L'anno del drago
E' finito il Giro d’Italia e comincia il Tour de
France. E' finito il campionato di calcio e iniziano gli Europei.
Formula 1 e Motomondiale sono in pieno
svolgimento.
Per gli appassionati di sport - e non - è una sarabanda di emozioni
senza fine, ma solo un assaggio di quelle che saranno le pulsioni che
ci accompagneranno durante l'evento clou dell'anno 2008, i Giochi
Olimpici, ospitati per la prima volta in Cina, a Pechino.
Sport - anche se non direttamente praticato - è vita: viviamo dunque le
emozioni che ci verranno regalate.
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Ecco da dove deriva questa parola
Il termine 'sport' ha una lunga storia, traendo origine
addirittura dal termine latino 'deportare' che tra i suoi significati
aveva anche quello di 'uscire fuori porta', cioè uscire al di fuori
delle mura cittadine per dedicarsi ad attività sportive.
Da questo termine derivarono il Provenzale 'deportar', lo Spagnolo
'deportar' il Francese 'desporter' (divertimento, svago); da
quest'ultimo prese origine nell'inglese del XIV secolo il termine
'disport' che solo successivamente, intorno al XVI secolo, venne
abbreviato nell'odierno 'sport'.
Il termine in italiano che più si avvicina all'etimo francese è
"diporto".
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È passato un anno
(30 giugno 2007 - 30 giugno 2008)
Amore mio, è passato un anno.
Mi sembra incredibile che sia trascorso tutto questo tempo senza
vederti, senza accarezzarti, senza ascoltare ogni giorno i tuoi
discorsi ossessivi sul cibo, senza condividere, minuto per minuto, le
tue angosce, il tuo dolore, la tua sofferenza, le tue speranze.
Eppure è accaduto.
E' stato possibile forse perché in ogni istante di questi 365 giorni
sei stata presente nei miei pensieri e nel mio cuore, sei stata accanto
a me e dentro di me.
Non sei assente: sei invisìbile, per me e per chi ha avuto la
possibilità di conoscerti e di amarti. Ti voglio e ti vorrò sempre
tanto bene.
mamma
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Noi
Non siamo altro
che i nostri desideri
le nostre paure
il nostro coraggio.
Solo se smettiamo
di credere alla felicità
saremo davvero morti.
Non siamo quello che la gente crede
ma quello che noi
soli
crediamo.
Siamo noi il sapore
di quello che mangiamo.
Siamo la rabbia
che ancora ci ferisce.
Siamo noi il miracolo
che da sempre aspettiamo.
Ary 1999
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Lo sciatore
Sulle innevate e candide cime
Va lo sciatore in volo sublime.
Rocce e burroni sulla sua strada
e la valanga si accosta bastarda,
ma lo sciatore con passo leggero
non perde di vista il sicuro sentiero.
Danza leggiadro su soffice neve
che dal sole baciata diventa argentata.
E’ un cuore intrepido e pieno d’ardore
ma mentre discende la grande vallata
pensa soltanto alla sua amata
che non potrebbe mai più rivedere!
Tutto intorno è silenzio profondo
e puro candore ma il cuore dello sciatore
grida all’amore!
Maria Angela
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L'aura
Quell’aura cristallina
Che mi avvolge
Sentor di vita
Quando io l’accarezzo;
Sentimento puro
Allora respiro
Che mai mi fu
Concesso;
I sentor dell’aura
Brividi di emozioni,
la vita sembra di
aver fra le mani;
Quale amore riscopro
Nel sentire quel mistico
d’energia pura,
che tutte le membra
invade me
avida del Sapere;
Aura cristallina e
Piena di energia
Che sia benedetto
Quel dì che a Me
ti apristi in ego.
Gianna Chiusoli
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A mio figlio
Sei la luce, sei il buio
Sei il giorno sei la notte
Sei la mia gioia sei il mio tormento
Sei un campo brullo
Sei un campo di grano maturo
Quando il vento caldo dell’estate
muove le spighe dorate
Sei il pane caldo dell'inverno
Sei il sole quando fa freddo
Sei l'aria che mi avvolge
Dandomi forza e coraggio
19 gennaio 2006
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La famiglia
Ghirlande di splendidi fiori intrecciati
sono gli affetti e gli abbracci.
Rose purpuree sono le passioni
e gli amori profondi, che a volte però
qualche spina nascondon.
Una di loro mi punse, e ancor ferita ne porto,
quasi a ricordare che non vi è più dolor
nella vita, che quello di perdere un figlio.
Ma quando ti accorgi che sul tuo viso
c’è una ruga che non c’era, e pensi che
non ritorni più primavera: e proprio allora,
che vedi sbocciare i candidi gigli:
“I figli dei tuoi figli” così che mi vien
da gridare “che bella aiuola fiorita
è la famiglia riunita’’
Gruppo Arte Insieme
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Baleno di maggio
Verdi
Si sono formate
Veloci,
le chiome
nei campi, il rosso dei papaveri è scoppiato,
e nei ricordi,
dove fiammeggiano sul marmo della tavola,
e, in un barattolo di vetro,
allietano l’infanzia
Gabriella
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Amare per sempre
Ci deve essere
Un modo più umano
per dire ti amo
Ci deve essere
una maniera migliore
per dirtelo
amore
Ci deve essere un cuore fremente
che batte al presente
Ci deve essere una vita sognante
che vibra all’istante...
Gian
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Amare se stessi
L’amore per se stessi nasce forse dalla consapevolezza
del legame sottile tra esseri umani, natura e tutto il resto.
Il sentirci immersi nel tutto e quindi non singolarmente separati, dà
la sensazione che nella molteplicità ci sia l’unità cioè quella forza
chiamata divina che ci renderebbe tutti perfetti con l’illusione di non
esserlo: come dire “un Dio come noi”....
Gian
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Crescere come uomo integrale
Nella Sacra Scrittura non esiste alcuna riflessione
sullo sport, per il semplice motivo che duemila anni fa e più non
esisteva lo sport, almeno nella povera Palestina.
Nondimeno la Bibbia ci dice una cosa importante per una riflessione
sullo sport: e cioè che l’uomo è un tutt’uno di spirito, anima e corpo.
Non che l’uomo è un’anima che ha il corpo, come dicevano i greci,
perché questo comporta due rischi: o che il corpo sia considerato la
prigione dell’anima, e che dunque ci “costringa” a curarlo perché
l’anima è lì dentro: in quest’ottica lo sport, l’esercizio fisico, la
cura per il corpo che vada oltre la semplice e necessaria salute
sarebbero tempo perso, o, se non altro, tempo dedicato ad attività
“materiali”, di serie B rispetto alle attività dell’anima; il secondo
rischio è che il corpo sia considerato un oggetto in possesso
dell’anima, che dunque può disporne a suo piacimento: l’esaltazione
della bellezza del corpo, del gesto fisico ed atletico,
l’incontro-scontro sportivo può diventare, in questo caso un idolo, o,
se non altro, un qualcosa chiuso in se stesso, con regole e finalità
proprie ed indipendenti.
L’insegnamento biblico è, invece, che l’uomo è un corpo, un’anima
(stati d’animo, emozioni, la psiche, dal greco psichè, che significa,
appunto, anima), uno spirito (l’intelligenza, la volontà, e quindi la
capacità di compiere scelte libere sulla base di ciò che si è capito e
di ciò che si vuole).
