Editoriale


Il dizionario Zanichelli come prima definizione descrive il lavoro come una “attività di produzione di beni o servizi, legislativamente tutelata esplicata nell’esercizio di un mestiere”.
All'interno del giornale il lettore troverà esperienze vive e palpitanti di lavoro: per alcuni scrittori è una fonte di espressione, per altri è stato causa di problem relazionali; ma, per tutti è qualcosa di più di una mera fonte di guadagno.
Per la prima volta in questo numero ci sarà un allegato. Si tratta di una intervista fatta dalla dott.ssa Elena Pasquali ad un educatore responsabile delle attività di borsa lavoro Vincenzo Trono.
Essendo nel DNA del Faro la possibilità di fare scrivere tutti (operatori compresi), la Redazione è orgogliosa di poter allegare uno scritto che oltre alla forte portata tecnicogiuridica raccoglie anche autorevolezza.
L'allegato potrebbe essere il primo di una serie da tenere nella propria biblioteca per quando c'è la necessità di approfondire la conoscenza su problem specifici riguardanti la salute mentale.
Buona lettura.


Fabio Tolomelli


RTP Casa M.D. Mantovani - Laboratorio di Scrittura Creativa
Scrittura collettiva su un brano di Kahlil Gibran


Allora un contadino disse: Parlaci del Lavoro.

E lui rispose dicendo:
Voi lavorate per assecondare il ritmo della terra e l’anima della terra.
Poiché oziare è estraniarsi dalle stagioni e uscire dal corso della vita,
che avanza in solenne e fiera sottomissione verso l'infinito.

Quando lavorate siete un flauto
attraverso il quale il sussurro del tempo si trasforma in musica.
Chi di voi vorrebbe essere una canna silenziosa e muta
quando tutte le altre cantano all'unisono?

Sempre vi è stato detto che il lavoro è una maledizione e la fatica una sventura.
Ma io vi dico che quando lavorate esaudite una parte del sogno più remoto della terra,
che v i fu dato in sorte quando il sogno stesso ebbe origine.
Vivendo delle vostre fatiche,
voi amate in verità la vita.
E amare la vita attraverso la fatica è comprenderne il segreto più profondo.

Ma se nella vostra pena voi dite
che nascere è dolore e il peso della carne una maledizione scritta sulla fronte,
allora vi rispondo:
tranne il sudore della fronte niente laverà ciò che vi è stato scritto.

Vi è stato detto che la vita è tenebre e nella vostra stanchezza voi fate eco a ciò che è stato detto dagli esausti. E io v i dico che in verità la vita è tenebre fuorché quando è slancio, E ogni slancio è cieco fuorché quando è sapere,
E ogni sapere è vano fuorché quando è lavoro,
E ogni lavoro è vuoto fuorché quando è amore;
E quando lavorate con amore voi stabilite un vincolo con voi stessi,
con gli altri e con Dio.

E cos'è lavorare con amore?
È tessere un abito con i fili del cuore,
come se dovesse indossarlo il vostro amato.
È costruire una casa con dedizione come se dovesse abitarla il vostro amato.
È spargere teneramente i semi e mietere il raccolto con gioia,
come se dovesse goderne il frutto il vostro amato.
È diffondere in tutto ciò che fate il soffio del vostro spirito,
E sapere che tutti i venerati morti stanno vigili intorno a voi.

Spesso vi ho udito dire, come se parlaste nel sonno:
"Chi lavora il marmo e scopre la propria anima configurata nella pietra,
è più nobile di chi ara la terra.
E chi afferra l'arcobaleno e lo stende sulla tela in immagine umana,
è più di chi fabbrica sandali per i nostri piedi".

Ma io vi dico,
non nel sonno ma nel vigile e pieno mezzogiorno,
il vento parla dolcemente alla quercia gigante come al più piccolo filo d'erba;
e che è grande soltanto chi trasforma la voce del vento
in un canto reso più dolce dal proprio amore.

Il lavoro è amore rivelato.
E se non riuscite a lavorare con amore,
ma solo con disgusto, è meglio per voi lasciarlo e,
seduti alla porta del tempio,
accettare l'elemosina di chi lavora con gioia.
Poiché se cuocete il pane con indifferenza,
voi cuocete un pane amaro,
che non potrà sfamare l'uomo del tutto.
E se spremete l'uva controvoglia,
la vostra riluttanza distillerà veleno nel vino.
E anche se cantate come angeli,
ma non amate il canto,
renderete l'uomo sordo alle voci del giorno e della notte.

Kahlil Gibran - "Sul lavoro"




Scrittura Collettiva:



Questo brano è molto bello perché sottolinea l'importanza del lavoro come un atto d'amore verso noi stessi e gli altri.....
E' bellissima la similitudine con l'abito che ha come tessuto i fili del nostro cuore...
insegna che il lavoro aiuta a combattere il silenzio e la solitudine che spesso ci circonda...
insegna che il lavoro ci permette di utilizzare al meglio le risorse che abbiamo come chi ha un flauto pregiato e, anziché tenerlo in un angolo di casa, lo utilizza per suonare accorgendosi che anche lui ha la stessa capacità di un altro musicista nel produrre un suono melodioso...
Non c'è nulla di più brutto che fare qualcosa contro voglia e raccoglierne i risultati negativi, come chi cuoce il pane con indifferenza ottenendo un prodotto dal sapore cattivo...
Gibran ci fa capire davvero che "il lavoro nobilita l'uomo"...


Laboratorio Scrittura Creativa e Musicanto


Cos'è il lavoro per te?


Il lavoro, se è retribuito bene e ti piace, è gratificante. Ti aiuta a vivere meglio!

Gianluca M.


Un compito per se stessi ed anche per gli altri...

Syrio


Ho lavorato 12 anni in fabbrica, questo è per me il lavoro. Ho dato il sangue, ma ero sempre avviluppato dalla paranoia, non mi piaceva... questo genere di lavoro non lo faro più...

Oriano Conti


Per me il lavoro è uno scalare della fisica. E' una forma di energia, un movimento, una possibilità di crescita personale e non solo economica, lo giudico una forza di cooperazione...

Pierfrancesco Peggi


Cambiamenti al "Martin Pescatore"


A partire da gennaio presso la Cooperativa "Martin Pescatore" ci sono stati dei cambiamenti relativi al personale, poiché Carlo e Claudia sono andati a lavorare da un'altra parte e sono stati sostituiti da Marco Lambertini e da un altro simpaticissimo operatore che si chiama Leonardo.
Questa non è stata la sola novità, in quanto io e la mia amica del cuore Cristicchi, da pochi mesi abbiamo iniziato a lavorare nella mensa di una scuola elementare: qui serviamo i pasti ai bambini, sparecchiamo, mettiamo via le stoviglie dopo il lavaggio e dopo averle asciugate. Il nostro lavoro si conclude dopo il riordino del salone da pranzo.
Questo nostro lavoro ci piace molto perché oltre a metterci a diretto contatto con i bimbi che adoriamo, ci ha fatto conoscere persone nuove che prestano servizio in questo istituto scolastico.
Siamo molto grate per questo al "Martin Pescatore" e alle nostre dottoresse.
Questa nuova attività lavorativa mi impegnerà presto per tutta la settimana. Così è stato necessario smettere la mia frequentazione del Centro Diurno, e in particolare l'attività di cucina che le operatrici Katia e Daniela conducono il mercoledì mattina.
Oltre ad esprimere i miei ringraziamenti a loro e a tutti gli altri operatori del Centro Diurno per avermi aiutato ad essere sempre più autonoma, voglio anche esprimere il mio punto di vista in proposito: sicuramente dispiace lasciare un posto che si è frequentato per tanti anni, ma mi fa piacere pensare che con le mie dimissioni lascio libero il posto ad un'altra persona che come me potrà crescere.


Lorella


Essere consapevoli aiuta


Da quando mi sono resa consapevole della mia malattia, sono diventata insicura e non riesco più a fare tutte le cose che facevo prima di esserne consapevole.
Ma c'è una cosa positiva in questo, che la consapevolezza quando sto poco bene (perché sono ciclica) mi fa guardare dentro me stessa e mi permette di chiedere aiuto, cosa che non facevo prima, ed insieme agli operatori del gruppo appartamento e della semiresidenza e alla dottoressa Mantovani, trovo uno sfogo e un aiuto per fare le cose che mi fanno stare meglio, anche se ho un po' di difficoltà a farle.
Anche le amicizie nate nel gruppo appartamento e in semi residenza mi danno sollievo.
Sono ammalata già da tempo, da bambina soffrivo di turbe psichiche, mi hanno portato da una psicologa, poi non mi ci hanno portato più, perché i miei familiari pensavano di aiutarmi loro.
La mia fobia da bambina era quella che pensavo di vivere in sogno e chiedevo ai miei familiari di pizzicarmi per svegliarmi.
Mia mamma e mio papà litigavano sempre, ed io soffrivo così tanto, che mia nonna decise di prendermi via da loro.
Adesso lotto tutti i giorni contro un'altra me stessa, che è in me e mi tormenta, provocandomi pensieri come la paura di morire, manie ossessive e la preoccupazione che tutte le persone che amo e che mi vogliono bene, abbiano delle difficoltà, compresa mia figlia, nella quale ho notato disturbi psichici di inadeguatezza alla realtà. Lei è andata da una psicologa per un po' di tempo, ma poi ha smesso anche se ne ha ancora bisogno.
Sono felice che il mio uomo Romano adesso stia meglio e non soffra più d'ansia, così possiamo vederci.


