giugno-luglio 2010 - anno IV   n. 2 - La fantasia


sommario

Fabio Tolomelli

Editoriale

Piergiorgio Fanti

Giovanni Segantini “L’amore alla fonte della vita” 1896

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Una parola dall'ampio spettro

Anonimi

Due scritti dall'Ottonello

ArteInsieme

Cadere come piume dalle nuvole della fantasia

Anonimo

Vicenda condominiale

Lucia

Creatività, la meravigliosa figlia di Madama Fantasia

Ave Manservisi

La fantasia galoppa

L.L.

Fantasia

Letizia Zironi

Filastrocca

Luigi Zen, Dario Baietti

Aforisma illustrato

Jaja

La straordinaria storia dell'omino turchino

Anonimo

La cicala e la formica

Ester Poli

Pirin Pin Pin

Mariangela

L'adolescenza

Dedicato ad Arianna
Lo spazio della poesia

 

      Paola Scatola     Ti guardo, mentre passi
      Anonimo     Il volo
      Anonimo     Amici
      Anonimo     Pensiero
      Luigi Zen     Dici di saper guidare...
      Luisa Paolucci     Fantasia di ricordi
      Paola Scatola     Ti tengo qui
      Lucio Polazzi     DIO e la SUA allegra varietà
      Jo
      (Giovanna Giusti)
    Mi immagino bambina
      D.     Come un arcobaleno

Dario Baietti

Polenta al “megafungo” (vignette)

Fabio Tolomelli

Il germe della scrittura

Fabio Tolomelli

La classe dispettosa

Lucia

Esercitare la fantasia

Fabio Tolomelli

La salvezza del pianeta Terra

Lab. ArteInsieme

L'isola del tesoro (1a puntata)

Dario Baietti

I Supreme Angels

Gigliola

Dal diario di bordo di Gigliola: La vacanza a Caprile

Sam

Poesia

Luigi Zen, Lucia

Gli stuzzichini

 

Editoriale


Per wikipedia "fantasia" è un termine che assume diversi significati. Di base, la fantasia è una facoltà della mente che consiste nel creare immagini che possono intrecciare immagini reali ed irreali o essere completamente irreali. Per i filosofi è la facoltà che porta a idee non legate alla realtà, ma anche ciò che conduce alla creazione artistica. In psicologia il termine è impiegato in una doppia accezione:
- attività immaginativa in generale, alla base di ogni processo creativo,
-fantasma, patologico o fisiologico, momento in cui si realizzano e adempiono i desideri inconsci.
A me personalmente la fantasia ha spesso giocato brutti scherzi, ma al contempo è stata un'ancora di salvezza. Per lungo tempo ho pensato che tutti fossero contro di me: come potete immaginare, la vita non era affatto bella. Poi, quando questa fantasia è uscita, una nuova fantasia, molto più feconda, mi ha permesso di vedere la prima come patologica ed eliminarla. Questo è stato il frutto di un lungo processo di recovery, che mi ha permesso di capire i miei incubi e le mie aspirazioni e come fare per contenere le brutte fantasie e realizzare i miei sogni. Poi è arrivato Il Faro, il giornale di tutti, di cui sono l'ideatore insieme a Cristina Cavicchi, che ha riacceso quella fantasia che mi ha portato a scrivere racconti ed articoli e ha ridato fiducia alla mia immaginazione e creatività.
Per mezzo della fantasia mi sono ammalato, ma per mezzo della fantasia, incanalata positivamente, sono guarito e diventato psicologicamente piu forte di prima.


Fabio Tolomelli


Giovanni Segantini: L’amore alla fonte della vita 1896 (olio)


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Segantini fu il maggior rappresentante di quel tipo di cromo-luminarismo che in Italia prese il nome di Divisionismo, un movimento, allora d’avanguardia, parallelo al Pointillisme francese.
Il pittore trentino (ma di scuola lombarda) fu un grande appassionato della vita di montagna, che divenne il tema di numerosissimi suoi dipinti.
All’inizio degli anni ’90, Segantini ben si rese conto che nei suoi quadri non c’era più coesione tra la resa divisionistica e i temi da lui trattati, e così manifestò i suoi intenti : “ Congiungere l’idealità della natura coi simboli dello Spirito che l’animo nostro rivela”.
“L’amore alla fonte della vita” venne eseguito nel 1896 ed è frutto dell’impegno dell’artista nel rendere concreto ciò che si era prefisso. Ogni particolare tematico è chiarito in una lettera in cui lo stesso Segantini spiega il dipinto: l’acqua e la roccia da cui scaturisce sono simboli dell’Eternità.


Piergiorgio Fanti
(comunità “Il Melograno” - 23 Maggio 2010)


Una parola dall'ampio spettro


FANTASIA [fan-ta-sì-a] nome femminile Etimologia: dal greco "phantasìa", apparizione, immagine (specialmente pomposa), da "phantàzo", faccio apparire, mostro pomposamente, che sorge dalla radice di "phàino", presento alla vista, onde anche "phanò"s (luce) e "phantòs" (visibile) (vedi anche Fama).
Significato:
     ● potenza rappresentativa e immaginativa dell’anima, capacità dell'uomo di immaginare. Sinonimo: immaginazione. Esempio: ha una grande fantasia; lavorare di fantasia = fantasticare.
     ● capacità creativa propria di un artista. Sinonimi: estro, inventiva, creatività.
     ● immagine creata dalla mente senza rapporto con la realtà, immagine inusuale, irreale, fallace. Esempio: non dar retta alle sue fantasie! Sinonimo: invenzione, idea.
     ● capriccio, desiderio improvviso. Esempio: gli è venuta la fantasia di cavalcare. Sinonimi: bizza, ghiribizzo, stranezza.
     ● disegno vivace, floreale o geometrico di un capo d'abbigliamento. Esempio: mi piacela fantasia di questa stoffa.
     ● composizione musicale non convenzionale; piu brani musicali riuniti in un’unica composizione. Esempio: una fantasia di canzoni degli anni'60.
Derivati: fantasiare, fantasioso, fantasiosità, fantasista, fantasticare, fantastico, fantasticheria, fantasticone.
Cfr. FANTASMA
     ● ombra, spettro, essere soprannaturale di solito malefico, immaginato dalla fantasia popolare, simulacro ingannatore, immagine fantastica di un essere inesistente
(ricerca su dizionari)


***


Due contributi dall'Ottonello


Premetto che la fantasia è molto difficile da interpretare, ci possono essere molti modi di vedere: secondo alcuni la fantasia si propaga dalla nascita, ci sono soggetti che possono essere più portati a fantasticare, ed altri che non sanno nemmeno cosa significhi la parola “fantasia”.
Comunque in ogni caso ognuno di noi, diciamo tutti, usiamo la fantasia ogni giorno, alcuni si riescono ad osservare, altri la usano involontariamente. La fantasia o creatività è utilissima sia per lavorare che per evadere dalla realtà di tutti i giorni. Supponiamo che qualcuno faccia un lavoro di arredatore di interni, oltre alla tecnica occorre anche la fantasia per fare delle composizioni e degli abbinamenti.
La vita è dura e difficile e molte volte, quasi sempre, siamo messi a dura prova. Ma la fantasia è quell’insieme di circostanze che ci differenzia dal resto del mondo. Una persona usa la fantasia per creare, come molti artisti.
Dico e affermo che la fantasia e il pensiero sono un’unica cosa, in un dato momento possiamo decidere se pensare soltanto oppure fantasticare e mettere in pratica il pensiero. Spero che questo vi possa servire per i vostri studi.
Avrei molto da dire su questo argomento ma sono pigro e quindi scrivo molto poco. Mi piacerebbe parlarne di persona, comunque questo e quanto!
Cordiali saluti


Anonimo





La fantasia è un sogno o una storia che se realizzata si trasforma in magia, rendendo la propria vita più colorata e calorosa.
L’uomo ha bisogno di fantasticare per rendere la vita migliore nel lavoro, tra due persone e tra i popoli.


Anonimo


Cadere come piume dalle nuvole della fantasia


Brainstorming gruppale

     ● Potremmo dire che la fantasia ha voce e la realtà ha fatti.
     ● La fantasia ha parole, solo parole, ma per fortuna esiste anche la realtà.
     ● La fantasia è parente dei sogni.      ● La fantasia fa davvero bene, perché puoi fare ciò che vuoi, ottenere le cose che nella vita reale non puoi avere.
     ● La fantasia può essere meravigliosa mentre la vita reale è spesso crudele.
     ● Ci può essere il desiderio e la fantasia di essere immortali, così se qualcuno muore può resuscitare.
     ● Ma anche la fantasia ha dei limiti e capita che proprio le altre persone ce li impongano. Spesso i nostri genitori ci riportano alla realtà! Allora si cade dalle nuvole e ci si deve solo augurare di cadere al suolo dolcemente, come piume, piuttosto che come martelli.
     ● Con la fantasia possiamo arrivare a vertici incredibili, ma cadere facendoci molto male.
     ● E le “voci”, sono fantasie? Però nella nostra percezione sono molto reali! Sono nella nostranmente? Quello che sappiamo e che, a volte, basta accendere lo stereo per tornare alla realtà.


