del mondo.


Ave


Pensieri Zen di Luigi


Ragionando sullo sport, fenomeno sociale: poiché l’uomo nei suoi movimenti veloci ed agili si mette in una situazione di faticoso sforzo con accelerazione del battito cardiaco allo stesso modo di quando si spaventa e gli pulsa il cuore per paura o per una forte emozione o per amore.
Allorquando l’uomo disciplina con grazia i suoi movimenti controllando le emozioni e i ritmi cardiaci riesce ad eseguire esercizi e performance sportive individuali o di gruppo a carattere artistico di alto livello.
Se nelle competizioni gli atleti vengono premiati e medagliati le gratificazioni li riguardano personalmente ma anche i loro fans che li sosterranno, applaudiranno ed acclameranno come veri eroi.


Luigi Zen


Una grande esperienza di vita raccontata con ironia


Stralcio del Diario redatto da alcuni partecipanti al viaggio: “Quel treno speciale per Pechino”



PRIMA DEL VIAGGIO
Papà!... Mamma!... Amici! Se proprio devo fare un sacrificio, mi sacrifico IO per voi. Salirò IO su quel treno, nonostante i vostri convincimenti, in barba alle vostre raccomandazioni, ma soprattutto nonostante le mie titubanze, mi consegnerò come testimone consenziente del viaggio. Non avrò paura, sarò temerario fino in fondo e sicuramente non avrò bisogno di voi. Aaahh.. vi siete ricordati dei soldi da darmi? Sì? Bene.
Come vi stavo dicendo, sono sicuro di affrontare al meglio questa avventura. Infatti mi sento più avventuriero di Marco Polo, più forte di Cassius Clay degli esordi, più astuto di Maradona in semifinale contro l’Inghilterra, più... diamine, non c’è un bagno nei paraggi? Ho un bisogno impellente! Anzi, è meglio che mi soccorriate, e presto!
Vedete sto ginocchio, è incancrenito dal presupposto dei 20 giorni... ho male pure alla fronte, ho i nervi scoperti, la gola senza saliva, anzi, vi dirò di più: sono un collaboratore di Al Qaeda, fermatemi! Non sono il tipo adatto a questo genere di viaggi! Ma sapete con chi avete a che fare? Davvero avete fiducia in me? Vabbè, se è questo che volete, allora vi meritate ciò che scriverò d’ora in avanti. Poi non fate storie, che non vi avevo avvertito. Questi sono anche fatti vostri.

9 AGOSTO
(La mattina dopo la lunga notte)
Ero in estenuata attesa di quel che dovrebbe essere stato il treno della meraviglia, ma anziché alle 21,15 arriva 25 minuti dopo. E questa è una sciocchezza: poi le sfighe rimbalzeranno come petardi apparentemente innocui. La sfiga immutabile è dormire in una cuccetta da sei in un treno delle ferrovie dello Stato, dove i meccanismi per fare il letto sono peggiori dell’età della pietra. Le valigie stanno fuori dalla cuccetta, emarginate dallo spazio microscopico di una dormita. Secondo me le FS sono agli antipodi della Nasa: mentre questa ti porta in cielo, con le FS benedici pure tua sorella pur di scendere.
L’agenzia Bolgia è stata coerente col suo nome e ha fatto le cose in grande: se Dante Alighieri avesse visto la nostra situazione, avrebbe scritto l’Inferno senza tanto spremersi le meningi. La domanda sempre presente comunque è: chi vuole la nostra aggiornabile pazzia? Uno infatti -forse “extra- veneziano”, sicuramente non dei nostri - va sulle rotaie, viene investito, così le paranoie divengono super-paranoie. Anch’io, che non sono mai stato suscettibile, mi tocco perché questo inizio di viaggio neppure Dario Argento sarebbe stato in grado di immaginarlo così orribile. Come se non bastasse, arri vano i difensori dei vari paesi a romperci i nostri già disperati pensieri. Cavolo! Proprio quando sto per entrare nel guinness per riuscire a dormire in questo tugurio, no che questi vogliono che esibisca il passaporto. E non una, ma due, tre volte: mi convinco che devo proprio essere matto a non scappare, prendere un taxi e ritornare allo stato brado. Qui, anche seduto, ho la schena s-cinca. Un’invocazione qui ci vuole: Gandhi, reincarnati! Fa il politico (stavolta misericordiosamente italiano) e fa cambiare questi treni.
P.S. = Non è tutto male comunque: la sensazione di essere deragliato da un momento all’altro mi offre un modo per scoprire l’adrenalina. E il deragliare mi è dolce in questo treno.