Questo significa che i miei stati d’animo, i miei progetti, il mio
esercizio fisico, sono un tutt’uno in me; significa che lo sport può
essere usato per aiutare la mia psiche ma non per nascondermi dai miei
stati d’animo; vuol dire che lo sport praticato può aiutarmi a vivere
un rapporto più armonioso con il corpo che sono, ma non che può
sostituire il mio spirito, che, se vuole compiere scelte veramente
libere, deve essere “allenato” nel dedicarsi agli altri e all’Altro.
Non dico niente su ciò che spesso si dice del rapporto tra sport e
valori, che cioè lo sport dovrebbe insegnare dei valori, quali la
lealtà, la solidarietà, lo spirito di squadra, l’attenersi alle regole,
il saper anche perdere. Non dico niente non perché non sia vero che lo
sport può insegnare questi valori, ma perché penso che la vera
questione sia quella detta sopra: se cioè lo sport è inserito in una
visione unitaria e integrale dell’uomo che è un corpo, un’anima, uno
spirito, oppure sia l’espressione del corpo quale parte indipendente ed
autonoma che ciascuno ha.
Perché, se la risposta è la seconda, allora non penso che ci si debba
aspettare chissà cosa dallo sport, e neanche che sia sensato chiedersi,
scandalizzati, il perché lo sport, invece di insegnare valori spesso
faccia il contrario.
Io non sono un atleta o un fenomeno in nessuno sport, anche se mi piace
praticarne alcuni. Ma ce n’è uno, che, forse proprio perché non si può
considerare neanche uno sport, mi affascina più di tutti: è l’alpinismo.
Sono un modesto praticante ed un grande appassionato, e ciò che più mi
piace dell'alpinismo, non è, anche qui, la simbologia o la pretesa che
esso insegni solidarietà, spirito di sacrificio o “l’andare verso il
cielo”, ma che è un’attività in cui stati d’animo, impegno fisico e
capacità di scelta sono straordinariamente integrati.
Questo è ciò che cerco nello sport secondo quanto la mia fede mi
suggerisce: crescere come essere umano nella sua interezza, come uomo e
come donna integrale.
Don Paolo
Parroco della Parrocchia di San Lorenzo del Farneto
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L'equilibrio fra sport e vita
Lo sport è un enorme disciplina, che varia di
difficoltà e intensità. Tutti noi desideriamo avere un corpo snello e
atletico ma purtroppo il più della gente non ci riesce e rimane lì con
una media di 100 Kg. Da portarsi dietro ovunque, dal bagno della
palestra al bagno di dove lavora. È chiaro per tutti che qualcosa di
esercizi ginnici bisogna fare così da aiutare il proprio corpo a non
collassare a non esplodere, ma neanche a srotolarsi come un sacco di
patate.
Poi ci sono io maniaco dei muscoli soprattutto dei bicipiti destri e
sinistri; così tanto che volevo superare il guinness; comunque se non
sapete che fare, secondo la mia preparazione le famose flessioni sono
le migliori in quanto interferiscono in tutto il corpo con il pari del
tuo peso e non di un altro astratto.
Lo sport è come una macchina, sai guidare, allora sai fare anche sport,
il più è che ci si stanca anche dopo una sola mezzoretta. Io faccio un
po’ di piscina una volta alla settimana, e un po’ di basket una mattina
alla settimana. Questo da circa 10 mesi, e se devo essere onesto penso
che sono un po’ più strutturato ma sempre con il problema della pancia
Concludo dicendo di fare flessioni a tutti. Quelli sportivi e quelli
meno sportivi e anche ai nuovi sportivi. Il vero DJ è chi fa palestra e
pesi, ma tutti ne hanno tempo, ed è così che chi è sportivo è a sua
volta gratificato di certo per 1/3 della fatica che fa.
Penso dello sport che gli sport più antichi di come si usa ora,
“vecchi”, siano i più redditizi, di quelli fatti con macchine super
tecnologiche in grado di formarci prima di un fiatone o di cercare di
levarti dallo stomaco quel pezzo di torta che ti sei mangiato prima
dell’allenamento proprio per resistere un po’ di più coll’aiuto di
zuccheri semplici.
La corsetta che fai è un modo anche per incontrare persone che non
vedevi da un po’ o persone che come te hanno deciso di bruciare un po’
di grassi e quasi a digiuno si spingono in discorsi anche un po’ più
personali, o persone che vedendoti quasi in forma non risparmiano
complimenti. Meno sport vuol dire meno tutto; lo scopo sarebbe per
l’appunto trovare un equilibrio in questa bilancia chiamato sport-vita
e un equilibrio tra vita-sport
Maurizio Gulizzi (Gruppo Arte Insieme)
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Lo sport è...
... passione
... amicizia
... coraggio
... impegno
... costanza
... voglia di riuscire nella vita
... fiducia nelle proprie possibilità
... un’attività che riunisce persone diverse
... una lingua universale.
Laboratorio Musicanto, Casa Mantovani
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E dopo la partita tutti insieme a mangiare la pizza!
Il 7 maggio è stata data la possibilità alla nostra
squadra di ottenere una rivincita sui Diavoli Rossi e noi non ce lo
siamo fatti ripetere due volte. Il “Caravan” di Casa Mantovani ha
risposto positivamente all’invito e si è subito attrezzato per
prepararsi al meglio al grande evento.
Devo dire che la nostra squadra è cresciuta in questi mesi: il
coinvolgimento emotivo è maturato ed ha abbracciato anche amici esterni
che sono sempre con noi nelle “grandi occasioni”.
La partita si è disputata all’aperto sotto un sole cocente che ha
favorito la nostra prima abbronzatura e che ci ha invogliati a giocare
bene ed impegnarci per non perdere un’occasione d’oro! Lo spirito di
squadra è stata la nostra arma vincente, poi a migliorare il tutto ha
contribuito la presenza di qualche giocatore particolarmente bravo; i
“nostri eroi” hanno dato il massimo e, dopo un duro lavoro, ci siamo
meritati una vittoria super!
Personalmente, se devo proprio essere sincero, credo che i Diavoli
Rossi non fossero nella stessa forma della volta precedente, quindi
abbiamo avuto
“terreno facile”...? Mah ... ai posteri l’ardua sentenza!
Saremo felici quindi di riprovare a confrontarci con questi nostri
fantastici amici e, dopo la partita, sarebbe bello andare a mangiare un
pizza tutti insieme per festeggiare questa nuova amicizia!
A cura di Federico Malfatti
Casa Mantovani, Coop. Soc Nazareno
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Ci sono anch'io!!!
Da molti anni,circa dieci, faccio parte della squadra
di calcio dei Diavoli Rossi e anche se non sono diventata una brava
giocatrice mi sono divertita molto, ho imparato ad accettare i miei
limiti ma soprattutto a riconoscere i miei pregi acquisendo giorno dopo
giorno fiducia e sicurezza nelle mie capacità.
Cristina Cavicchi
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La funzione dello sport nello
sviluppo dell'individuo e della società
Molti sport sono assai pericolosi: per esempio la lotta
greco romana, la boxe, la boxe tailandese, il judo, il motociclismo,
l'automobilismo, gli sports invernali, l’alpinismo, il jumping, il
football, il rugby; senza considerare che tra gli sport veramente
rischiosi non riuscirò a citarli tutti. Ora mi sovviene il
paracadutismo.
