Editoriale
Per wikipedia "fantasia" è un termine che assume
diversi significati. Di base, la fantasia è una facoltà della mente che
consiste nel creare immagini che possono intrecciare immagini reali ed
irreali o essere completamente irreali. Per i filosofi è la facoltà che
porta a idee non legate alla realtà, ma anche ciò che conduce alla
creazione artistica. In psicologia il termine è impiegato in una doppia
accezione:
- attività immaginativa in generale, alla base di ogni processo
creativo,
-fantasma, patologico o fisiologico, momento in cui si realizzano e
adempiono i desideri inconsci.
A me personalmente la fantasia ha spesso giocato brutti scherzi, ma al
contempo è stata un'ancora di salvezza. Per lungo tempo ho pensato che
tutti fossero contro di me: come potete immaginare, la vita non era
affatto bella. Poi, quando questa fantasia è uscita, una nuova
fantasia, molto più feconda, mi ha permesso di vedere la prima come
patologica ed eliminarla. Questo è stato il frutto di un lungo processo
di recovery, che mi ha permesso di capire i miei incubi e le mie
aspirazioni e come fare per contenere le brutte fantasie e realizzare i
miei sogni. Poi è arrivato Il Faro, il giornale di tutti, di cui sono
l'ideatore insieme a Cristina Cavicchi, che ha riacceso quella fantasia
che mi ha portato a scrivere racconti ed articoli e
ha ridato fiducia alla mia immaginazione e creatività.
Per mezzo della fantasia mi sono ammalato, ma per mezzo della fantasia,
incanalata positivamente, sono guarito e diventato psicologicamente piu
forte di prima.
Fabio Tolomelli
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Giovanni Segantini:
L’amore alla fonte della vita 1896 (olio)
Segantini fu il maggior rappresentante di quel tipo di
cromo-luminarismo che in Italia prese il nome di Divisionismo, un
movimento, allora d’avanguardia, parallelo al Pointillisme francese.
Il pittore trentino (ma di scuola lombarda) fu un grande appassionato
della vita di montagna, che divenne il tema di numerosissimi suoi
dipinti.
All’inizio degli anni ’90, Segantini ben si rese conto che nei suoi
quadri non c’era più coesione tra la resa divisionistica e i temi da
lui trattati, e così
manifestò i suoi intenti : “ Congiungere l’idealità della natura coi
simboli dello Spirito che l’animo nostro rivela”.
“L’amore alla fonte della vita” venne eseguito nel 1896 ed è frutto
dell’impegno dell’artista nel rendere concreto ciò che si era prefisso.
Ogni particolare tematico è chiarito in una lettera in cui lo stesso
Segantini spiega il dipinto: l’acqua e la roccia da cui scaturisce sono
simboli dell’Eternità.
Piergiorgio Fanti
(comunità “Il Melograno” - 23 Maggio 2010)
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Una parola dall'ampio spettro
FANTASIA [fan-ta-sì-a] nome femminile
Etimologia: dal greco "phantasìa", apparizione, immagine (specialmente
pomposa), da "phantàzo", faccio apparire, mostro pomposamente, che
sorge dalla radice di "phàino", presento alla vista, onde anche
"phanò"s (luce) e "phantòs" (visibile) (vedi anche Fama).
Significato:
● potenza
rappresentativa e immaginativa dell’anima, capacità dell'uomo di
immaginare. Sinonimo: immaginazione. Esempio: ha una grande fantasia;
lavorare di fantasia = fantasticare.
● capacità creativa
propria di un artista. Sinonimi: estro, inventiva, creatività.
● immagine creata
dalla mente senza rapporto con la realtà, immagine inusuale, irreale,
fallace. Esempio: non
dar retta alle sue fantasie! Sinonimo: invenzione, idea.
● capriccio,
desiderio improvviso. Esempio: gli è venuta la fantasia di cavalcare.
Sinonimi: bizza, ghiribizzo, stranezza.
● disegno vivace,
floreale o geometrico di un capo d'abbigliamento. Esempio: mi piacela
fantasia di questa stoffa.
● composizione
musicale non convenzionale; piu brani musicali riuniti in un’unica
composizione. Esempio: una fantasia di canzoni degli anni'60.
Derivati: fantasiare, fantasioso, fantasiosità, fantasista,
fantasticare, fantastico, fantasticheria, fantasticone.
Cfr. FANTASMA
● ombra, spettro,
essere soprannaturale di solito malefico, immaginato dalla fantasia
popolare, simulacro ingannatore, immagine fantastica di un essere
inesistente
(ricerca su dizionari)
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Due contributi dall'Ottonello
Premetto che la fantasia è molto difficile da
interpretare, ci possono essere molti modi di vedere: secondo alcuni la
fantasia si propaga dalla nascita, ci sono soggetti che possono essere
più portati a fantasticare, ed altri che non sanno nemmeno cosa
significhi la parola “fantasia”.
Comunque in ogni caso ognuno di noi, diciamo tutti, usiamo la fantasia
ogni giorno, alcuni si riescono ad osservare, altri la usano
involontariamente.
La fantasia o creatività è utilissima sia per lavorare che per evadere
dalla realtà di tutti i giorni. Supponiamo che qualcuno faccia un
lavoro di arredatore di interni, oltre alla tecnica occorre anche la
fantasia per fare delle composizioni e degli abbinamenti.
La vita è dura e difficile e molte volte, quasi sempre, siamo messi a
dura prova. Ma la fantasia è quell’insieme di circostanze che ci
differenzia dal
resto del mondo. Una persona usa la fantasia per creare, come molti
artisti.
Dico e affermo che la fantasia e il pensiero sono un’unica cosa, in un
dato momento possiamo decidere se pensare soltanto oppure fantasticare
e mettere in pratica il pensiero. Spero che questo vi possa servire per
i vostri studi.
Avrei molto da dire su questo argomento ma sono pigro e quindi scrivo
molto poco. Mi piacerebbe parlarne di persona, comunque questo e quanto!
Cordiali saluti
Anonimo
La fantasia è un sogno o una storia che se realizzata
si trasforma in magia, rendendo la propria vita più colorata e calorosa.
L’uomo ha bisogno di fantasticare per rendere la vita migliore nel
lavoro, tra due persone e tra i popoli.
Anonimo
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Cadere come piume dalle nuvole
della fantasia
Brainstorming gruppale
● Potremmo dire che
la fantasia ha voce e la realtà ha fatti.
● La fantasia ha
parole, solo parole, ma per fortuna esiste anche la realtà.
● La fantasia è
parente dei sogni.
● La fantasia fa
davvero bene, perché puoi fare ciò che vuoi, ottenere le cose che nella
vita reale non puoi avere.
● La fantasia può
essere meravigliosa mentre la vita reale è spesso crudele.
● Ci può essere il
desiderio e la fantasia di essere immortali, così se qualcuno muore può
resuscitare.
● Ma anche la
fantasia ha dei limiti e capita che proprio le altre persone ce li
impongano. Spesso i nostri genitori ci riportano alla realtà! Allora si
cade dalle nuvole e ci si deve solo augurare di cadere al suolo
dolcemente, come piume, piuttosto che come martelli.
● Con la fantasia
possiamo arrivare a vertici incredibili, ma cadere facendoci molto male.
● E le “voci”, sono
fantasie? Però nella nostra percezione sono molto reali! Sono nella
nostranmente? Quello che sappiamo e che, a volte, basta accendere lo
stereo per tornare alla realtà.
ARTEINSIEME Centro Diurno Casalecchio
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Vicenda condominiale
Spesso nasce nel mio pensiero il desiderio di volare,
mi vedo nel cielo con una lunga veste e due grandi ali, quasi volessi
raggiungere le stelle. Questo è un pensiero fantasioso ma mi rende
felice, ed è per questo che non riesco ad annientarlo.
A volte però il pensiero di fantasia può essere nocivo, questo accade
quando varca il limite della realtà, danneggiando la nostra salute
mentale. Può voler dire pensare che qualcuno ci voglia male solo perché
ci sono state piccole divergenze, ma ciò che danneggia maggiormente la
nostra mente è quando l’irreale diventa forte tanto da farci perdere il
controllo delle nostre azioni, che possono diventare pericolose per gli
altri o per noi stessi.
Questo mi porta a ricordare la mia esperienza personale che racconterò
in breve. Sono passati tanti anni, ma rammento ancora che quando mio
figlio era libero dal lavoro ne approfittava per farmi vedere una video
cassetta, così che potevamo goderci un pomeriggio guardando
tranquillamente un bel film. Ma la visione non era mai tranquilla
perché l’inquilino del piano di sopra sembrava divertirsi a camminare
con gli zoccoli proprio in quel momento così piacevole. Il rumore degli
zoccoli era sempre più frequente e spesso era accompagnato dal rumore
del trapano e di altri attrezzi di lavoro, tanto che divenne
insopportabile.
Questo disturbo cominciò a crescere nella mia mente e cominciai a
pensare che questa persona volesse farmi del male, divenne un pensiero
sempre piu ossessivo che mi portò a compiere atti di violenza.
