Curare con la musica
Dove le parole finiscono, inizia
la musica.
(Heinrich Heine)
Chi non ha una canzone del cuore? Chi non si è trovato
a battere il piede sul tempo di un musica nota? E chi non ha mai
provato gioia, tristezza o melanconia all’ascolto di una semplice
melodia?
Tutti, con maggiore o minore sensibilità e competenza, siamo attratti
dalla musica e le sue note hanno spesso il potere di influenzare il
nostro stato d’animo e di produrre risposte sia fisiche sia emotive.
È su questo semplice quanto antico presupposto che si fonda la
musicoterapia, una disciplina che solo dalla seconda metà del secolo
scorso ha assunto un riconoscimento scientifico e professionale a
livello internazionale, ma che ha origini antiche forse quanto l’uomo.
Il potere terapeutico del suono e della musica è stato riconosciuto in
tutte le culture; il loro utilizzo curativo ha attraversato nei secoli
traversie sociali e politiche, movimenti religiosi e culturali,
scoperte scientifiche e trasformazioni di stili e gusti nell’ambito
della storia della musica stessa, senza essere mai messo in
discussione, bensì indagato in modo sempre più approfondito.
La storia è piena di illustri esempi, alcuni dei quali possiamo
rinvenire nei papiri dei medici egiziani, nel III libro della
Repubblica di Platone (sono citati gli effetti dei modi musicali
sull’animo umano) o nella tradizione medica arabo-ebraica.
La musica ha sempre affascinato l’uomo per il potere che ha di
coniugare una naturalezza e una familiarità che sembra appartenergli da
sempre e (iniziamo a poter percepire i suoni già nella vita prenatale)
e una complessità o meglio globalità che coinvolge senza disgiungere il
corpo, le emozioni la mente e lo spirito. La musica, attraverso i suoi
elementi (tempo, ritmo, melodia, armonia, intensità, timbri) può avere
effetti importanti sui nostri ritmi biologici, sul sistema
neuro-vegetativo e sulla nostra psiche: può rilassarci o stimolarci,
favorire la concentrazione o distrarci, favorire l’auto-espressione a
livello profondo facilitando lo sviluppo del pensiero e la condivisione
degli affetti; la musica ci accompagna in tutte le fasi della nostra
vita scandendone i tempi, le emozioni e i sentimenti. La musica,
inoltre, ha una forte valenza sul piano sociale e rappresenta un campo
di intensa esperienza e sperimentazione identitaria e può divenire un
mezzo di comunicazione unico anche senza le parole.
Se la musica può esercitare naturalmente un effetto positivo, alle
volte anche curativo, la musicoterapia presuppone sempre la presenza
della musica all’interno di una relazione terapeutica con finalità e
metodologie specifiche.
In musicoterapia, il termine “musica” è utilizzato nella sua accezione
più ampia di “universo sonoro” poiché la scelta e la manipolazione del
materiale sonoro avvengono in funzione dello sviluppo di una relazione
orientata all’ascolto dei bisogni del soggetto. In musicoterapia il
“fare” musica deve essere il risultato di un sentire e pensare l’altro
musicalmente. È proprio questa operazione che rende possibile
l’apertura di un piano comunicativo all’interno del quale perseguire la
comprensione dello “stile” espressivo del soggetto e agevolare, in
quest’ultimo, il riconoscimento del proprio progetto espressivo e delle
relative valenze.
Nel processo terapeutico la musica ha dunque il potere di attivare
relazioni: tra le nostre parti interne, tra paziente e terapeuta, tra
noi, gli altri e il mondo esterno, tra noi e la musica stessa. Tutti
questi sono elementi dinamici utilizzati e finalizzati al perseguimento
di obiettivi riabilitativo-terapeutici.
La musicoterapia è stata definita una sintesi di arte e scienza che va
oltre la parola (Bruscia, 1989), che può raggiungere stati e situazioni
là dove la parola non giunge (pensiamo per esempio ai casi di handicap
più o meno grave); ciò che la caratterizza rispetto alle altre terapie
espressive è la fiducia nella musica.