Se da un lato gli uomini mettono a repentaglio la propria incolumità,
da un altro lato con il praticare sport altamente rischiosi, riescono
almeno in parte a vincere se stessi e a dominare le proprie paure e
inibizioni.
Si racconta che gli antichi Greci interrompessero le guerre per
organizzare le Olimpiadi.
Gruppo Artinsieme
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Lettera aperta ai “Red Devils”
bolognesi
Cari ragazzi.
Siamo i genitori di Marco, che voi tutti ormai conoscete; è il più
giovane del mitico gruppo sportivo “Diavoli Rossi”.
Il desiderio di scrivere alcune parole sullo sport, sono nate per
l’appunto per questo gruppo, che ha accolto Marco con affetto, e anche
noi genitori, facendoci partecipi delle belle iniziative che fanno.
Belle esperienze di vita in comune; giornate sportive in compagnia con
altre squadre, come appunto la settimana di Palinuro, la montagna nel
Cadore, le belle giornate di “Festa - incontro”. Avvicinarsi a questo
gruppo è stato per Marco l’inizio della lotta contro l’isolamento,
cercare di stare assieme ad altri con molto rispetto, il non sentirsi
inferiore a nessuno, anche perché il bello di questo gruppo è che vieni
accettato per quello che riesci a dare e rispettato comunque (anche se
non sei Totti).
Perché quello che conta è il trovarsi, il condividere almeno una volta
alla settimana la compagnia, il socializzare, stare assieme
divertendosi, anche facendo una partita a pallone.
Per noi genitori è stata e sarà (ci auguriamo) l’occasione per sentirci
meno soli. Aver conosciuto e continuando a conoscere tanti ragazzi
speciali, ci ha arricchito e scaldato il cuore. Perché ognuno di loro
ci ha lasciato emozioni e sentimenti sinceri.
Incontrare le persone che operano con i ragazzi è stato importante,
perché ci ha fatto capire che se questo gruppo (così ampio, che
racchiude tre zone importanti logisticamente: Vergato; Casalecchio; San
Lazzaro) funziona; lo si deve sicuramente ai ragazzi che vogliono
condividere questi momenti in comune; ma, soprattutto agli operatori,
perché credono molto nel lavoro che fanno. Mettono del proprio amore la
disponibilità, come del resto anche i volontari (amatissimi e
importantissimi).
E’ il momento di una apertura mentale dove alcune cose si stanno
evolvendo in direzione positiva e coinvolgente anche per noi genitori e
per altri familiari che ne volessero far parte. Credere che insieme
utenti - operatori - familiari si possa fare una salute mentale nuova
per i nostri ragazzi.
Con affetto abbracciamo i nostri “Diavoli Rossi” a cui vogliamo
veramente bene.
Franca e Floriano
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In Calabria una grande avventura
Cresce l’entusiasmo attorno al gruppo sportivo
‘‘'Diavoli rossi” (nella foto) del dipartimento Ausl di salute mentale
di Vergato, Casalecchio e San Lazzaro. I ragazzi della rappresentativa,
fondata nove anni fa, hanno vissuto recentemente una bella emozione.
La ‘Officina meccanica Contini
Srl’ di Marano, frazione di Gaggio
Montano, ha regalato le divise con le quali fare sport.
La presentazione dell’abbigliamento dei “Diavoli rossi” si è tenuta
recentemente a San Benedetto Val di Sambro. Il Comune ha organizzato un
incontro di calcio e una giornata di approfondimento sul tema “Disagio
sociale e malattie mentali, come superarle insieme”.
I Diavoli rossi hanno rappresentato l’Ausl nell’ottava edizione del
raduno in calendario dal 31 maggio al 7 giugno a Palinuro. L’iniziativa
è dell’Associazione nazionale polisportive per l’integrazione sociale
(Anpis). Nell’ambito della manifestazione si sono svolti tornei di
calcetto, di beach volley, escursioni nel Parco del Cilento. Questo
evento oltre ad essere una vacanza è stata un’occasione di incontro fra
le varie realtà dell’Anpis, organizzato per “contaminare” il territorio
con eventi sportivi e culturali.
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Cina-Tibet, la partita dove deve
vincere la civiltà
Questa edizione delle Olimpiadi sta avendo una grossa
risonanza a livello mediatico perché alla manifestazione sportiva si è
aggiunta la diatriba, o meglio il contrasto sociopolitico, che sta
opponendo la Cina al Tibet.
Il popolo cinese, nella persona dei propri rappresentanti politici, ha
davvero superato ogni limite nell’esercizio del potere nei confronti
dei tibetani, la cui unica colpa è quella di chiedere di poter
esercitare i propri diritti in autonomia, rispettando e riconoscendo
l’autorità cinese.
Per questo motivo il percorso dei tedofori, partito come di consueto da
Atene, non è stato lineare e tranquillo come nelle edizioni passate.
Alcuni paesi di fatto hanno voluto manifestare la loro solidarietà al
popolo tibetano ma anche la loro condanna nei confronti della Cina con
modalità e iniziative diverse: mancata accensione della fiaccola,
sit-in di protesta da parte di gruppi consistenti di persone, minaccia
di non partecipazione di alcune nazioni come ad esempio la Francia di
Sarkozy.
Le Olimpiadi che da sempre rappresentano la massima espressione ed
esaltazione dello Sport, nonché un grosso esempio della convivenza
civile e della tolleranza fra le popolazioni di tutto il mondo, deve
dare voce e assicurare l’accesso anche alle minoranze.
Ci auguriamo che tutte le iniziative fino ad oggi adottate portino ai
risultati sperati e cioè a far sì che la Cina retroceda dalla sua
posizione di popolo oppressore.
Auspichiamo che tutti i popoli della Terra adottino per il
raggiungimento dei propri obiettivi metodi pacifici e tolleranti,
percorrendo la bellissima strada lastricata di azioni e comportamenti
non violenti costruita dal grande Mahatma Gandhi, del quale quest’anno
ricorre il 50° anniversario della morte.
“Colui che cerca la pace deve cercarla dentro se
stesso” (Mahatma Gandhi)
Cristicchi, Mariangela, Concy
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Un'occasione da non perdere
Dopo quello che è successo col Tibet molti sarebbero
dell’idea di boicottare le Olimpiadi di Pechino.
A centoventi giorni dall’inizio dei Giochi, Pechino sta cambiando. La
città è pulita e piena di Polizia. La facciata è impeccabile, ma
Pechino è sempre quella di prima.
Sarebbe bello che queste Olimpiadi contribuissero a portare un po’ di
scambi culturali ed economici con gli altri Paesi del mondo.
Ave
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Pensieri Zen di Luigi
Ragionando sullo sport, fenomeno sociale: poiché l’uomo
nei suoi movimenti veloci ed agili si mette in una situazione di
faticoso sforzo con accelerazione del battito cardiaco allo stesso modo
di quando si spaventa e gli pulsa il cuore per paura o per una forte
emozione o per amore.
Allorquando l’uomo disciplina con grazia i suoi movimenti controllando
le emozioni e i ritmi cardiaci riesce ad eseguire esercizi e
performance sportive individuali o di gruppo a carattere artistico di
alto livello.