Lorella Fabiani


La prima volta che ho voluto bene a qualcuno


La prima volta che io volli bene a qualcuno fu in adolescenza. Mi innamorai di un ragazzo che di bellezza ne aveva ben poca, ma quel che mi colpì fu l'interesse che lui dimostrò per me, cosa che nessuno prima d'allora aveva mai avuto.
La fortuna volle però che io lo dimenticassi, perché scoprii che non era un personaggio positivo, e fu triste perché per me trovare altri ragazzi, con questo carattere, non mi pareva facile.
Questa fu una figura maschile. Conobbi poi una figura femminile, dalla quale mi sentii veramente apprezzata.
Questa persona è una donna che lavora in Comune a Castelletto, una donna dal carattere tanto burbero, e per questo non apprezzata da tutti.
Io mi sentii però di volerle bene, perché dietro a questa severità, ho scoperto una bontà infinita ed anche una grande intelligenza.
Purtroppo c'è da dire che questo mi ha portato ad avere invidia della figlia, perché con lei è sempre stata una madre tanto presente, quello che in passato non fu la mia.


Erika - Gruppo Arteinsieme C.D.Casalecchio


Dedicato ad Arianna


Ho sognato una bellissima farfalla
che volava su un prato fiorito.
Al risveglio ho pensato a te.
Quando ci hai lasciato improvvisamente
ti avevo immaginata:
"Lieve come una farfalla,
nel sonno, sei volata in cielo..."
Ora vorrei chiederti: "Sei tu la farfalla
che ho sognato posarsi su un piccolo
fiore colore del cielo?"
Quel fiore era un non ti scordar di me
e mi piace pensare che il sogno non
sia casuale.
Lo interpreto come una tua tacita domanda
e ti rassicuro:
"Sì cara Arianna, sii certa, non ti
dimenticheremo mai"


Un familiare del gruppo Speranza


Il lavoro


Quando ricordi i tuoi anni
violati con gli affanni,
riportati ad oggi
e riparti sereno.
Non son stati miraggi
ma un futuro avremo.

Luisa Paolucci delle "Roncole"


Poesie di Gabriella Forlani


I matti sanno


I matti sanno che cos'è il dolore.
I matti sanno che cos'è l'angoscia.
I matti sanno che cos'è l'abbandono.
I matti sono senza colpa.
I matti atrocemente soffrono.
I matti troppo spesso non sanno più che cosa sia la speranza.



Vìvere è amare


Vivere è amare.
Amare la foglia che spunta
e quella che cade.
Amare il bocciolo che cresce
e la rosa che muore.
Amare la vita per la vita,
perché veramente...
veramente...
veramente...
la vita è sempre un miracolo.



Un matto parla


Rosso è il nostro immenso dolore.
Viola è la lunghissima nostra attesa,
colma di pianto.
E troppo spesso
non arriviamo a vedere
che la speranza è verde
e la vittoria è bianca.



Tra le nuvole


Tra le nuvole il sole.
Nell'aria già fredda, l'autunno
va in fretta.



La rondine


Ho visto nel cimitero una rondine.
Babbo, mamma, questa rondine
vi porti ogni giorno
un mio bacio,
finché io non possa riabbracciarvi,
eternamente,
lassù, nel Cielo.



Ritorno


Tornate svelte svelte
le foglie dei pioppi pettegolano
incessantemente nel vento.
Come una mamma, l'erba amorosamente
culla il bianco delle margherite,
dipinte di fresco:
pazzo di felicità e di luce
l'azzurro serra finalmente il verde
della terra.



A settembre


Già il sole scalda meno.
Coperto di foglie, l'autunno
accarezza tutta la terra.



Annuncio mitico


L'azzurro è striato di bianco.
Qualche foglia cade,
annunciando l'autunno.



Autunnale


Già infreddolite le foglie ancora verdi.
Come un lucertolone, la terra
Si protende verso il sole.



Il pino


E' quasi sera.
Il grande, lontano,
pino del mio villaggio
si riempie di uccelli e rondini.
E lento, caldo, sereno
sopra il tramonto cade.


Gabriella Forlani


La sveglia


Con fare dispettoso
ti sveglia puntualmente
ogni mattina...
quell'antipatica sveglietta
camuffata da dolce musichina!
Non hai pretesto!
Il suo lavoro è quello,
di buttare giù dal letto!
Ti arrendi all'evidenza,
stiracchi un po' le braccia,
echeggia un tuo sbadiglio,
ma poi riprendi conoscenza
e dai retta alla coscienza.
Ti aspettano al lavoro
non devi ritardare,
ma è grazie a lei
se arrivi puntuale.
Qualche volta vorresti
farla a pezzi,
gettarla lontano contro al muro
insieme al tuo lavoro
e a tutto ciò che in quel momento
ti rompe l'esistenza e t'impedisce
di fare resistenza.
Ma poi ragioni e vieni
a questa conclusione:
E' vero sì che il lavoro
se preso seriamente
può esser molto duro,
ma se lo rifiuto oggi
non solo danneggio il mio presente,
ma anche il mio futuro
che senza lui
sarebbe troppo duro!


Maria Angela



Percorso del gruppo del Laboratorio Editoriale UmanaMente


Con le funzioni di voce narrante racconterò il percorso del gruppo del laboratorio editoriale UmanaMente, laboratorio che si tiene una volta alla settimana.
Il tema del lavoro è sembrato fin da subito molto complesso e difficile da affrontare, per via delle numerose sfaccettature di ordine filosofico, psicologico, ma anche sociale e politico che comporta.
Si è aperto un dibattito che metteva in luce tutti questi aspetti del mondo del lavoro e che individuava molte problematicità.
Si è continuato partendo dalle origini di queste riflessioni: I racconti delle storie personali...

Elena




Premetto che ho lavorato poco fino ad ora nella mia vita, data la mia giovane età e il fatto di aver scelto un percorso scolastico che mi ha portato ad iscrivermi ad un corso universitario che frequento ormai da 7 anni.
La mia prima esperienza lavorativa risale ai 16 anni quando fui bocciato a scuola e come punizione i miei genitori mi mandarono a lavorare nel periodo estivo; facevo il "tuttofare" in una ditta.
Vissi molto male quell'esperienza, ma oggi posso dire che fu un occasione importante di crescita che mi fece assaggiare la realtà del mondo del lavoro.
L'anno seguente, pur essendo promosso, decisi di riprendere quel lavoro con l'idea di guadagnare qualche soldo, ma dopo un mese fui cacciato per scarso rendimento.
In seguito ho lavorato come rilevatore per il censimento, come distributore di elenchi telefonici e magazziniere da Decathlon.
Il mio obiettivo oggi è quello di conseguire la laurea nonostante la malattia mentale che mi perseguita e che mi ha reso oscuri gli ultimi 4 anni.
Per me è difficile pensare al mio lavoro futuro perché le mie priorità oggi stanno nella salute mentale.

P.




Gli inserimenti lavorativi mirati mi hanno portato a svolgere mansioni dove non mi sentivo integrato con i colleghi in quanto mi venivano fatti scherzi e screzi di ogni tipo. Mi sentivo trattato come un handicappato, alla stregua di una ragazza sordomuta che lavorava con me, ma contrariamente a lei che non poteva sentire le offese che le venivano rivolte, io le sentivo eccome e mi facevano stare molto male.
La mia aspirazione allora non era più quella dell'integrazione e mi accontentavo di contesti di lavoro protetto, mi accontentavo di un lavoro poco creativo e ripetitivo.
Oggi ho una borsa lavoro che mi permette di essere molto più creativo e mi sento appagato e soddisfatto in quanto disegno e dipingo opere che poi vengono vendute in un negozio.

Stefano




Dopo un lungo corso di formazione ho iniziato la borsa lavoro come accoglienza dentro un museo. Per un periodo le cose sono andate piuttosto bene perché la gestione mi consentiva di avere miei tempi di lavoro e buoni rapporti con i colleghi. Poi cambiando gestione sono aumentate le pressioni: tempi più veloci e maggiore rigidità e severità. Non riuscivo più a lavorare serenamente e a dialogare con i colleghi. Mi sentivo soffocare.
Io ho iniziato a lavorare a 17 anni e facevo il fornaio, mi alzavo all'1-2 di notte per fare il pane. Aspettavo di partire militare.
Tornato dal militare, nell'87 ho iniziato a lavorare come autista di autobus ed anche di pullman. Era un lavoro che richiedeva grande responsabilità e concentrazione, molta puntualità. Ho fatto questo lavoro per 3 anni.
Ho fatto anche il trimestrale al latte Granarolo e ho lavorato per un periodo alle Poste e anche come facchino.
Per me il lavoro nobilita l'uomo, ma a volte, posso dire dalla mia esperienza, che lo debilita.