Un giorno decisi di salire le due rampe di scale e con un grosso sasso
cominciai a colpire l’uscio del mio amato inquilino, danneggiandolo
fortemente. Incurante dello sgomento dei vicini, me ne tomai in casa
pensando di avere risolto il mio problema.
Ha non fu così, perché qualche giorno dopo si presentò alla mia porta
una psichiatra accompagnata dalle forze dell’ordine, che nonostante la
mia ostinata e lunga resistenza mi caricarono sull’ambulanza che mi
portò dritta dritta all’Ospedale Psichiatrico, dove fui sottoposta a un
T.S.O.
Non mi fu richiesto di pagare i danni, ma col tempo compresi che il
danno maggiore era quello che avevo inferto alla mia salute mentale.
La mia conclusione? Volare col pensiero può essere piacevole, ma quando
la fantasia prevale su di esso e ci induce a compiere azioni insensate,
come ho fatto io, può diventare una patologia da curare senza vergogna,
onde evitare eventuali danni alla nostra personalità e alla nostra
salute mentale.
Anonimo
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Creatività, la meravigliosa
figlia di Madama Fantasia
Con la fantasia possiamo figurarci un’esistenza del
tutto differente da quella che viviamo, entrare nella parte di un eroe,
di un avventuriero, di un miliardario...
Possiamo viaggiare nello spazio e nel tempo senza muoverci dalla nostra
stanza, immaginare esseri e mondi inesistenti...
Ma se non ci accontentiamo di sognare ad occhi aperti, possiamo mettere
a frutto questa capacità e trasformarla in azione.
La meravigliosa figlia della fantasia si chiama Creatività.
Una dote stupenda, che possiamo incanalare nell’arte: nella pittura,
nella letteratura, nel cinema... dando concretezza alle nostre fantasie
e condividendole con gli altri.
Ma la creatività è anche l’arma segreta per risolvere i problemi
piccoli e grandi che la vita ci presenta. Immaginazioni, intuizioni,
connessioni, ci aiutano a vedere le cose in un’altra luce, a cambiare
noi stessi e a plasmare a modo nostro la realtà.
Lucia
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La fantasia galoppa
La fantasia galoppa, la realtà sta ferma.
La fantasia è la capacita di vedere oltre il reale, rappresentando un
altro “ Reale” o altri se stessi differenti. La fantasia la troviamo
nelle favole, nelle
avventure, nei film, nei sogni, nell’arte.
Forse l’uomo triste fantastica cose allegre per compensare una mancanza
d’affetto nella vita reale. I bambini hanno molta fantasia ed inventano
continuamente mondi lontanissimi e incomprensibili per poter meglio
giocare lontano dagli adulti, che di fantasia ne hanno poca.
La fantasia è gigante, un mito, una fuga su pattini a rotelle verso un
fuoco che non avrà mai fine.
La fantasia aiuta a comprendersi, a guardarsi dentro: come un pittore,
che guardando un suo dipinto, vi veda se stesso dipinto dentro.
C’e una vita fantastica in ogni creatura, in ogni uomo, in ogni donna.
Chi non ricorda “ Fantasia” di Walt Disney o Fantàsia de “La storia
infinita”?
Bacioni da Ave Manservisi
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In musica viene detta “ fantasia” una composizione che
non rientra esattamente in forme musicali codificate. Le prime opere
così definite appartengono al periodo barocco (periodo fantasioso per
eccellenza) e precisamente a Johann Sebastian Bach. Notevoli per
perfezione stilistica le
fantasie di Mozart e quelle romantiche di Schubert e Chopin. Certamente
tutti ricordano la sonata per pianoforte n. 14 di Ludwig van Beethoven,
nota col nome di “ Chiaro di Luna” . Il maestro aggiunse la scritta
“quasi una fantasia” probabilmente solo perché la sua struttura non
corrisponde del tutto a quella tradizionale della sonata, ma non c’è
che dire, quel tocco di fantasia aggiunge fascino al fascino...
“Fantasia” è anche il titolo di un famosissimo film di animazione,
considerato da molti il capolavoro di Walt Disney.
Il personaggio di Topolino stava perdendo popolarità, perciò il suo
creatore preparò per rilanciarlo un cartone speciale, “L’apprendista
stregone”, totalmente muto e accompagnato da un brano di musica
classica. Non si trattava però di un semplice sottofondo musicale:
nelle animazioni di Walt Disney, infatti, quello che fa la differenza e
l’uso narrativo della musica.
Il carattere sperimentale dell’opera entusiasmò il celebre direttore
d’orchestra Leopold Stokowsky che, non solo si offrì di dirigere
gratuitamente la
colonna sonora, ma radunò per eseguirla cento musicisti fra i migliori
di Los Angeles e suggerì di rendere il progetto ancora piu ambizioso:
inserire
“L’apprendista stregone” in una sequenza di episodi ispirati ad
altrettanti brani musicali, creando così un lungometraggio in cui la
musica fosse la vera protagonista. Questa la sequenza:
● “Toccata e fuga in
Re Minore” di Johann Sebastian Bach
● “Lo Schiaccianoci”
di Petr Il'ic Cajkovskij
● “L'apprendista
stregone” di Paul Dukas
● “La sagra della
primavera” di Igor Strawinskij
● Segmento di “Meet
the Soundtrack“ (intervista alla colonna sonora)
● “Sinfonia n .6
detta La Pastorale” di Ludwig Van Beethoven
● “La danza delle
ore” di Amilcare Ponchielli
● “Una notte sul
Monte Calvo” di Modest Musorgskij e “Ave Maria” di Franz Schubert
Il compositore e critico musicale Deems Taylor fu incaricato di
introdurre e collegare gli episodi tra loro per mezzo di una
narrazione. Comincio così un grandioso impegno per decine e decine di
tecnici e artisti: sceneggiatori, registi, animatori, art directors...
In America Fantasia usci il 13 novembre 1940. Walt Disney lo considerò
un evento speciale e come tale lo propose al pubblico: gli spettatori
dovevano recarsi alla proiezione vestiti elegantemente, come a una
prima teatrale. Nei cinema furono posizionate più di trenta casse
acustiche che circondavano gli spettatori, offrendo loro un’esperienza
del tutto nuova: l’ascolto in stereofonia. L’entusiasmo di Walt Disney
e dei suoi collaboratori, però, si scontrò con l’impossibilità di
utilizzare appieno le innovazioni tecnologiche (non tutti i cinema
erano attrezzati) e, inaspettatamente, anche con una tiepida
accoglienza da parte del pubblico. Il film infatti, benché inserito
dalla critica tra i dieci migliori dell’anno, fu trovato da molti
prolisso e subì le critiche dei musicofili puristi, che lo
considerarono kitsch o irriverente.
Il colpo più duro, però, venne dalla guerra mondiale e dalla
conseguente chiusura di una vasta fetta di mercato estero. Per limitare
le spese di produzione furono perciò presentate versioni ridimensionate
e semplificate. Una di queste venne finalmente proiettata anche in
Italia nel 1946.
Nel 1969 Fantasia uscì di nuovo, praticamente completa, e ottenne un
grande successo fra hippy e teen agers, per il suo carattere visionario
e
“psichedelico”. In seguito ad accuse di razzismo si dovette però
rimuovere dalla scena della Pastorale una centaura servetta, per metà
asina e per metà donna di colore.
In occasione del cinquantenario il film fu prodotto in videocassetta e
fu il primo ad essere venduto nei circuiti Home Video. Nel 2000 c’è
stata l’edizione in DVD e proprio in questi giorni è in uscita
l’edizione “Platinum” in versione HD-BluRay.
A settant'anni di distanza, nonostante la grande evoluzione tecnologica
della cinematografia, restiamo ancora incantati dalla straordinaria
eleganza delle immagini animate e dal loro armonizzarsi con la musica.
Possiamo senz’altro dire che Fantasia rimane un capolavoro artistico
affascinante, unico nel suo genere.
Una curiosità: il prossimo 25 agosto uscirà nelle sale cinematografiche
italiane un nuovo “apprendista stregone” , una rivisitazione in live
action del segmento di Fantasia basato sul poema sinfonico di Paul
Dukas (1890) e sull'omonima ballata di Goethe (1797). L'apprendista
stregone (The Sorcerer’s Apprentice) è un film della Disney
Productions, diretto da Jon Turteltaub ed interpretato da Nicolas Cage
e Jay Baruchel. Questa
volta il gran mago si chiama Balthazar Blake, e non più Yen Sid, cioe
Disney letto al contrario, come nel cartone animato.
Questo rimbalzare di un soggetto fantastico e delle sue suggestioni da
una forma d’arte all’altra, da un secolo all’altro (un poeta-filosofo
del Settecento, un musicista dell’Ottocento, un disegnatore del
Novecento, un regista del Duemila...), è un esempio fra i tanti della
forza propulsiva della fantasia, una potenza sorprendente,
inarrestabile e creatrice.
L.L.