A chi si rivolge la musicoterapia e in quali casi? Che cosa accade in
una seduta?
La musicoterapia è indirizzata a persone di tutte le età, dai bambini
piccoli agli anziani; si può svolgere in sedute sia individuali sia di
gruppo.
Non è necessario possedere una competenza musicale specifica; la
mediazione non verbale che offre la musica facilita la partecipazione
alle esperienze sia di ascolto sia di espressione anche a persone con
gravi disabilità, problemi psichici e comportamentali. Si ascoltano
musiche di vario genere in relazione all’età e al gusto musicale dei
partecipanti; si suonano, improvvisano o compongono insieme canzoni,
ritmi, musiche utilizzando sia la voce che gli strumenti musicali,
alcuni più complessi (es. pianoforte, chitarra, flauto, violino) e
altri molto semplici di immediata utilizzazione e gratificazione (es.
tamburi, triangolo, xilofono, piccole e grandi percussioni, strumenti
etnici ecc.).Il lavoro in gruppo è generalmente quello più diffuso ed è
volto maggiormente all’espressività in un contesto relazionale
allargato, al confronto con la realtà e le regole, alla
socializzazione. Nell’approccio individuale il lavoro è orientato
soprattutto all’introspezione, al contenimento e allo sviluppo delle
potenzialità comunicative e delle valenze simboliche del mondo interno
della persona unitamente alle dinamiche emozionali-affettive che si
sviluppano nella relazione duale.
Attraverso le modalità e gli approcci descritti, possono essere
affrontati disturbi gravi quali disabilità neurologiche, disagi
psichici e patologie psichiatriche, disturbi del linguaggio e
dell’apprendimento, difficoltà espressive e relazionali; la
musicoterapia, inoltre, è un’opportunità anche per chi, senza problemi
gravi o patologie specifiche, desidera utilizzare la musica per
promuovere una più ampia conoscenza di sé e sviluppare le proprie
potenzialità. Molte sono inoltre le applicazioni della musicoterapia
nei casi in cui è richiesto uno stimolo positivo, un sostegno e una
cura in particolari momenti della vita.(durante la gestazione e il
parto, per alleviare il dolore, con gli anziani, nei casi di coma,
nelle cure palliative).
Più specificatamente per la persona che presenta un disagio mentale, la
musicoterapia può offrire uno spazio di ascolto volto a promuovere
l’espressione e la maturazione del mondo interno del soggetto, a
migliorarne le capacità adattive favorendo la comunicazione e la
socializzazione. Nelle numerose esperienze svolte in tale ambito, gli
effetti più frequentemente osservati sono stati: un incremento positivo
nella qualità e nel livello di autenticità, di flessibilità e
riflessività; una facilitazione dell’esperienza musicale espressiva
nella creazione di una stabile alleanza terapeutica; una maggiore
stabilità esterna e un incremento della capacità di stabilire e
rimanere in contatto con altre persone.
Vorrei concludere questa breve presentazione con le parole della
musicoterapeuta Mercédès Pavlicevic che ben descrivono le risorse che
qualunque persona in uno stato di difficoltà o di malattia può trovare
nella musica:
“(La musica)… si rivolge sempre alla persona intera, a
quelle parti dell’individuo che possono essere “malate” ma che pur
continuano a convivere con quelle capacità umane deputate alla crescita
e alla creatività. Le qualità essenziali di ogni esperienza musicale –
creatività, spontaneità, estetica – trascendono le barriere della
malattia e delle limitazioni fisiche e, attraverso una relazione
musicale-terapeutica, può essere riattivato l’impulso naturale verso la
crescita, lo sviluppo e il coinvolgimento con gli altri.”
(Pavlicevic, 1997)
BIBLIOGRAFIA DI RIFERIMENTO
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● Zanchi, B.