Diego




Dopo questi primi racconti ci siamo chiesti:
Cos'è allora un lavoro ideale per noi?
Una possibile risposta:
E' un lavoro dove ci si sente realizzati, dove le proprie capacità producono soddisfazione di sé, dove si sente di essere una risorsa gli uni per gli altri.
Abbiamo individuato delle parole chiave: INTEGRAZIONE - ASPIRAZIONE – ACCONTENTARSI - SODDISFAZIONE - DIALOGARE - NOBILITARE.

E poi ancora racconti...

Elena


Quale lavoro avrei potuto fare?


Detesto il sangue, quindi il medico no! Forse mi sarebbe piaciuto fare il religioso, ma non ho sentito la chiamata. Mi sono tante volte considerato un "meridionale del nord", sentendomi impulsivo e poco riflessivo.
Mio padre osservava, quand'ero bambino, che avevo poco senso della misura, come adesso, d'altronde! Sarà che non ho avuto un passato facile?
Però quando mi pongo questo interrogativo mi accorgo che non sono più un bambino e non posso più mettere sul banco degli imputati solo i miei genitori, ma debbo pur con tutte le incognite dentro e fuori di me, recitare un po' di "mea culpa".
Mi piacerebbe intraprendere un'attività che previlegiasse l'estetica, quale potrebbe essere, ad esempio, il parrucchiere. Mi sento invece poco portato, per la mancanza di freddezza e una certa rigidità nei miei principi, per due professioni come quelle del giurista e del chirurgo.
Da tempo mi ha attraversato la mente il balenare di un lampo di una certa vocazione di rendermi utile all'umanità salvando da quel processo di scristianizzazione quei popoli del terzo mondo cui manca la fame spirituale di Dio. E come se tutte le domeniche avvertissi un'occasione in più e una in meno dunque sprecate, di aver cura di quei "minimi" di cui parla il Vangelo.


Giovanni Marcheselli - Gruppo Arteinsieme C.D. Casalecchio


Il mio futuro lavorativo


Per anni ho fatto l'educatore, dapprima con ex lungodegenti manicomiali, poi come figura di sostegno nelle scuole.
Avevo scelto questo mestiere quando ero già sofferente perché speravo che la mia esperienza di disagio potesse tornare utile ad altri, ossia ai miei utenti, e non escludo che questo possa essere anche avvenuto. Avendo svolto questa professione con passione, sono stato apprezzato come anche contestato. Ho dovuto impegnarmi a fondo per riuscire a dare al mio lavoro una direzione educativa che, condivisa o no, fosse comunque rigorosamente fondata.
Finché ho lavorato, le mie condizioni di salute non mi hanno fatto sentire discriminato o stigmatizzato, non fosse altro perché non le dichiaravo e solo verso la fine della mia carriera lavorativa le ho "ufficializzate" richiedendo che mi venisse riconosciuta un'invalidità.
Non ho mai avvertito lo "stigma" contro la mia malattia mentale, anzi, non faccio mistero di essere stato riconosciuto non solo invalido ma anche, al fine del riconoscimento dei vantaggi della legge 104, handicappato.
Semmai, sia sul lavoro che fuori, ho sempre riscontrato in me uno "stile" relazionale e comunicativo, ma anche cognitivo, profondamente diverso da chiunque altro, ben più di quanto ciò possa essere ricondotto ad una fisiologica diversità fra una determinate persona e un'altra.
Anche la mia ormai lunga frequentazione di gruppi di auto-aiuto mi ha fatto sempre, almeno finora, sentire peggio. Ho cercato di descrivere questa situazione in un racconto autobiografico, intitolato "Un carro armato a pedali", pubblicato sul numero di gennaio-febbraio 2009 della rivista "Il Faro. Il giornale di tutti".
Io sono stato sempre, sul lavoro e fuori, portatore di un pensiero divergente, da "bastian contrario". Ma per essere un bastian contrario sono necessari certi attributi che a me mancano, così come un carro armato, per riuscire a muoversi, deve avere un motore proporzionato alla sua stazza e non certo un paio di pedali.
Tutto ciò mi rende assai poco fiducioso sul mio futuro lavorativo, ma non solo.


Mario Mazzocchi


Come mi vedono gli altri


Avere una malattia mentale mi porta a pormi il problema del come mi vedono gli altri e sono dell'idea che se io mi vedo in un modo anche gli altri allora mi vedono in quello stesso modo. Io da 9 anni lavoro in un call center e da 8 sono assunta come impiegata. La legge prevede che delle persone invalide debbano venire assunte dalla ditte. Ho cominciato il mio percorso lavorativo c/o il call center di una grande azienda nel 1991: stavo bene, nel 1999 mi hanno promossa ad impiegata: stavo benissimo! Ho avuto anche gratificazioni importanti da parte dei miei responsabili.
Nel 2005 arriva la malattia come un missile che si fionda nella mia vita e mi toglie il respiro. Il primo ricovero, i primi mesi di malattia, i primi mesi di aspettativa. Mi mancano le forze. Mi reco all'INPS dove porto le mie cartelle cliniche dei vari ricoveri e che mi concede una pensione calcolata in base ai contributi da me versati negli anni lavorativi.
Mi reco poi ad una visita presso la commissione degli invalidi civili: mi riconoscono l'inabilità al 100%, poi di nuovo ad un'altra visita, sempre presso la commissione degli invalidi civili e mi concedono il diritto ad usufruire della legge 104.
Passiamo a luglio del 2008, mi sento meglio ricomincio a lavorare.
Sono io che noto diffidenza? Sono io che leggo nello sguardo degli altri "è pazza?" Sì, sono sicuramente io.
Faccio finta di nulla, faccio finta che la malattia non c'è, se ne sono convinta io, come possono non esserlo gli altri?


Daniela


Tornare a vivere con l'aiuto diuna borsa lavoro


Da circa tre anni usufruisco di una borsa lavoro. Ma che cosa significa una borsa lavoro? E' un progetto terapeutico-riabilitativo che viene pensato dagli operatori dell'AUSL in collaborazione con il paziente allo scopo di verificare le capacità lavorative e organizzative degli stessi. La finalità varia a seconda delle esigenze degli utenti e può essere di socializzazione, di remunerazione, ecc.
Questo progetto si attua con una convenzione tra AUSL, datore di lavoro e soggetto interessato; l'onere economico è totalmente a carico dell'AUSL e la durata massima varia a seconda delle finalità che si intendono perseguire. L'orario settimanale è di venti ore settimanali da distribuire sui cinque giorni lavorativi.
I requisiti per l'accesso alla borsa lavoro sono i seguenti:
- essere in carico al CSM o ad altri Servizi;
- accettare il progetto;
- residenza in uno dei Comuni di competenza AUSL;
- età superiore ai 18 anni.
Ovviamente ogni inserimento occupazionale viene attentamente valutato, vagliato e successivamente seguito da parte degli Operatori AUSL che elaborano un progetto personale con strumenti, obiettivi e tempi opportunamente individuati per ciascun singolo caso.
La mia definizione di borsa lavoro è invece un po' più affettuosa. Infatti la descriverei come un momento di lavoro, remunerato, che mi permette di esprimere, sviluppare ed apprendere abilità in un contesto professionale e al tempo stesso amichevole.
Parliamo ora di remunerazione. Più che di remunerazione si tratta di rimborso spesa. Non sta a me giudicare se essa è equa oppure no. Ma in sostanza è pari a circa € 3,10 l'ora e in tempi di crisi come questo non fanno male.
Ho usato il termine esprimere perché venivo da un periodo di grave malattia dove trascorrevo gran parte della mia giornata a letto. Uscivo una volta alla settimana con gli amici "Diavoli Rossi" per giocare a pallone. E mi vedevo la sera il fine settimana per uscire con una compagnia di amici.
Da quando il pomeriggio cominciai a lavorare presso il Centro Sociale "Annalena Tonelli" ho ricominciato a vivere quindi pensare non più solo ai miei problem personali ma anche a quelli del lavoro e quindi a trovarne risposte, fare giudizi, manifestare opinioni e sentimenti su un piano professionale. In questo modo sono riuscito a creare uno stacco dal pensiero vizioso della mia malattia mentale. Al tempo stesso ho appreso il lavoro di segreteria e sono migliorato nella conoscenza del computer. Parallelamente a questo si è incrementata la sicurezza e la fiducia in me stesso, non solo professionalmente ma anche sotto il profilo più strettamente interiore.
La presenza delle mie responsabili Elisa, Carla e Ornella sono un punto fermo, quando ho bisogno chiedo a loro. Non posso che ringraziarle per la fiducia e la pazienza che mi hanno dedicato in questo mio percorso di crescita.
Poi ci sono i "colleghi" di borsa lavoro con i quali lavoro serenamente assieme ed ho un rapporto quasi amicale che col tempo sta maturando anche al di fuori dell'ambito strettamente lavorativo.
Ora ho spostato l'orario lavorativo al mattino e ho il pomeriggio libero per fare volontariato e sport. Questo mi permette di condurre una vita più normale che mi consente di curarmi e guarire più serenamente. Ora i farmaci che assumo sono stati drasticamente ridotti, non dormo più tutto il giorno, e vivo con gusto la quotidianità. Ora lascio a voi lettori definire e quantificare l'importanza di questo strumento terapeutico riabilitativo che insieme alle terapie dell'AUSL, l'aiuto della famiglia e della mia ragazza mi ha permesso di tornare a vivere.
P.S. Un ringraziamento particolare va all'Assistente Sociale Anna Colamaria che mi ha permesso di avere questa borsa lavoro e si sta occupando di un mio reinserimento nel contesto lavorativo della professione per cui mi sono diplomato e in cui tanto ho creduto e dato tanto impegno.


