Il dolore e il suo trattamento

dal punto di vista di un medico di medicina generale


IL DOLORE e il medico
Il dolore rappresenta sicuramente uno dei principali motivi di ricorso al medico di medicina generale (MMG), meglio conosciuto come medico di base, e costituisce una delle cause più frequenti di riduzione della qualità della vita.
Quante volte il MMG durante la sua attività ambulatoriale quotidiana, si sente dire: dottore, ho male … mi fa male … ho fastidio qui … ecc ... In quel momento si stabilisce una relazione tra il paziente ed il medico, che implica numerosi e complessi risvolti umani e clinici.
Il vissuto del dolore, infatti, in quanto esperienza personale negativa, è filtrato, modificato, e influenzato da molteplici fattori sessuale, l’età, l’etnia, il grado di istruzione, la fede religiosa, quali il genere la condizione sociale del soggetto, il suo equilibrio psicologico e persino la sua condizione fisica.
E’ per questi motivi che l’esperienza dolorosa, anche se determinata dalla medesima causa, può assumere connotati spesso molto diversi, proprio in base ai fattori appena citati che la influenzano; il medico quindi deve saper valutare adeguatamente le caratteristiche di intensità e di genere della sofferenza che il malato gli rappresenta con gesti e parole.
Il paziente trasmette a suo modo i sintomi e il medico riceve le informazioni interpretando e soppesando i sintomi che gli sono riferiti attraverso una operazione di traduzione, di “decodificazione”, del disagio fisico che si esprime con termini e manifestazioni del corpo che possono essere anche alquanto differenti tra loro, proprio perché il dolore e una esperienza di vissuto esclusivamente personale (Non esistono malattie. Esistono solo malati. A. Trousseau).
Il dolore non è fotografabile, non è radiografabile, non esistono accertamenti strumentali oppure esami del sangue, che aiutino il medico a misurarne con precisione l’intensità. Alcune caratteristiche possono essere descritte dal paziente, il quale può riferirne con una certa precisione la sede, l’irradiazione, la durata, ma non può fare altrettanto con l’intensità che non è misurabile. Esistono, per la verità, vari metodi che consentono al medico di valutare l’entità della sofferenza, ma sono tutti poco sensibili; quello che conta in clinica, è l’esperienza del medico.
Nella mia quotidiana esperienza di attività ambulatoriale e domiciliare, avverto che la percezione del dolore dei pazienti sta gradualmente peggiorando, si tende cioè a lamentarsi sempre di più. Probabilmente in tempi remoti la capacità di sopportazione al dolore era assai più elevata.
I motivi di ciò possono essere ricercati nel considerare che nella nostra epoca i luoghi in cui si soffre sono sempre più confinati (ovviamente); infatti il “teatro” di rappresentazione del dolore, fisico e psicologico che sia, sono gli ospedali, le carceri, le case protette per anziani, i manicomi fino a qualche decennio fa, tutte strutture che celano, inevitabilmente, le sofferenze umane; la conseguenza è una sempre minore consapevolezza in chi “sta bene” di che cosa sia il dolore nella sua essenza fisica e psicologica più profonda, proprio perché non si ha più un contatto diretto con esso, mentre questo è un aspetto naturalmente e indissolubilmente legato alla vita, così come lo è la morte.
Nei secoli scorsi, le guerre, le carestie, le calamità naturali, la povertà, forgiavano il carattere delle popolazioni a resistere al dolore, alla sofferenza, alle privazioni. Ora, giustamente, non siamo più abituati e non più disposti a sopportare tutto ciò, perché la scienza ci mette a disposizione i mezzi per lenire le nostre pene fisiche e psichiche, ma anche perché Tv e giornali ci propongono continuamente modelli di riferimento definiti da perfezione fisica e massima efficienza, come se questi aspetti fossero una priorità irrinunciabile. E’ probabilmente per questi motivi che l’uso degli analgesici di tutti i tipi si è amplificato impropriamente a dismisura oramai da decenni.
E ancora, abbiamo forse perso il concetto che il dolore è una caratteristica fisiologica del nostro corpo? Penso che dobbiamo riappropriarci del rapporto con esso e ricominciare ad ascoltare ed interpretare i messaggi che “lui”ci invia; il dolore, in primis, è appunto un messaggio che ci avverte che “qualcosa” non va. Di fatto questo è anche un meccanismo di difesa dell’organismo, che scatta per evitare danni maggiori.
L’attenzione, dei medici in primo luogo, deve perciò focalizzarsi sulle cause del “qualcosa che non va”, per poter agire tempestivamente ed efficacemente su di esse; in altre parole non ci si deve limitare ad agire sul dolore stesso, ma bisogna anche considerarne l’origine. Tuttavia, a volte, il medico deve innanzitutto intervenire rapidamente sul sintomo e alleviare le sofferenze del suo paziente, in attesa che se ne possano chiarire le motivazioni. Il dolore, quindi, è un sintomo, ma non solo; a volte assume i caratteri della vera e propria malattia, il cui persistere, può compromettere il corpo e la psiche.