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Sofferenza
psichica e cambiamento in adolescenza. Intervento integrato:
approccio
clinico e educativo, Trento, Centro Studi Erickson,127-146.
Barbara Zanchi
musicoterapeuta e psicologa;
presidente Associazione MusicSpace Italy, Bologna
|
Fare musicoterapia in ambito
psichiatrico
La Musicoterapia è da molti anni una modalità di
intervento riconosciuta e applicata in ambito psichiatrico.
La sua funzione è collocarsi all'interno di un progetto riabilitativo e
terapeutico che cerca di rispondere alla specificità di ciascuna
persona che vi si rivolga.
Ma che cosa è la Musicoterapia?
La World Federation of Music Therapy definisce la Musicoterapia "...
l'uso della musica e/o degli elementi musicali (suono, ritmo, melodia e
armonia) da parte di un musicoterapista qualificato, con una persona o
un gruppo, in un processo atto a facilitare e favorire la
comunicazione, la relazione, l'apprendimento, la motricità,
l'espressione, l'organizzazione e altri rilevanti obiettivi terapeutici
al fine di soddisfare le necessità fisiche, emozionali, mentali,
sociali e cognitive. La musicoterapia mira a sviluppare le funzioni
potenziali e/o residue dell'individuo in modo tale che questi possa
meglio realizzare l'integrazione intra- e interpersonale e
consequenzialmente possa migliorare la qualità della vita grazie a un
processo preventivo, riabilitativo o terapeutico."
Bellissime parole, molto precise, non c'è dubbio. Ma, nella pratica,
che cosa si fa in un incontro di Musicoterapia?
Molti mi chiedono, prima di iniziare gli incontri: "Ci farai ascoltare
dei CD di musica rilassante?", "Ci suonerai delle belle canzoni?",
"Canteremo e suoneremo insieme?", “Posso portare un CD per ascoltare
delle musiche che mi piacciono?”... Sì, certo, in Musicoterapia si
possono fare tutte queste belle cose, ma anche molto, molto, moltissimo
di più.
I presupposti su cui si fonda la Musicoterapia, qualunque sia il
modello seguito dal musicoterapista, sono la relazione e l’integrazione
mente-corpo-suonoemozioni, la profonda connessione tra elementi
musicali e sviluppo psicologico, l’interdipendenza degli elementi
sonori, motori e psicologici/emozionali e il suono quale modalità
espressiva delle proprie caratteristiche personali. La Musicoterapia
usa il processo creativo che ogni essere umano può mettere in atto per
costruire un “ambiente facilitante”, che permette di esprimere e
organizzare i vissuti e stabilire un senso di continuità
corpo-mente-emozioni. In pratica succede che, attraverso la musica, i
suoni, ma anche attraverso la musica del corpo, dei passi delle nostre
camminate, dei nostri respiri e sospiri, delle nostre risate o lamenti,
delle nostre parole, del nostro sederci, alzarci da una sedia... si può
produrre "suono e senso" si può comunicare; oppure si può scegliere di
sperimentare uno degli strumenti che il musicoterapista ci mette a
disposizione (io ad esempio uso i piccoli strumenti, le arpe
finlandesi, le percussioni, la chitarra); oppure si può usare la nostra
voce, parlata, cantata, urlata o sussurrata, si può improvvisare con
gli strumenti, con la voce e il corpo. Oppure si può a volte stare
anche in silenzio, in ascolto di quello che c'è in noi e fuori di noi.
La cosa bella è che, nel bene e nel male, questi rumori, questi suoni,
questi silenzi e queste musiche parlano di noi, della nostra storia, di
ciò che siamo fisicamente e mentalmente, dei nostri pensieri, dei
nostri bisogni, e delle nostre emozioni, che a volte proprio grazie
agli strumenti musicali si esprimono forti e chiare, certe volte, più
di quanto riusciamo a fare a parole. La musica, i suoni, come mezzi di
espressione e comunicazione non verbale hanno la funzione di disinibire
e motivare, di coinvolgere direttamente nell'azione; la musica, il
suono diverte, distende, rilassa, consola e dà sostegno; dà la
possibilità di sperimentare un equilibrio fra adattamento (con attività
strutturate, ad esempio danze, ritmo, melodie...) e individualità (ad
esempio: improvvisazione, variazioni su temi...); può sostenere le
emozioni, permettere di esprimerle ed averne così maggiore
consapevolezza e di potere imparare col tempo a modularle...