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Filastrocca
>
Sei veloce bicicletta
Come il lampo e la saetta
Sei strumento di piacer
So di molto pedalare
Il manubrio so guidare
Squilla squilla il campanello
Che fa scappar il bambinello
Che giocando in frenesia
Spaventato fugge via!
Letizia Zironi (centro diurno per anziani S.Biagio)
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Testi di Luigi Zen, Disegni di
Dario Baietti
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La straordinaria storia
dell'omino turchino
Stava lì, sul ripiano della libreria, tra vecchi e
polverosi volumi e oggetti dimenticati dal tempo, come lui. Era stato
ritagliato da un cartoncino turchino, dalle manine tremolanti di una
bambina di quattro anni che voleva fare un regalo alla nonna Luisa e
lei, la nonna, non se ne era piu separata, anche se in mezzo c’era
stata la guerra e tanti traslochi.
Quell’omino di cartoncino turchino senza mani ne piedi era il dono piu
bello che avesse mai ricevuto ed ogni giorno, ora ancora di più perché
gli anni le avevano regalato tanti malanni, rughe e solitudine, era il
suo compagno, con il quale teneva un colloquio segreto e al quale
riusciva a sorridere.
Lui la teneva d’occhio e temeva di essere ricoperto dalla polvere,
tanto da non essere piu riconoscibile nel grigio di tutte le cose in
quella stanza. Non sapeva che fuori c’era il sole, il canto dei colori,
la musica del vento... la vita!
Finché un giorno entrò una ragazzotta allegra e decisa, con il compito
di accudire la vecchissima nonna. Come prima cosa si reco alla finestra
e la spalancò, poi prese un piumino e cominciò a creare un vortice di
polvere, che fece subito starnutire la nonna Luisa: quando vide l’omino
ex-turchino, lo prese in mano e rimase dubbiosa se gettarlo nel cestino
della carta. Ma, non si sa perché, invece lo ripose delicatamente sul
davanzale e se lo dimenticò.
La nonna non si era accorta di nulla perché ormai era cieca, ma sentì
un improvviso brivido di freddo, anche se un poderoso raggio di sole
era entrato nella stanza.
L’omino turchino, stordito e impaurito, si voleva fare piccino piccino,
per non essere visto, nell’attesa di essere riposto sulla sua mensola
al sicuro da tutto e da tutti, nell’immobilità della sua esistenza.
Però aprì un occhio, poi l’altro e vide là in fondo, nell’orizzonte
azzurro (come era lui una volta) un arco di colori, l’arcobaleno,
apparso dopo il temporale estivo che aveva fatto tremare i vetri
incerti della finestra sempre chiusa, fino all’arrivo della ragazzotta
di campagna. E sentì un frastuono di canti, pigolii, fruscii, melodie
dell’aria smossa da un venticello fresco.
Proprio quel venticello lo sollevò dapprima in alto, lo fece svolazzare
dolcemente sul prato e lo depositò tra i fili d’erba che per lui,
l’omino turchino, erano giganteschi e spaventosi.
Non aveva mani ne piedi, la bambina aveva dimenticato di farglieli,
quindi pensò che l’unica sua possibilità fosse quella di nascondersi,
sperando di non essere visto da nessuno.
Invece una formica, che si era persa come lui, si avvicinò, lo aggirò e
se lo caricò sul dorso, pensando di avere trovato qualcosa da mostrare
appena avesse raggiunto il suo gruppo di volontarie operose. Invece, in
un passaggio tra fili d’erba intricati, si fermò e pensò che lui non
meritasse di essere spinto nella tana sottoterra, dall’esercito
costituito dell'impero delle formiche, che portavano là nel deposito
ogni cosa trovata; lo depose con cura sotto quel groviglio d’erba, per
meglio preservarlo dai pericoli del prato.
L’omino turchino rimase per un po’ nascosto, aspettò che si calmasse il
suo battito cardiaco e, ormai sicuro che non sarebbe potuto tornare
indietro alla sua vita polverosa, pensò anche che non avrebbe voluto,
perché era così bello e divertente vedere la vita scorrere intorno a sé.
Ma non aveva mani ne piedi! Come fare a muoversi? Aveva solo voglia,
per ora, di stare in mezzo agli altri e di imparare a conoscerli.
Jaja
P.S.
Questa è la prima parte della straordinaria storia dell’omino turchino.
Se vi è piaciuta aspettate le puntate successive. E' una storia per
tutti noi. Un bacio.
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La cicala e la formica
“Carissima formica -disse la cicala - a furia di
lavorare hai completamente rimosso l’idea del nostro creatore, idea che
invece io coltivo dentro di me. E' a lui che canto le mie canzoncine
estive, così non mi importa se poi in inverno gelo dal freddo. La cosa
che conta, per me, è il qui ed ora, amo la luce e l’aria, mentre non mi
interessa della morte del corpo. Poverina!! Tu per me, formichina, sei
una vera sciocca, credi di essere superiore perché stai al caldo con
tutti i viveri dentro casa, io invece penso che quando morirò sarò
sepolta degnamente sotto la neve, perché il pensiero mi è rimasto
libero ed io, devi sapere, credo nell’Aldilà degli insetti."
Anonimo
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Pirin Pin Pin
Da piccola mi raccontavano che, appostata sopra un
albero di pere, c’era una brutta strega, che buttava giù in terra le
pere, per vedere se i bimbi che passavano di lì le avrebbero raccolte:
in tal caso si lanciava all’inseguimento.
Quando un bimbo passava sotto l’albero, la strega gli diceva: “Pirin
pin pin, buttami giù un perin, che mi bagno il mio bocchin”. Il bimbo
doveva risponderle così: “No, brutta strega, tu mi vuoi mangiare!”.
Così, per paura della strega, tutti i bimbi, che dovevano passar di lì
per andare a scuola, preferivano cambiare strada. Questa storia, in
realtà, era stata inventata da un contadino che non voleva che noi
raccogliessimo le pere!
Ester Poli (centro diurno per anziani San Biagio)
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L'adolescenza
Fra verdi fronde ed erba profumata, viveva una
fanciulla che da lunghi capelli e di sola pelle era vestita. Un giorno
passeggiando nel boschetto vide un limpido laghetto e disse: “Voglio
specchiarmi per vedere se son bella.” Ma riflessa nelle acque vide che
il suo corpo era cambiato, non era più quella di prima. “Sto diventando
donna” fra sé disse, così con verdi foglie si cucì un vestito e con
bianchi fiori si adornò i capelli.
Il Vento che le passò vicino la vide ed esclamo: “Come sei bella,
voglio baciarti”. “Anch’io” lei rispose e baciò lui, ma il Vento, che
di gelosia bruciava, frettolosamente disse: “Vieni con me perché ti
voglio tutta mia”. Così lei cominciò a correre dietro al Vento, ma il
Vento correva troppo forte e non potè raggiungerlo e ritornata indietro
sconsolata disse: “E' troppo vano correre dietro al Vento e forse per
me non è ancora ora d’amare”.
“Non ti crucciare, resta con me ancora un poco e ti dirò io cosa fare”
disse il Tempo che udì le sue parole. “Va bene - lei rispose - ma non
tenermi con te troppo, che brutta e rugosa non voglio diventare”.
“Fidati di me - rispose il Tempo - io son longevo ed ho esperienza, io
ti farò capire quando per te sarà ora d’amare.”
Fra le braccia del Tempo lei rimase e insieme a lui cominciò ad
aspettare. Un giorno il Tempo, stanco di aspettare disse: “Ecco è ora
d’agire, vieni con me, così potrai vedere che per te è giunta l’ora
d’amare”. Fecero pochi passi e fuori dal boschetto scorsero un grande
prato verde tutto di fiori ricamato, e sopra quel tappeto variopinto
era sdraiato un giovane bello che dormiva. “Svegliati” gli disse il
Tempo, battendogli la mano sulla spalla. “Guarda che cosa ti ho
portato”. Lui aprì gli occhi, vide lei ed esclamò: “Questo è proprio
quello che cercavo! Grazie, maestro, del gran dono che mi hai fatto”.
Poi fissandola negli occhi le domandò: “Come ti chiami?” “Amore” lei
rispose. “Anch’io ho lo stesso nome” e presa la sua mano disse: “Noi
due siamo uguali, noi due siamo fatti per amare”.
Ma l’Adolescenza, che di nascosto tutto aveva visto e udito, capì che
il suo ruolo era finito, e in punta di piedi, silenziosamente se ne
andò lontano per lasciar posto all’età adulta che vero amore e
conoscenza ti sa dare!
Mariangela
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Ti guardo, mentre passi
Ti guardo, mentre passi
fra le mie dita
come codice, col nome,
codice di penna, codice di vita.
E la nube
diviene blu
ed il tramonto diviene
solidamente rosso di pietra.
Poi, m'abbandoni
un po' per gioco, un po' per scherno
"Non te ne andare", grido
in silenzio.
Ma sei già passata
a un altro scoglio,
suggestionando in me
un'altra meraviglia,
un altro abbandono.