ARTEINSIEME Centro Diurno Casalecchio


Vicenda condominiale


Spesso nasce nel mio pensiero il desiderio di volare, mi vedo nel cielo con una lunga veste e due grandi ali, quasi volessi raggiungere le stelle. Questo è un pensiero fantasioso ma mi rende felice, ed è per questo che non riesco ad annientarlo.
A volte però il pensiero di fantasia può essere nocivo, questo accade quando varca il limite della realtà, danneggiando la nostra salute mentale. Può voler dire pensare che qualcuno ci voglia male solo perché ci sono state piccole divergenze, ma ciò che danneggia maggiormente la nostra mente è quando l’irreale diventa forte tanto da farci perdere il controllo delle nostre azioni, che possono diventare pericolose per gli altri o per noi stessi.
Questo mi porta a ricordare la mia esperienza personale che racconterò in breve. Sono passati tanti anni, ma rammento ancora che quando mio figlio era libero dal lavoro ne approfittava per farmi vedere una video cassetta, così che potevamo goderci un pomeriggio guardando tranquillamente un bel film. Ma la visione non era mai tranquilla perché l’inquilino del piano di sopra sembrava divertirsi a camminare con gli zoccoli proprio in quel momento così piacevole. Il rumore degli zoccoli era sempre più frequente e spesso era accompagnato dal rumore del trapano e di altri attrezzi di lavoro, tanto che divenne insopportabile.
Questo disturbo cominciò a crescere nella mia mente e cominciai a pensare che questa persona volesse farmi del male, divenne un pensiero sempre piu ossessivo che mi portò a compiere atti di violenza.
Un giorno decisi di salire le due rampe di scale e con un grosso sasso cominciai a colpire l’uscio del mio amato inquilino, danneggiandolo fortemente. Incurante dello sgomento dei vicini, me ne tomai in casa pensando di avere risolto il mio problema.
Ha non fu così, perché qualche giorno dopo si presentò alla mia porta una psichiatra accompagnata dalle forze dell’ordine, che nonostante la mia ostinata e lunga resistenza mi caricarono sull’ambulanza che mi portò dritta dritta all’Ospedale Psichiatrico, dove fui sottoposta a un T.S.O.
Non mi fu richiesto di pagare i danni, ma col tempo compresi che il danno maggiore era quello che avevo inferto alla mia salute mentale.
La mia conclusione? Volare col pensiero può essere piacevole, ma quando la fantasia prevale su di esso e ci induce a compiere azioni insensate, come ho fatto io, può diventare una patologia da curare senza vergogna, onde evitare eventuali danni alla nostra personalità e alla nostra salute mentale.


Anonimo


Creatività, la meravigliosa figlia di Madama Fantasia


Con la fantasia possiamo figurarci un’esistenza del tutto differente da quella che viviamo, entrare nella parte di un eroe, di un avventuriero, di un miliardario...
Possiamo viaggiare nello spazio e nel tempo senza muoverci dalla nostra stanza, immaginare esseri e mondi inesistenti...
Ma se non ci accontentiamo di sognare ad occhi aperti, possiamo mettere a frutto questa capacità e trasformarla in azione.
La meravigliosa figlia della fantasia si chiama Creatività.
Una dote stupenda, che possiamo incanalare nell’arte: nella pittura, nella letteratura, nel cinema... dando concretezza alle nostre fantasie e condividendole con gli altri.
Ma la creatività è anche l’arma segreta per risolvere i problemi piccoli e grandi che la vita ci presenta. Immaginazioni, intuizioni, connessioni, ci aiutano a vedere le cose in un’altra luce, a cambiare noi stessi e a plasmare a modo nostro la realtà.


Lucia


La fantasia galoppa


La fantasia galoppa, la realtà sta ferma.
La fantasia è la capacita di vedere oltre il reale, rappresentando un altro “ Reale” o altri se stessi differenti. La fantasia la troviamo nelle favole, nelle avventure, nei film, nei sogni, nell’arte.
Forse l’uomo triste fantastica cose allegre per compensare una mancanza d’affetto nella vita reale. I bambini hanno molta fantasia ed inventano continuamente mondi lontanissimi e incomprensibili per poter meglio giocare lontano dagli adulti, che di fantasia ne hanno poca.
La fantasia è gigante, un mito, una fuga su pattini a rotelle verso un fuoco che non avrà mai fine.
La fantasia aiuta a comprendersi, a guardarsi dentro: come un pittore, che guardando un suo dipinto, vi veda se stesso dipinto dentro.
C’e una vita fantastica in ogni creatura, in ogni uomo, in ogni donna.
Chi non ricorda “ Fantasia” di Walt Disney o Fantàsia de “La storia infinita”?


Bacioni da Ave Manservisi


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In musica viene detta “ fantasia” una composizione che non rientra esattamente in forme musicali codificate. Le prime opere così definite appartengono al periodo barocco (periodo fantasioso per eccellenza) e precisamente a Johann Sebastian Bach. Notevoli per perfezione stilistica le fantasie di Mozart e quelle romantiche di Schubert e Chopin. Certamente tutti ricordano la sonata per pianoforte n. 14 di Ludwig van Beethoven, nota col nome di “ Chiaro di Luna” . Il maestro aggiunse la scritta “quasi una fantasia” probabilmente solo perché la sua struttura non corrisponde del tutto a quella tradizionale della sonata, ma non c’è che dire, quel tocco di fantasia aggiunge fascino al fascino...



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“Fantasia” è anche il titolo di un famosissimo film di animazione, considerato da molti il capolavoro di Walt Disney.
Il personaggio di Topolino stava perdendo popolarità, perciò il suo creatore preparò per rilanciarlo un cartone speciale, “L’apprendista stregone”, totalmente muto e accompagnato da un brano di musica classica. Non si trattava però di un semplice sottofondo musicale: nelle animazioni di Walt Disney, infatti, quello che fa la differenza e l’uso narrativo della musica.
Il carattere sperimentale dell’opera entusiasmò il celebre direttore d’orchestra Leopold Stokowsky che, non solo si offrì di dirigere gratuitamente la colonna sonora, ma radunò per eseguirla cento musicisti fra i migliori di Los Angeles e suggerì di rendere il progetto ancora piu ambizioso: inserire “L’apprendista stregone” in una sequenza di episodi ispirati ad altrettanti brani musicali, creando così un lungometraggio in cui la musica fosse la vera protagonista. Questa la sequenza:
     ● “Toccata e fuga in Re Minore” di Johann Sebastian Bach
     ● “Lo Schiaccianoci” di Petr Il'ic Cajkovskij
     ● “L'apprendista stregone” di Paul Dukas
     ● “La sagra della primavera” di Igor Strawinskij
     ● Segmento di “Meet the Soundtrack“ (intervista alla colonna sonora)
     ● “Sinfonia n .6 detta La Pastorale” di Ludwig Van Beethoven
     ● “La danza delle ore” di Amilcare Ponchielli
     ● “Una notte sul Monte Calvo” di Modest Musorgskij e “Ave Maria” di Franz Schubert
Il compositore e critico musicale Deems Taylor fu incaricato di introdurre e collegare gli episodi tra loro per mezzo di una narrazione. Comincio così un grandioso impegno per decine e decine di tecnici e artisti: sceneggiatori, registi, animatori, art directors...
In America Fantasia usci il 13 novembre 1940. Walt Disney lo considerò un evento speciale e come tale lo propose al pubblico: gli spettatori dovevano recarsi alla proiezione vestiti elegantemente, come a una prima teatrale. Nei cinema furono posizionate più di trenta casse acustiche che circondavano gli spettatori, offrendo loro un’esperienza del tutto nuova: l’ascolto in stereofonia. L’entusiasmo di Walt Disney e dei suoi collaboratori, però, si scontrò con l’impossibilità di utilizzare appieno le innovazioni tecnologiche (non tutti i cinema erano attrezzati) e, inaspettatamente, anche con una tiepida accoglienza da parte del pubblico. Il film infatti, benché inserito dalla critica tra i dieci migliori dell’anno, fu trovato da molti prolisso e subì le critiche dei musicofili puristi, che lo considerarono kitsch o irriverente.
Il colpo più duro, però, venne dalla guerra mondiale e dalla conseguente chiusura di una vasta fetta di mercato estero. Per limitare le spese di produzione furono perciò presentate versioni ridimensionate e semplificate. Una di queste venne finalmente proiettata anche in Italia nel 1946.
Nel 1969 Fantasia uscì di nuovo, praticamente completa, e ottenne un grande successo fra hippy e teen agers, per il suo carattere visionario e “psichedelico”. In seguito ad accuse di razzismo si dovette però rimuovere dalla scena della Pastorale una centaura servetta, per metà asina e per metà donna di colore.
In occasione del cinquantenario il film fu prodotto in videocassetta e fu il primo ad essere venduto nei circuiti Home Video. Nel 2000 c’è stata l’edizione in DVD e proprio in questi giorni è in uscita l’edizione “Platinum” in versione HD-BluRay. A settant'anni di distanza, nonostante la grande evoluzione tecnologica della cinematografia, restiamo ancora incantati dalla straordinaria eleganza delle immagini animate e dal loro armonizzarsi con la musica.
Possiamo senz’altro dire che Fantasia rimane un capolavoro artistico affascinante, unico nel suo genere.
Una curiosità: il prossimo 25 agosto uscirà nelle sale cinematografiche italiane un nuovo “apprendista stregone” , una rivisitazione in live action del segmento di Fantasia basato sul poema sinfonico di Paul Dukas (1890) e sull'omonima ballata di Goethe (1797). L'apprendista stregone (The Sorcerer’s Apprentice) è un film della Disney Productions, diretto da Jon Turteltaub ed interpretato da Nicolas Cage e Jay Baruchel. Questa volta il gran mago si chiama Balthazar Blake, e non più Yen Sid, cioe Disney letto al contrario, come nel cartone animato.
Questo rimbalzare di un soggetto fantastico e delle sue suggestioni da una forma d’arte all’altra, da un secolo all’altro (un poeta-filosofo del Settecento, un musicista dell’Ottocento, un disegnatore del Novecento, un regista del Duemila...), è un esempio fra i tanti della forza propulsiva della fantasia, una potenza sorprendente, inarrestabile e creatrice.