PARLO DEL 9 AGOSTO
Scusate il ritardo ma abituarsi a certi ritmi di treno necessita uno sforzo incredibile, che richiede una meravigliosa “m-attitudine”. La sfida e dimostrare d’essere pazienti nel senso totale del termine. Dopo i disguidi notturni, chi metterà a soqquadro la nostra labile svegliezza?
Questa serie di vagoni ahinoi arriva nella capitale ungherese alle 17, anziché alle 10,30 del mattino. Al nostro arrivo in terra budapestiana ci aspetta l’ambasciatore ungherese: nella consapevolezza delle infinite rogne, in cuor mio dò un abbraccio a chi ha contribuito a farci venire fin qui.
Dopotutto, mai e poi mai avrei pensato di trovarmi mezzo sano e, per il momento, salvo.
Ma non esaltiamoci troppo: le prove di pazienza sono sempre dietro l’angolo. Infatti stentiamo a riconoscere che non siamo numeri, bensì colori, a cui è legata ciascuna delle nostre corriere...

(continua in un prossimo articolo)


AAVV


Il 12 giugno a S.Lazzaro se ne parla


Del viaggio a Pechino se ne parlerà giovedì 12 giugno alle 20.30 nella Sala Eventi della Mediateca di San Lazzaro di Savena (via Caselle 22).
La serata si aprirà col saluto di Maria Cristina Baldacci, assessore alla qualità della salute. Il dott. Michele Filippi, responsabile del CSM di San Lazzaro, affronterà il tema “30 anni di Legge 180”.
Seguiranno filmati, foto e testimonianze dei partecipanti al viaggio e letture e racconti a cura degli amici di Arte e Salute.


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Quando il calcio era soltanto un gioco


La mia breve esperienza sportiva che praticamente risale alla scuola media, anni ’50. All’epoca non c’erano tutte le palestre di oggi e la formazione avveniva principalmente nell’ambito scolastico. Nella corsa ero abbastanza veloce e con altre ragazze venni scelta per rappresentare la scuola alle gare provinciali e regionali.
Gli allenamenti si facevano sulle piste della Virtus. Quando arrivammo alla selezione finale il medico sportivo dichiarò che avevo un leggero “soffio al cuore” e non potevo più gareggiare. Era una diagnosi che in quegli anni sentivo ripetere spesso per molti bambini, una patologia diffusa, niente di grave, ma per me fu un verdetto definitivo e la mia carriera sportiva (si fa per dire) fini ancor prima di iniziare.
Perciò ripiegai su qualche partita di pallavolo fra classi e alla solita lezione di educazione fisica all’interno della scuola.
In palestra avevamo alcuni attrezzi: la spalliera per mantenere dritta la schiena e la fune; una grossa corda che penzolava dal soffitto, sulla quale dovevamo salire con agilità e movimenti armonici (come i trapezisti quando raggiungono la piattaforma). Il risultato era spesso esilarante. C’era chi a metà della salita, non riuscendo più a coordinare i movimenti, rimaneva appesa con le braccia come un salame, mentre le gambe, senza più la presa, scalciavano nell’aria alla ricerca della corda che guizzava qua e la come un serpentello.
Altre invece iniziavano il percorso con grande timore, poi vinte dalla paura, rimanevano avvinghiate alla fune con tutto il corpo, incapaci di risalire o scendere e fi nivano per scivolare con gridolini di dolore causato dalla ruvidezza della canapa.
Altri attrezzi erano il cavallo, le parallele ed infine l’asse di equilibrio dove gli esercizi a corpo libero si facevano a tempo di musica. In casa avevo molti dischi 78 giri, alcuni adatti allo scopo e li portavo a scuola con grande compiacimento dell’insegnante. Questa era una persona simpatica che faceva seriamente il suo lavoro e aveva a cuore la salute di noi alunne.
Io ero molto alta e magra (fin troppo), mangiavo poco e mamma mi preparava sempre un panino con mille raccomandazioni di mangialo.
Spesso però la ricreazione coincideva con le lezioni di Italiano - Storia e Geografia tenute dalla medesima Prof che non gradiva interruzioni e finiva che saltavamo la merenda.
Quando l’insegnante di ginnastica lo venne a sapere, con la scusa dei dischi, mi mandava a chiamare e mi tratteneva tutto il tempo dell’intervallo costringendomi a mangiare in sua presenza. Confesso che tanta attenzione mi faceva piacere. Trascorrevo un quarto d’ora piacevolissimo, ascoltando musica e guardando la Prof che provava nuovi esercizi alla pedana. Purtroppo al mio rientro in classe il più delle volte venivo bloccata: “già che sei in piedi vieni alla cattedra per l’interrogazione”.
Nonostante questa scocciatura, intervallo in palestra era per me un momento speciale e ne conservo un bel ricordo.
In seguito non ho più fatto sport e sono stata solo attenta spettatrice; prima del ciclismo (epoca d’oro di Bartali e Coppi) poi del Calcio.
Da ragazza andavo allo stadio con mio padre. Avevo l’abbonamento per i “distinti” centrali sotto la Torre di Maratona, però mi annoiavo perché c’erano Signori molto compassati, mentre i miei amici andavano tutti nella curva di S. Luca. Fui felice quando ebbi il permesso di andare con loro. Ci trovavamo sempre allo stesso posto: 7° gradone esattamente al centro e chi arrivava prima teneva il posto per gli altri.
L’atmosfera era sempre festosa. Si incontravano sempre le stesse persone e ci si salutava come vecchi conoscenti. Durante le partite qualche scalmanato gridava improperi, specialmente all’arbitro, ma se esagerava veniva zittito dai tifosi stessi perché disturbava lo spettacolo e l’ascolto delle radioline che trasmettevano i collegamenti con altri campi di gioco.
Ben diverso da adesso che le tifoserie sono tenute drasticamente separate per evitare scontri e ugualmente assistiamo a tristi incidenti, spesso espressione di vera e propria brutalità...
Mi sovviene un fatto accadutomi: Ottobre 1968 Derby dell’Appennino Bologna vs Fiorentina. Quando segnò il Bologna tutti in piedi esultanti ad abbracciarci l’un l’altro, nell’euforia del momento non mi accorsi subito che avevo abbracciato un Signore che non avevo mai visto. Poi imbarazzata mi scusai e lui con accento fiorentino mi rispose: “fa nulla! Faccia pure”. Probabilmente lo disse per galanteria, ma questo episodio dimostra quanto diversa era l’atmosfera a quei tempi.
Oggi vorrei che ogni supporter fosse un sostenitore entusiasta della propria squadra, ma rispettoso dell’avversario con sano spirito sportivo. Vorrei che il calcio ritornasse ad essere uno spettacolo al quale assistere con senso critico, trepidazione, disappunto o grande gioia, ma rimanesse sempre e semplicemente un BEL GIOCO.