Zorro


Dal viaggio in Argentina: "Basta ai manicomi"


Tra le numerosissime iniziative realizzate per il trentennale della legge Basaglia, che ha dato il via alla chiusura delle strutture manicomiali, una delegazione dell'Emilia Romagna formata da: utenti volontari, educatori, infermieri e cittadini, ha fatto un viaggio in Argentina per testimoniare che gli utenti possono avere una vita normale anche se sentono le voci. Per dare questa testimonianza e per uno scambio di esperienze, questa delegazione si è recata all'Università per incontrarsi con gli studenti della facoltà di Medicina.
Nei giorni seguenti ci sono stati tre cortei molti divertenti e coreografici, perché erano accompagnati da canti e balli e soprattutto tutti i partecipanti gridavano: "No ai manicomi!".
Sono state visitate molte cose, tra le più commoventi il palazzo e il parco della Memoria, nel quale su un muro erano scolpiti i nomi delle persone scomparse (i desparecidos): gettate giù dagli aerei nel mare perché oppositori della dittatura.
L’incontro con la madre di una di queste persone disperse e la partecipazione alle manifestazioni organizzate da moltissime di queste donne che ancora cercano e chiedono verità sulla sorte dei propri figli, dimostrando in questo modo di condividere gli ideali per i quali le proprie creature avevano combattuto: giustizia e democrazia.
Per me il momento più bello e interessante è stata la visita allo stadio di Bocha, dove c'è un grande museo con le foto e i ricordi dei più grandi calciatori quali Maradona, Batistuta, Tarantino, con tutte le coppe e i trofei vinti dall'Argentina, comprese le impronte dei piedi dei giocatori.
Tra le visite, la più coinvolgente è stata quella all'Hotel Bauen, qui i dipendenti ad un certo punto sono stati tutti licenziati, questi però anziché disperarsi hanno occupato la struttura dando inizio all'autogestione. Questo fatto mi ha insegnato che anche di fronte ad una cosa brutta, devi prendere in mano la tua vita e risolvere i problemi con energia.
Senza dubbio la visita più divertente è stata quella al Caminito, un locale nel quale si sono esibiti dei ballerini di tango.
Il clima è stato molto mite, sembrava estate, sul cibo, devo dire, che sono partita un po' prevenuta; al contrario sono rimasta molto soddisfatta di tutto ciò che ho mangiato. Il gruppone dei compagni di viaggio è stato piacevole e intellettualmente stimolante.


Cristicchi


Un pomeriggio al San Camillo


Scrivo in un pomeriggio di marzo del 2009, un venerdì dei tanti che ho trascorso al san Camillo, per buttar giù delle note, spero interessanti.
Mia madre e mio padre mi hanno educato a una concezione esistenziale improntata ad un riconoscimento dei valori che nel bene o nel male caratterizzano le persone fuori da simpatie o antipatie.
Caratterizzare la persona umana significa anche raggiungere una linea di valutazione che tende a separare la sincerità rispetto alla menzogna.
Quindi ho per l'ennesima volta cercato il contatto con una varia umanità nei corridoi del San Camillo, microcosmo di persone inedito e stimolante, per me, con caratteristiche diverse ma sempre affini per argomenti singoli fra di loro collegati nel rapporto alla fatica del vivere.
Così mi è capitato di parlare con Elena, una tirocinante, simpaticissima e molto paziente, con cui si è parlato di argomenti della classicità molto importanti, come il paradiso, l'incesto, l'adulterio, il complesso di Edipo, allora situazioni ricorrenti e gravi.
A questo proposito si è parlato di grandi lavori antropologici come "Il ramo d'oro" di Fraser, ricordando Levi-Strauss, parlando di notizie varie e giungendo fino a Althusser in cui si fondono vari argomenti drammatici.
Si è passati poi a temi sulle cure omeopatiche ed erboristiche ed infine ad argomenti meno gravi come l'uso della fotocopiatrice, che in quel momento rappresentava un guaio tecnico, creando una notevole richiesta di pazienza.
Qui ho conosciuto anche il simpaticissimo Dott. Filippi, sempre trafelato e impegnatissimo, serio e spiritoso, posato appena posso pronto a scambiare velocemente due chiacchiere, con lui faccio riferimento alla mia situazione psicofisica, accennando anche alla mia situazione familiare, dandogli conto di qualche mio parere in proposito.
Bisogna dire che quando converso col dott. Filippi, penso sempre al grande Socrate filosofo dell'anima, per la sua serietà e disponibilità, per la sua capacità di soppesare gli argomenti con abilità induttiva e deduttiva davvero al giorno d'oggi molto rare.
Sarà anche che ho provato per Socrate un'ammirazione profonda, suggeritami da mio nonno Icilio, strenuo socratico.
Occorre anche fare riferimento all'educatrice operatrice lavorativa Cristina Paolucci che quando irrompe nei corridoi del San Camillo sbotta in una loquela fluente che è una meraviglia, ed è in realtà spiritosissima e sincera soprattutto quando passa in rassegna argomenti che, soprattutto, riguardano il mio rapporto lavorativo con i ragazzi e gli operatori della coop Agriverde, Parla anche di argomenti delicati come l'igiene personale, toccando tutte le caratteristiche del caso.
Poi parlando di Alessandro, di Alessandra, di Giovanni e gli altri del gruppo, di Agriverde strabuzza affettuosamente gli occhi quindi puntualizza, conferma, corregge, smentisce in maniera diversa.
Alla fine dopo varie astrologazioni sulla natura e situazioni della tal cosa e tal'- altro personaggio, si chiude la discussione e troviamo un punto di intesa comune.
E che dire che dire di Leonardo il cui argomento preferito è un mio amico "sospeso" fra benessere e malessere che si avvicendano continuamente con esiti alterni. Leonardo è paziente e pacato nel parlare dei miei argomenti personali e familiari, alla fine determinando in me un risultato costruttivo e sereno.
A questa carrellata di personaggi, non poteva mancare l'inossidabile Adriana, accompagnatrice di molte persone al San Camillo, sempre in eterno movimento, anche lei molto paziente e spiritosa e che ha in Fabio, suo figlio, un notevole talento letterario: definizione che non rappresenta, credetemi, nessuna piaggeria.
Fabio, sul "Faro" ha manifestato una capacità espositiva e comunicativa degna di un Ferencz Molnar dei "I ragazzi della via Paal " o di C. Dickens de "Il principe e il Povero".
A Fabio va dato il merito di una grande cultura e capacità comunicativa davvero rara, associando una narrazione classica, romantica e psicologica: caratteristiche idealmente intrecciate in modo sapiente, veramente complimenti.

Potrei soffermarmi ancora su temi e personaggi situazioni tipiche e particolari, parimenti interessanti e nuove. Ma credo, a questo punto, che si debba dare il riconoscimento a tutte le persone cui ho accennato di un merito davvero grande quello di credere non solo nei propri valori e nella propria cultura, di cui ho prima parlato, ma anche di essere portatrici nel loro lavoro di caratteri diversi, singolari, attraverso cui sgorga una linfa umana comunicativa, che porta a fondere concezioni positive dell'esistenza e dona speranza e coraggio.
Insomma un caleidoscopio vitale che dà e porta vita a tutti noi, una vita di cui in tempi come questi abbiamo veramente bisogno, in un mondo che ci accoglie sempre nuovo e diverso nelle sue contraddizioni.


Andrea Vasina


Due lettere


Bologna 28 febbraio 2009

Scrivo a te, per comunicarti che qui in sartoria mi trovo bene. Anche le mie compagne di cammino sono simpatiche e laboriose.
Oggi ho tanta voglia di piangere, ma c'è un'amica nuova che mi ha fatto un sorriso e forse e proprio per questo che ho rotto il silenzio del mio petto: era errore o era amore, mi ha chiesto, per questo mestiere: era puramente passione verso il cielo di tanti anni fa, quando frequentavo un corso di taglio e cucito ed avevo per compagno l'amore di uno zio che illuminava i miei ancora piccoli passi, anche se già adulta.
"Lei è Patrizia, lei è Deborah, piacere mi chiamo Paola". Fu il mio primo giorno di lavoro: era il 2008. "Piacere mi chiamo Raffaella", "Io Irene": fu il mio primo lavoro dettato: "Lavanderia e stireria", era il 2007. Oggi lavoro in sartoria e sono sola fin qui.