L.L.


Filastrocca


> Sei veloce bicicletta
Come il lampo e la saetta
Sei strumento di piacer
So di molto pedalare
Il manubrio so guidare
Squilla squilla il campanello
Che fa scappar il bambinello
Che giocando in frenesia
Spaventato fugge via!

Letizia Zironi (centro diurno per anziani S.Biagio)


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Testi di Luigi Zen, Disegni di Dario Baietti


La straordinaria storia dell'omino turchino
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Stava lì, sul ripiano della libreria, tra vecchi e polverosi volumi e oggetti dimenticati dal tempo, come lui. Era stato ritagliato da un cartoncino turchino, dalle manine tremolanti di una bambina di quattro anni che voleva fare un regalo alla nonna Luisa e lei, la nonna, non se ne era piu separata, anche se in mezzo c’era stata la guerra e tanti traslochi.
Quell’omino di cartoncino turchino senza mani ne piedi era il dono piu bello che avesse mai ricevuto ed ogni giorno, ora ancora di più perché gli anni le avevano regalato tanti malanni, rughe e solitudine, era il suo compagno, con il quale teneva un colloquio segreto e al quale riusciva a sorridere.
Lui la teneva d’occhio e temeva di essere ricoperto dalla polvere, tanto da non essere piu riconoscibile nel grigio di tutte le cose in quella stanza. Non sapeva che fuori c’era il sole, il canto dei colori, la musica del vento... la vita!
Finché un giorno entrò una ragazzotta allegra e decisa, con il compito di accudire la vecchissima nonna. Come prima cosa si reco alla finestra e la spalancò, poi prese un piumino e cominciò a creare un vortice di polvere, che fece subito starnutire la nonna Luisa: quando vide l’omino ex-turchino, lo prese in mano e rimase dubbiosa se gettarlo nel cestino della carta. Ma, non si sa perché, invece lo ripose delicatamente sul davanzale e se lo dimenticò.
La nonna non si era accorta di nulla perché ormai era cieca, ma sentì un improvviso brivido di freddo, anche se un poderoso raggio di sole era entrato nella stanza.
L’omino turchino, stordito e impaurito, si voleva fare piccino piccino, per non essere visto, nell’attesa di essere riposto sulla sua mensola al sicuro da tutto e da tutti, nell’immobilità della sua esistenza. Però aprì un occhio, poi l’altro e vide là in fondo, nell’orizzonte azzurro (come era lui una volta) un arco di colori, l’arcobaleno, apparso dopo il temporale estivo che aveva fatto tremare i vetri incerti della finestra sempre chiusa, fino all’arrivo della ragazzotta di campagna. E sentì un frastuono di canti, pigolii, fruscii, melodie dell’aria smossa da un venticello fresco.
Proprio quel venticello lo sollevò dapprima in alto, lo fece svolazzare dolcemente sul prato e lo depositò tra i fili d’erba che per lui, l’omino turchino, erano giganteschi e spaventosi.
Non aveva mani ne piedi, la bambina aveva dimenticato di farglieli, quindi pensò che l’unica sua possibilità fosse quella di nascondersi, sperando di non essere visto da nessuno.
Invece una formica, che si era persa come lui, si avvicinò, lo aggirò e se lo caricò sul dorso, pensando di avere trovato qualcosa da mostrare appena avesse raggiunto il suo gruppo di volontarie operose. Invece, in un passaggio tra fili d’erba intricati, si fermò e pensò che lui non meritasse di essere spinto nella tana sottoterra, dall’esercito costituito dell'impero delle formiche, che portavano là nel deposito ogni cosa trovata; lo depose con cura sotto quel groviglio d’erba, per meglio preservarlo dai pericoli del prato.
L’omino turchino rimase per un po’ nascosto, aspettò che si calmasse il suo battito cardiaco e, ormai sicuro che non sarebbe potuto tornare indietro alla sua vita polverosa, pensò anche che non avrebbe voluto, perché era così bello e divertente vedere la vita scorrere intorno a sé.
Ma non aveva mani ne piedi! Come fare a muoversi? Aveva solo voglia, per ora, di stare in mezzo agli altri e di imparare a conoscerli.


Jaja

P.S.
Questa è la prima parte della straordinaria storia dell’omino turchino. Se vi è piaciuta aspettate le puntate successive. E' una storia per tutti noi. Un bacio.


La cicala e la formica


“Carissima formica -disse la cicala - a furia di lavorare hai completamente rimosso l’idea del nostro creatore, idea che invece io coltivo dentro di me. E' a lui che canto le mie canzoncine estive, così non mi importa se poi in inverno gelo dal freddo. La cosa che conta, per me, è il qui ed ora, amo la luce e l’aria, mentre non mi interessa della morte del corpo. Poverina!! Tu per me, formichina, sei una vera sciocca, credi di essere superiore perché stai al caldo con tutti i viveri dentro casa, io invece penso che quando morirò sarò sepolta degnamente sotto la neve, perché il pensiero mi è rimasto libero ed io, devi sapere, credo nell’Aldilà degli insetti."


Anonimo


Pirin Pin Pin


Da piccola mi raccontavano che, appostata sopra un albero di pere, c’era una brutta strega, che buttava giù in terra le pere, per vedere se i bimbi che passavano di lì le avrebbero raccolte: in tal caso si lanciava all’inseguimento.
Quando un bimbo passava sotto l’albero, la strega gli diceva: “Pirin pin pin, buttami giù un perin, che mi bagno il mio bocchin”. Il bimbo doveva risponderle così: “No, brutta strega, tu mi vuoi mangiare!”.
Così, per paura della strega, tutti i bimbi, che dovevano passar di lì per andare a scuola, preferivano cambiare strada. Questa storia, in realtà, era stata inventata da un contadino che non voleva che noi raccogliessimo le pere!


Ester Poli (centro diurno per anziani San Biagio)


L'adolescenza


Fra verdi fronde ed erba profumata, viveva una fanciulla che da lunghi capelli e di sola pelle era vestita. Un giorno passeggiando nel boschetto vide un limpido laghetto e disse: “Voglio specchiarmi per vedere se son bella.” Ma riflessa nelle acque vide che il suo corpo era cambiato, non era più quella di prima. “Sto diventando donna” fra sé disse, così con verdi foglie si cucì un vestito e con bianchi fiori si adornò i capelli.
Il Vento che le passò vicino la vide ed esclamo: “Come sei bella, voglio baciarti”. “Anch’io” lei rispose e baciò lui, ma il Vento, che di gelosia bruciava, frettolosamente disse: “Vieni con me perché ti voglio tutta mia”. Così lei cominciò a correre dietro al Vento, ma il Vento correva troppo forte e non potè raggiungerlo e ritornata indietro sconsolata disse: “E' troppo vano correre dietro al Vento e forse per me non è ancora ora d’amare”.
“Non ti crucciare, resta con me ancora un poco e ti dirò io cosa fare” disse il Tempo che udì le sue parole. “Va bene - lei rispose - ma non tenermi con te troppo, che brutta e rugosa non voglio diventare”. “Fidati di me - rispose il Tempo - io son longevo ed ho esperienza, io ti farò capire quando per te sarà ora d’amare.”
Fra le braccia del Tempo lei rimase e insieme a lui cominciò ad aspettare. Un giorno il Tempo, stanco di aspettare disse: “Ecco è ora d’agire, vieni con me, così potrai vedere che per te è giunta l’ora d’amare”. Fecero pochi passi e fuori dal boschetto scorsero un grande prato verde tutto di fiori ricamato, e sopra quel tappeto variopinto era sdraiato un giovane bello che dormiva. “Svegliati” gli disse il Tempo, battendogli la mano sulla spalla. “Guarda che cosa ti ho portato”. Lui aprì gli occhi, vide lei ed esclamò: “Questo è proprio quello che cercavo! Grazie, maestro, del gran dono che mi hai fatto”. Poi fissandola negli occhi le domandò: “Come ti chiami?” “Amore” lei rispose. “Anch’io ho lo stesso nome” e presa la sua mano disse: “Noi due siamo uguali, noi due siamo fatti per amare”.
Ma l’Adolescenza, che di nascosto tutto aveva visto e udito, capì che il suo ruolo era finito, e in punta di piedi, silenziosamente se ne andò lontano per lasciar posto all’età adulta che vero amore e conoscenza ti sa dare!