IL DOLORE e i farmaci
Il dolore deve essere trattato in modo personalizzato, iniziando con il farmaco meno tossico e al dosaggio minimo efficace, tenuto conto delle varie patologie di cui può essere affetto il soggetto ed in considerazione degli altri farmaci per queste assunti, tutti gli antidolorifici hanno infatti interazioni con altri farmaci, e sono limitati nell’impiego da molteplici controindicazioni.
I farmaci più comunemente utilizzati per il trattamento del dolore sono, da molti anni, gli antinfiammatori non steroidei (cioé non cortisonici), meglio conosciuti come FANS; ampie indicazioni trovano i farmaci cortisonici, mentre gli oppiacei minori e quelli maggiori sono riservati al trattamento del dolore cronico severo, anche se negli anni più recenti il loro impiego si sta giustamente allargando.

IL DOLORE e i FANS
Tra i FANS più consumati e più conosciuti, anche perché spesso oggetto di automedicazione, ricordiamo il Diclofenac (nome commerciale: Voltaren, Dicloreum, ecc.), la nimesulide (nome commerciale: Aulin), il ketoprofene (Oki), l’Ibuprofene (Brufen). La Nimesulide è tuttora uno dei più prescritti (e anche auto prescritto), pur essendo autorizzato per un uso non continuativo di non oltre quindici giorni, a causa della sua potenziale tossicità sul fegato.
Da qualche anno l’industria farmaceutica ha messo in commercio un numero sempre più elevato di farmaci “da banco”, farmaci cioè che non richiedono la prescrizione medica, contenenti un FANS a dosaggi ridotti. Queste strategie industriali hanno alimentato molto il ricorso all’auto prescrizione, sfruttando un’autonomia decisionale del paziente da cui possono derivare abusi, intolleranze, interazioni con altri farmaci e sottovalutazione delle controindicazioni. A tale proposito quindi, proprio allo scopo di evitare eventuali spiacevoli conseguenze, il consiglio è di leggere sempre e con attenzione i foglietti di istruzioni contenuti nella confezione del farmaco acquistato; se poi vi dovessero essere dubbi, prima dell’assunzione della medicina è sempre meglio consultare il proprio MMG, che saprà fornire utili chiarimenti.
Ricordiamoci, infatti, che la parola “farmaco” deriva dal greco antico φάρμακον (farmacon), che in quella lingua significa “sostanza medicamentosa o veleno”; in altre parole, ogni medicamento, anche il più maneggevole, se assunto in quantità eccessive o se associato a certe sostanze, quali farmaci o alimenti, può diventare tossico, quindi “velenoso”.
Il concetto di potenziale pericolosità dell’uso improprio dei farmaci è efficacemente riaffermato da qualche aforisma che qui propongo:
· Primum non nocere (è prioritario non arrecare danno all’organismo). (Ippocrate, 460-335 a.C.)
· Il desiderio di prendere medicinali è una delle caratteristiche che distinguono l’uomo dagli animali. (W. Osler, 1894)
· Quasi tutti gli uomini muoiono dei loro rimedi, non delle loro malattie. (Molière, Il malato immaginario, 1673)
· Medico è colui che introduce sostanze che non conosce in un organismo che conosce ancora meno. (V. Hugo, 1820–1885)
· Gli ammalati possono guarire nonostante i farmaci o in virtù di farmaci. (J.H. Gaddum, 1859)
Ma torniamo a parlare di FANS. E’ importante ricordare che tutti hanno la possibilita di arrecare danni all’apparato gastrointestinale. A sostanziale parità di efficacia, tra i “classici” quello che comporta la percentuale più bassa di danni allo stomaco e a tutto il tratto gastrointestinale (gastrite, ulcera, sanguinamenti, ecc.) e l’ibuprofene, quello a più alta il ketoprofene, mentre gli altri (naproxene, piroxicam, ecc.) sono gravati da tali effetti in misura intermedia. In assoluto, Il Celecoxib (FANS di ultima generazione: i coxib) ha un profilo di miglior tollerabilità a livello gastrico, ma è controindicato in caso di malattia coronarica e insufficienza cardiaca e può aggravare l’insufficienza renale cronica e l’ipertensione (attenzione quindi negli anziani!), ed ha un costo sensibilmente superiore a quelli “classici”.
Tra gli altri effetti collaterali che tutti i FANS possono indurre, sono da ricordare: crisi ipertensiva, sviluppo o aggravamento di insufficienza renale; particolare attenzione deve essere posta nell’associazione con antiaggreganti delle piastrine (aspirina e ticlopidina) e con farmaci che riducono la coagulabilità del sangue (Coumadin).
Come già detto, i FANS costituiscono un’ampia categoria di farmaci che trova indicazione in un ampio ventaglio di situazioni cliniche; vediamo di ricordarne le principali.
Nella colica renale l’impiego di FANS somministrati per via intramuscolare è ancora molto diffuso, in rapporto alle loro qualità analgesiche; tuttavia si stanno sempre più utilizzando generose dosi di antispastici e di paracetamolo. Tali qualità di analgesia sono sfruttate spesso e volentieri nel periodo postoperatorio.
L’emicrania, se non particolarmente intensa, si giova di assunzioni ripetute di ibuprofene a basse dosi (200-400 milligrammi) o di altri FANS, mentre per gli attacchi più intensi, si deve ricorrere a farmaci specifici: i triptani, che hanno un meccanismo di azione totalmente diverso dai FANS.
Questi farmaci sono di aiuto in tutte le patologie dell’apparato muscolo-scheletrico, che comprendono dalle forme acute di artrite, fino a quelle caratterizzate dal dolore cronico dell’artrosi. Tuttavia, recenti orientamenti indicano che nel dolore da osteoartrosi il farmaco di prima scelta e il paracetamolo (tachipirina, Efferalgan, ecc.) a dosi piene, magari in associazione a terapia locale con FANS (Voltaren Emulgel, Artrosilene Gel o schiuma, cerotti medicati: Transact, Keplat, ecc.). Questo presidio farmaceutico è un po’ meno efficace rispetto ai FANS, ma è nettamente meno gravato da effetti collaterali. Il lettore magari si potrà meravigliare che, un farmaco come la tachipirina, generalmente conosciuto come antipiretico, possa essere prescritto in queste occasioni, ma si deve sapere che il paracetamolo ha note proprieta analgesiche, confermate da numerosi studi scientifici. Se poi il trattamento non risulta efficace, si passa allora ad un FANS, scegliendo quello con il miglior profilo di sicurezza.
Un'altra patologia molto frequente è la lombalgia acuta (mal di schiena); anch’esso si giova del trattamento con paracetamolo (Tachipirina), riservando gli antinfiammatori non steroidei ad una seconda fase della cura. Se il paziente è affetto da un mal di schiena con sciatica (lombo sciatalgia acuta) adesso il miglior approccio è considerato il cortisone intramuscolo a dosi progressivamente minori, magari associate ad un rilassante della muscolatura.