Paola Scatola
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Il volo
Mio amore, eri passero ferito
Non solchi né valli né monti
Non vedi infiniti orizzonti
Basso e il tuo volo
Sotto le fronde degli alberi
Fra i cespugli e le erbe odorose
Serenità ti tenga compagnia
Mio amore che sei stato ferito
Nel ristretto orizzonte della tua vita
Sarai padrone di essere quello che sei
Viaggerai sognando su foreste maestose
Cime innevate
Luccicanti al sole
E il riverbero giunga fino a te
Ad illuminare il tuo cammino
Tu che eri passero ferito
Sei tornato a volare.
Anonimo Tratto da "Il Bosco", gruppo "Euforia", Bologna
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Amici
Non importa il posto
il sole è sempre uguale.
Non importa se è ricordo
o qualcosa che verrà.
Sempre staranno in me
quei buoni momenti che
abbiamo passato
senza sapere...
Non importa dove sei,
se vieni o vai,
la vita è una via da percorrere,
se c'è qualcosa da dire
o se c'è qualcosa da
nascondere,
sempre sarà un amico il primo
a saperlo.
Perché sempre staranno in me
quei buoni momenti
che abbiamo passato senza
sapere.
Anonimo
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Pensiero
Pensiero mio vola
Per cieli lontani
Mari sconfinati
Ove i miei passi
Non lasceranno orma.
Anonimo Tratto da "Il Bosco", gruppo "Euforia", Bologna
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Dici di saper guidare...
Allorché dal fumo
ti fai investire,
la tua bocca
dal sapor di susina
prende il sapor di nicotina.
Luigi Zen
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Fantasia di ricordi
Rimane il ricordo,
se resti a pensare
di me, com'anche
il pensiero è restato
e nessuno di noi l'ha scordato.
Luisa Paolucci delle Roncole
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Ti tengo qui
Ti tengo qui o lume dei miei lumi,
per averti,
sempre più celere nei battiti di penna.
Anche il cuore,
lo costringo alle tenerezze
delle metafore antiche,
che qualcuno
mi sollecitò
chiamandomi: "Poetessa".
Poi vennero altri
a dirmi : "Qual è il tuo nome?"
"Mi chiamo Paola" risposi:
"La scrittrice?"
Ma anche
a quell’ora, in quel giorno, di me
parlò la mia fantasia, aspra e dura.
Paola Scatola
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DIO e la SUA allegra varietà
Il cielo è azzurro per darci felicità,
l'erba è verde, speranza ci dà.
In questo immenso universo i colori
Sono di tante qualità,
io penso che DIO, il Grande creatore,
sia la più GRANDE VARIETA'
Lucio Polazzi
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Mi immagino bambina
Mi immagino bambina
come ancora alle volte
nel cuore provo.
Ricordo le corse nei campi
insieme ai miei amici infanti.
Dolce era sognare
forme di animali
nelle nuvole candide
che nel riposo scorgevamo
nei rami di alloro.
Jo (Giovanna Giusti)
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Come un arcobaleno
Vorrei soffiasse un vento come un arcobaleno
che abbraccia tutto il mondo.
Ogni colore è un sentimento buono
che dalla terra nasce
si diffonde nell'aria
e ricade su ogni uomo.
Vorrei spirasse un vento riparatore
che rimedi alle ingiustizie,
sani i contrasti,
cancelli ogni rancore.
Vorrei spirasse un vento tempestoso
che spazzi via la malvagità,
le guerre, la delinquenza
e ogni calamità.
Vorrei spirasse un vento di sana allegria
che aggreghi i giovani
senza alcool né droga
con tanta gioia in buona compagnia.
Vorrei spirasse un vento travolgente
che si insinui nella mente
di chi vuol dominare
e faccia loro dimenticare
la sete di potere e l'avidità.
Vorrei spirasse un vento di speranza
che aiuti i governanti
a perseguire con fermezza e costanza
le strade della pace.
Vorrei spirasse un vento consolatore
che asciughi le lacrime,
allevi le pene ed il dolore.
Vorrei spirasse un vento di bontà
che scuota le coscienze,
diffonda comprensione e solidarietà.
Vorrei spirasse un vento d'amicizia
che unisca le persone
doni calore umano
e scambievole aiuto con letizia.
E quest'ultimo vento
tanto per cominciare
anch'io, con voi,
posso farlo spirare.
D. (dedicato alle amiche del Gruppo “Speranza” e di
Ceretolo)
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Polenta al “megafungo”
Dario Baietti
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Il germe della scrittura
Un anno fa era molto, ma molto piu caldo di oggi. Nella
sala polivalente del Centro Sociale “Tonelli” mi fu chiesto di stare
alla consolle dell’impianto stereofonico, perché un importante
scrittore di racconti per bambini avrebbe letto e commentato i propri
scritti.
Alla fine della lettura i bambini entusiasti gli posero diverse
domande. Terminato l’evento lo scrittore s’incamminò verso l’auto che
l’avrebbe portato al ristorante, accompagnato da una maestra della
Scuola “Fantini” di San Lazzaro di Savena, che aveva organizzato il
tutto.
Dentro di me dissi: “Chissà se gli interesserebbero i miei racconti per
adolescenti...”. Mi feci coraggio e andai da lui, per dirgli che
scrivevo racconti di fantasia e per chiedergli se meritavano di essere
pubblicati. Mi rispose gentilmente di spedirne uno via e-mail.
Io, non sapendo quale scegliere, chiesi alla bravissima e gentilissima
maestra Maria Rosa se, leggendo i miei racconti, poteva scegliere il
più adatto da spedire. Dopo pochi giorni Maria Rosa mi chiamò al
telefono, per dirmi che aveva un’idea: trasformare il mio racconto un
po’ malinconico sulla vita in campagna in qualcosa di più adatto alla
lettura dei bambini della classe terza. Prese il mio lavoro e con
pazienza certosina lo corresse dai numerosi errori, semplificò le
parole difficili per i bambini e inserì un pizzico di gioia in più fra
le righe.
Trascorse l’estate e il lavoro corretto fu diviso in quattro parti.
Ogni due mesi Maria Rosa leggeva una parte in classe con me presente.
L’entusiasmo dei bambini era alto e mi riempiva il cuore di gioia. Dopo
l’ultima lettura mi chiesero come si creava un racconto, io risposi che
non lo sapevo: alcune volte lo scrivevo di getto; altre volte
organizzavo una scaletta con le idee che mi venivano in mente.
Maria Rosa, percependo che il momento era giusto, propose di fare uno
scambio di racconti sulla base degli spunti che i bambini davano in
classe. Così sono nati questi due racconti: “La classe birichina” e “La
salvezza del pianeta Terra”.
Fabio Tolomelli
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La classe dispettosa
C’era una volta un paesino situato ai piedi di verdi
colline. Come in tutti i paesini di questo mondo, nel nostro paese
c’erano: il palazzo del Comune, la chiesa, il supermercato e alcuni
negozi, il cinema, l’edicola, la farmacia, la piazza, tante casette e
naturalmente anche una scuola.
La scuola era costituita da un edificio a due piani che ospitava cinque
classi della scuola elementare e tre classi di scuola materna.
Tutti i bambini del paese frequentavano quella scuola.
L’edificio era grazioso e colorato: le pareti erano ricoperte da
disegni vivaci e cartelloni fatti dagli alunni, da fotografie e
manifesti. Le aule erano accoglienti e spaziose, luminose e allegre,
con banchi bianchi e rossi, lavagne e armadi di legno e ripiani carichi
di libri meravigliosi ed avvincenti.
Ma al primo piano di quella scuola c’era una classe molto
particolare...
Continuazione n° 1
In quella classe, infatti, viveva da circa due anni un
essere invisibile. Egli faceva tanti dispetti, ma solo alla maestra: le
cancellava la lavagna che lei aveva appena scritto, non le permetteva
di correggere i compiti, perché le faceva sparire la biro rossa, non le
faceva spiegare l’esercizio, perché spostava i mobili procurando tanto
rumore... e tanti altri dispetti ancora.
Un giorno un bambino scoprì l’essere invisibile e gli disse: “ Perché
fai così alla nostra maestra?”. Quello, mettendosi a piangere, rispose:
“Io non voglio fare i dispetti, ma sono arrabbiato, perché vorrei che
si esaudisse un mio sogno: diventare un essere umano”.
Il bambino allora lo portò dalla maga Martina, che con una magia
trasformò l’uomo invisibile in un uomo con i capelli biondi e gli occhi
azzurri. Poi il nuovo uomo si volle chiamare Ram. E così fu felice per
sempre.
Continuazione n° 2
Questa classe era particolare perché c’erano sei
bambini che si comportavano in modo strano. Ad esempio un giorno
Quaquaraqua, uno dei bambini strani, entrò in classe e si mise a
camminare a testa in giu. Ma perche? perche?
Poi c’era Giacomino, che una volta mise le rane sporche di fango nel
registro della maestra, facendole prendere uno spavento e rovinando un
importante documento della scuola. Ma perche?
Oppure Velma, ogni tanto tirava le uova in faccia alle persone che
passavano vicino alla scuola. Ma perche?