Mariangela


Ti guardo, mentre passi


Ti guardo, mentre passi
fra le mie dita
come codice, col nome,
codice di penna, codice di vita.
E la nube
diviene blu
ed il tramonto diviene
solidamente rosso di pietra.
Poi, m'abbandoni
un po' per gioco, un po' per scherno
"Non te ne andare", grido
in silenzio.
Ma sei già passata
a un altro scoglio,
suggestionando in me
un'altra meraviglia,
un altro abbandono.


Paola Scatola


Il volo


Mio amore, eri passero ferito

Non solchi né valli né monti
Non vedi infiniti orizzonti
Basso e il tuo volo

Sotto le fronde degli alberi
Fra i cespugli e le erbe odorose
Serenità ti tenga compagnia

Mio amore che sei stato ferito
Nel ristretto orizzonte della tua vita
Sarai padrone di essere quello che sei
Viaggerai sognando su foreste maestose
Cime innevate
Luccicanti al sole
E il riverbero giunga fino a te
Ad illuminare il tuo cammino

Tu che eri passero ferito
Sei tornato a volare.


Anonimo Tratto da "Il Bosco", gruppo "Euforia", Bologna


Amici


Non importa il posto
il sole è sempre uguale.
Non importa se è ricordo
o qualcosa che verrà.

Sempre staranno in me
quei buoni momenti che
abbiamo passato
senza sapere...

Non importa dove sei,
se vieni o vai,
la vita è una via da percorrere,
se c'è qualcosa da dire
o se c'è qualcosa da
nascondere,
sempre sarà un amico il primo
a saperlo.

Perché sempre staranno in me
quei buoni momenti
che abbiamo passato senza
sapere.


Anonimo


Pensiero


Pensiero mio vola
Per cieli lontani
Mari sconfinati
Ove i miei passi
Non lasceranno orma.


Anonimo Tratto da "Il Bosco", gruppo "Euforia", Bologna


Dici di saper guidare...


Allorché dal fumo
ti fai investire,
la tua bocca
dal sapor di susina
prende il sapor di nicotina.


Luigi Zen


Fantasia di ricordi


Rimane il ricordo,
se resti a pensare
di me, com'anche
il pensiero è restato
e nessuno di noi l'ha scordato.


Luisa Paolucci delle Roncole


Ti tengo qui


Ti tengo qui o lume dei miei lumi,
per averti,
sempre più celere nei battiti di penna.
Anche il cuore,
lo costringo alle tenerezze
delle metafore antiche,
che qualcuno
mi sollecitò
chiamandomi: "Poetessa".
Poi vennero altri
a dirmi : "Qual è il tuo nome?"
"Mi chiamo Paola" risposi:
"La scrittrice?"
Ma anche
a quell’ora, in quel giorno, di me
parlò la mia fantasia, aspra e dura.


Paola Scatola


DIO e la SUA allegra varietà


Il cielo è azzurro per darci felicità,
l'erba è verde, speranza ci dà.
In questo immenso universo i colori
Sono di tante qualità,
io penso che DIO, il Grande creatore,
sia la più GRANDE VARIETA'


Lucio Polazzi


Mi immagino bambina


Mi immagino bambina
come ancora alle volte
nel cuore provo.
Ricordo le corse nei campi
insieme ai miei amici infanti.
Dolce era sognare
forme di animali
nelle nuvole candide
che nel riposo scorgevamo
nei rami di alloro.


Jo (Giovanna Giusti)


Come un arcobaleno


Vorrei soffiasse un vento come un arcobaleno
che abbraccia tutto il mondo.
Ogni colore è un sentimento buono
che dalla terra nasce
si diffonde nell'aria
e ricade su ogni uomo.

Vorrei spirasse un vento riparatore
che rimedi alle ingiustizie,
sani i contrasti,
cancelli ogni rancore.

Vorrei spirasse un vento tempestoso
che spazzi via la malvagità,
le guerre, la delinquenza
e ogni calamità.

Vorrei spirasse un vento di sana allegria
che aggreghi i giovani
senza alcool né droga
con tanta gioia in buona compagnia.

Vorrei spirasse un vento travolgente
che si insinui nella mente
di chi vuol dominare
e faccia loro dimenticare
la sete di potere e l'avidità.

Vorrei spirasse un vento di speranza
che aiuti i governanti
a perseguire con fermezza e costanza
le strade della pace.

Vorrei spirasse un vento consolatore
che asciughi le lacrime,
allevi le pene ed il dolore.
Vorrei spirasse un vento di bontà
che scuota le coscienze,
diffonda comprensione e solidarietà.
Vorrei spirasse un vento d'amicizia
che unisca le persone
doni calore umano
e scambievole aiuto con letizia.

E quest'ultimo vento
tanto per cominciare
anch'io, con voi,
posso farlo spirare.


D. (dedicato alle amiche del Gruppo “Speranza” e di Ceretolo)


Polenta al “megafungo”


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Dario Baietti


Il germe della scrittura


Un anno fa era molto, ma molto piu caldo di oggi. Nella sala polivalente del Centro Sociale “Tonelli” mi fu chiesto di stare alla consolle dell’impianto stereofonico, perché un importante scrittore di racconti per bambini avrebbe letto e commentato i propri scritti.
Alla fine della lettura i bambini entusiasti gli posero diverse domande. Terminato l’evento lo scrittore s’incamminò verso l’auto che l’avrebbe portato al ristorante, accompagnato da una maestra della Scuola “Fantini” di San Lazzaro di Savena, che aveva organizzato il tutto.
Dentro di me dissi: “Chissà se gli interesserebbero i miei racconti per adolescenti...”. Mi feci coraggio e andai da lui, per dirgli che scrivevo racconti di fantasia e per chiedergli se meritavano di essere pubblicati. Mi rispose gentilmente di spedirne uno via e-mail.
Io, non sapendo quale scegliere, chiesi alla bravissima e gentilissima maestra Maria Rosa se, leggendo i miei racconti, poteva scegliere il più adatto da spedire. Dopo pochi giorni Maria Rosa mi chiamò al telefono, per dirmi che aveva un’idea: trasformare il mio racconto un po’ malinconico sulla vita in campagna in qualcosa di più adatto alla lettura dei bambini della classe terza. Prese il mio lavoro e con pazienza certosina lo corresse dai numerosi errori, semplificò le parole difficili per i bambini e inserì un pizzico di gioia in più fra le righe.
Trascorse l’estate e il lavoro corretto fu diviso in quattro parti. Ogni due mesi Maria Rosa leggeva una parte in classe con me presente. L’entusiasmo dei bambini era alto e mi riempiva il cuore di gioia. Dopo l’ultima lettura mi chiesero come si creava un racconto, io risposi che non lo sapevo: alcune volte lo scrivevo di getto; altre volte organizzavo una scaletta con le idee che mi venivano in mente.
Maria Rosa, percependo che il momento era giusto, propose di fare uno scambio di racconti sulla base degli spunti che i bambini davano in classe. Così sono nati questi due racconti: “La classe birichina” e “La salvezza del pianeta Terra”.


Fabio Tolomelli


La classe dispettosa



C’era una volta un paesino situato ai piedi di verdi colline. Come in tutti i paesini di questo mondo, nel nostro paese c’erano: il palazzo del Comune, la chiesa, il supermercato e alcuni negozi, il cinema, l’edicola, la farmacia, la piazza, tante casette e naturalmente anche una scuola.
La scuola era costituita da un edificio a due piani che ospitava cinque classi della scuola elementare e tre classi di scuola materna.
Tutti i bambini del paese frequentavano quella scuola.
L’edificio era grazioso e colorato: le pareti erano ricoperte da disegni vivaci e cartelloni fatti dagli alunni, da fotografie e manifesti. Le aule erano accoglienti e spaziose, luminose e allegre, con banchi bianchi e rossi, lavagne e armadi di legno e ripiani carichi di libri meravigliosi ed avvincenti.
Ma al primo piano di quella scuola c’era una classe molto particolare...