IL DOLORE e i cortisonici
I cortisonici rappresentano una categoria di farmaci piuttosto ampia, con caratteristiche farmacologiche, e quindi d’impiego, anche abbastanza differenti tra essi; per la loro grande efficacia, ma anche per una certa frequenza nell’indurre effetti collaterali indesiderati (per tutti i farmaci vale la regola che a maggior efficacia, corrispondono effetti collaterali più frequenti e importanti), sono limitati esclusivamente all’uso con prescrizione e controllo medico. Lo spettro del loro impiego comprende una potente azione antinfiammatoria, antiedemigena (riduzione del gonfiore), e antidolorifica. Tuttavia, come molti sanno, il loro utilizzo, soprattutto per alte dosi e per periodi prolungati, espone al rischio di diabete, di rialzo della pressione arteriosa, di ipotrofia muscolare (riduzione della massa muscolare), di osteoporosi, e di sviluppo della cosiddetta “facies cortisonica” (il volto si presenta come gonfio). Particolare cautela s’impone anche nell’impiego prolungato per uso topico, cioè in forma di applicazione sulla pelle di creme, unguenti, pomate a base di cortisone.

IL DOLORE e gli oppiacei
Anche per gli oppiacei minori (tramadolo, codeina, ecc.) e ancor di più, per quelli maggiori (morfina, idromorfone, ossicodone, fentanil, buprenorfina, ecc.) l’impiego clinico non può che essere esclusivamente affidato alla prescrizione del medico. Infatti, è risaputo che questa categoria di potenti analgesici stupefacenti necessita di un’esperienza ampia e specifica, che consenta di scegliere l’oppiaceo, il dosaggio, la via di somministrazione, la durata del trattamento che siano i migliori per contrastare il dolore severo.
Nella scala del trattamento farmacologico del dolore trovano sempre maggiore indicazione e utilizzo gli analgesici stupefacenti, che per varie ragioni fino a pochissimi anni fa erano scarsamente prescritti, soprattutto in Italia; innanzi tutto perché le modalità di ricettazione erano particolarmente complicate, tanto da porre il nostro paese agli ultimi posti al mondo per consumo. Pensate che fino a qualche decennio fa, il medico che per eventuali emergenze avesse tenuto nella propria borsa una fiala di morfina, avrebbe potuto essere accusato di detenzione e spaccio di stupefacenti! Ma una certa responsabilità l’hanno avuta anche i medici che per troppo tempo si sono fatti influenzare dal timore degli effetti collaterali e della dipendenza da oppiacei.
Ora, finalmente, certe arretratezze culturali e anche burocratiche, si stanno gradualmente superando e l’impiego degli oppiacei maggiori comincia ad assumere una proporzione adeguata a maggiore appropriatezza, a tutto vantaggio di quei pazienti che, affetti da patologie gravate da dolore cronico, non trovano sufficiente beneficio dalle altre terapie. Un grande maestro della medicina a proposito della sofferenza diceva: quando non puoi guarire, cura, quando non puoi curare, allevia, quando non puoi alleviare, consola!
Ebbene, in questi decenni si assiste ad un consistente aumento delle patologie tumorali e allora, quando non si può più guarire, ne curare, ecco che, prima di doversi rassegnare a consolare, il medico allevia con gli oppiacei le grandi sofferenze che queste terribili patologie comportano.
Per la verità, questa categoria di farmaci richiederebbe una trattazione lunga e complessa; vediamo quindi di rendere l’argomento di facile lettura, senza incorrere in inesattezze, ma ricorrendo ad inevitabili semplificazioni.
L’indicazione principale all’uso degli oppiacei è il trattamento del dolore cronico e severo; si impiegano quindi nella patologia oncologica e costituiscono il pilastro della terapia palliativa del malato in fase terminale; tuttavia le più recenti acquisizioni scientifiche estendono il loro impiego anche nel dolore moderato o severo da artrosi.
La loro grande efficacia rappresenta un aiuto indispensabile per il medico, ma gli oppiacei necessitano di esperienza e grande attenzione nella loro gestione. Il trattamento deve iniziare con la cosiddetta “titolazione” del farmaco, che consiste nel prescrivere la dose minima efficace, somministrata più volte al giorno (3-4) aumentando il dosaggio fino al raggiungimento del controllo del dolore lungo tutte le 24 ore; poi si cerca di ridurre il numero delle somministrazioni giornaliere, arrivando possibilmente a due.
Questi farmaci hanno la caratteristica di indurre tolleranza, vale a dire che la loro efficacia tende a diminuire nel tempo, cosicché talvolta si deve ricorrere alla cosiddetta “rotazione” dell’oppiaceo, in sostanza si deve cambiare il tipo di stupefacente con un altro a dosi equivalenti (operazione non sempre facile).
Questi potenti analgesici sono gravati da alcuni importanti effetti collaterali; il più frequente è la costipazione intestinale (stitichezza) tanto che è sempre opportuno iniziare il trattamento analgesico contemporaneamente ad un lassativo. Altri importanti effetti collaterali indesiderati sono: allucinazioni, stato confusionale, sonnolenza e apatia, ritenzione urinaria, scompenso cardiaco, calo della pressione arteriosa.