E il musicoterapista che ci fa in tutto questo?
Kenneth Bruscia, importantissimo musicoterapista americano, autore di
diversi testi sulla Musicoterapia, spiega che “...il musicoterapista
aiuta il paziente a migliorare, mantenere o recuperare uno stato di
maggior benessere, utilizzando le esperienze musicali e le relazioni
che si sviluppano per mezzo di esse come forze dinamiche di
cambiamento... la Musicoterapia può rivolgersi ad aspetti del benessere
del paziente che includono una vasta gamma di problemi o bisogni
mentali, fisici, emotivi e sociali.” Il musicoterapista è dunque un
esperto che conosce la musica, che sa comunicare attraverso di lei, e
che ha il "desiderio feroce" (per dirla con Keith Jarrett), di arrivare
a comunicare al di là delle parole con le persone. Il musicoterapista
cerca di proporre alle persone le attività e gli strumenti più adatti,
in un ambiente protetto e non giudicante, accogliente e propositivo
perchè la persona possa sentirsi a suo agio sia nella relazione col
musicoterapista e con l'eventuale gruppo di Musicoterapia in cui è
inserita, sia nell'esprimersi col suono...
E allora, adesso che vi ho spiegato tutto, vi parlo di me: sono nata e
vivo a Bologna, mi sono formata in Musicoterapia ad Assisi, presso il
Centro per l'Educazione Permanente, e successivamente in Danza
Movimento Terapia a Bologna, presso Art Therapy Italiana... Oltre che
come musicoterapista e danza movimento terapeuta (in percorsi dedicati
al benessere e alla crescita personale, oppure in ambito clinico, ma
nell'ambito di équipes multidisciplinari, sotto la supervisione di
Psicologi, Psicoterapeuti e Neuropsichiatri), lavoro come educatrice
nell'ambito Neuropsichiatria Infantile e dell'Adolescenza e in
Psichiatria.
Sono felicissima di essere “ospite” del Faro e di avervi scritto di
Musicoterapia: è il mio lavoro, e io considero un privilegio e una
gioia poterlo praticare. Mentre scrivevo pensavo alle persone che ho
avuto modo di incontrare in questi anni di Musicoterapia: è stato bello
suonare, cantare e danzare, imparare e emozionarsi insieme: un pensiero
affettuoso a tutti loro...
… e buona Musica a tutti i lettori del Faro!
Alessandra Cocchi
educatrice, musicoterapista e danza movimento terapeuta
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Musica e Danza Movimento Terapia
"Alla corte del Principe di Birkasha arrivò una
danzatrice con i suoi musicisti. E fu ammessa a Corte e danzò alla
presenza del principe accompagnata dalla musica del liuto e del flauto
e della cetra. Eseguì la danza delle fiamme e la danza delle lance e
delle spade, la danza delle stelle e la danza dello spazio. Poi fu la
volta della danza dei fiori nel vento.
Si fermò infine davanti al trono del Principe e si piegò dinanzi a lui
in un inchino. E il Principe le ordinò di avvicinarsi e le disse:
"Bella fanciulla, figlia di grazia e di diletto, da dove viene la tua
arte? E come domini gli elementi dei tuoi ritmi e delle tue armonie?"