un familiare del Gruppo Speranza



le formichine

Impressioni di corsa a metà del Giro d'Italia


Scrivo questo articolo dopo la tappa dolomìtica Verona - Pampeago che ha visto la strepitosa vittoria di Sella dopo 180 Km. di fuga e la nuova maglia rosa da Visconti a Bosisio.
Che dire? È un giro un po’ noioso per l’assenza di un leader certo: infatti la classifica vede 15 uomini nel giro di due minuti. Chi sono questi uomini all'indomani del tappone dolomitico con ben cinque passi: la maglia rosa della sorpresa Bosisio, compagno di squadra di Savoldelli e Di Luca che precede di 5 secondi Contador, uno dei favoriti, e poi Riccò, che nonostante le condizioni fisiche pessime di Piepoli, suo compagno di squadra, resta uno dei favoriti alla vittoria finale. Poi c’è di Di Luca che non dimostra una condizione ottimale e Simoni sempre presente davanti quando la strada si inerpica. Poi c’è il russo Menchow anche lui in buona forma e poi Pellizzotti.
Ma grande delusione è il favorito Kloden, mentre Nibali ha deluso anch’esso. Bene Bruseghin, male Leiphaimer e Soler.
Tra i velocisti il n°1 è Daniele Bennati vincitore di tre tappe e n°2 è Cavendish vincitore di due tappe.
La squadra più forte mi sembra la LPR con Di Luca, Savoldelli, Bosisio, Spezialetti e L’Astana con Contador ecc, ecc.
Un pronostico: per le tappe che ci aspettano vedo bene Riccò, seguito da Contador e Di Luca.