Se nelle competizioni gli atleti vengono premiati e medagliati le
gratificazioni li riguardano personalmente ma anche i loro fans che li
sosterranno, applaudiranno ed acclameranno come veri eroi.
Luigi Zen
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Una grande esperienza di vita raccontata con ironia
Stralcio del Diario redatto da alcuni partecipanti al
viaggio: “Quel treno speciale per Pechino”
PRIMA DEL VIAGGIO
Papà!... Mamma!... Amici! Se proprio devo fare un sacrificio, mi
sacrifico IO per voi. Salirò IO su quel treno, nonostante i vostri
convincimenti, in barba alle vostre raccomandazioni, ma soprattutto
nonostante le mie titubanze, mi consegnerò come testimone consenziente
del viaggio. Non avrò paura, sarò temerario fino in fondo e sicuramente
non avrò bisogno di voi. Aaahh.. vi siete ricordati dei soldi da darmi?
Sì? Bene.
Come vi stavo dicendo, sono sicuro di affrontare al meglio questa
avventura. Infatti mi sento più avventuriero di Marco Polo, più forte
di Cassius Clay degli esordi, più astuto di Maradona in semifinale
contro l’Inghilterra, più... diamine, non c’è un bagno nei paraggi? Ho
un bisogno impellente! Anzi, è meglio che mi soccorriate, e presto!
Vedete sto ginocchio, è incancrenito dal presupposto dei 20 giorni...
ho male pure alla fronte, ho i nervi scoperti, la gola senza saliva,
anzi, vi dirò di più: sono un collaboratore di Al Qaeda, fermatemi! Non
sono il tipo adatto a questo genere di viaggi! Ma sapete con chi avete
a che fare? Davvero avete fiducia in me? Vabbè, se è questo che volete,
allora vi meritate ciò che scriverò d’ora in avanti. Poi non fate
storie, che non vi avevo avvertito. Questi sono anche fatti vostri.
9 AGOSTO
(La mattina dopo la lunga notte)
Ero in estenuata attesa di quel che dovrebbe essere stato il treno
della meraviglia, ma anziché alle 21,15 arriva 25 minuti dopo. E questa
è una sciocchezza: poi le sfighe rimbalzeranno come petardi
apparentemente innocui. La sfiga immutabile è dormire in una cuccetta
da sei in un treno delle ferrovie dello Stato, dove i meccanismi per
fare il letto sono peggiori dell’età della pietra. Le valigie stanno
fuori dalla cuccetta, emarginate dallo spazio microscopico di una
dormita. Secondo me le FS sono agli antipodi della Nasa: mentre questa
ti porta in cielo, con le FS benedici pure tua sorella pur di scendere.
L’agenzia Bolgia è stata coerente col suo nome e ha fatto le cose in
grande: se Dante Alighieri avesse visto la nostra situazione, avrebbe
scritto l’Inferno senza tanto spremersi le meningi. La domanda sempre
presente comunque è: chi vuole la nostra aggiornabile pazzia? Uno
infatti -forse “extra-
veneziano”, sicuramente non dei nostri - va sulle rotaie, viene
investito, così le paranoie divengono super-paranoie. Anch’io, che non
sono mai stato suscettibile, mi tocco perché questo inizio di viaggio
neppure Dario Argento sarebbe stato in grado di immaginarlo così
orribile. Come se non bastasse, arri vano i difensori dei vari paesi a
romperci i nostri già disperati pensieri. Cavolo! Proprio quando sto
per entrare nel guinness per riuscire a dormire in questo tugurio, no
che questi vogliono che esibisca il passaporto. E non una, ma due, tre
volte: mi convinco che devo proprio essere matto a non scappare,
prendere un taxi e ritornare allo stato brado. Qui, anche seduto, ho la
schena s-cinca. Un’invocazione qui ci vuole: Gandhi, reincarnati! Fa il
politico (stavolta misericordiosamente italiano) e fa cambiare questi
treni.
P.S. = Non è tutto male comunque: la sensazione di essere deragliato da
un momento all’altro mi offre un modo per scoprire l’adrenalina. E il
deragliare mi è dolce in questo treno.
PARLO DEL 9 AGOSTO
Scusate il ritardo ma abituarsi a certi ritmi di treno necessita uno
sforzo incredibile, che richiede una meravigliosa “m-attitudine”. La
sfida e dimostrare d’essere pazienti nel senso totale del termine. Dopo
i disguidi notturni, chi metterà a soqquadro la nostra labile
svegliezza?
Questa serie di vagoni ahinoi arriva nella capitale ungherese alle 17,
anziché alle 10,30 del mattino. Al nostro arrivo in terra budapestiana
ci aspetta l’ambasciatore ungherese: nella consapevolezza delle
infinite rogne, in cuor mio dò un abbraccio a chi ha contribuito a
farci venire fin qui.
Dopotutto, mai e poi mai avrei pensato di trovarmi mezzo sano e, per il
momento, salvo.
Ma non esaltiamoci troppo: le prove di pazienza sono sempre dietro
l’angolo. Infatti stentiamo a riconoscere che non siamo numeri, bensì
colori, a cui è legata ciascuna delle nostre corriere...
(continua in un prossimo articolo)
AAVV
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Il 12 giugno a S.Lazzaro se ne
parla
Del viaggio a Pechino se ne parlerà giovedì 12 giugno
alle 20.30 nella Sala Eventi della Mediateca di San Lazzaro di Savena
(via Caselle 22).
La serata si aprirà col saluto di Maria Cristina Baldacci, assessore
alla qualità della salute. Il dott. Michele Filippi, responsabile del
CSM di San Lazzaro, affronterà il tema “30 anni di Legge 180”.
Seguiranno filmati, foto e testimonianze dei partecipanti al viaggio e
letture e racconti a cura degli amici di Arte e Salute.
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Quando il calcio era soltanto un
gioco
La mia breve esperienza sportiva che praticamente
risale alla scuola media, anni ’50. All’epoca non c’erano tutte le
palestre di oggi e la formazione avveniva principalmente nell’ambito
scolastico. Nella corsa ero abbastanza veloce e con altre ragazze venni
scelta per rappresentare la scuola alle gare provinciali e regionali.
Gli allenamenti si facevano sulle piste della Virtus. Quando arrivammo
alla selezione finale il medico sportivo dichiarò che avevo un leggero
“soffio al cuore” e non potevo più gareggiare. Era una diagnosi che in
quegli anni sentivo ripetere spesso per molti bambini, una patologia
diffusa, niente di grave, ma per me fu un verdetto definitivo e la mia
carriera sportiva (si fa per dire) fini ancor prima di iniziare.
Perciò ripiegai su qualche partita di pallavolo fra classi e alla
solita lezione di educazione fisica all’interno della scuola.
In palestra avevamo alcuni attrezzi: la spalliera per mantenere dritta
la schiena e la fune; una grossa corda che penzolava dal soffitto,
sulla quale dovevamo salire con agilità e movimenti armonici (come i
trapezisti quando raggiungono la piattaforma). Il risultato era spesso
esilarante. C’era chi a metà della salita, non riuscendo più a
coordinare i movimenti, rimaneva appesa con le braccia come un salame,
mentre le gambe, senza più la presa,
scalciavano nell’aria alla ricerca della corda che guizzava qua e la
come un serpentello.