Continuazione n° 1



In quella classe, infatti, viveva da circa due anni un essere invisibile. Egli faceva tanti dispetti, ma solo alla maestra: le cancellava la lavagna che lei aveva appena scritto, non le permetteva di correggere i compiti, perché le faceva sparire la biro rossa, non le faceva spiegare l’esercizio, perché spostava i mobili procurando tanto rumore... e tanti altri dispetti ancora.
Un giorno un bambino scoprì l’essere invisibile e gli disse: “ Perché fai così alla nostra maestra?”. Quello, mettendosi a piangere, rispose: “Io non voglio fare i dispetti, ma sono arrabbiato, perché vorrei che si esaudisse un mio sogno: diventare un essere umano”.
Il bambino allora lo portò dalla maga Martina, che con una magia trasformò l’uomo invisibile in un uomo con i capelli biondi e gli occhi azzurri. Poi il nuovo uomo si volle chiamare Ram. E così fu felice per sempre.


Continuazione n° 2



Questa classe era particolare perché c’erano sei bambini che si comportavano in modo strano. Ad esempio un giorno Quaquaraqua, uno dei bambini strani, entrò in classe e si mise a camminare a testa in giu. Ma perche? perche?
Poi c’era Giacomino, che una volta mise le rane sporche di fango nel registro della maestra, facendole prendere uno spavento e rovinando un importante documento della scuola. Ma perche?
Oppure Velma, ogni tanto tirava le uova in faccia alle persone che passavano vicino alla scuola. Ma perche?
E che dire di Daphne, che staccava i cartelloni e se li portava a casa?
La maestra non ce la faceva più, aveva la testa piena di queste stranezze, come un pallone. Era sempre più stravolta e diceva: “Non ce la faccio più! Ma perché fate tutto questo?”
Il motivo c’era: i bambini erano piccoli, frequentavano solo la prima ed erano molto stanchi di lavorare tanto. Infatti a casa erano degli angioletti.
Chi risolse tutto? La maestra! E come? Sospese quei bambini per qualche giorno, così si riposarono bene e quando tornarono a scuola erano di nuovo bambini normali.


Continuazione n° 3



Quando qualcuno entrava, gli alunni gli facevano ogni varieta di scherzetti, e quello se ne andava via scappando a piu non posso.
Il vero problema era che queste cose non capitavano una o due volte all’anno, ma tutti i giorni.
Ogni volta che succedeva, la maestra diventava verde, poi rossa, poi blu, poi viola e infine scoppiava in un’arrabbiatura che faceva tremare i muri e Ia si sentiva fino a due chilometri di distanza.
I bambini non ci facevano caso e continuavano a parlottare tra loro senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
Questo accadeva perché fin dal primo giorno di scuola della classe prima essi avevano sentito una gran voglia di fare dispetti, e anche se non avevano conosciuto ancora le loro maestre, avevano iniziato a burlarsi di tutti e a far arrossire le persone come peperoni dalla vergogna e dalla rabbia.
Adesso che sapete come è iniziata questa “malattia dei dispetti”, posso dirvi anche come è andata a finire. Indovinate chi ha fatto “ guarire” i bambini? La Direttrice!
La Direttrice di quella scuola era alta, con i capelli rossi e un po’ di lentiggini. Aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra ed era l’idolo dei bambini. Lei era l’unica con cui non facevano dispetti e quando entrava in classe calava un silenzio di tomba e i bambini arrossivano quando lei li rimproverava. Appena gli alunni la vedevano, facevano gli angioletti, per non deluderla.
Quella volta, però, quando la classe fece davvero inviperire la maestra, la Direttrice entrò in aula senza il suo solito sorriso, anzi, era molto seria. Quando fu al centro della stanza disse: “ Ho saputo che vi state comportando male: e vero?” “ Siii!” risposero i bambini. “ Sono molto contenta che siate sinceri” proseguì la Direttrice, “ma sono anche molto delusa”.
Conoscendo però molto bene i bambini, chiese loro se, comportandosi in quel modo volevano qualcosa che non osavano chiedere. Gli alunni in effetti volevano che lei venisse a salutarli e a baciarli due volte alla settimana. La Direttrice acconsentì e tutto si rimise a posto.
La maestra penso: “ Tutto e bene quel che finisce bene!”.


Continuazione n° 4



Quella classe particolare era la 5A F. Era una classe strana: dentro c’erano degli oggetti che potevano sembrare normali, ma invece erano molto strani. Gli armadi, le lavagne, la cattedra, i banchi... quegli arredi erano particolari, perché... durante le lezioni cominciavano a parlare tra loro. Questa storia ando avanti così per molto tempo. Gli alunni non capivano chi faceva tutto quel rumore, che era continuo, infatti gli oggetti non smettevano mai di chiacchierare.
Parlavano anche di cose inutili: le lavagne si lamentavano sempre perché la maestra ci scriveva sopra; gli armadi litigavano in continuazione per stabilire chi aveva piu cose dentro; la cattedra non smetteva di parlare delle vacanze che voleva fare e i banchi brontolavano perché i bambini vi disegnavano sopra.
Dopo alcuni mesi, una bambina, che aveva scoperto l’origine di quel rumore e che non ne poteva più, disse ai genitori di riportare tutti gli arredi della classe dove li avevano comprati e di acquistarne dei nuovi.
Il giorno seguente nella classe nessuno parlava e c’era un grande silenzio; la maestra e gli alunni ringraziarono la bambina perché finalmente era ritornata la serenità.


Continuazione n° 5



C’era una volta un insegnante molto, ma molto vecchio. Questo insegnante morì di vecchiaia e quindi arrivo una sostituta. Per qualche anno tutto funzionò normalmente. Un giorno, però, accadde una cosa strana: il fantasma del vecchio maestro, sentendo la mancanza della scuola, decise di ritornare nella classe dove aveva insegnato per tanto tempo.
Vediamo che cosa accadde: una mattina, mentre la maestra dettava, egli scrisse sulla lavagna una frase molto maleducata. Tutta la classe rise, ma l’insegnante ci rimase molto male.
Il giorno dopo il fantasma ritornò nella classe e mise delle tagliatelle ai funghi porcini nel registro. Quando Vanessa, cioé la maestra, aprì il registro, urlò così forte per lo schifo che la sentì tutta la scuola.
Il fantasma si divertiva come un matto e andava avanti e indietro per la stanza, creando delle correnti d’aria fredda. In quel momento un alunno capi che c’era qualcuno nella classe e disse ad alta voce che quegli scherzetti non erano piacevoli per la maestra e che disturbavano le lezioni. Il fantasma allora capì che non era stato affatto simpatico e decise di collaborare con quei bambini e con la collega, aiutandola a trovare nuovi metodi ed esercizi sempre nuovi e divertenti.


Fabio Tolomelli


Esercitare la fantasia


Questa brava maestra, come si vede, sa come esercitare la fantasia dei suo i alunni.
Il famoso scrittore per ragazzi Gianni Rodari nella sua “Grammatica della fantasia” (Torino, Einaudi, 1973), dice: «Le storie “aperte” - cioè incompiute, o con più finali a scelta - hanno la forma del problema fantastico: si dispone di certi dati, bisogna decidere sulla loro combinazione risolutiva. In questa decisione entrano calcoli di varia provenienza: fantastici, basati sul puro movimento delle immagini; morali, in riferimento ai contenuti; del sentimento, in riferimento all'esperienza; ideologici se viene a galla un “messaggio” da chiarire. Può accadere che si cominci col discutere il finale della storia e si scopra invece, cammin facendo, un argomento che non riguarda più la storia per nulla. Secondo me bisogna sentirsi liberi, allora, di abbandonare la storia al suo destino ed accettare il suggerimento del caso».
Un consiglio da seguire anche per le storie vere!