***


Il ciclismo sta lottando contro il doping


Doping secondo il Devoto Oli significa: l’uso da parte di un atleta di sostanze eccitanti, proibite dai regolamenti, allo scopo di accrescere il rendimento fisico nel corso di una competizione sportiva. La sua etimologia deriva dall’inglese "to dope” che significa drogare.
Se spingo la memoria all’infanzia ricordo i cartoni animati di Asteria e Obelix, i quali con l’assunzione di una pozione magica diventavano invincibili. Loro lo facevano per difendere il loro territorio gallico dagli antichi romani. Ora lo si fa per emergere in competizioni sportive.
Io non ho le prove, tuttavia credo che sia un fenomeno generalizzato a tutte le discipline sportive. Questo uso di sostanze comporta gravi danni per l’organismo e in più è una frode sportiva.
Di sicuro nel ciclismo, di cui sono grande appassionato, il doping c’era in modo smisurato e in tutte le fasce d’età. Ora la battaglia alle sostanze illecite in questo sport è diventata rigorosissima e i risultati si vedono.
La rivista “Bicisport” elenca i risultati di questa operazione:
1) i corridori arrivano stremati al traguardo e crollano in albergo;
2) vincono sempre più spesso i veri campioni;
3) le velocità medie delle gare si sono abbassate;
4) i corridori cercano di vincere durante tutto l’anno e non si specializzano più per una corsa sola;
5) tutti i giorni un corridore viene sottoposto al testa antidoping;
6) ora tutte le sostanze illecite sono rintracciabili tramite esami.
E gli altri sport? Il calcio? Definito da alcuni come lo sport più bello del mondo è immune da questo fenomeno? Non lo so. Quello che posso constatare è che i calciatori sono sempre più violenti, aggressivi e atleticamente prestanti.
Tuttavia in questo sport i controlli notturni, l’obbligo di lasciare il proprio recapito per essere sottoposto a test in ogni momento non si farà. Sarà forse perché ci sono interessi economici troppo grandi?


Zorro


La mia esperienza di ex-etilista


Vi rovinate le vita e rovinate la vita agli altri se bevete molto! Non fatelo, vi prego!
Donne e uomini pensateci bene. Non cadete nell’alcolismo: rovinerete la vostra vita e quella di chi vi sta vicino. Anche guidare in stato di ebrezza è pericolosissimo sia per voi che per gli altri.
Mio padre era un alcolista: quante violenze ho visto nei confronti di mia madre. Io ho iniziato a bere negli anni '90 per problemi familiari. Ma pensandoci adesso, non si trattava di problemi familiari: ero caduta in depressione ed ho iniziato a bere.
Mio marito che faceva il camionista non c’era mai (ora sono vedova da quasi sei anni), così avendo tutto sopra le mie spalle, e anche a causa delle violenze che subivo da mio marito (era un uomo dalla doppia personalità: fuori un pezzo di pane, in casa violento) pian piano mi sono messa a bere per scacciare i problemi (così mi dicevo). Ma non ho mai trascurato la famiglia e la casa. Alla fine ero arrivata a bere al mattino, a digiuno.
Un bel giorno ho pensato: “Sono proprio caduta in basso” e ho deciso io di chieder aiuto alla mia dottoressa, perché mio marito, distratto e menefreghista com’era, non si era accorto di niente. La dottoressa mi ha subito inviato al SERT. E’ da qui ho iniziato un lungo percorso molto importante della mia vita.
Sono andata ad Auronzo di Cadore dove c'è un ospedale che tratta gli alcolisti. Ci curavano con la terapia psicologica familiare che consiste nel cambiare stile di vita con i nostri familiari che devono sostenerci.
E' stata dura ma ce l’ho fatta! Ne sono uscita forte e felice.
Pensandoci ora mi spiace di aver fatto soffrire le mie figlie più grandi, che anche se erano piccole, si erano accorte che bevevo, e di questo chiedo loro perdono. Ma vi ho sempre amato con tutto il mio cuore di mamma.


Sabrina Sofri


Uno strano caffè


Qualche lunedì fa dopo esserci trovati in Biblioteca a Casalecchio, noi della redazione del giornalino “Il Faro” siamo andati a bere un caffè in un vicino bar.
Qui è successa una cosa piuttosto buffa ai tre, compresa la sottoscritta, che avevano ordinato i caffè d’orzo: quando li abbiamo cominciati a bere, ci è mancato pochissimo che ci facessimo vincendevolmente una doccia con gli spruzzi a base d’orzo, visto che la bevanda faceva letteralmente schifo, aveva un retrogusto a base di aceto che ha procurato alla sottoscritta, a Gabriele e a Giuseppe un grosso disgusto.
Abbiamo saputo dal gestore del bar che avevano pulito la macchina con un prodotto a base di aceto, evidentemente senza risciacquarla a dovere.
Dopo esserci fatti una ricca risata abbiamo deciso di ordinare un caffè normale.