Altre invece iniziavano il percorso con grande timore, poi vinte dalla
paura, rimanevano avvinghiate alla fune con tutto il corpo, incapaci di
risalire o scendere e fi nivano per scivolare con gridolini di dolore
causato dalla ruvidezza della canapa.
Altri attrezzi erano il cavallo, le parallele ed infine l’asse di
equilibrio dove gli esercizi a corpo libero si facevano a tempo di
musica. In casa avevo molti dischi 78 giri, alcuni adatti allo scopo e
li portavo a scuola con grande compiacimento dell’insegnante. Questa
era una persona simpatica che faceva seriamente il suo lavoro e aveva a
cuore la salute di noi alunne.
Io ero molto alta e magra (fin troppo), mangiavo poco e mamma mi
preparava sempre un panino con mille raccomandazioni di mangialo.
Spesso però la ricreazione coincideva con le lezioni di Italiano -
Storia e Geografia tenute dalla medesima Prof che non gradiva
interruzioni e finiva che saltavamo la merenda.
Quando l’insegnante di ginnastica lo venne a sapere, con la scusa dei
dischi, mi mandava a chiamare e mi tratteneva tutto il tempo
dell’intervallo costringendomi a mangiare in sua presenza. Confesso che
tanta attenzione mi faceva piacere. Trascorrevo un quarto d’ora
piacevolissimo, ascoltando musica e guardando la Prof che provava nuovi
esercizi alla pedana. Purtroppo al mio rientro in classe il più delle
volte venivo bloccata: “già che sei in
piedi vieni alla cattedra per l’interrogazione”.
Nonostante questa scocciatura, intervallo in palestra era per me un
momento speciale e ne conservo un bel ricordo.
In seguito non ho più fatto sport e sono stata solo attenta
spettatrice; prima del ciclismo (epoca d’oro di Bartali e Coppi) poi
del Calcio.
Da ragazza andavo allo stadio con mio padre. Avevo l’abbonamento per i
“distinti” centrali sotto la Torre di Maratona, però mi annoiavo perché
c’erano Signori molto compassati, mentre i miei amici andavano tutti
nella curva di S. Luca. Fui felice quando ebbi il permesso di andare
con loro. Ci trovavamo
sempre allo stesso posto: 7° gradone esattamente al centro e chi
arrivava prima teneva il posto per gli altri.
L’atmosfera era sempre festosa. Si incontravano sempre le stesse
persone e ci si salutava come vecchi conoscenti. Durante le partite
qualche scalmanato gridava improperi, specialmente all’arbitro, ma se
esagerava veniva zittito dai tifosi stessi perché disturbava lo
spettacolo e l’ascolto delle radioline che trasmettevano i collegamenti
con altri campi di gioco.
Ben diverso da adesso che le tifoserie sono tenute drasticamente
separate per evitare scontri e ugualmente assistiamo a tristi
incidenti, spesso espressione di vera e propria brutalità...
Mi sovviene un fatto accadutomi: Ottobre 1968 Derby dell’Appennino
Bologna vs Fiorentina. Quando segnò il Bologna tutti in piedi esultanti
ad abbracciarci l’un l’altro, nell’euforia del momento non mi accorsi
subito che avevo abbracciato un Signore che non avevo mai visto. Poi
imbarazzata mi scusai e lui con accento fiorentino mi rispose: “fa
nulla! Faccia pure”. Probabilmente lo disse per galanteria, ma questo
episodio dimostra quanto diversa era l’atmosfera a quei tempi.
Oggi vorrei che ogni supporter fosse un sostenitore entusiasta della
propria squadra, ma rispettoso dell’avversario con sano spirito
sportivo. Vorrei che il calcio ritornasse ad essere uno spettacolo al
quale assistere con senso critico, trepidazione, disappunto o grande
gioia, ma rimanesse sempre e semplicemente un BEL GIOCO.
un familiare del Gruppo Speranza
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Impressioni di corsa a metà del
Giro d'Italia
Scrivo questo articolo dopo la tappa dolomìtica Verona
- Pampeago che ha visto la strepitosa vittoria di Sella dopo 180 Km. di
fuga e la nuova maglia rosa da Visconti a Bosisio.
Che dire? È un giro un po’ noioso per l’assenza di un leader certo:
infatti la classifica vede 15 uomini nel giro di due minuti. Chi sono
questi uomini all'indomani del tappone dolomitico con ben cinque passi:
la maglia rosa della sorpresa Bosisio, compagno di squadra di
Savoldelli e Di Luca che precede di 5 secondi Contador, uno dei
favoriti, e poi Riccò, che nonostante le condizioni fisiche pessime di
Piepoli, suo compagno di squadra, resta uno dei favoriti alla vittoria
finale. Poi c’è di Di Luca che non dimostra una condizione ottimale e
Simoni sempre presente davanti quando la strada si inerpica. Poi c’è il
russo Menchow anche lui in buona forma e poi Pellizzotti.
Ma grande delusione è il favorito Kloden, mentre Nibali ha deluso
anch’esso. Bene Bruseghin, male Leiphaimer e Soler.
Tra i velocisti il n°1 è Daniele Bennati vincitore di tre tappe e n°2 è
Cavendish vincitore di due tappe.
La squadra più forte mi sembra la LPR con Di Luca, Savoldelli, Bosisio,
Spezialetti e L’Astana con Contador ecc, ecc.
Un pronostico: per le tappe che ci aspettano vedo bene Riccò, seguito
da Contador e Di Luca.
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Il ciclismo sta lottando contro
il doping
Doping secondo il Devoto Oli significa: l’uso da parte
di un atleta di sostanze eccitanti, proibite dai regolamenti, allo
scopo di accrescere il rendimento fisico nel corso di una competizione
sportiva. La sua etimologia deriva dall’inglese "to dope” che significa
drogare.
Se spingo la memoria all’infanzia ricordo i cartoni animati di Asteria
e Obelix, i quali con l’assunzione di una pozione magica diventavano
invincibili. Loro lo facevano per difendere il loro territorio gallico
dagli antichi romani. Ora lo si fa per emergere in competizioni
sportive.
Io non ho le prove, tuttavia credo che sia un fenomeno generalizzato a
tutte le discipline sportive. Questo uso di sostanze comporta gravi
danni per l’organismo e in più è una frode sportiva.
Di sicuro nel ciclismo, di cui sono grande appassionato, il doping
c’era in modo smisurato e in tutte le fasce d’età. Ora la battaglia
alle sostanze illecite in questo sport è diventata rigorosissima e i
risultati si vedono.
La rivista “Bicisport” elenca i risultati di questa operazione:
1) i corridori arrivano stremati al traguardo e crollano in albergo;
2) vincono sempre più spesso i veri campioni;
3) le velocità medie delle gare si sono abbassate;
4) i corridori cercano di vincere durante tutto l’anno e non si
specializzano più per una corsa sola;
5) tutti i giorni un corridore viene sottoposto al testa antidoping;
6) ora tutte le sostanze illecite sono rintracciabili tramite esami.
E gli altri sport? Il calcio? Definito da alcuni come lo sport più
bello del mondo è immune da questo fenomeno? Non lo so. Quello che
posso constatare è che i calciatori sono sempre più violenti,
aggressivi e atleticamente prestanti.