E che dire di Daphne, che staccava i cartelloni e se li portava a casa?
La maestra non ce la faceva più, aveva la testa piena di queste
stranezze, come un pallone. Era sempre più stravolta e diceva: “Non ce
la faccio più! Ma perché fate tutto questo?”
Il motivo c’era: i bambini erano piccoli, frequentavano solo la prima
ed erano molto stanchi di lavorare tanto. Infatti a casa erano degli
angioletti.
Chi risolse tutto? La maestra! E come? Sospese quei bambini per qualche
giorno, così si riposarono bene e quando tornarono a scuola erano di
nuovo bambini normali.
Continuazione n° 3
Quando qualcuno entrava, gli alunni gli facevano ogni
varieta di scherzetti, e quello se ne andava via scappando a piu non
posso.
Il vero problema era che queste cose non capitavano una o due volte
all’anno, ma tutti i giorni.
Ogni volta che succedeva, la maestra diventava verde, poi rossa, poi
blu, poi viola e infine scoppiava in un’arrabbiatura che faceva tremare
i muri e Ia si sentiva fino a due chilometri di distanza.
I bambini non ci facevano caso e continuavano a parlottare tra loro
senza degnarla nemmeno di uno sguardo.
Questo accadeva perché fin dal primo giorno di scuola della classe
prima essi avevano sentito una gran voglia di fare dispetti, e anche se
non avevano
conosciuto ancora le loro maestre, avevano iniziato a burlarsi di tutti
e a far arrossire le persone come peperoni dalla vergogna e dalla
rabbia.
Adesso che sapete come è iniziata questa “malattia dei dispetti”, posso
dirvi anche come è andata a finire. Indovinate chi ha fatto “ guarire”
i bambini?
La Direttrice!
La Direttrice di quella scuola era alta, con i capelli rossi e un po’
di lentiggini. Aveva sempre il sorriso stampato sulle labbra ed era
l’idolo dei bambini. Lei era l’unica con cui non facevano dispetti e
quando entrava in classe calava un silenzio di tomba e i bambini
arrossivano quando lei li rimproverava. Appena gli alunni la vedevano,
facevano gli angioletti, per non deluderla.
Quella volta, però, quando la classe fece davvero inviperire la
maestra, la Direttrice entrò in aula senza il suo solito sorriso, anzi,
era molto seria. Quando fu al centro della stanza disse: “ Ho saputo
che vi state comportando male: e vero?” “ Siii!” risposero i bambini. “
Sono molto contenta che siate sinceri” proseguì la Direttrice, “ma sono
anche molto delusa”.
Conoscendo però molto bene i bambini, chiese loro se, comportandosi in
quel modo volevano qualcosa che non osavano chiedere. Gli alunni in
effetti volevano che lei venisse a salutarli e a baciarli due volte
alla settimana. La Direttrice acconsentì e tutto si rimise a posto.
La maestra penso: “ Tutto e bene quel che finisce bene!”.
Continuazione n° 4
Quella classe particolare era la 5A F. Era una classe
strana: dentro c’erano degli oggetti che potevano sembrare normali, ma
invece erano molto strani. Gli armadi, le lavagne, la cattedra, i
banchi... quegli arredi erano particolari, perché... durante le lezioni
cominciavano a parlare tra loro. Questa storia ando avanti così per
molto tempo. Gli alunni non capivano chi faceva tutto quel rumore, che
era continuo, infatti gli oggetti non smettevano mai di chiacchierare.
Parlavano anche di cose inutili: le lavagne si lamentavano sempre
perché la maestra ci scriveva sopra; gli armadi litigavano in
continuazione per stabilire chi aveva piu cose dentro; la cattedra non
smetteva di parlare delle vacanze che voleva fare e i banchi
brontolavano perché i bambini vi
disegnavano sopra.
Dopo alcuni mesi, una bambina, che aveva scoperto l’origine di quel
rumore e che non ne poteva più, disse ai genitori di riportare tutti
gli arredi della
classe dove li avevano comprati e di acquistarne dei nuovi.
Il giorno seguente nella classe nessuno parlava e c’era un grande
silenzio; la maestra e gli alunni ringraziarono la bambina perché
finalmente era ritornata la serenità.
Continuazione n° 5
C’era una volta un insegnante molto, ma molto vecchio.
Questo insegnante morì di vecchiaia e quindi arrivo una sostituta. Per
qualche anno tutto funzionò normalmente. Un giorno, però, accadde una
cosa strana: il fantasma del vecchio maestro, sentendo la mancanza
della scuola, decise di ritornare nella classe dove aveva insegnato per
tanto tempo.
Vediamo che cosa accadde: una mattina, mentre la maestra dettava, egli
scrisse sulla lavagna una frase molto maleducata. Tutta la classe rise,
ma
l’insegnante ci rimase molto male.
Il giorno dopo il fantasma ritornò nella classe e mise delle
tagliatelle ai funghi porcini nel registro. Quando Vanessa, cioé la
maestra, aprì il registro, urlò così forte per lo schifo che la sentì
tutta la scuola.
Il fantasma si divertiva come un matto e andava avanti e indietro per
la stanza, creando delle correnti d’aria fredda. In quel momento un
alunno capi che c’era qualcuno nella classe e disse ad alta voce che
quegli scherzetti non erano piacevoli per la maestra e che disturbavano
le lezioni. Il fantasma allora capì che non era stato affatto simpatico
e decise di collaborare con quei bambini e con la collega, aiutandola a
trovare nuovi metodi ed esercizi sempre nuovi e divertenti.
Fabio Tolomelli
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Esercitare la fantasia
Questa brava maestra, come si vede, sa come esercitare
la fantasia dei suo i alunni.
Il famoso scrittore per ragazzi Gianni Rodari nella sua “Grammatica
della fantasia” (Torino, Einaudi, 1973), dice: «Le storie “aperte” -
cioè incompiute, o con più finali a scelta - hanno la forma del
problema fantastico: si dispone di certi dati, bisogna decidere sulla
loro combinazione risolutiva. In questa decisione entrano calcoli di
varia provenienza: fantastici, basati sul puro movimento delle
immagini; morali, in riferimento ai contenuti; del sentimento, in
riferimento all'esperienza; ideologici se viene a galla un “messaggio”
da chiarire. Può accadere che si cominci col discutere il finale della
storia e si scopra invece, cammin facendo, un argomento che non
riguarda più la storia per nulla. Secondo me bisogna sentirsi liberi,
allora, di abbandonare la storia al suo destino ed accettare il
suggerimento del caso».
Un consiglio da seguire anche per le storie vere!
Lucia
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La salvezza del pianeta Terra
Quella mattina Jason, come faceva sempre, dopo essersi
alzato, per prima cosa guardò fuori dalla grande finestra della sala.
Questa abitudine aveva avuto inizio quindici anni prima, quando
l’inquinamento del nostro pianeta era diventato tale da minacciare di
estinzione tutte le specie, uomo compreso. L’aria infatti, da tanti
anni in qua, era di un colore diverso da quello che lui ricordava, era
grigia e così spessa che riusciva a nascondere i raggi del sole, e
soprattutto stava diventando irrespirabile. Jason sospirò guardando
quel cielo grigio e si accertò di avere la sua grande pistola Magnum
assicurata alla cintura.
Questa sua caratteristica di girare armato, faceva sì che tutti lo
chiamassero “ lo sceriffo” , anche perché aveva modi molto spicci e
sbrigativi, che provocavano una certa paura nelle persone che avevano a
che fare con lui. In particolare era molto odiato dai proprietari di
quelle fabbriche che avevano causato l'inquinamento: infatti Jason si
batteva ogni giorno per farle chiudere per sempre. Per questo temeva
per la sua vita, perché quella brutta gente voleva ucciderlo ad ogni
costo.
La moglie Jane e il figlio Tomas erano stati costretti a lasciare la
loro casa e a trasferirsi in Africa, in un paese molto povero, ma
almeno non ancora
rovinato dall’inquinamento e soprattutto lontano dai pericoli. Tomas a
scuola veniva preso in giro dai compagni perché non aveva suo padre lì
con lui e
perché sapevano che era un uomo diverso dagli altri.
Cari lettori, dovete sapere anche che, oltre all’inquinamento, l’uomo
aveva fatto degli strani esperimenti: aveva clonato, cioè aveva fatto
rinascere usando dei fossili, dei terribili animali preistorici. Per
fortuna i soldati erano riusciti a trasportare questi animali proprio
in Africa e a rinchiuderli in un enorme recinto protetto da altissime
mura. Questa zona era poi diventata un parco naturale che si poteva
visitare, ma soltanto a certe condizioni.