Lucia


La salvezza del pianeta Terra


Quella mattina Jason, come faceva sempre, dopo essersi alzato, per prima cosa guardò fuori dalla grande finestra della sala. Questa abitudine aveva avuto inizio quindici anni prima, quando l’inquinamento del nostro pianeta era diventato tale da minacciare di estinzione tutte le specie, uomo compreso. L’aria infatti, da tanti anni in qua, era di un colore diverso da quello che lui ricordava, era grigia e così spessa che riusciva a nascondere i raggi del sole, e soprattutto stava diventando irrespirabile. Jason sospirò guardando quel cielo grigio e si accertò di avere la sua grande pistola Magnum assicurata alla cintura.
Questa sua caratteristica di girare armato, faceva sì che tutti lo chiamassero “ lo sceriffo” , anche perché aveva modi molto spicci e sbrigativi, che provocavano una certa paura nelle persone che avevano a che fare con lui. In particolare era molto odiato dai proprietari di quelle fabbriche che avevano causato l'inquinamento: infatti Jason si batteva ogni giorno per farle chiudere per sempre. Per questo temeva per la sua vita, perché quella brutta gente voleva ucciderlo ad ogni costo.
La moglie Jane e il figlio Tomas erano stati costretti a lasciare la loro casa e a trasferirsi in Africa, in un paese molto povero, ma almeno non ancora rovinato dall’inquinamento e soprattutto lontano dai pericoli. Tomas a scuola veniva preso in giro dai compagni perché non aveva suo padre lì con lui e perché sapevano che era un uomo diverso dagli altri.
Cari lettori, dovete sapere anche che, oltre all’inquinamento, l’uomo aveva fatto degli strani esperimenti: aveva clonato, cioè aveva fatto rinascere usando dei fossili, dei terribili animali preistorici. Per fortuna i soldati erano riusciti a trasportare questi animali proprio in Africa e a rinchiuderli in un enorme recinto protetto da altissime mura. Questa zona era poi diventata un parco naturale che si poteva visitare, ma soltanto a certe condizioni.
Un giorno i genitori della classe di Tomas decisero di affittare un pullman per andare al parco dei dinosauri senza però farsi aiutare da una guida esperta ed entrando di nascosto dai soldati che controllavano la zona. Il genitore che si era messo alla guida del pullman ad un certo punto si perse nel parco. All’improvviso all'interno del veicolo si udì un urlo di terrore quando i primi enormi dinosauri si avvicinarono minacciosi. A Tomas vennero in mente le parole che suo padre gli diceva quando andavano nei boschi; “Se ti perdi, cerca un posto sicuro e visibile, fermati lì in modo che qualcuno ti trovi” . Così Tomas disse all’autista di salire sulla collinetta, poi scese e accese quattro fuochi, uno per ogni punto cardinale. Il fuoco serviva sia per spaventare i dinosauri, sia per essere visibili sempre, di giorno e di notte.
La notizia della sparizione dei bambini arrivò anche a Jason, che immediatamente prese il suo elicottero e raggiunse la zona in breve tempo. Si inoltrò nel parco e seguendo il fumo trovò i dispersi, li portò in salvo e tutti decisero di fare una grande festa invitando i cittadini, i soldati, le autorità, le famiglie, i politici. Durante la festa tutti parlarono dello scampato pericolo e dell’inquinamento che dai paesi dell’Europa stava per arrivare anche in Africa e minacciava di cancellare anche quest'ultimo paradiso terrestre.
Come se non bastasse nel mondo si stavano verificando altri terribili fenomeni naturali, anch’essi causati dalla poca cura dell’uomo per la terra: eruzioni vulcaniche, tempeste, terremoti e trombe d’aria violentissime. La situazione stava diventando davvero angosciante.
Una sera l’aria cominciò a vibrare e la temperatura iniziò a salire. All’improvviso luminosi raggi laser squarciarono il buio della notte, ed ecco scendere dal cielo una gigantesca astronave. Da quella nave spaziale ancora fumante uscirono dei bracci meccanici, che garantirono un sicuro contatto con il terreno.
La maggior parte della popolazione del paese scappò verso la propria casa, mentre i militari circondarono l’oggetto spaziale. Subito il governatore della zona comandò al generale dei soldati di distruggere l’astronave. Jason, che era presente sul posto, si oppose con tutte le sue forze a questa decisione che giudicava non necessaria: in fondo nessuno li aveva ancora attaccati. Mentre la discussione tra Jason e i militari continuava, dall’astronave scese un extraterrestre.
Questo essere aveva quattro occhi che gli permettevano di vedere in tutte le direzioni. Poi aveva tre nasi molto lunghi, con cui sentiva e distingueva odori anche molto lontani. Aveva ancora sei orecchie che gli permettevano di udire anche gli ultrasuoni e due bocche, una per parlare e una per mangiare. Il suo corpo, per quanto brutto agli occhi degli uomini, aveva però nel complesso un aspetto mite e per nulla aggressivo.
All'improvviso una piccola bambina rimasta orfana da un po’, perche i suoi genitori erano rimasti uccisi dal crollo di una montagna, si avvicinò all’extraterrestre e quello, usando le sue quattro braccia, la prese con molta cura e la cullò dolcemente. I militari e la gente rimasero meravigliati da quella scena.
Dopo alcuni minuti l’extraterrestre apri la bocca delle parole e disse: abbiamo già decodificato la vostra lingua, per cui possiamo parlare liberamente con voi e capirvi. Dal nostro pianeta abbiamo visto che la vostra splendida Terra sta morendo. Se volete salvarla possiamo aiutarvi, ma voi dovete cambiare atteggiamento nei confronti dell’ambiente e delle persone che hanno bisogno: dovrete diventare meno egoisti e meno individualisti”.
Tutti i capi delle nazioni si riunirono per decidere le sorti del pianeta secondo la proposta degli extraterrestri. Gli uomini che prima di allora non erano riusciti mai a mettersi d’accordo, di fronte a tanta saggezza e intelligenza accettarono l’aiuto degli alieni. Questi, con sostanze particolari, in una settimana ripulirono il mondo e insieme ai capi decisero delle leggi più giuste e più rispettose per la natura e per le persone, soprattutto quelle piu povere e indifese.


Fabio Tolomelli


L'isola del tesoro



Racconto avventuroso fantascientifico a puntate
Laboratorio di scrittura e immagini ARTEINSIEME
Centro Diurno Casalecchio di Reno
1° Puntata




Non molto tempo fa, in un mondo parallelo al nostro dove tutto è possibile, un miliardario terrestre, Mister X, rinvenne, nel sottofondo di un antico baule trovato da un antiquario, la mappa di un tesoro, nascosto in un’isola inesplorata e misteriosa che si trova nel Rio delle Amazzoni. Essendo molto avaro e non volendo pagare dei professionisti di tasca propria, Mister X decise di affidare a un’agenzia di viaggi interplanetari il compito di organizzare un concorso per trovare persone che avessero capacità, talenti e risorse e soprattutto l’interesse a partecipare a una spedizione di ricerca del tesoro. Il patto tra il miliardario e i vincitori del concorso era che a lui fosse destinato il pezzo piu prezioso del tesoro, un teschio di agata tempestato di diamanti, probabilmente dotato di poteri magici. Il resto del tesoro sarebbe stato diviso tra i partecipanti.
II concorso venne vinto da sei persone, cinque provenienti dalla Terra e una dal pianeta Giosi Uels. Da questo pianeta proviene Pedro Alvarez, quarant'anni, coltivatore, alto forte muscoloso, aspetto quasi umano, ma con capelli da tigre, pelle chiara. Responsabile, molto intelligente, beve ma sa moderarsi ed essere paziente. Porta con sé la sua inseparabile panterina Elisabeth Parker, di origini terrestri, che vuole ritrovare la sua madre biologica sulla Terra. Pedro è il tutore della panterina, che arrivando sul pianeta Giosi Uels con l’astronave Gherardi Alex, ha perso mezza coda a causa di una folata di vento e di una porta sbattuta. Per fortuna con la metà rimasta può ancora esprimere emozioni e comunicare con Pedro! Dalla Terra provengono gli altri cinque partecipanti, un uomo e quattro donne. Gianmarco e un bell’uomo, alto, capelli scuri, occhi azzurri, naso lungo, spesso vestito in giacca e cravatta. Buono e generoso, cuore aperto a tutti, simpatico, con tanta voglia di viaggiare e conoscere il mondo. Si occupa di volontariato e di beneficenza, aiutando le persone tristi della loro vita.
Chauli, di professione geisha, ha un aspetto fisico ottimale, sul magro andante. E alta un metro e ottanta, occhi di colore nero, capelli sottili neri, ha un neo sulla guancia destra. E frizzante e contenta di se stessa, molto seducente.
Linda e una speziale e si occupa di guarire le persone con rimedi naturali. La sua età varia dai tredici ai duecentoventi anni a seconda delle situazioni. Ha la pelle bianca e diafana, gli occhi blu e un fisico abituato a stare all’aperto alla ricerca dei rimedi. Ha un tatuaggio alla base del collo che è simbolo di tutti gli speziali. E' molto riservata, anche se concede la sua amicizia e il suo intelletto a quelli che le ispirano fiducia. Le piacciono gli animali e la natura, per i quali ha molto rispetto.
Jessica ha diciassette anni, è bionda, occhi azzurri, alta e magra. Ha un tatuaggio tribale nel fondo schiena. E' permalosa, vuole tutte le cose a modo suo, soprattutto è una “mangia uomini”. E' viziata dalla Nonna, che si porta dietro nel viaggio, un tipo molto originale che talvolta sa essere con lei molto severa.
I sei vincitori, preparato il loro bagaglio, partono dalle loro residenze per raggiungere il luogo della partenza. L’appuntamento per iniziare il viaggio e sul cucuzzolo della montagna che sovrasta Rio de Janeiro, sotto la statua del Cristo Redentore. Lì aspetta i viaggiatori un mezzo anfibio, che li condurrà sull’isola inesplorata, con tutta l’attrezzatura tecnologica più avanzata per affrontare l’avventura e rimanere in comunicazione.
Pedro Alvarez, con la sua panterina, arriva con l’astronave Gherardi Alex, che, guarda caso, era stata progettata e costruita dal miliardario. L’astronave era programmata per seguire automaticamente il mezzo anfibio, sorvolandolo a poca distanza.
Sotto la statua del Cristo c’è un bar, dove i vincitori si incontrano. Si riconoscono perché sono tutti dotati di uno zaino fornito dall’agenzia di viaggi interplanetari. Prendono il caffè e cominciano a conoscersi, a raccontarsi le loro provenienze. Dopo aver bevuto la caipirinha * cominciano a ballare un samba di fronte al mare. Anche la panterina festeggia, mangiando croccantini per gatti. Decidono di brindare alla partenza e ognuno pronuncia una frase. La Nonna: “ In bocca al lupo per questo viaggio, ragazzi!” , Chauli: “ Viva l’amore!” , Gianmarco: “ Quella Jessica sta pensando che si divertirà con me!” , Jessica: “ Penso proprio che mi divertirò” , Linda “ Speriamo che non si veda quanto sono agitata a intraprendere questo viaggio!” . Pedro consegna un quadrifoglio proveniente dal suo pianeta in dono a Jessica e a Gianmarco, perché sembrano i partecipanti che lo colpiscono di più. Intanto pensa all’agata blu che ha nello zaino e dopo aver riflettuto a lungo decide di regalarla a Gianmarco, per augurargli successo nel lavoro. Mentre brindano, ballano, chiacchierano, il sole sta tramontando. Quando arriva il buio e l’ora di salire a bordo.