IL DOLORE e le statistiche personali
Dall’analisi statistica delle mie prescrizioni emerge che le mie prescrizioni di FANS sono aumentate di circa il 35% tra il 2007 e il 2008, per poi stabilizzarsi nel 2009, mentre dall’analisi dei dati del 2010, ho notato addirittura un lieve calo (-5% circa). Il dato che invece è ancor più interessante e del quale io stesso un po’ mi sorprendo, riguarda le mie prescrizioni di oppiacei maggiori, che sono in costante aumento, anno dopo anno, tanto da registrare un incremento medio per anno, di circa il 30%. Questo dato sta a dimostrare, verosimilmente, una miglior conoscenza nell’uso di questi farmaci e quindi una maggiore confidenza nell’impiego, ma anche, purtroppo, una sempre maggior necessità di trattare in maniera sempre più energica il dolore cronico severo, oncologico e non.

IL DOLORE e le conclusioni
Il dolore nelle sue molteplici sfaccettature non si presta all’autogestione, ma deve essere affidato all’esperienza del medico che ne possa cogliere la complessità adottando le misure terapeutiche più idonee in base ad una corretta diagnosi.


Dott. Marco Maccaferri
Medico di Medicina Generale


Dolore e cure palliative
I principi contenuti nella Legge 15.03.10 N. 38


Nella Gazzetta Ufficiale n. 65 del 19 marzo 2010 è pubblicata la Legge 15 marzo 2010, n. 38 concernente:
Disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore.

Si tratta di una legge fortemente innovativa.
Le strutture sanitarie che erogano cure palliative e terapia del dolore devono assicurare un programma di cura individuale per il malato e per la sua famiglia, nel rispetto dei principi fondamentali della tutela della dignità e dell’autonomia del malato, senza alcuna discriminazione; della tutela e promozione della qualità della vita in ogni fase della malattia, in particolare in quella terminale, e di un adeguato sostegno sanitario e socio-assistenziale della persona malata e della famiglia.
Gli aspetti più rilevanti del testo legislativo riguardano:



Rilevazione del dolore all’interno della cartella clinica


All’interno della cartella clinica, nelle sezioni medica ed infermieristica, in uso presso tutte le strutture sanitarie, devono essere riportati le caratteristiche del dolore rilevato e della sua evoluzione nel corso del ricovero, nonché la tecnica antalgica e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il risultato antalgico conseguito.



Reti nazionali per le cure palliative e per la terapia del dolore


Il Ministero promuove l’attivazione e l’integrazione di due reti della terapia del dolore e delle cure palliative che garantiscono ai pazienti risposte assistenziali su base regionale e in modo uniforme su tutto il territorio nazionale.
Su proposta del Ministro della salute, in sede di Conferenza permanente Stato-Regioni, vengono definiti i requisiti minimi e le modalità organizzative necessari per l’accreditamento delle strutture di assistenza ai malati in fase terminale e delle unità di cure palliative e della terapia del dolore domiciliari presenti in ciascuna regione.



Semplificazione delle procedure di accesso ai medicinali impiegati nella terapia del dolore


La legge modifica il Testo unico delle leggi in materia di disciplina degli stupefacenti e sostanze psicotrope, prevenzione, cura e riabilitazione dei relativi stati di tossicodipendenza (DPR 309 del 1990) semplificando la prescrizione dei farmaci oppiacei non iniettabili: ai medici del Servizio sanitario nazionale sarà consentito prescrivere tale classe di farmaci non più su ricettari speciali, ma utilizzando il semplice ricettario del Servizio sanitario nazionale (non più quello in triplice copia).



Formazione del personale medico e sanitario


Con decreti del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro della salute, verranno individuati specifici percorsi formativi in materia di cure palliative e di terapia del dolore connesso alle malattie neoplastiche e a patologie croniche e degenerative; verranno inoltre individuati i criteri per l’istituzione di master in cure palliative e nella terapia del dolore.

La legge prescrive che in sede di Conferenza Stato-Regioni, su proposta del Ministro, vengano individuate le figure professionali con specifiche competenze ed esperienza nel campo delle cure palliative e della terapia del dolore.
Il Ministero avrà un ruolo fondamentale nella concreta ed uniforme attuazione delle disposizioni per garantire l'accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore. Il testo della Legge è disponibile nella sezione Normativa di quest'area.