Sabrina Sofri (rivisitazione di Concy)


L'angolo di Cristina


CIVILTÀ - Bisogna fare uno sforzo di immaginazione, e pensare ad un paese immaginifico e cattivo, insomma pensate di essere italiani.
Italiani che parlano di emergenza, emergenza casa, emergenza lavoro, emergenza consumi, emergenza criminalità e qui lo scivolamento e la confusione è naturale verso lo straniero e l'inciviltà.
L'esperienza ci insegna che quando un gruppo di persone identificano in base alla religione, alla nazionalità o al colore della pelle il bersaglio delle loro paure e delle loro tensioni inconsce, si annunciano tempi bui.
Per questo il modo con cui il paese affronta una “emergenza” ignorando le minoranze che ci circondano è un indice della diminuzione del grado di civiltà, del grado di “buone maniere” e di sviluppo di democrazia.


Cecilia


Diario di un viaggiatore


10 aprile
Al calduccio della serra: tre lunghe file nere da cui spuntano, a intervalli regolari, esuberanti masse verdi, con macchie bianche, sono le piantine di fragole! Un esame attento rivela che in un cespuglietto verde, vicino ai fiori bianchi, ci sono appena appena verdi quasi bianchi, la golosa bacca ancora acerba.
In questi giorni un litigio alato: due cinciallegre che battibeccavano proprio sui rami davanti alle nostre finestre sono zittite da una gazza che, quasi una madaleine, ha richiamato alla mente il grembiule nero e i capelli della signora Irma, mia prof di chimica, mentre scriveva alla lavagna qualche generazione fa: una stilla di nostalgia.....

8 Maggio
Finalmente cieli azzurri limpidi e sereni come il sonno di un bambino, merli cince, gazze e ghiandaie scorazzano per il parco e sollevano la vista e l’udito, anche i colombi che stubazzano in giro fanno capire che siamo nel mezzo della primavera.

24 Aprile
Mirabile e silenzioso il progredire degli alberi davanti alle finestre che la settimana scorsa erano ancora completamente visibili ma solamente picchiettate di macchie verdi leggere, ora le foglie oramai cresciute che i rami si intravedono appena e si preparano a scomparire del tutto fagocitati dalla massa verde.
Anche i tigli davanti alla bottega sono un trionfo di foglie che presto esploderanno a formare gli enormi gomitoli verdi.

22 Maggio
La fretta ci perseguita e ci impedisce di apprezzare come vorremmo l’ambiente e le persone che ci circondano. Ci impedisce di vedere nel vivaio allagato la jungla del Borneo e tremare per la paura di scoprire tra le piantine di basilico che galleggiano una anaconda; oppure sotto i rami del melo spogli di fiori, una scimmia che si ripara o lungo il fossato davanti alla bottega dei cannibali.
Chissà perché? Forse perchè coi piedi bagnati la fantasia arriva a sognare solo un paio di calzini asciutti.


Antonio Pancaldi


La pelle dell'orso


Un orso introdottosi, di soppiatto, in una abitazione, vi trovò un bambino che sedutosi allo scrittoio era intento a svolgere i compiti. Il bambino non si avvide subito della presenza dell’animale. Quando se ne accorse, gli domandò che cosa stesse facendo proprio lì ed in quale maniera vi fosse entrato.
Ma l’orso non rispose ed avendo, notato che quello studio era arredato con una pelle d’orso stesa sul Pavimento, chiese invece: "Come mai avete messo un pelle d’orso proprio sotto lo scrittoio?” Il bambino rispose : "L'abbiamo messa qui perché ci è stata regalata”.
L’orso, notando che in quella pelle c ’era uno strappo tutto particolare, esclamò: "Ora mi rendo conto quale fine ha fatto mio cugino. Perciò io medesimo disegnerò quella pelle, poi la incornicerò in un quadretto, che appenderò alla parete della mia tana!”


Carlo Nicoletti


Da Reggio Emilia con sentimento


In occasione del convegno “Diamo voce alle voci” una rappresentanza del gruppo voci e non solo, che ha luogo presso il C.D. di Casalecchio, con frequenza settimanale, il 9 maggio si è recata a Reggio Emilia.
Fra i vari stand ve n 'era uno che metteva a disposizione dei partecipanti una cospicua quantità di fotocopie di poesie scritte da utenti e operatori del CSM di Reggio Emilia Abbiamo scelto di prendere le seguenti da pubblicare sul Faro.




Dolcezze


Occhi di Madonna
Ciliegio in fiore
Spiaggia al mattino con conchiglie


Donatella




La sanità pubblica


Inefficiente
La sanità pubblica è inefficiente
Vorrei che fosse efficiente


Carla




Speranza


Io spero che il Signore mi conservi
in salute per tanti anni,
anche se sono ben consapevole
di quello che ho.