Tuttavia in questo sport i controlli notturni, l’obbligo di lasciare il
proprio recapito per essere sottoposto a test in ogni momento non si
farà. Sarà forse perché ci sono interessi economici troppo grandi?
Zorro
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La mia esperienza di ex-etilista
Vi rovinate le vita e rovinate la vita agli altri se
bevete molto! Non fatelo, vi prego!
Donne e uomini pensateci bene. Non cadete nell’alcolismo: rovinerete la
vostra vita e quella di chi vi sta vicino. Anche guidare in stato di
ebrezza è pericolosissimo sia per voi che per gli altri.
Mio padre era un alcolista: quante violenze ho visto nei confronti di
mia madre. Io ho iniziato a bere negli anni '90 per problemi familiari.
Ma pensandoci adesso, non si trattava di problemi familiari: ero caduta
in depressione ed ho iniziato a bere.
Mio marito che faceva il camionista non c’era mai (ora sono vedova da
quasi sei anni), così avendo tutto sopra le mie spalle, e anche a causa
delle violenze che subivo da mio marito (era un uomo dalla doppia
personalità: fuori un pezzo di pane, in casa violento) pian piano mi
sono messa a bere per
scacciare i problemi (così mi dicevo). Ma non ho mai trascurato la
famiglia e la casa. Alla fine ero arrivata a bere al mattino, a digiuno.
Un bel giorno ho pensato: “Sono proprio caduta in basso” e ho deciso io
di chieder aiuto alla mia dottoressa, perché mio marito, distratto e
menefreghista com’era, non si era accorto di niente. La dottoressa mi
ha subito inviato al SERT. E’ da qui ho iniziato un lungo percorso
molto importante della mia vita.
Sono andata ad Auronzo di Cadore dove c'è un ospedale che tratta gli
alcolisti. Ci curavano con la terapia psicologica familiare che
consiste nel cambiare stile di vita con i nostri familiari che devono
sostenerci.
E' stata dura ma ce l’ho fatta! Ne sono uscita forte e felice.
Pensandoci ora mi spiace di aver fatto soffrire le mie figlie più
grandi, che anche se erano piccole, si erano accorte che bevevo, e di
questo chiedo loro perdono. Ma vi ho sempre amato con tutto il mio
cuore di mamma.
Sabrina Sofri
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Uno strano caffè
Qualche lunedì fa dopo esserci trovati in Biblioteca a
Casalecchio, noi della redazione del giornalino “Il Faro” siamo andati
a bere un caffè
in un vicino bar.
Qui è successa una cosa piuttosto buffa ai tre, compresa la
sottoscritta, che avevano ordinato i caffè d’orzo: quando li abbiamo
cominciati a bere, ci è mancato pochissimo che ci facessimo
vincendevolmente una doccia con gli spruzzi a base d’orzo, visto che la
bevanda faceva letteralmente schifo, aveva un retrogusto a base di
aceto che ha procurato alla sottoscritta, a Gabriele e a Giuseppe un
grosso disgusto.
Abbiamo saputo dal gestore del bar che avevano pulito la macchina con
un prodotto a base di aceto, evidentemente senza risciacquarla a dovere.
Dopo esserci fatti una ricca risata abbiamo deciso di ordinare un caffè
normale.
Sabrina Sofri (rivisitazione di Concy)
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L'angolo di Cristina
CIVILTÀ - Bisogna fare uno sforzo di immaginazione, e
pensare ad un paese immaginifico e cattivo, insomma pensate di essere
italiani.
Italiani che parlano di emergenza, emergenza casa, emergenza lavoro,
emergenza consumi, emergenza criminalità e qui lo scivolamento e la
confusione è naturale verso lo straniero e l'inciviltà.
L'esperienza ci insegna che quando un gruppo di persone identificano in
base alla religione, alla nazionalità o al colore della pelle il
bersaglio delle loro paure e delle loro tensioni inconsce, si
annunciano tempi bui.
Per questo il modo con cui il paese affronta una “emergenza” ignorando
le minoranze che ci circondano è un indice della diminuzione del grado
di civiltà, del grado di “buone maniere” e di sviluppo di democrazia.
Cecilia
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Diario di un viaggiatore
10 aprile
Al calduccio della serra: tre lunghe file nere da cui spuntano, a
intervalli regolari, esuberanti masse verdi, con macchie bianche, sono
le piantine di fragole! Un esame attento rivela che in un cespuglietto
verde, vicino ai fiori bianchi, ci sono appena appena verdi quasi
bianchi, la golosa bacca ancora
acerba.
In questi giorni un litigio alato: due cinciallegre che battibeccavano
proprio sui rami davanti alle nostre finestre sono zittite da una gazza
che, quasi una madaleine, ha richiamato alla mente il grembiule nero e
i capelli della signora Irma, mia prof di chimica, mentre scriveva alla
lavagna qualche generazione fa: una stilla di nostalgia.....
8 Maggio
Finalmente cieli azzurri limpidi e sereni come il sonno di un bambino,
merli cince, gazze e ghiandaie scorazzano per il parco e sollevano la
vista e l’udito, anche i colombi che stubazzano in giro fanno capire
che siamo nel mezzo della primavera.
24 Aprile
Mirabile e silenzioso il progredire degli alberi davanti alle finestre
che la settimana scorsa erano ancora completamente visibili ma
solamente picchiettate di macchie verdi leggere, ora le foglie oramai
cresciute che i rami si intravedono appena e si preparano a scomparire
del tutto fagocitati dalla massa verde.
Anche i tigli davanti alla bottega sono un trionfo di foglie che presto
esploderanno a formare gli enormi gomitoli verdi.
22 Maggio
La fretta ci perseguita e ci impedisce di apprezzare come vorremmo
l’ambiente e le persone che ci circondano. Ci impedisce di vedere nel
vivaio allagato la jungla del Borneo e tremare per la paura di scoprire
tra le piantine di basilico che galleggiano una anaconda; oppure sotto
i rami del melo spogli di fiori, una scimmia che si ripara o lungo il
fossato davanti alla bottega dei cannibali.
Chissà perché? Forse perchè coi piedi bagnati la fantasia arriva a
sognare solo un paio di calzini asciutti.
Antonio Pancaldi
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La pelle dell'orso
Un orso introdottosi, di soppiatto, in una abitazione,
vi trovò un bambino che sedutosi allo scrittoio era intento a svolgere
i compiti. Il bambino non si avvide subito della presenza dell’animale.
Quando se ne accorse, gli domandò che cosa stesse facendo proprio lì ed
in quale maniera vi fosse entrato.
Ma l’orso non rispose ed avendo, notato che quello studio era arredato
con una pelle d’orso stesa sul Pavimento, chiese invece: "Come mai
avete messo un pelle d’orso proprio sotto lo scrittoio?” Il bambino
rispose : "L'abbiamo messa qui perché ci è stata regalata”.
L’orso, notando che in quella pelle c ’era uno strappo tutto
particolare, esclamò: "Ora mi rendo conto quale fine ha fatto mio
cugino. Perciò io medesimo disegnerò quella pelle, poi la incornicerò
in un quadretto, che appenderò alla parete della mia tana!”