Dal sito del Ministero della Salute: http://www.salute.gov.it


Farmaci di automedicazione per il dolore:
quando utilizzarli e come evitarne i rischi


E' su molti giornali di questi giorni una pubblicità di un farmaco che invita a utilizzarlo per: “MAL DI TESTA, MAL DI DENTI, DOLORI MUSCOLARI, DOLORI ARTICOLARI, DOLORI MESTRUALI”. Chi di noi non ha spesso almeno uno di questi disturbi? Beh, la prima volta che passiamo da una farmacia o da un ipermercato con l’”angolo salute” lo compriamo, così al primo mal di testa, mal di schiena, …. lo usiamo!
Con un carattere molto piccolo e sfumato, in fondo alla pagina, si specifica che "il medicinale può avere effetti indesiderati anche gravi, che i medicinali vanno assunti con cautela, per un breve periodo, non superando le dosi consigliate e solo per le indicazioni riportate nel foglio illustrativo".
Siamo sicuri che ogni volta che decidiamo di usare un farmaco senza la prescrizione del medico poniamo attenzione a tutti questi aspetti?
Questa tipologia di analgesici, che possiamo chiamare “minori”, per non confonderli con i farmaci contro i dolori più gravi che prescrive esclusivamente il medico (si veda articolo del Dott. Maccaferri), occupano le prime posizioni tra tutti i farmaci consumati in automedicazione e tra i principi attivi più acquistati si trovano nimesulide, diclofenac, ketoprofene, ibuprofene, naprossene, aspirina e il paracetamolo. Mentre i primi della lista sono molto simili tra loro per il meccanismo con cui agiscono e pertanto per indicazioni e rischi, il paracetamolo ha in comune con gli altri l’ azione analgesica (contro il dolore) e quella antipiretica (contro la febbre), ma non e un antinfiammatorio, ossia non contrasta quella che a volte e la causa del dolore (es. nei dolori da trauma o nelle malattie articolari infiammatorie croniche).



Come agiscono gli analgesici minori e quali sono i rischi principali


I farmaci con un’azione antinfiammatoria vengono chiamati FANS: Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei [1]. Agiscono riducendo i livelli di sostanze infiammatorie chiamate prostaglandine, che il nostro organismo produce per eliminare un insulto che ritiene pericoloso (agente infettivo, trauma o pressione di organi interni). Le prostaglandine favoriscono il gonfiore, l’arrossamento, l’accumulo di liquidi e il dolore nella zona interessata dall’insulto che ha provocato l’infiammazione. Sempre per allertare l’organismo, le prostaglandine agiscono anche sul cervello provocando la febbre e aumentando la sensazione di dolore. Le prostaglandine, tuttavia, hanno anche molti ruoli fisiologici, tra cui la protezione dello stomaco, il mantenimento del flusso renale, la capacità di bloccare un sanguinamento, nonché la promozione del parto nelle donne gravide a termine. Ciò comporta che l’uso di FANS sia legato inevitabilmente a rischio di danno gastrico, di danno renale, di sanguinamento e di ritardo nel parto nelle donne in travaglio. Questi rischi dipendono strettamente dalla dose del farmaco e pertanto l’uso occasionale di dosi basse normalmente non deve rappresentare una preoccupazione, a meno che il paziente sia già predisposto per questi danni (es. chi ha avuto un’ulcera gastrica in precedenza, o chi ha un’insufficienza renale o l’ipertensione).
Naturalmente i FANS hanno anche altri effetti indesiderati, che non dipendono dalla riduzione delle prostaglandine in circolo, bensì da altre azioni delle singole molecole: es. allergie, disturbi di fegato, mal di testa, capogiri e sensazioni di ronzii nelle orecchie.
Un rischio grave interessa anche le persone affette da favismo, un’alterazione genetica che predispone a un’anemia emolitica in caso di utilizzo di molti farmaci, tra cui appunto i FANS. Tali persone normalmente sono consapevoli di questo loro rischio e possiedono un elenco di farmaci e alimenti che dovrebbero evitare.
Il paracetamolo ha un meccanismo d’azione molto diverso: agisce, infatti, a livello del cervello abbassando la febbre e la sensazione di dolore. Si trova in commercio in molte forme farmaceutiche (compresse, gocce orali, supposte) che ne favoriscono l’uso anche nei bambini e negli anziani. E' l’analgesico di scelta in gravidanza, in quanto non è legato a rischi per il feto, né a rischi durante il parto. L’effetto indesiderato più importante del paracetamolo è il danno al fegato che si verifica in alcuni tra coloro che utilizzano dosi di farmaco troppo alte (oltre i 4 grammi).