* La caipirinha è un tipico cocktail brasiliano, a base di cachaca , lime, zucchero bianco e ghiaccio. Il termine deriva dal diminutivo della parola portoghese caipira che viene usato per designare gli abitanti delle zone rurali e remote del Brasile. In Brasile è servita nella maggior parte dei ristoranti ed è considerata una bevanda caratteristica del paese (N.D.R.)


I Supreme Angels


I racconti di fantasia sono antichi come l'uomo o almeno sono antichi come la sua capacità di esprimersi a parole. Miti e fiabe si perdono nella notte dei tempi, hanno attraversato i secoli grazie alla tradizione orale. Poi la scrittura ha portato il suo valore aggiunto, facendo nascere la letteratura, che via via si è arricchita di sempre nuovi generi e potenzialità. In seguito il disegno, la fotografia, la cinematografia, hanno offerto altri contributi, stimoli, contaminazioni...
Dal racconto del cacciatore cavernicolo che arricchisce di particolari il suo incontro con la tigre dai denti a sciabola, si arriva ai moderni "fantasy " multimediali. È come una lunga staffetta, che si corre sul filo della fantasia.
Darietto ha elaborato una complessa mitologia a fumetti che già da tempo viaggia sul suo sito internet. In questo numero de II Faro ci presenta i personaggi che ha creato.


***



Il mio libro e il mio fumetto


Sto creando un libro, dal quale poi sto cercando di disegnare un fumetto, dove si parla di nove bellissimi angeli (hanno ciascuno un potere tratto dalla natura, tipo acqua, fuoco, aria, luce, ecc...) che, grazie all’aiuto di Dio e di personaggi mitologici e biblici, devono sconfiggere le forze del Male derivate da Belzebù (il capo) e dai suoi mostri (demoni, incubi, generali del Male, ecc...).
Per personaggi mitologici, intendo: minotauri, centauri, fate, draghi, nani, elfi, maghi, ecc... Per personaggi biblici desidero fare l’esempio di Mosè.
Questa mia fantasia e nata dal fatto che adoro i racconti biblici e la mitologia greca e romana. Mi ha anche ispirato, soprattutto, il cartone animato intitolato "SailorMoon e il Cristallo del Cuore".
Comunque, per informazioni piu precise sui personaggi e su altro, vedi il mio sito:
http://dariosupremeangels.blogspot.com



supreme angels


Dario Baietti


Dal diario di bordo di Gigliola...
La vacanza a Caprile


Sono andata a letto alle 2... Desideravo lasciare la casa (Dani e via) tutta in ordine.
Vado Via in VACANZA a Caprile (BL) da domenica... a domenica
4/07 c.m.
Ritrovo al parcheggio del supermercato Ca' D'Oro, uscita 6 della Tangenziale, alle 9 e 30. Punto la sveglia alle 6 e 30, tutto quello che mi serve, anche per il pic-nic è pronto da mettere in valigia e nelle borse. Verrà Vincenzo a prendermi... solito equipaggio di Lutago, di nuovo noi: quando siamo tutti in macchina 4 persone 11 valigie, per una settimana!?!? Per fortuna potremo usufruire del pulmino guidato da Michele... Veterani delle gite del Fare Insieme e Nuovi Arrivati nella compagnia del Fare Insieme, curiosi di scoprire e riscoprire persone e sapere come sarà Questa Volta (e la terza vacanza del Fare Insieme).
Partenza alle 10 e15 con primo appuntamento all'uscita di Belluno, poi nuova fermata per il picnic: panini, torte salate, dolce, polpettone, verdure e altro ancora... e le Montagne che già fanno capolino davanti a noi.
Moreno, sempre tranquillo e serafico: Faccio il paziente tutto l'anno per poter fare la gita del Fare Insieme!
Oltre la macchina di Vincenzo, quella di Adriana, di Floriano, di Fabio, di Salvatore, di Anna e il pulmino guidato da Michele, pieno stipato di bagagli di un po' di tutti.
Ho il mio Diario di Bordo... trascrivo tutto, come per la prima nostra gita. Sono in vacanza wwwww.
Diario di Bordo... Fuori Bordo, ho scritto dell'arrivo, sull'albergo, le risate, gli avvenimenti che si susseguivano incalzanti, gioiosi, vitali, spunti, appunti, nomi partecipanti, seggiovia, funivia, museo delle Armi, Caprile, Belluno, Alleghe, il mercatino, Passo Falzarego, Monte Civetta... le DOLOMITI... wow .!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Come amo le montagne, mi fanno sentire a Casa, in un caldo nido, accolta, protetta, e libera.
E lo chalet del Belvedere? Casa di bambola, piena di fiori, casa da fiaba per bambini (nonostante la grandine e l'improvviso violento temporale).
Dopo 2 giorni non ho piu tempo per scrivere, solo nomi e appunti per ricordarmi... ma nel cuore ho registrato ogni piccolo momento passato Insieme. Sono troppo occupata a viverle, le cose, per poterne scrivere.



supreme angels



Diario di Bordo... Fuori Bordo...!
Bologna lunedi 5/07/2010 ore 8 del mattino, gocce di sudore colano sulla nuca gia bagnata, calore che esce dai muri, che sale dall'asfalto, avviluppandomi il corpo, rendendomi corto il respiro, rumori di impazienti motori, bus stipati, quanti gradi di differenza? 15/20 in più da ieri, che eravamo ancora a Caprile... (tuffo al cuore). Non importa, la leggerezza ancora mi appartiene, canto ancora, danzo ancora, i miei occhi ed il mio essere “Vedono” le Cime innevate, come vorrei potermici tuffare dentro e rotolare, rotolare...
Tutti i miei compagni di questo bellissimo Viaggio insieme... sorrido e canticchio (ma quanto cantare abbiamo fatto, col cuore... anche se stonati! Vi RICORDATE che passione ci mettevamo tutti, dentro a quei microfoni?
Rivedo la luna che saliva oltre la cima del Monte Civetta, che svettante, maestoso domina il paese ed il nostro albergo, solo nostro, immerso nel bosco...
I rintocchi del Gentil campanile di Caprile che, a pochi secondi di distanza, per aiutare le persone che hanno smarrito il numero dei rintocchi, ripete lo scampanio delle sue campane
Ed il suo fiume, il rumore incessante delle sue acque che continuano a fluire indisturbate come sempre e rotolano fra i massi e le rive ghiaiose, indifferenti, come sempre: Prima, Con e Dopo di Noi.
E i boschi dai verdi iridescenti così l'un l'altro diversi ma Vigorosi Insieme: come Noi Tutti in questo luogo “ Magico”
I miei compagni di avventura, a caso: Ave, Antonio, Vincenzo, Michele, Moreno, le due Anne, Valeria, Andrea, Salvatore, Franca, Marco e Floriano, Diego, Gino, Fabio, Roberto, Stefano (detto Fausto... da me), Marisa, Adriana (Sandra... sempre per me) Magda, Carla, Carlo, Gianfranca, Aldo e Patrizia. Ed io (Maria detta Gigliola da Tutti)...
Un pensiero affettuoso a chi per vari motivi, importanti, non ha potuto partecipare a questo NS. Viaggio ma che col cuore non ci hanno mai lasciati e hanno senz'altro cercato con l'immaginazione di Vedere cosa stessimo combinando noi Vecchi (non per eta) e Nuovi partecipanti alle gite annuali del Fare Insieme.
Sempre lunedi. A Bologna ....... notte: guardo le foto dal video del computer, devo scrivere l'articolo ma le suddivido: partenza, viaggio, pic nic, cascate, monti, alberi, fiori (quanti fiori...). Li regalo col pensiero a tutti i miei compagni... mi mancano, non riesco a scrivere: il Tanto Sentire mi riduce al silenzio.
Quante parole per descrivere il dolore, la paura, la rabbia e la frustrazione nel vivere. “ MOSEY” l'ho letta in un libro e mi e piaciuta questa parola inglese che indica il “ vivere con lentezza” . Ma la felicita?! Basta questa unica parola, che e uguale per tutti, ma che si può riempire di altre sfumature diverse per ognuno di noi.