Paola Scatola




Bologna 1 marzo 2009

Vorrei comunicarti, caro Mauro, che ho cambiato abitazione, vivo in una comunità- alloggio lontana da te: a Bologna, in via Mario Bastia, 11.
Vorrei che giungessi a trovarci, per farti vedere quanto è bella e silenziosa, posta in un bel quartiere che si chiama Costa-Saragozza. C'è Enzo, Claudia, Patrizio, Pier Giorgio, Simona ed io. Ci conosciamo così-così , anche perché Claudia è nuova fra noi, è l'ultimo arrivo.
Abbiamo gli operatori che ci stanno accanto e ci vogliono bene. Un po' sento nostalgia di casa, ma pazienza, è andata così. Il pasto è buono e ricco: come si dice a Bologna, non ci manca nulla.
Solo un po' d'affetto da parte del Quartiere, solo questo. Ognuno di noi ha un posto di lavoro che viene chiamato "Borsa Lavoro", e attività varie come Musicoterapia e Teatroterapia.
Siamo felici così, con chi coordina il tutto, con chi non c'è più ed ha lasciato, così, senza dirci nulla, ma è distante.


Paola Scatola


Parliamone al Caffè... San Biagio


I Caffè San Biagio sono un'attività di counseling e di sostegno che viene organizzata con frequenza regolare attorno a temi legati alla malattia dementigena (malattia di Alzheimer e altre forme, ivi compreso un'iniziale deterioramento cognitivo senile) ed è rivolta prevalentemente a chi si occupa dell'anziano al domicilio e sopporta il peso della cura.
Si tratta di pomeriggi formativi/informativi a cui possono liberamente accedere i familiari, anche accompagnati dai malati che accudiscono o dalle loro assistenti familiari, e chiunque possa essere interessato al tema. Sono momenti di incontro dove persone che condividono lo stesso problema possono mettere in comune esperienze ed emozioni e ricevere informazioni adeguate.
Per favorire la presenza dei malati a fianco dei loro familiari, facilitandone così l'accesso, nelle più recenti edizioni del Caffè San Biagio sono state previste alcune attività, condotte da un fisioterapista e/o da un'animatrice, per occupare costruttivamente gli anziani presenti mentre i loro familiari si rilassano e si confrontano in un'altra stanza.
Sono previsti anche, periodicamente, momenti di festa che vengono condivisi con soddisfazione di tutti.
Gli incontri sono sempre condotti da una psicologa e da una geriatra, con la possibilità di far intervenire altre figure professionali a seconda delle esigenze espresse dai familiari e delle necessità individuate.
I temi trattati riguardano solitamente la conoscenza e l'accettazione della malattia, la gestione del malato a domicilio, le modalità di comunicazione e di relazione con l'anziano cognitivamente compromesso.
Ma qualunque esigenza formativa o informativa espressa dai familiari che partecipano agli incontri troverà entro breve tempo una risposta tecnicamente competente.
E' esperienza comune, per chi condivide l'impegno di assistere un malato di demenza, il drammatico impoverirsi della rete sociale, la sensazione di trovarsi soli con il proprio gravoso carico. Il Caffè San Biagio è oggi uno dei nodi di una rete di servizi che si sforza, ogni giorno di più, di adeguarsi alla necessità di aiutare chi aiuta.


M. Christine Melon
Casa Protetta e Centro Diurno "San Biagio"


Lettera aperta


Cari amici lettori,
sono Franca e scrivevo insieme a mio marito Floriano, circa un anno fa, esprimendo la nostra gratitudine per aver conosciuto da vicino il Gruppo Sportivo "Diavoli Rossi", condividendo, grazie a nostro figlio Marco, che ne fa parte, momenti di gioia e di serenità che non si possono dimenticare. Momenti di convivialità, di affetti condivisi tutt'ora, che hanno cambiato il nostro quotidiano vivere e pensare. Rendendoci conto che abbiamo certamente un figlio solo, ma anche tante persone speciali a cui vogliamo bene, e che insieme contribuiscono a superare momenti di solitudine.
E' passato un anno da quella lettera...
Oggi il Gruppo Sportivo compie 10 anni di vita. Auguri. Grazie ad operatori del Servizio di Salute Mentale disponibili, che hanno creduto e credono in questa attività terapeutica molto riabilitativa, da oggi si è potuta costituire l '"Associazione Polisportiva Dilettantistica Diavoli Rossi". Coinvolgendo anche noi familiari e volontari in maniera costruttiva e innovativa. Nel credere al valore del fare assieme e condividendo questo progetto, hanno pensato a un familiare a rappresentare l'Associazione (spero di non deludere)...
Consapevoli che sarà una collaborazione nel rispetto di ogni nostra posizione.
Si cercherà di combattere insieme l'isolamento, la solitudine che la malattia stessa a volte procura, con momenti di vita sociale. Ci attiveremo per cercare di abbattere il più possibile lo stigma e il pregiudizio che nasce dalla poca conoscenza. Facendo in modo di essere "visti".
E' una Polisportiva, siamo figli dell'ANPIS (Associazione Nazionale Polisportiva per l'Integrazione Sociale). Qui lo sport è vissuto in maniera non competitiva, ma come mezzo per favorire l'integrazione sociale e il mantenimento psico-fisico, dimostrandosi, per l'appunto, una risorsa positiva di terapia, da integrare alle medicine e alle attività ambulatoriali.
L'Associazione unisce CSM di S.Lazzaro - Psicoradio - Casa Mantovani - CSM e Centro Diurno di Casalecchio - CSM di Vergato. E' una bella famiglia allargata!
Come una buona famiglia condivide un percorso che ci fa sentire tutti parte di un unico obiettivo. Con questo progetto di vita che insieme si può fare del bene e sentirsi meglio. "In bocca al lupo".
Affettuosamente


La Presidente
Franca Pastorelli


Il lavoro



Il lavoro ha un posto molto importante per l'uomo perché occupa la sua vita con impegno, interesse, passione e, perché no, remunerazione.
Ho avuto diversi lavori presso agenzie di grafica e andrò prossimamente a lavorare come restauratore.
Da piccolo volevo fare l'ingegnere edile.
Senza lavoro non si può stare perché non si vive.


Lucio Arletti - Gruppo Arteinsieme


pagina 1


Turista Bicidiavolorosso?


PER PRINCIPIANTI
Esci con noi la domenica mattina. Il ritrovo è alle 08.30 nel parcheggio della parrocchia
San Carlo in via Seminario di fronte all'ospedale San Camillo, in località Mura San Carlo a San Lazzaro di Savena. Il percorso si sceglierà di volta in volta in funzione dei partecipanti.
L'andatura è turistica.

REQUISITI
• Una mountain bike abbastanza robusta, e buoni freni per affrontare strade e sentieri sterrati;
• Un abbigliamento tecnico tale da proteggersi dal caldo o dal freddo in relazione alla stagione;
• Conoscenza e rispetto del codice stradale;
• Uso del casco obbligatorio.



Amatore Bicidiavolorosso?


PER I PIÙ' ESPERTI
Il ritrovo è in via Jussi di fronte al Bar Trattoria la Pulce. Località la Pulce di San Lazzaro di Savena. Alle ore 14.00 di lunedì, mercoledì, giovedì e sabato. L'andatura è libera.

REQUISITI
• Una bici da corsa con cambio e buoni freni per affrontare strade di montagna
• Un abbigliamento tecnico tale da proteggersi dal caldo o dal freddo in relazione alla stagione;
• Conoscenza e rispetto del codice stradale. In particolare: rispetto della distanza di sicurezza; andatura in fila indiana e fari e campanello a norma;
• Uso del casco obbligatorio.


Invalidità e lavoro
(a cura dell'Associazione UmanaMente)


Cos’è l’invalidità? Cosa comporla essere invalidi? Che differenza c'è tra l’invalidità fisica e psichica? Quali sono le leggi di riferimento che regolano gli inserimenti lavorativi’

Queste domande ci portano allo studio delle:

“Linee di indirizzo nazionali per la salute mentale” del Ministero della Salute.

Dalla seconda parte: Priorità strategiche nello sviluppo dei servizi; linee di sviluppo del Dipartimento di Salute Mentale: punto e) inclusione sociale e lavorativa.