Quando e come utilizzare l’automedicazione del dolore


Quando il dolore si fa sentire e rende difficoltoso qualsiasi movimento diventa inevitabile ricorrere a un analgesico. E’ importante sottolineare che gli analgesici “minori” agiscono esclusivamente bloccando i sintomi (dolore, febbre ecc.) e non “risolvono” la condizione patologica. Spesso però tali sintomi rappresentano la risposta fisiologica dell’organismo a un insulto esterno (es. infezione) e pertanto bloccarla potrebbe risultare addirittura dannoso e causare un prolungamento della patologia sottostante.
Occorre ricordare che la sicurezza di impiego di questi farmaci, nonché la riuscita del loro effetto terapeutico dipendono dalla modalità con cui essi vengono utilizzati. La presenza in farmacia di un gran numero di principi attivi e di formulazioni (compresse, spray, gel, tisane, cerotti) rende la scelta del prodotto e il suo impiego un’operazione molto complessa soprattutto per la confusione che si può generare nel paziente sulle indicazioni e sulle modalità di assunzione. Come per altri farmaci, anche gli analgesici “minori” risultano efficaci e sicuri quando impiegati come indicato dal foglietto illustrativo e seguendo i consigli del medico e del farmacista. Al contrario un loro uso scorretto e, in particolare, un loro abuso può essere molto pericoloso con esiti a volte catastrofici per la salute del paziente.
I FANS e il paracetamolo rispondono fondamentalmente a tre obiettivi: il primo è quello del trattamento della febbre e dello stato di malessere che a volte a questo si associa; il secondo riguarda il trattamento sintomatico di condizioni dolorose acute, come mal di denti, mal di gola, mal di orecchie, mal di testa e dolori mestruali; il terzo riguarda gli stati infiammatori dolorosi di alcune malattie croniche, come ad esempio l’artrite. Tutti i FANS e il paracetamolo presentano all’incirca la stessa efficacia con solo poche eccezioni.
Nonostante l’ampia scelta di prodotti disponibili, non esiste il FANS “migliore”, bensì possono esistere uno o due FANS più adatti per una determinata persona. Infatti, nella scelta del prodotto medicinale da impiegare occorre tenere in conto il sintomo da trattare, le condizioni di salute del soggetto, la concomitante assunzione di altri farmaci nonché il rischio di effetti collaterali.
A tale proposito, va ricordato che il paracetamolo, a differenza dei FANS, rappresenta il farmaco con minori rischi ed e utilizzabile anche da parte di donne in gravidanza o anziani. Per tutti questi motivi esso rappresenta il farmaco di prima linea per il trattamento del dolore.
Una problematica molto diffusa per i farmaci analgesici da automedicazione è rappresentata dal fatto che, spesso, prodotti pubblicizzati per differenti impieghi contengono identici principi attivi. Un esempio è rappresentato dai prodotti commercializzati per il trattamento di dolori mestruali che presentano nomi di fantasia o colorazioni delle confezioni che richiamano l’universo femminile, che però contengono la stessa sostanza, magari in identico dosaggio e formato, di altri prodotti con indicazioni più generiche come dolori muscolari o mal di denti. Pertanto, il paziente dovrebbe prestare molta attenzione al nome del principio attivo contenuto in un prodotto, non tanto per evitare spese inutili, quanto per non causarsi un sovradosaggio accidentale dovuto all’assunzione di diversi prodotti medicinali contenenti la stessa sostanza attiva.
Quando si ricorre a un FANS o al paracetamolo a scopo antidolorifico è importante considerare che la massima efficacia si raggiunge assumendo il farmaco nelle fasi iniziali della comparsa del dolore e non quando questo ormai è “esploso”. Inoltre, a causa dell’elevato rischio di ulcere gastriche è bene assumere questi farmaci a stomaco pieno e, qualora si rendesse necessario un trattamento prolungato, sarebbe opportuno valutare con il proprio medico l’uso di un trattamento farmacologico in grado di proteggere lo stomaco.
Per quanto riguarda la dose da utilizzare è importante non impiegare una dose differente da quella riportata nel foglietto illustrativo. I singoli FANS differiscono tra loro per la dose disponibile in commercio e per la dose massima giornaliera consentita. Dato che l'impiego dei FANS è spesso fatto "al bisogno", non è raro che il paziente ricorra spontaneamente all'assunzione di una dose aggiuntiva se la prima dose del farmaco si è dimostrata inefficace. Questo comportamento è completamente errato in quanto assumere una dose superiore a quella raccomandata non porta a un maggiore sollievo dal dolore, anzi può risultare molto dannoso.
Riguardo alla scelta della via di somministrazione, sebbene i prodotti disponibili coprano tutte le vie di somministrazione, è pur vero che le formulazioni applicate localmente (gel, pomate e spray) hanno una efficacia minore e scarsamente documentata, mentre la via orale (compresse, gocce) e quella rettale (supposte) si possono considerare equivalenti e pertanto la scelta può essere lasciata a discrezione del paziente. Sono anche disponibili formulazioni per iniezione, ottenibili solo dietro presentazione di una ricetta medica, che però vanno riservate al trattamento di episodi di dolore acuto e sotto il diretto controllo del medico, a causa del maggior rischio di tossicità ad essi associato.