Un giorno i genitori della classe di Tomas decisero di affittare un
pullman per andare al parco dei dinosauri senza però farsi aiutare da
una guida esperta ed entrando di nascosto dai soldati che controllavano
la zona. Il genitore che si era messo alla guida del pullman ad un
certo punto si perse
nel parco. All’improvviso all'interno del veicolo si udì un urlo di
terrore quando i primi enormi dinosauri si avvicinarono minacciosi. A
Tomas vennero in mente le parole che suo padre gli diceva quando
andavano nei boschi; “Se ti perdi, cerca un posto sicuro e visibile,
fermati lì in modo che qualcuno ti trovi” . Così Tomas disse
all’autista di salire sulla collinetta, poi scese e accese quattro
fuochi, uno per ogni punto cardinale. Il fuoco serviva sia per
spaventare i dinosauri, sia per essere visibili sempre, di giorno e di
notte.
La notizia della sparizione dei bambini arrivò anche a Jason, che
immediatamente prese il suo elicottero e raggiunse la zona in breve
tempo. Si inoltrò nel parco e seguendo il fumo trovò i dispersi, li
portò in salvo e tutti decisero di fare una grande festa invitando i
cittadini, i soldati, le autorità, le famiglie, i politici. Durante la
festa tutti parlarono dello scampato pericolo e dell’inquinamento che
dai paesi dell’Europa stava per arrivare anche in Africa e minacciava
di cancellare anche quest'ultimo paradiso terrestre.
Come se non bastasse nel mondo si stavano verificando altri terribili
fenomeni naturali, anch’essi causati dalla poca cura dell’uomo per la
terra: eruzioni vulcaniche, tempeste, terremoti e trombe d’aria
violentissime. La situazione stava diventando davvero angosciante.
Una sera l’aria cominciò a vibrare e la temperatura iniziò a salire.
All’improvviso luminosi raggi laser squarciarono il buio della notte,
ed ecco scendere
dal cielo una gigantesca astronave. Da quella nave spaziale ancora
fumante uscirono dei bracci meccanici, che garantirono un sicuro
contatto con il terreno.
La maggior parte della popolazione del paese scappò verso la propria
casa, mentre i militari circondarono l’oggetto spaziale. Subito il
governatore della zona comandò al generale dei soldati di distruggere
l’astronave. Jason, che era presente sul posto, si oppose con tutte le
sue forze a questa decisione che giudicava non necessaria: in fondo
nessuno li aveva ancora attaccati. Mentre la discussione tra Jason e i
militari continuava, dall’astronave scese un extraterrestre.
Questo essere aveva quattro occhi che gli permettevano di vedere in
tutte le direzioni. Poi aveva tre nasi molto lunghi, con cui sentiva e
distingueva odori anche molto lontani. Aveva ancora sei orecchie che
gli permettevano di udire anche gli ultrasuoni e due bocche, una per
parlare e una per mangiare. Il suo corpo, per quanto brutto agli occhi
degli uomini, aveva però nel complesso un aspetto mite e per nulla
aggressivo.
All'improvviso una piccola bambina rimasta orfana da un po’, perche i
suoi genitori erano rimasti uccisi dal crollo di una montagna, si
avvicinò all’extraterrestre e quello, usando le sue quattro braccia, la
prese con molta cura e la cullò dolcemente. I militari e la gente
rimasero meravigliati da quella scena.
Dopo alcuni minuti l’extraterrestre apri la bocca delle parole e disse:
abbiamo già decodificato la vostra lingua, per cui possiamo parlare
liberamente con voi e capirvi. Dal nostro pianeta abbiamo visto che la
vostra splendida Terra sta morendo. Se volete salvarla possiamo
aiutarvi, ma voi dovete cambiare atteggiamento nei confronti
dell’ambiente e delle persone che hanno bisogno: dovrete diventare meno
egoisti e meno individualisti”.
Tutti i capi delle nazioni si riunirono per decidere le sorti del
pianeta secondo la proposta degli extraterrestri. Gli uomini che prima
di allora non erano riusciti mai a mettersi d’accordo, di fronte a
tanta saggezza e intelligenza accettarono l’aiuto degli alieni. Questi,
con sostanze particolari, in una settimana ripulirono il mondo e
insieme ai capi decisero delle leggi più giuste e più rispettose per la
natura e per le persone, soprattutto quelle piu povere e indifese.
Fabio Tolomelli
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L'isola del tesoro
Racconto avventuroso fantascientifico a puntate
Laboratorio di scrittura e immagini ARTEINSIEME
Centro Diurno Casalecchio di Reno
1° Puntata
Non molto tempo fa, in un mondo parallelo al nostro
dove tutto è possibile, un miliardario terrestre, Mister X, rinvenne,
nel sottofondo di un antico baule trovato da un antiquario, la mappa di
un tesoro, nascosto in un’isola inesplorata e misteriosa che si trova
nel Rio delle Amazzoni. Essendo molto avaro e non volendo pagare dei
professionisti di tasca propria, Mister X decise di affidare a
un’agenzia di viaggi interplanetari il compito di organizzare un
concorso per trovare persone che avessero capacità, talenti e risorse e
soprattutto l’interesse a partecipare a una spedizione di ricerca del
tesoro. Il patto tra il miliardario e i vincitori del concorso era che
a lui fosse destinato il pezzo piu prezioso del tesoro, un teschio di
agata tempestato di diamanti, probabilmente dotato di poteri magici. Il
resto del tesoro sarebbe stato diviso tra i partecipanti.
II concorso venne vinto da sei persone, cinque provenienti dalla Terra
e una dal pianeta Giosi Uels. Da questo pianeta proviene Pedro Alvarez,
quarant'anni, coltivatore, alto forte muscoloso, aspetto quasi umano,
ma con capelli da tigre, pelle chiara. Responsabile, molto
intelligente, beve ma sa moderarsi ed essere paziente. Porta con sé la
sua inseparabile panterina Elisabeth Parker, di origini terrestri, che
vuole ritrovare la sua madre biologica sulla Terra. Pedro è il tutore
della panterina, che arrivando sul pianeta Giosi Uels con l’astronave
Gherardi Alex, ha perso mezza coda a causa di una folata di vento e di
una porta sbattuta. Per fortuna con la metà rimasta può ancora
esprimere emozioni e comunicare con Pedro! Dalla Terra provengono gli
altri cinque partecipanti, un uomo e quattro donne. Gianmarco e un
bell’uomo, alto, capelli scuri, occhi azzurri, naso lungo, spesso
vestito in giacca e cravatta. Buono e generoso, cuore aperto a tutti,
simpatico, con tanta voglia di viaggiare e conoscere il mondo. Si
occupa di volontariato e di beneficenza, aiutando le persone tristi
della loro vita.
Chauli, di professione geisha, ha un aspetto fisico ottimale, sul magro
andante. E alta un metro e ottanta, occhi di colore nero, capelli
sottili neri, ha un neo sulla guancia destra. E frizzante e contenta di
se stessa, molto seducente.
Linda e una speziale e si occupa di guarire le persone con rimedi
naturali. La sua età varia dai tredici ai duecentoventi anni a seconda
delle situazioni. Ha la pelle bianca e diafana, gli occhi blu e un
fisico abituato a stare all’aperto alla ricerca dei rimedi. Ha un
tatuaggio alla base del collo che è simbolo di tutti gli speziali. E'
molto riservata, anche se concede la sua amicizia e il suo intelletto a
quelli che le ispirano fiducia. Le piacciono gli animali e la natura,
per i quali ha molto rispetto.
Jessica ha diciassette anni, è bionda, occhi azzurri, alta e magra. Ha
un tatuaggio tribale nel fondo schiena. E' permalosa, vuole tutte le
cose a modo suo, soprattutto è una “mangia uomini”. E' viziata dalla
Nonna, che si porta dietro nel viaggio, un tipo molto originale che
talvolta sa essere con lei molto severa.
I sei vincitori, preparato il loro bagaglio, partono dalle loro
residenze per raggiungere il luogo della partenza. L’appuntamento per
iniziare il viaggio e sul cucuzzolo della montagna che sovrasta Rio de
Janeiro, sotto la statua del Cristo Redentore. Lì aspetta i viaggiatori
un mezzo anfibio, che li condurrà sull’isola inesplorata, con tutta
l’attrezzatura tecnologica più avanzata per affrontare l’avventura e
rimanere in comunicazione.
Pedro Alvarez, con la sua panterina, arriva con l’astronave Gherardi
Alex, che, guarda caso, era stata progettata e costruita dal
miliardario. L’astronave era programmata per seguire automaticamente il
mezzo anfibio, sorvolandolo a poca distanza.
Sotto la statua del Cristo c’è un bar, dove i vincitori si incontrano.
Si riconoscono perché sono tutti dotati di uno zaino fornito
dall’agenzia di viaggi interplanetari. Prendono il caffè e cominciano a
conoscersi, a raccontarsi le loro provenienze. Dopo aver bevuto la
caipirinha * cominciano a ballare un samba di fronte al mare. Anche la
panterina festeggia, mangiando croccantini per gatti. Decidono di
brindare alla partenza e ognuno pronuncia una frase. La Nonna: “ In
bocca al lupo per questo viaggio, ragazzi!” , Chauli: “ Viva l’amore!”