Donatella




Rifacimento di “S’i fossi foco” di Cecco Angiolieri


Se io fossi il sole
Vorrei splendere per tutto l’anno
Se io fossi il giorno
Farei tutte 24 ore luce
Se io fossi neve
Vorrei mandare i miei fiocchi di neve per tutto l’anno
Se io fossi vento
Andrei ad alleviare chi è sudato e soffre
Se io fossi tempesta
Andrei a scaricare le mie furie nel deserto
Se io fossi amore
Lo donerei a ciascuno
Se io fossi la vita
Non farei morire, nessuno
Se io fossi un prato di fiori
Infiorerei il mondo
Se io fossi acqua
La porterei da coloro che non ne hanno.


Mirella




A mio marito


La prima volta che ti vidi
rimasi affascinata dal tuo
sguardo,
da quegli occhi verdi
come smeraldi

dalla bocca che solo
a guardarla, un unico
desiderio:
con la mia sfiorarla.
Finalmente ti avevo
incontrato.

Ci siamo avvicinati
spinti da qualcosa di grande
e meraviglioso, ci siamo
guardati e innamorati,
baciati e mai più lasciati.

Trent'anni sono passati
ma sembra ieri che
ci siamo incontrati.


***


A colloquio col dottor Michele Filippi


Può descrivere brevemente chi è lei e qual è il suo lavoro?



Io sono uno psichiatra, lavoro dal 1979 nel Centro di Salute Mentale di San Lazzaro di Savena. Mi sono occupato di tanti aspetti del lavoro all' interno del Centro: soprattutto sociali e riabilitativi e attualmente sono responsabile di questa struttura.




Come è arrivato a questo ruolo e dove si è formato?



Dal 1974 lavoro nei servizi di salute mentale, dapprima nei comuni della montagna, poi Villa Olimpia e infine a fare il lavoro di base dal 1979 presso il Centro di San Lazzaro. In questo ho maturato interessi particolari per la cura delle psicosi gravi, per i problemi della riabilitazione, gruppi di lavoro nelle istituzioni e quindi l’effetto delle istituzioni nelle menti delle persone.
Ultimamente ho nutrito interessi per i gruppi di auto mutuo aiuto e del fare insieme. Ho applicato anche la psicanalisi come esperienza personale e come orientamento del lavoro psichiatrico.




Quali motivi l’hanno portata, dall’inizio ad oggi, a fare questo tipo di professione



Credo che ci sia e sia stato un interesse per la mente, per gli affetti delle persone, un grande bisogno di incontrare le persone su aspetti profondi e probabilmente di farmi incontrare su aspetti profondi della vita e dell’esistenza.




Ora qualche curiosità. Come vede lo sport (che è tema di questo numero) e il tempo libero in funzione della sua vita e di quella dei malati che cura?



Io penso che lo sport e il tempo libero siano capitoli di quell’attività di esperienza più generale che è il gioco, e credo che il gioco sia un’esperienza fondamentale per vivere, necessaria al vivere.
Ci sono anche illustri psicanalisti che hanno approfondito questo e che salute mentale non c’è se la capacità, la possibilità di giocare e di scambiarsi in maniera leggera delle esperienze




Cosa pensa della religione e della sua importanza per chi soffre?



Credo che sia un’esperienza che aiuta ad andare in alcune profondità della vita umana e credo che possa essere di grandissimo sostegno perché può aiutare a dare un senso all’esistenza. Purtroppo ha avuto ed ha ancora un’azione oppressiva della mente umana e delle persone. Ma come ogni istituzione ha aspetti positivi e negativi.




Ora le porrò alcune domande più in merito alla sua professione. Quando una persona si deve considerare malata di mente?



Quando deve considerare se stessa malata di mente. Quando la sua sofferenza acquisisce le caratteristiche di intensità così intensa e così stabile da rientrare in alcune delle categorie diagnostiche che sono state definite. Io penso che più profondamente si arrivi a far diagnosi di malattia mentale quando c’è una incomprensibilità della situazione di vita di una persona. Quando una persona non si capisce o questa persona non è capita. Se invece una sofferenza è più comprensibile non si arriva a fare diagnosi.
E’ anche un modo con cui fare del malato o dare del malato coincidono con cui non riesco a capirti o non riesco a tollerare l’intensità delle tue emozioni.




La famiglia e gli operatori sanitari del settore che cosa possono fare per questa malattia?