Riconoscendo e sottolineando con forza il diritto di cittadinanza e definendo co-partecipativo il processo che porta alla costruzione di un progetto di vita, si afferma la centralità svolta dai processi di inclusione sociale e lavorativa dell’utente, attraverso i quali si può favorire una reale occasione di cambiamento della condizione dello stesso.
E’ necessario superare le forme di assistenza finanziaria ed economica finora erogate alle persone in carico ai servizi di Salute Mentale.
L’inclusione sociale prevede l'implementazione di un progetto terapeutico personalizzato, copregettato e co-finanziato anche dall’Ente Locale.
In linea con i Piani di Zona svolgono un ruolo strategico, in tale prospettiva, i programmi di addestramento professionale. I Patti territoriali devono essere intesi, dunque, come programmi politici di sviluppo della comunità locale, in termini di politica sociale ed economica volta verso la tutela dei soggetti deboli. In questo ambito, rispetto all'inserimento lavorativo, appare opportuno definire, da parte delle amministrazioni pubbliche, quote di servizi da affidare alle Coop sociali B e, analogamente, attraverso accordi con le organizzazioni imprenditoriali, creare ambiti di collaborazione tra imprese profit e cooperative.
L’esperienza della cooperazione sociale può essere sostenuta attraverso la diffusione delle pratiche di affidamento facilitato permesse dalla legislazione nazionale (legge 381/1991, legge 68/1999 e decreto legislativo 163/2006) e da quelle regionali.
L’utente in carico ai Servizi di Salute mentale ha bisogno, per potersi inserire nel mondo del lavoro, di costruire una reale autonomia personale; non devono essere tralasciate in questa direzione le reti relazionali alle quali l’utente partecipa. Le soggettività presenti nelle reti relazionali degli utenti vanno accompagnate attraverso un lavoro di monitoraggio e formazione, a riconoscere il cambiamento dell’utente e l’evoluzione del suo percorso terapeutico. Diversamente, tali reti relazionali, poiché impreparate, corrono il rischio di rimandare all’utente una immagine di sé che non lo aiuta a consolidare gli obiettivi faticosamente raggiunti.


Legge 12 marzo 1999, n.68
“Norme per il diritto al lavoro dei disabili”


Pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n.68 del 23 marzo 1999 - Supplemento Ordinario n.57

1. La presente legge ha come finalità la promozione dell'inserimento e della integrazione lavorativa delle persone disabili nel mondo del lavoro attraverso servizi di sostegno e di collocamento mirato. Essa si applica:
a) alle persone in età lavorativa affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e ai portatori di handicap intellettivo, che comportino una riduzione della capacità lavorativa superiore al 45 per cento, accertata dalle competenti commissioni per il riconoscimento dell'invalidità civile in conformità alla tabella indicativa delle percentuali di invalidità per minorazioni e malattie invalidanti approvata, ai sensi dell'articolo 2 del decreto legislativo 23 novembre 1988, n. 509, dal Ministero della sanità sulla base della classificazione internazionale delle menomazioni elaborata dalla Organizzazione mondiale della sanità.
b) alle persone invalide del lavoro con un grado di invalidità superiore al 33 per cento, accertata dall'Istituto nazionale per l'assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali (INAIL) in base alle disposizioni vigenti;
c) alle persone non vedenti o sordomute, di cui alle leggi 27 maggio 1970, n. 382, e successive modificazioni, e 26 maggio 1970, n. 381, e successive modificazioni;
d) alle persone invalide di guerra, invalide civili di guerra e invalide per servizio con minorazioni ascritte dalla prima all'ottava categoria di cui alle tabelle annesse al testo unico delle norme in materia di pensioni di guerra, approvato con decreto del Presidente della Repubblica 23 dicembre 1978, n. 915, e successive modificazioni. 4. L'accertamento delle condizioni di disabilità di cui al presente articolo, che danno diritto di accedere al sistema per l'inserimento lavorativo dei disabili, è effettuato dalle commissioni di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, secondo i criteri indicati nell'atto di indirizzo e coordinamento emanato dal Presidente del Consiglio dei ministri entro centoventi giorni dalla data di cui all'articolo 23, comma 1.
Con il medesimo atto vengono stabiliti i criteri e le modalità per l'effettuazione delle visite sanitarie di controllo della permanenza dello stato invalidante.


Dopo aver approfondito alcune linee di indirizzo sull'inclusione lavorativa e la legge 68 del '99 i dubbi invece che diminuire sono aumentati tanto da far sorgere l'idea di preparare un intervista da sottoporre a qualche persona competente nella complicata materia del lavoro per le persone che soffrono di problemi psichici.

Ecco l’intervista

Presentazione


1 . Nell’esaminare la legge 68 del ’99 “Norme per il diritto al lavoro dei disabili” abbiamo incontrato diverse difficoltà che vorremmo discutere con lei. Rispetto all’avvio al lavoro, alcune domande sulle procedure di asta, chiamata numerica, chiamata nominativa.
a. È vero che il disabile psichico viene avviato al lavoro esclusivamente tramite la cosiddetta chiamata nominativa, mentre . escluso dalla chiamata numerica e dall’asta?
b. È vero che, al contrario, il disabile fisico-motorio o fisico-sensoriale può accedere al lavoro tramite tutti questi canali?
c. Ci può spiegare esattamente in che cosa consistono l’asta, la chiamata numerica e la chiamata nominativa?
d. Quando si percorre il canale della chiamata nominativa, viene riservata al disabile psichico, una priorità diversa rispetto al disabile fisico-motorio e a quello fisico-sensoriale?
e. Più a monte, qual'è la norma, e qual'è soprattutto la ratio, che esclude il disabile psichico dalla chiamata numerica e dall’asta?
f. Presso l’Ufficio del collocamento mirato vi è un raccoglitore contenente schede di aziende in cerca di personale con disabilità, alle quali anche il disabile psichico può inviare il proprio curriculum. Dunque, questa procedura è concettualmente diversa dalla chiamata nominativa, ma che differenza sostanziale c’è tra i due percorsi?
g. Qual'è il ruolo giocato dall'“Agenzia Lavoro” e come interagisce con essa l’“Ufficio per il collocamento mirato”?

2 Dall’Art 4 della legge 68 del ’99 si evince che:

"L'accertamento delle condizioni di disabilità di cui al presente articolo, che danno diritto di accedere al sistema per l'inserimento lavorativo dei disabili, è effettuato dalle commissioni di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, secondo i criteri indicati nell'atto di indirizzo e coordinamento emanato dal Presidente del Consiglio dei ministri entro centoventi giorni dalla data di cui all'articolo 23, comma 1. Con il medesimo atto vengono stabiliti i criteri e le modalità per l'effettuazione delle visite sanitarie di controllo della permanenza dello stato invalidante."


Potrebbe chiarirci le modalità di valutazione della commissione?
3 Come definirebbe l’handicap, la disabilità, l’invalidità e l'inabilità?
4. Distinzioni fra disabilità, inabilità, invalidità, handicap

a. Nelle domande formulate finora è stata usata l'espressione “disabilità”, ma altre ce ne sono, come “inabilità”, “invalidità”, “handicap”. Parliamo di disabilità e handicap. Appare evidente che, nel disabile fisico-motorio o in quello fisico-sensoriale, sia presente un deficit su base organica, il che non è necessariamente vero in campo psichico. Infatti, la più consolidata letteratura medica attribuisce alla patologia psichiatrica una base funzionale, cioè senza deficit organico, a differenza dell'handicap psichico, cui, al contrario, attribuisce un deficit su base organica. Può dirsi allora che “disabilità” e “handicap” siano espressioni sinonime in campo fisico-motorio e fisico-sensoriale, mentre non lo sono in campo psichico?
b. Facendo ora riferimento anche all'espressione “invalidità”, io sono stato dapprima riconosciuto invalido con diagnosi di tipo psichiatrico, quindi su base funzionale e non organica, poi mi è stato riconosciuto lo stato di persona handicappata, che, stando a quanto detto in precedenza, dovrebbe presupporre un deficit organico che io non ho. Sembrerebbe allora che, a livello legislativo, non sia recepita, o non lo sia in modo chiaro, quella distinzione operata invece a livello medico. A livello di specifiche norme per i percorsi di inserimento o avvicinamento al lavoro si procede, dunque, in modo analogo riguardo a malati psichiatrici e handicappati psichici?
c. È noto che l'invalidità viene riconosciuta a un soggetto secondo una determinata percentuale, ed è logico pensare che lasci una capacità lavorativa pari alla percentuale residua. A titolo di esempio, io, che sono invalido al 75% dovrei essere non invalido per il restante 25%. Quindi apparirebbe logico pensare che l'invalido al 100% non abbia alcuna capacità lavorativa residua. È vero che, invece, una percentuale di invalidità pari al 100% non esclude una capacità lavorativa residua? Ed è per questo motivo che l'invalidità al 100% non implica necessariamente l'inabilità? Che rapporto c'è fra invalidità al 100% e inabilità al lavoro?
5. Sono previsti percorsi lavorativi diversi per persone “affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e per i portatori di handicap intellettivo”?
6. Passando infine a questioni economiche, vorremmo chiederle quanto viene retribuito all’ora una persona che usufruisce di una borsa lavoro?
7. Esiste un numero massimo e minimo di ore lavorative per una persona in borsa lavoro. In base a quali criteri vengono stabiliti tali limiti?
8. Esistono categorie di differenziazione tra le borse lavoro?
9. Sono previste borse lavoro finalizzate all’assunzione? E' a conoscenza di qualche caso di persona assunta?