, Gianmarco: “ Quella Jessica sta pensando che si divertirà con me!” ,
Jessica: “ Penso proprio che mi divertirò” , Linda “ Speriamo che non
si veda quanto sono agitata a intraprendere questo viaggio!” . Pedro
consegna un quadrifoglio proveniente dal suo pianeta in dono a Jessica
e a Gianmarco, perché sembrano i partecipanti che lo colpiscono di più.
Intanto pensa all’agata blu che ha nello zaino e dopo aver riflettuto a
lungo decide di regalarla a Gianmarco, per augurargli successo nel
lavoro. Mentre brindano, ballano, chiacchierano, il sole sta
tramontando. Quando arriva il buio e l’ora di salire a bordo.
* La caipirinha è un tipico cocktail brasiliano, a base
di cachaca , lime, zucchero bianco e ghiaccio. Il termine deriva dal
diminutivo della parola portoghese caipira che viene usato per
designare gli abitanti delle zone rurali e remote del Brasile. In
Brasile è servita nella maggior parte dei ristoranti ed è considerata
una bevanda caratteristica del paese (N.D.R.)
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I Supreme Angels
I racconti di fantasia sono antichi come l'uomo o
almeno sono antichi
come la sua capacità di esprimersi a parole. Miti e fiabe si perdono
nella notte dei tempi, hanno attraversato i secoli grazie alla
tradizione orale. Poi la scrittura ha portato il suo valore aggiunto,
facendo nascere la letteratura, che via via si è arricchita di sempre
nuovi generi e potenzialità. In seguito il disegno, la fotografia, la
cinematografia, hanno offerto altri contributi, stimoli,
contaminazioni...
Dal racconto del cacciatore cavernicolo che arricchisce di particolari
il suo incontro con la tigre dai denti a sciabola, si arriva ai moderni
"fantasy " multimediali. È come una lunga staffetta, che si corre sul
filo della fantasia.
Darietto ha elaborato una complessa mitologia a fumetti che già da
tempo viaggia sul suo sito internet. In questo numero de II Faro ci
presenta i personaggi che ha creato.
***
Il mio libro e il mio fumetto
Sto creando un libro, dal quale poi sto cercando di
disegnare un
fumetto, dove si parla di nove bellissimi angeli (hanno ciascuno un
potere tratto dalla natura, tipo acqua, fuoco, aria, luce, ecc...) che,
grazie all’aiuto di Dio e di personaggi mitologici e biblici, devono
sconfiggere le forze del Male derivate da Belzebù (il capo) e dai suoi
mostri (demoni, incubi, generali del Male, ecc...).
Per personaggi mitologici, intendo: minotauri, centauri, fate, draghi,
nani, elfi, maghi, ecc... Per personaggi biblici desidero fare
l’esempio di Mosè.
Questa mia fantasia e nata dal fatto che adoro i racconti biblici e la
mitologia greca e romana. Mi ha anche ispirato, soprattutto, il cartone
animato intitolato "SailorMoon e il Cristallo del Cuore".
Comunque, per informazioni piu precise sui personaggi e su altro, vedi
il mio sito:
http://dariosupremeangels.blogspot.com
Dario Baietti
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Dal diario di bordo di
Gigliola...
La vacanza a Caprile
Sono andata a letto alle 2... Desideravo lasciare la
casa (Dani e via) tutta in ordine.
Vado Via in VACANZA a Caprile (BL) da domenica... a domenica
4/07 c.m.
Ritrovo al parcheggio del supermercato Ca' D'Oro, uscita 6 della
Tangenziale, alle 9 e 30. Punto la sveglia alle 6 e 30, tutto quello
che mi serve, anche per il pic-nic è pronto da mettere in valigia e
nelle borse. Verrà Vincenzo a prendermi... solito equipaggio di Lutago,
di nuovo noi: quando siamo tutti in macchina 4 persone 11 valigie, per
una settimana!?!? Per fortuna potremo usufruire del pulmino guidato da
Michele...
Veterani delle gite del Fare Insieme e Nuovi Arrivati nella compagnia
del Fare Insieme, curiosi di scoprire e riscoprire persone e sapere
come sarà Questa Volta (e la terza vacanza del Fare Insieme).
Partenza alle 10 e15 con primo appuntamento all'uscita di Belluno, poi
nuova fermata per il picnic: panini, torte salate, dolce, polpettone,
verdure e
altro ancora... e le Montagne che già fanno capolino davanti a noi.
Moreno, sempre tranquillo e serafico: Faccio il paziente tutto l'anno
per poter fare la gita del Fare Insieme!
Oltre la macchina di Vincenzo, quella di Adriana, di Floriano, di
Fabio, di Salvatore, di Anna e il pulmino guidato da Michele, pieno
stipato di bagagli di un po' di tutti.
Ho il mio Diario di Bordo... trascrivo tutto, come per la prima nostra
gita. Sono in vacanza wwwww.
Diario di Bordo... Fuori Bordo, ho scritto dell'arrivo, sull'albergo,
le risate, gli avvenimenti che si susseguivano incalzanti, gioiosi,
vitali, spunti, appunti, nomi partecipanti, seggiovia, funivia, museo
delle Armi, Caprile, Belluno, Alleghe, il mercatino, Passo Falzarego,
Monte Civetta... le DOLOMITI... wow .!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Come amo le montagne, mi fanno sentire a Casa, in un caldo nido,
accolta, protetta, e libera.
E lo chalet del Belvedere? Casa di bambola, piena di fiori, casa da
fiaba per bambini (nonostante la grandine e l'improvviso violento
temporale).
Dopo 2 giorni non ho piu tempo per scrivere, solo nomi e appunti per
ricordarmi... ma nel cuore ho registrato ogni piccolo momento passato
Insieme. Sono troppo occupata a viverle, le cose, per poterne scrivere.
Diario di Bordo... Fuori Bordo...!
Bologna lunedi 5/07/2010 ore 8 del mattino, gocce di sudore colano
sulla nuca gia bagnata, calore che esce dai muri, che sale
dall'asfalto, avviluppandomi il corpo, rendendomi corto il respiro,
rumori di impazienti motori, bus stipati, quanti gradi di differenza?
15/20 in più da ieri, che eravamo ancora a Caprile... (tuffo al cuore).
Non importa, la leggerezza ancora mi appartiene, canto ancora, danzo
ancora, i miei occhi ed il mio essere “Vedono” le Cime innevate, come
vorrei potermici tuffare dentro e rotolare, rotolare...
Tutti i miei compagni di questo bellissimo Viaggio insieme... sorrido e
canticchio (ma quanto cantare abbiamo fatto, col cuore... anche se
stonati! Vi RICORDATE che passione ci mettevamo tutti, dentro a quei
microfoni?
Rivedo la luna che saliva oltre la cima del Monte Civetta, che
svettante, maestoso domina il paese ed il nostro albergo, solo nostro,
immerso nel bosco...
I rintocchi del Gentil campanile di Caprile che, a pochi secondi di
distanza, per aiutare le persone che hanno smarrito il numero dei
rintocchi, ripete lo
scampanio delle sue campane
Ed il suo fiume, il rumore incessante delle sue acque che continuano a
fluire indisturbate come sempre e rotolano fra i massi e le rive
ghiaiose, indifferenti, come sempre: Prima, Con e Dopo di Noi.
E i boschi dai verdi iridescenti così l'un l'altro diversi ma Vigorosi
Insieme: come Noi Tutti in questo luogo “ Magico”
I miei compagni di avventura, a caso: Ave, Antonio, Vincenzo, Michele,
Moreno, le due Anne, Valeria, Andrea, Salvatore, Franca, Marco e
Floriano, Diego, Gino, Fabio, Roberto, Stefano (detto Fausto... da me),
Marisa, Adriana (Sandra... sempre per me) Magda, Carla, Carlo,
Gianfranca, Aldo e Patrizia. Ed io (Maria detta Gigliola da Tutti)...
Un pensiero affettuoso a chi per vari motivi, importanti, non ha potuto
partecipare a questo NS. Viaggio ma che col cuore non ci hanno mai
lasciati e hanno senz'altro cercato con l'immaginazione di Vedere cosa
stessimo combinando noi Vecchi (non per eta) e Nuovi partecipanti alle
gite annuali del Fare Insieme.
Sempre lunedi. A Bologna ....... notte: guardo le foto dal video del
computer, devo scrivere l'articolo ma le suddivido: partenza, viaggio,
pic nic, cascate, monti, alberi, fiori (quanti fiori...). Li regalo col
pensiero a tutti i miei compagni... mi mancano, non riesco a scrivere:
il Tanto Sentire mi
riduce al silenzio.
Quante parole per descrivere il dolore, la paura, la rabbia e la
frustrazione nel vivere. “ MOSEY” l'ho letta in un libro e mi e
piaciuta questa parola inglese che indica il “ vivere con lentezza” .
Ma la felicita?! Basta questa unica parola, che e uguale per tutti, ma
che si può riempire di altre sfumature diverse per ognuno di noi.