E la danzatrice s'inchinò di nuovo davanti al Principe e rispose :
"Potente e graziosa Maestà, non so dare risposta a ciò che chiedi. Solo
questo so: l'anima del filosofo dimora nella sua testa, l'anima del
poeta nel suo cuore, l'anima del cantante nella gola ma l'anima della
danzatrice dimora in tutto il corpo"
(K.Gibram)
Da tempo immemorabile la danza, accompagnata dalla
musica e dal canto, ha rappresentato per le società di tipo primitivo
un mezzo per esorcizzare l'ignoto, per esprimere paura, gioia, rabbia
tristezza.
In quel tipo di contesto culturale, quegli eventi erano vissuti
collettivamente attraverso danze rituali, che accompagnavano l'uomo
lungo il percorso della sua vita, aiutandolo a superare i momenti
critici, come la nascita, l'iniziazione, il matrimonio, il lutto, la
guerra, il raccolto.
Profondamente radicata nella cultura delle società primitive, la danza
aveva la funzione di penetrare ed esprimere le emozioni il pensiero e
lo spirito della collettività.
Nella società contemporanea questa funzione è andata perduta.
Attraverso il laboratorio di danza movimento terapia ci proponiamo di
offrire uno spazio-ludico creativo in cui attraverso il linguaggio
artistico espressivo del movimento e della danza si possa dare forma ai
sentimenti alle immagini, alle emozioni dei partecipanti in modo da
poter meglio comprendere se stessi e il mondo, al fine di facilitare un
percorso di crescita e maturazione e migliorare la capacità di
comunicare e creare relazioni soddisfacenti con i compagni.
La DMT ha come obbiettivo quello di facilitare l'integrazione fisica ed
emozionale dell'individuo, di promuoverne l'armonia psicocorporea.
Esprimere con i gesti, danzare con il corpo, raccontare con la voce
sono i modi con cui narrare le storie del proprio teatro interiore, che
aspettano di prendere forma ed essere comprese.
Ogni mercoledì ci incontriamo al Centro Diurno di Casalecchio di Reno
per l'attività di danza movimento terapia.
Inizialmente ci sediamo in cerchio in palestra per condividere con il
gruppo l'umore della giornata o il racconto di avvenimenti
particolarmente significativi avvenuti nella settimana. Poi si passa
alla fase del movimento e le possibilità sono tante: dopo il
riscaldamento ci possono essere esercizi più tecnici per imparare a
muovere le diverse parti del corpo, ci sono i massaggi e il
rilassamento. Poi ci sono momenti dedicati alla creatività e
all'espressività, ci sono le improvvisazioni individuali, le danze in
coppia e di gruppo, a volte realizzate con parte del gruppo che osserva
e applaude. A volte queste danze esprimono stati d’animo e sentimenti
veramente significativi per chi le crea. Alla fine di ogni incontro
abbiamo un momento di condivisione comune, in cui ripercorriamo le
diverse esperienze vissute nella giornata e il significato che hanno
avuto per ogni persona.
Partner fondamentale della nostra attività è naturalmente la musica,
che con le sue melodie sostiene e stimola l’esplorazione delle diverse
qualità del movimento: lento o improvviso, leggero o forte, tenuto o
fluido, diretto o indiretto…
Importantissima è poi l’esplorazione dei diversi ritmi che noi
attraverso la Laban Movement Analysis, sistema di analisi e notazione
del movimento simile a quello utilizzato per la musica, identifichiamo
in dieci tipologie diverse; la musica ci aiuta a esplorare queste
diverse tipologie di ritmi suggerendoci diverse scansioni e diversi
accenti nel movimento.
Ogni aspetto del movimento, sollecitato da un particolare tipo di
musica, elicita l’emergere di sentimenti, emozioni, immagini e fantasie
diverse.
Ecco che allora, in questo contesto, la musica e il movimento diventano
lo strumento attraverso il quale entrare in contatto, dare forma,
esprimere e comprendere le nostre emozioni, aiutandoci a comprendere
chi siamo e a promuovere relazioni autentiche e significative con gli
altri.
Roberta Sorti
psicologa, psicoterapeuta, danza - movimento terapeuta
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