Moltissimo. Tutti possono fare; ma fare anche dei danni. Possiamo essere non abbastanza attenti e capaci di mantenere un’attenzione viva con la persona che soffre. Al tempo stesso se si riesce a mantenere un’attenzione viva si ottiene una cosa fondamentale. Si potrebbe parlare di aspetti più tecnici ma credo che la chiave sia mantenere la comunicazione viva.




Può parlare dell’istituzione del fare assieme? che cos’è, com’è organizzato?



Il fare assieme nasce esattamente dalla cosa che parlavamo prima. In quanto le relazioni sono la cosa più importante nella vita delle persone. Possono servire per guarire, ma anche se non servono per guarire aiutano a dare un senso alla propria vita. Il fare assieme serve a fare riconoscere che ogni persona sia un paziente, sia un famigliare, sia un operatore, sia un amico sono risorse.
Queste risorse sia di pensiero, sia di capacità organizzative si possono integrare ed essere riconosciute ne nascono movimenti inattesi di grande sollievo dei grande speranza di grande trasformazione.




Stanno nascendo molte di queste strutture in associazioni: come si organizzeranno, e quali sono i loro rapporti?



Il fare assieme è un movimento diffuso in Italia da svariati anni, in molte città italiane e cerca di valorizzare quello che è poi pratica di tutti non è una novità. Si tratta di valorizzare quello che in altre parti succede e si fa.
A Bologna cerchiamo di mantenere una rete di operatori, familiari e pazienti per sviluppare queste cose e dare concretezza a tutto questo. Stanno nascendo anche nuove associazioni che si spera associazioni a grappolo che vorrebbe raccogliere e dare forza a tutte queste piccole associazioni che in rapporto con i centri di salute mentale prende iniziative per alcune finalità che sono fondamentalmente la lotta all’isolamento e quindi opportunità di relazione, collaborazione su progetti specifici con il dipartimento per organizzare il tempo libero, l’attività clinica, una rete informativa, l’attenzione alle leggi, creare eventi culturali sulla malattia mentale e la sua integrazione.




Queste associazioni daranno vita ad una organizzazione piramidale o orizzontale?



Penso che il fare assieme debba essere il più orizzontale possibile; è vero che tante volte è necessario qualcuno che tiri le fila e prenda le decisioni. Il bello, diciamo, di questo spirito diciamo e di tante altre esperienze è di riuscire a mantenere orizzontale la rete in modo di grande apertura in modo che chiunque possa entrare in qualsiasi momento senza che questo diventi causa di confusione.




Perché è importante la collaborazione tra malati?



Se pensiamo alla collaborazione tra persone con disturbi di origine diverse ci sono sia i gruppi di auto mutuo aiuto. Sia collaborazioni spontanee non nella cerchia dei gruppi di auto mutuo aiuto. Si dice che uno è esperto per esperienza e quindi dalla sua esperienza anche di sofferenza c’è un tesoro di informazioni anche per gli altri che non va sprecato, ma valorizzato. Decidere di mettersi insieme per questo è quasi sempre di enorme capacità di sviluppo per le persone.




Le strutture dei centri di salute mentale quali sono, sono adeguate?



Io credo che in parte sono adeguate perché ci sono una bella rete di servizi dove si cerca di fare quello che si può. I punti di non adeguatezza riguardano i numeri, che ci sono troppo pochi operatori per le esigenze che ci sono, la qualità di tanti luoghi di ricovero (troppo improntati ad un’aspetto medico e organizzativo e gestionale e poco alla relazione e al fare assieme).




La legge Basaglia è attuale o si può andare oltre?



Ritengo assolutamente attuale come principi, perché supera il principio della discriminazione, dello stigma e dell’isolamento perché possa servire a qualcosa per la cura delle persone. Favorisce l’integrazione delle persone con lo spirito del fare insieme. C’è voluta una legge per contrastare un atteggiamento che si era concretizzato nel manicomio ma è comunque presente negli uomini e nella società e cioè la paura la difficoltà a capire e quindi la necessità di allontanare le persone. Quindi questo fatto e rigenerato ogni volta. Non va superata la legge ma dati gli strumenti per renderla più concreta e operativa.




Cosa è cambiato negli ultimi trent'anni (dalla legge Basaglia)? E cosa si può fare?



È cambiato di positivo che non ci sono più i manicomi. Ci sono servizi territoriali molto articolati, ricchi e organizzati che una volta assolutamente non cerano. Non c’è più lo spirito anche ideologico di quei tempi. Ma è cambiata anche in negativo anche la motivazione degli operatori e della società in genere nel cercare di trasformare l’isolamento tra le persone di sofferenza di disagi psichici.
Quello che si può fare è ritrovare l’incontro tra le persone e la forza contro lo stigma.