Non sono la sola a sentirmi spaesata...Ricevo due email: in una il
bisogno di silenzio, per sentire tutte le emozioni di cui si sente
piena, e l'altro che chiede aiuto per recuperare il Suo Spirito rimasto
a Caprile... No non sono sola, chissa quanti altri... Ci staremo
pensando? Penso proprio di sì. Sorrido
sentendomi in compagnia.
E mi ritornano in mente le gite preparate alla sera e scelte al
mattino, Democrazia e Libertà nel Fare che meraviglia!
E la condivisione delle nostre ottime ed abbondanti libagioni, dei
giochi, del Karaoke, il Burraco, il ballo, ma soprattutto il ritrovarsi
a piccoli gruppi, ogni volta diversi a raccontarsi, conoscersi,
avvicinarsi, accogliersi.
Sento la brezza che mi scompiglia i capelli e rinfresca il viso, annuso
e respirando faccio Mio lo splendore, il vigore che la natura ci regala
con tanta
facile magnanimità, ma rispettando, chiedendo rispetto e conoscenza
della Sua Potenza e Forza.
Mentre scrivo li vedo Tutti: gli Occhi di Ave, verdi con tutti i
bagliori dei boschi che ci circondano, la Dolcezza di Antonio, suo
marito, sempre sorridente
e pronto ad aggiungersi al gruppo, il parlare forbito e rispettoso di
altri tempi (ma che gioia sentire tutto questo) di Carlo, l'Eleganza
Naturale nel Fare ed Essere di Adriana, la filosofia estemporanea ed
azzeccata di Moreno, la gioia e golosità di Vita di Valeria, il “non
Vero Silenzio” di Diego che ha in sé la potenza della voce del fiume
Po, il sorriso Dolce quasi in punta di piedi di Carla (per me
LizTaylor) e la compostezza sorridente e burrosa di Magda, la Saggezza
tutta da scoprire di Marco fattosi uomo, la Forza trascinante di Franca
e l'apporto continuo di Floriano suo marito, il Silenzio da Tantra di
Roberto detto il Santone dopo che un cerchietto luminoso (lanciato da
Marco) durante un divertentissimo, fanciullesco gioco notturno gli ha
coronato la folta e fluente chioma; poi Aldo, così riservato all'inizio
, che ci guardava ed ascoltava silenzioso e che all'improvviso ci ha
donato di poter vedere la sua ricchezza chiusa “Dentro”, e che ha
sentito con noi la possibilità di poter uscir fuori e farsi conoscere
ed espandersi nel mondo, la riservatezza garbata, attiva, silenziosa ma
Presente Sempre di Gianfranca, che ci ha raggiunto il giovedì, gli
occhioni di Mauro che cercavano altri occhi chiedendo Accoglienza e
donandola, e Stefano (per me Fausto, primo amore dei miei 10 anni) così
dolce, mite e consapevole e proiettato in “Avanti Tutta”, Andrea,
fratello di Marta che conosco meglio di lui, che ha lasciato in me la
curiosità di approfondire la conoscenza, ricordo la Sua Irruenza
improvvisa e poi... era oltre, con altre persone, comunque presenza
fisica possente. Dopo Ave, altri Occhi... gli occhi azzurro cielo da
cerbiatto di Fabio, amante della musica e disponibile, come Gino, il
nostro sempre sorridente, silenzioso ed accattivante DJ, ad andare con
gli altri, tutti, ovunque per scoprire luoghi nuovi o semplicemente per
un giro in macchina.
Le due Anne, così amiche, così diverse nell'esprimersi, ma
complementari, una pronta alle battute, allo scoppio di risa e l'altra,
presenza costante e non invadente nel nostro Fare Insieme, così attiva,
ma mai rumorosamente (esclusa una volta, che ha cantato “ Volare” e
vedrete le foto) e con la voglia di lasciarsi andare dolcemente...
tutta da scoprire, e comunque da noi tutti apprezzata.
Marisa, la piu Grande fra di noi, nonostante l'età così vogliosa di
provare tutto, che energia e quanta voglia di coccolare tutti noi (ci
ha promesso i
Bomboloni) e Salvatore, andato a Bo per lavoro e ritornato in vacanza
l'ultimo giorno, perché lo stare insieme a Noi lo faceva sentire piu
sereno. La
simpatia frizzante e la facilità dello stare aggregata al gruppo, anche
se arrivata al penultimo giorno, di Patrizia, moglie del Boss o dicasi
Grande Capo,
Michele, Persona sempre disponibile, attento a non invadere lo spazio
altrui, apripista di ogni iniziativa nella libertà assoluta di
scegliere, che è riuscito veramente a spogliarsi dal suo ruolo
istituzionale, a lasciarsi coinvolgere in giochi di bimbo (ricordate i
cerchietti al polso luminosi e il cerchio grande, poi caduto in testa a
Roberto, con cui abbiamo, al buio, giocato a frisby ?) ma sempre
presente e pronto ai bisogni,importanti, degli altri.
Poi Vincenzo, per ultimo ma non Ultimo, compagno di balli sfrenati, di
ore notturne a Parlare fra noi e alle quali pian piano altri nottambuli
si univano, e sempre pronto ad aiutare chi aveva bisogno col suo Calore
Umano Avvolgente e la sua Seriosità buriosa, che lo porta a Mai
prendersi sul serio, ma compagno di tutte e tutti.
Ultima Maria, detta da tutti Gigliola, che dire..........riporto le
parole di Serena, la figlia di 10 anni di Daniele, mio compagno nella
vita ed importantissimo supporto per il mio poter Fare Insieme con e
per Voi. Con affetto e tenerezza mi chiama e a Voi tutti lo rimando:
“La nostra Pazza Gi”.
Finalmente! finito di scrivere, l'emozione trattenuta in questi giorni
di frenetico lavoro (per fortuna, visti i tempi) dolcemente fluisce
dagli occhi al mio Cuore dove siete e sarete sempre, c'è tanto posto
per accogliervi TUTTI.
Con affetto e ringraziando per quello che ho avuto e mi avete permesso
di donare.
Vi aspetto come promessoci a Settembre ad una strepitosa, emozionante,
giocosa e magica serata per continuare il Nostro FARE INSIEME.
Ciao Gi.
Gigliola
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Gli stuzzichini di Luigi Zen
Chi conosce Luigi sa che la sua specialità sono le
freddure. A volte però, più che di freddure si tratta di aforismi, cioè
di frasi che fanno pensare, incuriosiscono, stuzzicano... Luigi si fa
chiamare Zen perché ama la brevità (ma anche in onore della Val di
Zena), e non intende sviluppare ulteriormente i suoi enunciati....
Invitiamo quindi i lettori de Il Faro a raccogliere le sue
sollecitazioni e a replicare, in modo serio o faceto, non importa.
Questa volta il tema l’ha svolto Lucia. Il prossimo stuzzichino e in
fondo alla pagina.
STUZZICHINO N° 1
Sulla lettura del pensiero
"Sai che può esserci chi ti legge nel pensiero?" "Ah ah ah, non può
essere possibile, non è vero..."
Allora si può dedurre: ci sono quelli che sanno leggere nel pensiero e
altri che per farsi leggere nel pensiero... scrivono un libro.
Elucubrazioni sul tema
L’invenzione della scrittura effettivamente ha dato
all’uomo una facoltà speciale, quella di rendere tangibile il pensiero,
o almeno quella parte del pensiero che l’autore decide di mettere “nero
su bianco”. Dal momento in cui lo scritto viene “congedato” , cioè
viene messo a disposizione dei lettori, il pensiero oltre che tangibile
diventa anche immutabile (verba volant scripta manent, cioè, le parole
volano, gli scritti rimangono). Per questo generalmente chi scrive non
si limita a registrare i suoi pensieri così come gli vengono in mente,
ma deve pensare bene (cioe pesare, soppesare)... a quello che pensa (!)
e a come esprimerlo, se non vuole essere frainteso e soprattutto se
vuole ottenere degli scopi. Se infine vuole che il suo scritto, oltre
che tangibile e immutabile, diventi eccelso, cioè un’opera d’arte, deve
pensare anche alla forma, scegliere le parole come fossero perle,
eliminare ogni scoria. Questo richiede tempo, concentrazione, passione.
Il pensiero dell’autore passa attraverso un vaglio finissimo e ne esce
puro e folgorante. E cosi possiamo farlo nostro.
Ma... siamo proprio sicuri, a questo punto, che l’autore sia riuscito a
farsi leggere nel pensiero? Certo, abbiamo davanti a noi “un” suo
pensiero, ma non quel magico flusso, inarrestabile e ingovernabile, che
passa nella testa di ciascuno di noi e che è impossibile comunicare
nella sua totalità. C’e stato uno che ci ha provato (si chiamava James
Joyce) e ha ottenuto un libro, senza dubbio molto originale, ma a esser
sinceri... praticamente illeggibile!
Lucia
STUZZICHINO N° 2
Un’applicazione del comandamento “non rubare”: chi parla o scrive,
ruberebbe l'attenzione... perché non sia un furto, dunque, la parola o
lo scritto deve avere valore pari o superiore all'attenzione rubata!
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