Carlo Nicoletti
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Da Reggio Emilia con sentimento
In occasione del convegno “Diamo voce alle voci” una
rappresentanza del gruppo voci e non solo, che ha luogo presso il C.D.
di Casalecchio, con frequenza settimanale, il 9 maggio si è recata a
Reggio Emilia.
Fra i vari stand ve n 'era uno che metteva a disposizione dei
partecipanti una cospicua quantità di fotocopie di poesie scritte da
utenti e operatori del CSM di Reggio Emilia Abbiamo scelto di prendere
le seguenti da pubblicare sul Faro.
Dolcezze
Occhi di Madonna
Ciliegio in fiore
Spiaggia al mattino con conchiglie
Donatella
La sanità pubblica
Inefficiente
La sanità pubblica è inefficiente
Vorrei che fosse efficiente
Carla
Speranza
Io spero che il Signore mi conservi
in salute per tanti anni,
anche se sono ben consapevole
di quello che ho.
Donatella
Rifacimento di “S’i fossi foco” di Cecco Angiolieri
Se io fossi il sole
Vorrei splendere per tutto l’anno
Se io fossi il giorno
Farei tutte 24 ore luce
Se io fossi neve
Vorrei mandare i miei fiocchi di neve per tutto l’anno
Se io fossi vento
Andrei ad alleviare chi è sudato e soffre
Se io fossi tempesta
Andrei a scaricare le mie furie nel deserto
Se io fossi amore
Lo donerei a ciascuno
Se io fossi la vita
Non farei morire, nessuno
Se io fossi un prato di fiori
Infiorerei il mondo
Se io fossi acqua
La porterei da coloro che non ne hanno.
Mirella
A mio marito
La prima volta che ti vidi
rimasi affascinata dal tuo
sguardo,
da quegli occhi verdi
come smeraldi
dalla bocca che solo
a guardarla, un unico
desiderio:
con la mia sfiorarla.
Finalmente ti avevo
incontrato.
Ci siamo avvicinati
spinti da qualcosa di grande
e meraviglioso, ci siamo
guardati e innamorati,
baciati e mai più lasciati.
Trent'anni sono passati
ma sembra ieri che
ci siamo incontrati.
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A colloquio col dottor Michele
Filippi
Può descrivere brevemente chi è lei e qual è il suo
lavoro?
Io sono uno psichiatra, lavoro dal 1979 nel Centro di
Salute Mentale di San Lazzaro di Savena. Mi sono occupato di tanti
aspetti del lavoro all' interno del Centro: soprattutto sociali e
riabilitativi e attualmente sono responsabile di questa struttura.
Come è arrivato a questo ruolo e dove si è formato?
Dal 1974 lavoro nei servizi di salute mentale, dapprima
nei comuni della montagna, poi Villa Olimpia e infine a fare il lavoro
di base dal 1979 presso il Centro di San Lazzaro. In questo ho maturato
interessi particolari per la cura delle psicosi gravi, per i problemi
della riabilitazione, gruppi di lavoro nelle istituzioni e quindi
l’effetto delle istituzioni nelle menti delle persone.
Ultimamente ho nutrito interessi per i gruppi di auto mutuo aiuto e del
fare insieme. Ho applicato anche la psicanalisi come esperienza
personale e come orientamento del lavoro psichiatrico.
Quali motivi l’hanno portata, dall’inizio ad oggi, a
fare questo tipo di professione
Credo che ci sia e sia stato un interesse per la mente,
per gli affetti delle persone, un grande bisogno di incontrare le
persone su aspetti profondi e probabilmente di farmi incontrare su
aspetti profondi della vita e dell’esistenza.
Ora qualche curiosità. Come vede lo sport (che è tema
di questo numero) e il tempo libero in funzione della sua vita e di
quella dei malati che cura?
Io penso che lo sport e il tempo libero siano capitoli
di quell’attività di esperienza più generale che è il gioco, e credo
che il gioco sia un’esperienza fondamentale per vivere, necessaria al
vivere.
Ci sono anche illustri psicanalisti che hanno approfondito questo e che
salute mentale non c’è se la capacità, la possibilità di giocare e di
scambiarsi in maniera leggera delle esperienze
Cosa pensa della religione e della sua importanza per
chi soffre?
Credo che sia un’esperienza che aiuta ad andare in
alcune profondità della vita umana e credo che possa essere di
grandissimo sostegno perché può aiutare a dare un senso all’esistenza.
Purtroppo ha avuto ed ha ancora un’azione oppressiva della mente umana
e delle persone. Ma come ogni istituzione ha aspetti positivi e
negativi.
Ora le porrò alcune domande più in merito alla sua
professione. Quando una persona si deve considerare malata di mente?
Quando deve considerare se stessa malata di mente.
Quando la sua sofferenza acquisisce le caratteristiche di intensità
così intensa e così stabile da rientrare in alcune delle categorie
diagnostiche che sono state definite. Io penso che più profondamente si
arrivi a far diagnosi di malattia mentale quando c’è una
incomprensibilità della situazione di vita di una persona. Quando una
persona non si capisce o questa persona non è capita. Se invece una
sofferenza è più comprensibile non si arriva a fare diagnosi.
E’ anche un modo con cui fare del malato o dare del malato coincidono
con cui non riesco a capirti o non riesco a tollerare l’intensità delle
tue emozioni.
La famiglia e gli operatori sanitari del settore che
cosa possono fare per questa malattia?
Moltissimo. Tutti possono fare; ma fare anche dei
danni. Possiamo essere non abbastanza attenti e capaci di mantenere
un’attenzione viva con la persona che soffre. Al tempo stesso se si
riesce a mantenere un’attenzione viva si ottiene una cosa fondamentale.
Si potrebbe parlare di aspetti più tecnici ma credo che la chiave sia
mantenere la comunicazione viva.
Può parlare dell’istituzione del fare assieme? che
cos’è, com’è organizzato?
Il fare assieme nasce esattamente dalla cosa che
parlavamo prima. In quanto le relazioni sono la cosa più importante
nella vita delle persone. Possono servire per guarire, ma anche se non
servono per guarire aiutano a dare un senso alla propria vita. Il fare
assieme serve a fare riconoscere che ogni persona sia un paziente, sia
un famigliare, sia un operatore, sia un amico sono risorse.
Queste risorse sia di pensiero, sia di capacità organizzative si
possono integrare ed essere riconosciute ne nascono movimenti inattesi
di grande sollievo dei grande speranza di grande trasformazione.
Stanno nascendo molte di queste strutture in
associazioni: come si organizzeranno, e quali sono i loro rapporti?
Il fare assieme è un movimento diffuso in Italia da
svariati anni, in molte città italiane e cerca di valorizzare quello
che è poi pratica di tutti non è una novità. Si tratta di valorizzare
quello che in altre parti succede e si fa.
A Bologna cerchiamo di mantenere una rete di operatori, familiari e
pazienti per sviluppare queste cose e dare concretezza a tutto questo.
Stanno nascendo anche nuove associazioni che si spera associazioni a
grappolo che vorrebbe raccogliere e dare forza a tutte queste piccole
associazioni che in rapporto con i centri di salute mentale prende
iniziative per alcune finalità che sono fondamentalmente la lotta
all’isolamento e quindi opportunità di relazione, collaborazione su
progetti specifici con il dipartimento per organizzare il tempo libero,
l’attività clinica, una rete informativa, l’attenzione alle leggi,
creare eventi culturali sulla malattia mentale e la sua integrazione.