supreme angels



Non sono la sola a sentirmi spaesata...Ricevo due email: in una il bisogno di silenzio, per sentire tutte le emozioni di cui si sente piena, e l'altro che chiede aiuto per recuperare il Suo Spirito rimasto a Caprile... No non sono sola, chissa quanti altri... Ci staremo pensando? Penso proprio di sì. Sorrido sentendomi in compagnia.
E mi ritornano in mente le gite preparate alla sera e scelte al mattino, Democrazia e Libertà nel Fare che meraviglia!
E la condivisione delle nostre ottime ed abbondanti libagioni, dei giochi, del Karaoke, il Burraco, il ballo, ma soprattutto il ritrovarsi a piccoli gruppi, ogni volta diversi a raccontarsi, conoscersi, avvicinarsi, accogliersi.
Sento la brezza che mi scompiglia i capelli e rinfresca il viso, annuso e respirando faccio Mio lo splendore, il vigore che la natura ci regala con tanta facile magnanimità, ma rispettando, chiedendo rispetto e conoscenza della Sua Potenza e Forza.
Mentre scrivo li vedo Tutti: gli Occhi di Ave, verdi con tutti i bagliori dei boschi che ci circondano, la Dolcezza di Antonio, suo marito, sempre sorridente e pronto ad aggiungersi al gruppo, il parlare forbito e rispettoso di altri tempi (ma che gioia sentire tutto questo) di Carlo, l'Eleganza Naturale nel Fare ed Essere di Adriana, la filosofia estemporanea ed azzeccata di Moreno, la gioia e golosità di Vita di Valeria, il “non Vero Silenzio” di Diego che ha in sé la potenza della voce del fiume Po, il sorriso Dolce quasi in punta di piedi di Carla (per me LizTaylor) e la compostezza sorridente e burrosa di Magda, la Saggezza tutta da scoprire di Marco fattosi uomo, la Forza trascinante di Franca e l'apporto continuo di Floriano suo marito, il Silenzio da Tantra di Roberto detto il Santone dopo che un cerchietto luminoso (lanciato da Marco) durante un divertentissimo, fanciullesco gioco notturno gli ha coronato la folta e fluente chioma; poi Aldo, così riservato all'inizio , che ci guardava ed ascoltava silenzioso e che all'improvviso ci ha donato di poter vedere la sua ricchezza chiusa “Dentro”, e che ha sentito con noi la possibilità di poter uscir fuori e farsi conoscere ed espandersi nel mondo, la riservatezza garbata, attiva, silenziosa ma Presente Sempre di Gianfranca, che ci ha raggiunto il giovedì, gli occhioni di Mauro che cercavano altri occhi chiedendo Accoglienza e donandola, e Stefano (per me Fausto, primo amore dei miei 10 anni) così dolce, mite e consapevole e proiettato in “Avanti Tutta”, Andrea, fratello di Marta che conosco meglio di lui, che ha lasciato in me la curiosità di approfondire la conoscenza, ricordo la Sua Irruenza improvvisa e poi... era oltre, con altre persone, comunque presenza fisica possente. Dopo Ave, altri Occhi... gli occhi azzurro cielo da cerbiatto di Fabio, amante della musica e disponibile, come Gino, il nostro sempre sorridente, silenzioso ed accattivante DJ, ad andare con gli altri, tutti, ovunque per scoprire luoghi nuovi o semplicemente per un giro in macchina.



supreme angels



Le due Anne, così amiche, così diverse nell'esprimersi, ma complementari, una pronta alle battute, allo scoppio di risa e l'altra, presenza costante e non invadente nel nostro Fare Insieme, così attiva, ma mai rumorosamente (esclusa una volta, che ha cantato “ Volare” e vedrete le foto) e con la voglia di lasciarsi andare dolcemente... tutta da scoprire, e comunque da noi tutti apprezzata.
Marisa, la piu Grande fra di noi, nonostante l'età così vogliosa di provare tutto, che energia e quanta voglia di coccolare tutti noi (ci ha promesso i Bomboloni) e Salvatore, andato a Bo per lavoro e ritornato in vacanza l'ultimo giorno, perché lo stare insieme a Noi lo faceva sentire piu sereno. La simpatia frizzante e la facilità dello stare aggregata al gruppo, anche se arrivata al penultimo giorno, di Patrizia, moglie del Boss o dicasi Grande Capo, Michele, Persona sempre disponibile, attento a non invadere lo spazio altrui, apripista di ogni iniziativa nella libertà assoluta di scegliere, che è riuscito veramente a spogliarsi dal suo ruolo istituzionale, a lasciarsi coinvolgere in giochi di bimbo (ricordate i cerchietti al polso luminosi e il cerchio grande, poi caduto in testa a Roberto, con cui abbiamo, al buio, giocato a frisby ?) ma sempre presente e pronto ai bisogni,importanti, degli altri.
Poi Vincenzo, per ultimo ma non Ultimo, compagno di balli sfrenati, di ore notturne a Parlare fra noi e alle quali pian piano altri nottambuli si univano, e sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno col suo Calore Umano Avvolgente e la sua Seriosità buriosa, che lo porta a Mai prendersi sul serio, ma compagno di tutte e tutti.
Ultima Maria, detta da tutti Gigliola, che dire..........riporto le parole di Serena, la figlia di 10 anni di Daniele, mio compagno nella vita ed importantissimo supporto per il mio poter Fare Insieme con e per Voi. Con affetto e tenerezza mi chiama e a Voi tutti lo rimando: “La nostra Pazza Gi”. Finalmente! finito di scrivere, l'emozione trattenuta in questi giorni di frenetico lavoro (per fortuna, visti i tempi) dolcemente fluisce dagli occhi al mio Cuore dove siete e sarete sempre, c'è tanto posto per accogliervi TUTTI.
Con affetto e ringraziando per quello che ho avuto e mi avete permesso di donare.
Vi aspetto come promessoci a Settembre ad una strepitosa, emozionante, giocosa e magica serata per continuare il Nostro FARE INSIEME.
Ciao Gi.


Gigliola



Gli stuzzichini di Luigi Zen


Chi conosce Luigi sa che la sua specialità sono le freddure. A volte però, più che di freddure si tratta di aforismi, cioè di frasi che fanno pensare, incuriosiscono, stuzzicano... Luigi si fa chiamare Zen perché ama la brevità (ma anche in onore della Val di Zena), e non intende sviluppare ulteriormente i suoi enunciati.... Invitiamo quindi i lettori de Il Faro a raccogliere le sue sollecitazioni e a replicare, in modo serio o faceto, non importa. Questa volta il tema l’ha svolto Lucia. Il prossimo stuzzichino e in fondo alla pagina.





STUZZICHINO N° 1

Sulla lettura del pensiero
"Sai che può esserci chi ti legge nel pensiero?" "Ah ah ah, non può essere possibile, non è vero..."
Allora si può dedurre: ci sono quelli che sanno leggere nel pensiero e altri che per farsi leggere nel pensiero... scrivono un libro.





Elucubrazioni sul tema


L’invenzione della scrittura effettivamente ha dato all’uomo una facoltà speciale, quella di rendere tangibile il pensiero, o almeno quella parte del pensiero che l’autore decide di mettere “nero su bianco”. Dal momento in cui lo scritto viene “congedato” , cioè viene messo a disposizione dei lettori, il pensiero oltre che tangibile diventa anche immutabile (verba volant scripta manent, cioè, le parole volano, gli scritti rimangono). Per questo generalmente chi scrive non si limita a registrare i suoi pensieri così come gli vengono in mente, ma deve pensare bene (cioe pesare, soppesare)... a quello che pensa (!) e a come esprimerlo, se non vuole essere frainteso e soprattutto se vuole ottenere degli scopi. Se infine vuole che il suo scritto, oltre che tangibile e immutabile, diventi eccelso, cioè un’opera d’arte, deve pensare anche alla forma, scegliere le parole come fossero perle, eliminare ogni scoria. Questo richiede tempo, concentrazione, passione. Il pensiero dell’autore passa attraverso un vaglio finissimo e ne esce puro e folgorante. E cosi possiamo farlo nostro. Ma... siamo proprio sicuri, a questo punto, che l’autore sia riuscito a farsi leggere nel pensiero? Certo, abbiamo davanti a noi “un” suo pensiero, ma non quel magico flusso, inarrestabile e ingovernabile, che passa nella testa di ciascuno di noi e che è impossibile comunicare nella sua totalità. C’e stato uno che ci ha provato (si chiamava James Joyce) e ha ottenuto un libro, senza dubbio molto originale, ma a esser sinceri... praticamente illeggibile!


Lucia





STUZZICHINO N° 2

Un’applicazione del comandamento “non rubare”: chi parla o scrive, ruberebbe l'attenzione... perché non sia un furto, dunque, la parola o lo scritto deve avere valore pari o superiore all'attenzione rubata!