Fabio Tolomelli


La Farofesta n° 1


La prima festa del Faro si è svolta nel pomeriggio di domenica 27 maggio presso la sala EX-TIRO di Casalecchio di Reno.
L’evento è iniziato con la declamazione di poesie accompagnate da musica balcanica della bravissima Annalisa. Poi è stato presentato rapidamente il giornale “Il Faro". E’ stata la volta di Guido con le sue bellissime poesie, molto toccanti su sua moglie e la sua famiglia. Dopo ci si è scatenati in balli di musica anni ’70 fino alle 19.00, ora in cui ha avuto luogo il rinfresco.
Un ringraziamento va a tutti coloro che hanno portato contributi mangerecci e bibite varie. La serata si è conclusa con canti corali al karaoke.
Sebbene il pomeriggio sia stato fresco il calore umano della festa è stato veramente grande.
Vi aspettiamo alle serate estive del venerdì sera presso il centro Annalena Tonelli di S. Lazzaro e alle nuove Farofesta che ripartiranno verso settembre-ottobre.


***


In occasione del trasferimento del Centro Diurno...


Il Centro Diurno si è trasferito in via della Resistenza 38/40 a San Biagio di Casalecchio. Ecco un saluto particolare alla vecchia sede di Via Venezia.



“Il mio saluto a questa Semiresidenza è molto breve perché ho trattenuto dentro di me tutte le emozioni che hanno accompagnato questa esperienza. Le cose che più mi mancheranno sono la natura intorno a questo luogo e le risate dei ragazzi quando in estate ci si godeva il pranzo all’aperto.
L’immagine più significativa che ho della bellezza del parco che gira intorno a tutto il C.D. è un ricordo primaverile quando dagli alberi vengono giù i piumini per l’impollinazione delle piante sottostanti e a vederlo da dentro è come se nevicasse ma senza avere la sgradevole sensazione del freddo che ti prende via anche un po’ di gioia.
Se quello che ho descritto sopra è un ricordo soprattutto visivo le risate e il baccano fatto con le pentole a mò di strumenti musicali è un tratto della memoria più di carattere uditivo.
Questi sono stati momenti magici che potrò portarmi dietro ovunque perché sono stata senza avere brutti mostri dentro, quei mostri che si mangiano qualsiasi cosa di me in momenti nei quali il malessere è grande."


Rindello S.


Le riflessioni di Gianna Chiusoli


In Italia abbiamo attualmente una situazione molto instabile. Anche l’economia sta soffrendo molto. Ora non è che io voglia fare politica, me ne guardo bene. Però la situazione del nostro Paese si ripercuote su tutti i cittadini; chi più ne fa le spese sono quella area di persone più deboli, che non riescono a venire fuori da situazioni difficili.
Mi ricordo che da bambina le cose erano molto semplici, e il bagno era fuori con mosconi e mosche che mettevano soggezione a fare i propri bisogni, ma la vita era basata su radici con valori umani, amore, altruismo e la famiglia unita. Oggi tutto è computerizzato, se non abbiamo il cellulare non viviamo ma chi ci dà i soldi per caricarlo? Allora sapete cosa vi dico? Carichiamoci noi impariamo a vivere alla giornata, incominciamo a stimolare noi stessi e gli a ltri, ad aprirci a sentimenti puri; a riscoprire come può essere bello fare una passeggiata a piedi nudi sul prato (vi garantisco che e un benessere estasiante).
Incominciamo ad avere più fiducia e credere in noi stessi e sulle nostre forze. Cercate di avere sempre un sorriso per tutti e credere in noi stessi e sulle nostre forze. Cercate di avere sempre un sorriso per tutti, anche se non avete voglia, sentirete quel sorriso anche dentro di voi.
Vivendo tra i secondi e i minuti, ora, adesso, in quel momento, si può riscoprire un mondo tutto nuovo, ve lo posso garantire. Pensare a cosa sarà domani o fra qualche ora è già portatrice di negatività.
Allora coraggio, alziamoci e camminiamo impariamo a convivere con le nostre debolezze (fanno parte della vita) lasciandole attraversare come un vento forte, poi si calmerà tutto e allora quel tutto risplenderà di una luce potente: cercate dentro di voi coraggio (anche a me s’intende)...
Ricordiamoci, che cadiamo per imparare ad alzarci.


Gianna Chiusoli