Queste associazioni daranno vita ad una organizzazione
piramidale o orizzontale?
Penso che il fare assieme debba essere il più
orizzontale possibile; è vero che tante volte è necessario qualcuno che
tiri le fila e prenda le decisioni. Il bello, diciamo, di questo
spirito diciamo e di tante altre esperienze è di riuscire a mantenere
orizzontale la rete in modo di grande apertura in modo che chiunque
possa entrare in qualsiasi momento senza che questo diventi causa di
confusione.
Perché è importante la collaborazione tra malati?
Se pensiamo alla collaborazione tra persone con
disturbi di origine diverse ci sono sia i gruppi di auto mutuo aiuto.
Sia collaborazioni spontanee non nella cerchia dei gruppi di auto mutuo
aiuto. Si dice che uno è esperto per esperienza e quindi dalla sua
esperienza anche di sofferenza c’è un tesoro di informazioni anche per
gli altri che non va sprecato, ma valorizzato. Decidere di mettersi
insieme per questo è quasi sempre di enorme capacità di sviluppo per le
persone.
Le strutture dei centri di salute mentale quali sono,
sono adeguate?
Io credo che in parte sono adeguate perché ci sono una
bella rete di servizi dove si cerca di fare quello che si può. I punti
di non adeguatezza riguardano i numeri, che ci sono troppo pochi
operatori per le esigenze che ci sono, la qualità di tanti luoghi di
ricovero (troppo improntati ad un’aspetto medico e organizzativo e
gestionale e poco alla relazione e al fare assieme).
La legge Basaglia è attuale o si può andare oltre?
Ritengo assolutamente attuale come principi, perché
supera il principio della discriminazione, dello stigma e
dell’isolamento perché possa servire a qualcosa per la cura delle
persone. Favorisce l’integrazione delle persone con lo spirito del fare
insieme. C’è voluta una legge per contrastare un atteggiamento che si
era concretizzato nel manicomio ma è comunque presente negli uomini e
nella società e cioè la paura la difficoltà a capire e quindi la
necessità di allontanare le persone. Quindi questo fatto e rigenerato
ogni volta. Non va superata la legge ma dati gli strumenti per renderla
più concreta e operativa.
Cosa è cambiato negli ultimi trent'anni (dalla legge
Basaglia)? E cosa si può fare?
È cambiato di positivo che non ci sono più i manicomi.
Ci sono servizi territoriali molto articolati, ricchi e organizzati che
una volta assolutamente non cerano. Non c’è più lo spirito anche
ideologico di quei tempi. Ma è cambiata anche in negativo anche la
motivazione degli operatori e della società in genere nel cercare di
trasformare l’isolamento tra le persone di sofferenza di disagi
psichici.
Quello che si può fare è ritrovare l’incontro tra le persone e la forza
contro lo stigma.
Fabio Tolomelli
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La Farofesta n° 1
La prima festa del Faro si è svolta nel pomeriggio di
domenica 27 maggio presso la sala EX-TIRO di Casalecchio di Reno.
L’evento è iniziato con la declamazione di poesie accompagnate da
musica balcanica della bravissima Annalisa. Poi è stato presentato
rapidamente il giornale “Il Faro". E’ stata la volta di Guido con le
sue bellissime poesie, molto toccanti su sua moglie e la sua famiglia.
Dopo ci si è scatenati in balli di musica anni ’70 fino alle 19.00, ora
in cui ha avuto luogo il rinfresco.
Un ringraziamento va a tutti coloro che hanno portato contributi
mangerecci e bibite varie. La serata si è conclusa con canti corali al
karaoke.
Sebbene il pomeriggio sia stato fresco il calore umano della festa è
stato veramente grande.
Vi aspettiamo alle serate estive del venerdì sera presso il centro
Annalena Tonelli di S. Lazzaro e alle nuove Farofesta che ripartiranno
verso settembre-ottobre.
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In occasione del trasferimento
del Centro Diurno...
Il Centro Diurno si è trasferito in via della
Resistenza 38/40 a San Biagio di Casalecchio. Ecco un saluto
particolare alla vecchia sede di Via Venezia.
“Il mio saluto a questa Semiresidenza è molto breve
perché ho trattenuto dentro di me tutte le emozioni che hanno
accompagnato questa esperienza. Le cose che più mi mancheranno sono la
natura intorno a questo luogo e le risate dei ragazzi quando in estate
ci si godeva il pranzo all’aperto.
L’immagine più significativa che ho della bellezza del parco che gira
intorno a tutto il C.D. è un ricordo primaverile quando dagli alberi
vengono giù i piumini per l’impollinazione delle piante sottostanti e a
vederlo da dentro è come se nevicasse ma senza avere la sgradevole
sensazione del freddo
che ti prende via anche un po’ di gioia.
Se quello che ho descritto sopra è un ricordo soprattutto visivo le
risate e il baccano fatto con le pentole a mò di strumenti musicali è
un tratto della memoria più di carattere uditivo.
Questi sono stati momenti magici che potrò portarmi dietro ovunque
perché sono stata senza avere brutti mostri dentro, quei mostri che si
mangiano qualsiasi cosa di me in momenti nei quali il malessere è
grande."
Rindello S.
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Le riflessioni di Gianna Chiusoli
In Italia abbiamo attualmente una situazione molto
instabile. Anche l’economia sta soffrendo molto. Ora non è che io
voglia fare politica, me ne guardo bene. Però la situazione del nostro
Paese si ripercuote su tutti i cittadini; chi più ne fa le spese sono
quella area di persone più deboli, che non riescono
a venire fuori da situazioni difficili.
Mi ricordo che da bambina le cose erano molto semplici, e il bagno era
fuori con mosconi e mosche che mettevano soggezione a fare i propri
bisogni, ma la vita era basata su radici con valori umani, amore,
altruismo e la famiglia unita. Oggi tutto è computerizzato, se non
abbiamo il cellulare non viviamo ma chi ci dà i soldi per caricarlo?
Allora sapete cosa vi dico? Carichiamoci noi impariamo a vivere alla
giornata, incominciamo a stimolare noi stessi e gli a ltri, ad aprirci
a sentimenti puri; a riscoprire come può essere bello fare una
passeggiata a piedi nudi sul prato (vi garantisco che e un benessere
estasiante).
Incominciamo ad avere più fiducia e credere in noi stessi e sulle
nostre forze. Cercate di avere sempre un sorriso per tutti e credere in
noi stessi e sulle nostre forze. Cercate di avere sempre un sorriso per
tutti, anche se non avete voglia, sentirete quel sorriso anche dentro
di voi.
Vivendo tra i secondi e i minuti, ora, adesso, in quel momento, si può
riscoprire un mondo tutto nuovo, ve lo posso garantire. Pensare a cosa
sarà domani o fra qualche ora è già portatrice di negatività.
Allora coraggio, alziamoci e camminiamo impariamo a convivere con le
nostre debolezze (fanno parte della vita) lasciandole attraversare come
un vento forte, poi si calmerà tutto e allora quel tutto risplenderà di
una luce potente: cercate dentro di voi coraggio (anche a me
s’intende)...
Ricordiamoci, che cadiamo per imparare ad alzarci.
Gianna Chiusoli
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