Si è contattato il responsabile dell'Agenzia lavoro: il Dott. Vincenzo Trono
- Educatore Coordinatore dell’Agenzia Lavoro del Dipartimento di Salute Mentale dell'AUSL di Bologna (Servizio che si occupa dei progetti di formazione ed inserimento al lavoro degli utenti con disagio psichico seguiti dai 5 CSM dell’area della sola citt. di Bologna).
- Responsabile del Gruppo Dipartimentale Salute Mentale e Lavoro (coordinamento degli operatori Psichiatria Adulti, Sert e Neuropsichiatria Infantile che sono impegnati quotidianamente sulle attività e sui percorsi d’inserimento formativo lavorativo dell’utenza DSM).
Ha accettato di essere intervistato mostrando una grande disponibilità e gentilezza. L'associazione UmanaMente lo ringrazia per aver rilasciato questa esclusiva intervista


1. Rispetto all’avvio al lavoro, alcune domande sulle procedure di asta, chiamata numerica, chiamata nominativa.
1.1 È vero che il disabile psichico viene avviato al lavoro esclusivamente tramite la cosiddetta chiamata nominativa, mentre è escluso dalla chiamata numerica e dall'asta?

1. Si è vero: il disabile psichico può essere assunto solo con chiamata nominativa ovvero per scelta da parte del datore di lavoro; Legge 68/99, art. 9, comma 4, “I disabili psichici vengono avviati su richiesta nominativa mediante le convenzioni di cui all'articolo 11. I datori di lavoro che effettuano le assunzioni ai sensi del presente comma hanno diritto alle agevolazioni di cui all’articolo 13.”; Sempre per la L.68/99, art. 11, comma 2, “Nella convenzione sono stabiliti i tempi e le modalità delle assunzioni che il datore di lavoro si impegna ad effettuare. Tra le modalità che possono essere convenute vi sono anche la facoltà della scelta nominativa, lo svolgimento di tirocini con finalità formative o di orientamento, l’assunzione con contratto di lavoro a termine, lo svolgimento di periodi di prova più ampi di quelli previsti dal contratto collettivo, purché l'esito negativo della prova, qualora sia riferibile alla menomazione da cui è affetto il soggetto, non costituisca motivo di risoluzione del rapporto di lavoro.”
2. Alle Aste dei Centri per l’Impiego possono partecipare parimenti tutti i cittadini senza esclusione di sorta, disabili e non disabili; le aste contengono l'elenco delle offerte di lavoro a tempo determinato ed indeterminato per il territorio regionale, provinciale e locale, presentate da Pubbliche Amministrazioni per qualifiche che non richiedono concorso. Per le aste dei lavori a tempo determinato bisogna essere disoccupati, invece per le assunzioni a tempo indeterminato si può essere anche occupati, per esempio nel privato.
3. Poi ci sono le “Aste del Collocamento Mirato Numerico”, riservate ai disabili, come forma e procedura pubblica e selettiva di assunzione nelle Pubbliche Amministrazioni dei soli disabili fisici. Qui i disabili psichici non possono partecipare.


1.2 È vero che, al contrario, il disabile fisico-motorio o fisico-sensoriale può accedere al lavoro tramite tutti questi canali?

Sì, i disabili fisici possono usufruire di tutte le possibilità di assunzione o lavorative offerte dal sistema del collocamento mirato come da Legge 68/99 e successive modifi cazioni ed integrazioni.


1.3. Ci può spiegare esattamente in che cosa consistono l’asta, la chiamata numerica e la chiamata nominativa?

1 . La modalità di assunzione numerica riguarda il 40% dei posti per disabili da ricoprire complessivamente da parte delle aziende con più di 50 dipendenti (0% per le imprese tra 15 e 35 dipendenti, 50% per quelle con 36/50 dipendenti). L’Ufficio Inserimenti Lavorativi Disabili invia in azienda i lavoratori che hanno dichiarato la loro disponibilità a ricoprire un determinato posto sulla base della graduatoria predisposta di volta in volta. I datori di lavoro devono accettare i disabili inviati e non possono scegliere il lavoratore a propria discrezione.
2. Ritornando a parlare (vedi sopra punti 2 e 3) delle aste per i disabili fisici si può aggiungere che da L.68/99, art.9, comma 5. “Gli uffici competenti possono determinare procedure e modalità di avviamento mediante chiamata con avviso pubblico e con graduatoria limitata a coloro che aderiscono alla specifica occasione di lavoro; la chiamata per avviso pubblico può essere definita anche per singoli ambiti territoriali e per specifici settori.” I posti disponibili per avviamenti numerici sono pubblicizzati sulla stampa e via internet (messi all’asta) e i lavoratori interessati possono dare la loro disponibilità entro i termini indicati nell’avviso. Raccolte le domande di adesione viene predisposta la graduatoria, vengono verificate le domande e si accerta se la disabilità dei richiedenti è compatibile con il posto vacante. I disabili fisici sono, quindi, avviati secondo l’ordine di graduatoria.
3. La modalità di assunzione nominativa, ovvero la possibilità di poter scegliere a propria discrezione il disabile, è permessa alle imprese pubbliche e private che devono ottemperare all'obbligo di copertura dei posti per disabili nella misura del 60% dei posti disponibili per quelle con più di 50 dipendenti (100% per le imprese tra 15 e 35 dipendenti, 50% per quelle con 36/50 dipendenti).
E' vero che il datore di lavoro sceglie il disabile, ma al fine di agevolare la scelta, il migliore incrocio domanda/offerta, ovvero che venga collocata la persona giusta al posto giusto la Provincia in collaborazione con i servizi dell’AUSL ha definito delle procedure di accordo e collaborazione, cerca di utilizzare le convenzioni e tutti i possibili percorsi ed attività di supporto all'inserimento lavorativo (formazione, tirocini, ecc.).


1.4 Quando si percorre il canale della chiamata nominativa, viene riservata al disabile psichico, una priorità diversa rispetto al disabile fisico-motorio e a quello fisico-sensoriale?

No, non viene data alcuna priorità al disabile psichico nelle chiamate nominative.


1.5 Più a monte, qual'è la norma, e qual'è soprattutto la ratio, che esclude il disabile psichico dalla chiamata numerica e dall’asta?

La legge 68/99 lo stabilisce ma non lo definisce; è da interpretare che tale distinzione è basata su una supposta maggiore problematicità relazionale (pregiudizio) posta dai disabili psichici tale da richiedere che vengano attentamente valutati prima di essere assunti. Per il disabile fisico sembra che basti conoscerne le competenze e la preparazione professionale. A mio avviso ci sono forti dubbi di costituzionalità su questo tipo di impostazione/distinzione.


1.6 Presso l’Ufficio del collocamento mirato vi è un raccoglitore contenente schede di aziende in cerca di personale con disabilità, alle quali anche il disabile psichico può inviare il proprio curriculum. Dunque, questa procedura è concettualmente diversa dalla chiamata nominativa, ma che differenza sostanziale c’è tra i due percorsi?

Il raccoglitore con le schede delle aziende è quello che raccoglie i prospetti delle scoperture ovvero le schede con cui le aziende comunicano alla Provincia i posti disponibili per disabili, indicandone mansioni, orari, forma di contratto assuntivo, percorsi formativi necessari, raggiungibilità con i mezzi di trasporto, ecc. Tali schede sono ad uso degli operatori dell’Ufficio Inserimenti Lavorativi Disabili della Provincia, dei Servizi dell’AUSL e consultabili da tutti i cittadini. E’ chiaro che se il disabile psichico ha l’informazione di una ditta che offre un posto per un profilo lavorativo a lui adatto, si può anche proporre inviando anche un curriculum, ma il datore di lavoro conserva anche in questo caso la facoltà di scelta nominativa (visto e colloquiato se gli va bene lo assume altrimenti no).
La Provincia pubblica in una bacheca presso la propria sede le disponibilità di posti per disabili di alcune imprese; con questa modalità ci si può proporre direttamente alle imprese inviando via fax un curriculum, ma anche qui il datore di lavoro visto e colloquiato il disabile, se gli va bene lo assume altrimenti no (scelta nominativa). Non ci sono forme di scelta diverse.


1.7. Qual'è il ruolo giocato dall'“Agenzia Lavoro” e come interagisce con essa l“Ufficio per il collocamento mirato”?

L'Agenzia Lavoro si occupa solo degli utenti seguiti dai 5 CSM della città di Bologna (non quelli dei paesi della pianura e della montagna bolognese) e li supporta nella ricerca e nell'inserimento al lavoro anche come disabili. Per tutti i Servizi dell’AUSL (per tutti i CSM di montagna, pianura e città) esiste un Protocollo d’intesa, un accordo scritto, con la Provincia di Bologna, che favorisce e regola i rapporti di collaborazione, la segnalazione degli utenti disabili e la costruzione dei progetti per l’inserimento al lavoro con la legge 68/99.