Quali rischi sono associati ai farmaci per l’automedicazione del dolore


I farmaci non sono mai solo portatori di benefici, ma possono causare effetti collaterali. L’acquisto diretto degli analgesici “minori”, senza necessariamente chiedere consiglio al medico, rende necessaria la conoscenza da parte del paziente dei principali rischi associati a questi farmaci nonché delle condizioni in cui é opportuno evitare il loro impiego.
Rischio gastrointestinale
A differenza del paracetamolo, tutti i FANS, aspirina compresa, possono causare gravi danni all’apparato gastrointestinale, come ulcere gastriche e intestinali, con conseguenti sanguinamenti interni e coliti. I numerosi studi disponibili sui problemi gastrointestinali causati da FANS hanno evidenziato che il rischio aumenta all’aumentare della dose assunta. Il rischio di sanguinamento gastrico risulta superiore in soggetti anziani e che assumono altri farmaci dannosi per lo stomaco (es. corticosteroidi o antidepressivi), o hanno avuto in precedenza un’ulcera gastrica o altri problemi di sanguinamento.
Inoltre, studi recenti sui FANS di ultima generazione [2], che vantavano un minor rischio gastrointestinale, hanno dimostrato che anche questi farmaci non sono esenti da questo rischio.
Proprio a causa della loro tossicità gastrica questi farmaci vanno sempre assunti a stomaco pieno ed eventualmente, quando il trattamento è prolungato, vanno associati a un farmaco in grado di proteggere lo stomaco.
Rischio per il fegato
Pochi anni fa, aveva riscosso particolare attenzione da parte dei media il caso della nimesulide, un FANS ampiamente usato soprattutto in Italia ed erroneamente ritenuto molto sicuro dalla maggioranza della popolazione, che era stato associato a diversi danni al fegato. Tale associazione ha comportato l’adozione di restrizioni da parte delle autorità regolatorie competenti. Nello specifico in Italia e stata stabilita dall’AIFA (Agenzia Italiana del Farmaco) l’obbligatorietà della ricetta medica per la dispensazione di tutti i prodotti a base di nimesulide. Tuttavia, un uso eccessivo di qualsiasi farmaco appartenente alla famiglia dei FANS, nonché del paracetamolo, può causare un danno al fegato, anche letale. Il rischio per il fegato risulta superiore nei soggetti che abusano nell’utilizzo di sostanze alcoliche. Il sovradosaggio può avvenire anche senza che il paziente se ne accorga, in quanto la stessa sostanza (es. il paracetamolo) può essere presente in svariati prodotti per il trattamento di dolore e sintomi influenzali. Tale rischio è maggiore per i bambini soprattutto se si sbaglia dosaggio o se si utilizzano preparazioni non idonee per questa fascia di età.
Rischio cardiovascolare e renale
Spesso quando si parla dei rischi legati ai farmaci antinfiammatori non steroidei ci si concentra sui problemi gastrointestinali, e non si tiene in considerazione la loro tossicità a livello renale e cardiovascolare. I FANS, infatti, possono causare ritenzione idrica, ipertensione, affaticamento del cuore e alterazione della efficienza dei reni. Diversi studi, di cui alcuni molto recenti, hanno dimostrato che soprattutto soggetti anziani, pazienti con pregresse patologie renali sono predisposti a manifestare questi effetti.
Inoltre, tutti i FANS, e non solo quelli di ultima generazione, possono aumentare la probabilità di andare incontro a infarto e ictus. Questi rischi sono superiori nei soggetti con problemi cardiaci, e pertanto i pazienti che già assumono aspirina a basse dosi o altri farmaci per prevenire il rischio di infarto dovrebbero prestare particolare attenzione all’utilizzo dei FANS. Diversamente , il paracetamolo non sembra essere associato a questi rischi e può essere considerato il farmaco di scelta per il trattamento del dolore nei soggetti con patologie cardiache o renali.
Considerata la varietà di rischi è fondamentale che i pazienti che fanno uso di FANS e paracetamolo in regime di automedicazione prestino particolare attenzione ai seguenti sintomi “sentinella”, e li riferiscano immediatamente al proprio medico:
- l’improvvisa diminuzione delle urine, che potrebbe essere un possibile segno del danno renale;
- l'aumento di peso improvviso con o senza edemi evidenti, espressione di ritenzione idrica;
- il manifestarsi di pallore cutaneo con o senza feci di colore nero, probabile segno di sanguinamento gastrico.