2. Dall’Art 4 della legge 68 del ’99 si evince che: “L'accertamento delle condizioni di disabilità di cui al presente articolo, che danno diritto di accedere al sistema per l'inserimento lavorativo dei disabili, è effettuato dalle commissioni di cui all'articolo 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, secondo i criteri indicati nell'atto di indirizzo e coordinamento emanato dal Presidente del Consiglio dei ministri entro centoventi giorni dalla data di cui all'articolo 23, comma 1. Con il medesimo atto vengono stabiliti i criteri e le modalità per l’effettuazione delle visite sanitarie di controllo della permanenza dello stato invalidante.”
Potrebbe chiarirci le modalità di valutazione della commissione?

Un cittadino dopo aver chiesto ed aver visto riconosciuto uno stato ed una percentuale di invalidità (o disabilità) almeno del 46% per accedere al sistema (prima di iscriversi in Provincia agli elenchi dei Disabili), alle attività ed ai percorsi previsti dal collocamento mirato deve sottoporsi alla visita in Commissione L. 68/99 per la definizione della diagnosi funzionale. Tale percorso valutativo che si esaurisce normalmente con una visita prenotata al CUP, stabilisce oltre all'invalidità, le caratteristiche comportamentali, relazioni e dei rapporti sociali della persona e soprattutto la idoneità o le controindicazione a talune mansioni lavorative, ovvero ciò che non è adatta a fare per le limitazioni poste dal suo stato di malattia.


3. Come definirebbe l'handicap, la disabilità, l'invalidità e l'inabilità?

Handicap: è l’impossibilità di usufruire dei diritti e delle opportunità nel proprio contesto sociale, di vita e di lavoro a causa di ostacoli materiali e di atteggiamenti sociali e comportamentali di pregiudizio; l’handicap può incrementare il proprio livello di disabilità.
Disabilità: è la mancanza di alcune abilità e competenze nello svolgere delle attività e dei ruoli nei quali ci si aspetta che la persona funzioni socialmente (scuola, lavoro, relazioni interpersonali).
Invalidità: è una definizione medico legale che definisce con una diagnosi ed una percentuale lo stato di minorazione o menomazione fisico, psichico, intellettivo e sensoriale di una persona; dove per menomazione si intende la mancanza di un organo o l’alterazione di una funzione di organo/i a livello fisico, psichico, sensoriale e intellettivo.
Inabilità: condizione o infermità fisica o mentale causata da un infortunio o da una malattia ed è l'incapacità a svolgere per un periodo di tempo limitato o permanentemente la propria attività lavorativa.


4. Distinzioni fra disabilità, inabilità, invalidità, handicap 4.1. Nelle domande formulate finora è stata usata l'espressione “disabilità”, ma altre ce ne sono, come “inabilità”, “invalidità”, “handicap”. Parliamo di disabilità e handicap. Appare evidente che, nel disabile fisico-motorio o in quello fisico-sensoriale, sia presente un deficit su base organica, il che non è necessariamente vero in campo psichico. Infatti, la più consolidata letteratura medica attribuisce alla patologia psichiatrica una base funzionale, cioè senza deficit organico, a differenza dell'handicap psichico, cui, al contrario, attribuisce un deficit su base organica. Può dirsi allora che “disabilità” e “handicap” siano espressioni sinonime in campo fisico-motorio e fisico-sensoriale, mentre non lo sono in campo psichico?

Come dicevamo prima, Handicap è il limite o l'ostacolo posto nell’ambiente sociale e di vita, dagli altri. Disabilità è una propria limitazione di abilità e competenze a svolgere un' attività o un ruolo sociale. Non sono sovrapponibili né per i disabili fisici né per quelli psichici. La mancanza organica è la menomazione.


4.2. È noto che l'invalidità viene riconosciuta a un soggetto secondo una determinata percentuale, ed è logico pensare che lasci una capacità lavorativa pari alla percentuale residua. A titolo di esempio, una persona che è invalida al 75% dovrebbe essere non invalida per il restante 25%. Quindi apparirebbe logico pensare che l'invalido al 100% non abbia alcuna capacità lavorativa residua. È vero che, invece, una percentuale di invalidità pari al 100% non esclude una capacità lavorativa residua? Ed è per questo motivo che l'invalidità al 100% non implica necessariamente l'inabilità? Che rapporto c'è fra invalidità al 100% e inabilità al lavoro?

L’invalidità civile al 100% stabilisce una diagnosi medico legale per una grave patologia che però non limita l’autonomia, l’autosufficienza e la capacità lavorativa del tutto ovvero che non impedisce ad una persona lo svolgimento di una qualunque attività lavorativa.
Si può lavorare e non perdere l’assegno di invalidità civile con il 100% e con un reddito personale fino a 14.886,28 €.
È in sede INPS che viene stabilita, solo se la persona ne fa richiesta ai fini dell’acquisizione di un assegno ordinario d’invalidità o di una pensione di inabilità, una inabilità parziale o totale al lavoro. L’assegno ordinario di invalidità INPS è dato con un’inabilità superiore al 67% o con riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo. La pensione d’inabilità prevede che noi chiediamo che ci venga riconosciuta l’impossibilità totale di lavorare ergo se si lavora si smentisce la veridicità di tale richiesta e se ne perde totalmente il diritto.
Per semplicità, l’inabilità non viene affibbiata nostro malgrado ma se ne chiede l’ottenimento come diritto e sostegno nell'impossibilità di una piena capacità lavorativa.
L’assegno ordinario d’invalidità o la pensione di inabilità richiedono un'anzianità contributiva di (bisogna aver lavorato) almeno cinque anni, di cui tre versati nei cinque anni precedenti la domanda di pensione.
Ma è da ricordare sempre che invalidità e inabilità sono due cose distinte e prima di procedere in un senso o nell'altro, pensione o lavoro, conviene sempre consultare un operatore di un patronato.


5. Sono previsti percorsi lavorativi diversi per persone “affette da minorazioni fisiche, psichiche o sensoriali e per i portatori di handicap intellettivo”?

I percorsi sono tarati e costruiti negli obiettivi e nelle attività tenendo conto dei bisogni, dei problemi, della disabilità e delle capacità della persona; i progetti d’inserimento formativo e lavorativo non vengono costruiti solo sulla base delle menomazioni o delle diagnosi cliniche. A parità di diagnosi ed invalidità ci possono essere percorsi lavorativi diversissimi a causa di differenti età, titoli di studio, esperienze lavorative, cultura personale ed attitudini, competenze ed abilità, ecc.


6. Passando infine a questioni economiche, vorremmo chiederle quanto viene retribuito all’ora una persona che usufruisce di una borsa lavoro?

L'indennità di presenza prevede un gettone di tre euro e dieci cent (3,10 €) l’ora; la borsa lavoro è meglio definita come “Intervento terapeutico riabilitativo in situazione lavorativa” e non si configura come rapporto di lavoro ma alla stregua di uno stage o di un tirocinio di formazione.


7. Esiste un numero massimo e minimo di ore lavorative per una persona in borsa lavoro. In base a quali criteri vengono stabiliti tali limiti?

Non vi è un minimo ma vi è il massimo di 34 ore settimanali; i criteri sono quelli riabilitativi, personali e lavorativi del progetto d'inserimento lavorativo concordato tra l’equipe CSM o Agenzia Lavoro, l’utente e l’impresa ospitante la borsa lavoro.


8. Esistono categorie di differenziazione tra le borse lavoro?

Ci sono tre tipi di Int. Ter. Riab. in SL (borsa lavoro):
a) borsa lavoro occupazionale, terapeutico-socializzante, per utenti che incontrano molte difficoltà a reggere gli orari, i ritmi, gli impegni e le responsabilità di un lavoro vero e proprio; quindi si ha bisogno di un’ambiente di lavoro che accoglie la persona e le sue difficoltà; durano spesso molti anni.
b) borsa lavoro osservativa, per utenti che non hanno mai lavorato e che non hanno un’idea precisa di cosa voler fare come mestiere. L’esperienza pratica serve a comprendere come si lavora, come migliorare e quale può essere il tipo di attività preferito e più adatto.
c) borsa lavoro finalizzata, per utenti con una chiara idea di lavoro e di profilo lavorativo, che svolgono un periodo in borsa lavoro come prova conclusiva per poi - se tutto va bene - essere assunti a contratto nello stesso posto.


9. Sono previste borse lavoro finalizzate all'assunzione? È a conoscenza di qualche caso di persona assunta?

Gli utenti assunti dopo borsa lavoro finalizzata nel 2008 in tutto il Dipartimento di Salute Mentale sono stati 31, più altri 39 con altri tipi di percorsi. In totale abbiamo avuto 70 assunzioni su 795 utenti seguiti.