Quando evitare (o ridurre) l’automedicazione del dolore


Popolazioni speciali
A causa dei numerosi effetti avversi dei FANS e della loro azione in tutto l’organismo, occorre prestare particolare attenzione al loro impiego soprattutto in quelle popolazioni che possono essere considerate le più fragili come anziani, bambini e donne in gravidanza.
In gravidanza l’automedicazione tramite farmaci contenenti FANS dovrebbe essere evitata. Quando il ricorso a un analgesico è considerato indispensabile da parte del medico, occorre soppesare il beneficio atteso dal trattamento rispetto al potenziale rischio. Infatti, se assunti in prossimità del parto, i FANS possono interrompere le contrazioni e aumentare il sanguinamento post-parto, oppure se assunti continuamente durante i primi mesi di gravidanza possono causare rischi per il feto. Recenti studi hanno anche ipotizzato una possibile riduzione della fertilità anche nell’uomo se questi farmaci sono assunti in maniera prolungata. Diversamente dai FANS, il paracetamolo, rappresenta il farmaco di scelta per il trattamento di qualunque stato doloroso durante tutto il corso della gravidanza.
Come già precedentemente illustrato, una popolazione particolarmente a rischio è rappresentata dagli anziani. Se da un lato occorre riconoscere che all’aumentare dell’età aumentano i dolori muscolari e conseguentemente l’impiego di medicinali antidolorifici, dall’altro bisogna ricordare che i soggetti anziani hanno una minore capacità di eliminare il farmaco dall’organismo e spesso sono affetti da altre patologie. Questo li rende maggiormente a rischio di manifestare gli effetti collaterali dei FANS come ulcere gastriche, problemi renali e cardiaci.
Nei bambini i FANS devono essere impiegati con estrema cautela in quanto più suscettibili alle intossicazioni e potrebbero manifestare effetti avversi anche gravi. In caso di febbre alta e accompagnata da un quadro di malessere generale, è opportuno ricorrere a farmaci antipiretici, preferendo il paracetamolo. Qualora si decida di impiegare un FANS in un paziente pediatrico, il più idoneo e l’ibuprofene, in quanto ampiamente sperimentato in questa popolazione. Occorre prestare particolare attenzione a tutte quelle condizioni che potrebbero incrementare la tossicità dei FANS, come ad esempio la presenza di patologie cardiache, renali o epatiche. Inoltre, è bene impiegare esclusivamente le formulazioni per questa fascia d’età e dosare accuratamente il farmaco.
Oltre ai soggetti con patologie renali, epatiche e cardiache, un’altra popolazione che dovrebbe prestare particolare attenzione all’impiego dei FANS è rappresentata dai soggetti asmatici. Tali soggetti presentano una maggiore sensibilità a sviluppare crisi respiratorie dopo l’assunzione di FANS, e in particolare di aspirina. Ciò a causa del meccanismo d’azione di questi farmaci che inibiscono le prostaglandine e altre sostanze fondamentali per regolare i meccanismi della respirazione.
Rischio di interazioni con altri farmaci
L’impiego di più farmaci contemporaneamente rappresenta una problematica molto importante, soprattutto per i prodotti analgesici da automedicazione. Generalmente i pazienti tendono a considerare tali medicinali innocui e non sono soliti consultare il proprio medico sul loro impiego, anche quando assumono altri farmaci per le patologie di cui sono affetti. Oltre alle interazioni derivanti dall’assunzione di diversi prodotti contenenti FANS (es. se si assume un FANS per un dolore e contemporaneamente si è in terapia cronica con basse dosi di aspirina) che possono generare un sovradosaggio con tutti i rischi sopra descritti, altre interazioni frequentemente riportate riguardano l’impiego concomitante di farmaci antidepressivi (in particolare quelli denominati SSRI [3]) o di farmaci corticosteroidi. Infatti, entrambe queste classi di farmaci aumentano il rischio di sanguinamento gastrico già presente per i FANS. Inoltre, i FANS possono compromettere l’effetto di farmaci importanti per la salute e la vita del paziente come ad esempio i medicinali per abbassare la pressione sanguigna (diuretici o altri antiipertensivi), i farmaci per controllare la fluidità del sangue (warfarin) oppure quelli per controllare il battito cardiaco (digossina). A causa dei possibili problemi a carico del fegato, è bene prestare attenzione anche quando si associa un farmaco antidolorifico con prodotti a base di piante (ginko biloba, o kawa kawa) o all’impiego di alcol.




Box - Cosa ricordare quando si usa un farmaco analgesico da automedicazione


● Leggere attentamente il foglietto illustrativo prima di assumere il farmaco e, in caso di dubbi, chiedere al proprio medico, al farmacista o a un centro informazioni sui farmaci.
● Non assumere una dose superiore a quella raccomandata, poiché non porterebbe a un maggiore sollievo dal dolore, anzi potrebbe risultare molto dannoso.
● Preferire il paracetamolo ai FANS per il trattamento degli stati dolorosi, in quanto più sicuro e maggiormente tollerato.
● Assumere i FANS sempre a stomaco pieno per evitare danni allo stomaco.
● Un eccessivo dosaggio di FANS può causare sanguinamento gastrico. Tale rischio è superiore in soggetti anziani e che assumono altri farmaci dannosi per lo stomaco (es. corticosteroidi), o hanno avuto in precedenza problemi di ulcera gastrica o altri problemi di sanguinamento.
● L’uso di FANS può indurre danni ai reni. Anche questo rischio è superiore nei pazienti anziani e che stanno assumendo diuretici (farmaci per aumentare la produzione di urine), o che soffrono di alta pressione, problemi cardiaci o hanno patologie renali.
● Un uso eccessivo di FANS o di paracetamolo può causare danno al fegato, anche letale. Il rischio per il fegato risulta superiore nei soggetti con problemi al fegato o che abusano nell’utilizzo di sostanze alcoliche.
● Non assumere mai contemporaneamente diversi FANS in quanto il rischio di danno è maggiore.
● Nei bambini utilizzare esclusivamente le confezioni specificatamente indicate per questa fascia d’età e controllare attentamente il dosaggio.
● Chiedere consiglio al proprio medico in caso di presenza di altre patologie e se si stanno assumendo altri farmaci.


NOTE
1 I FANS vanno infatti distinti dai farmaci antinfiammatori steroidei che corrispondono al cortisone e suoi analoghi, usati solo nei casi di infiammazione più grave come l’asma (infiammazione ai bronchi), le infiammazioni intestinali o quelle articolari di gravità elevata.
2 I FANS di ultima generazione sono gli inibitori selettivi dalla COX-2 (celecoxib) che in Italia prevedono la prescrizione del medico.
3 Gli SSRI (Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina) sono farmaci impiegati nel trattamento della depressione.


Elisabetta Poluzzi e Carlo Piccinni
Dipartimento di Farmacologia, Università di Bologna