Perché questo giornale

   Fabio Tolomelli


uesto bimestrale nasce da un’idea mia, Fabio Tolomelli, e della mia amica, Cristina Cavicchi. Lo scopo è di far emergere i problemi di chi soffre di patologie che inevitabilmente si ripercuotono sulla psiche sia a casa che in ospedale, per la strada come in famiglia, e nel tempo libero come sul lavoro, nella scuola come nell’università. Il giornale sarà formato dagli articoli che gli utenti della sanità, ma non solo, scriveranno secondo il canale espressivo da loro preferito: racconti, vissuti, poesie, foto, disegni sculture. Ogni bimestre, inoltre, verrà proposto un tema su cui lettori potranno orientare il loro lavoro. Il tema di questo numero è sull’AMICIZIA.
A tutto questo si aggiungeranno le risposte dei professionisti della sanità, delle strutture sanitarie e associative, la parola della chiesa, e interviste a chi soffre e a chi cura. In questo modo il giornale sarà come un vero faro, punto di riferimento per chi la tempesta della vita e le sue vicissitudini lo ha fatto perdere nel mare delia sofferenza. Grazie a questo strumento potrà vedersi e sentirsi meno solo. La redazione si impegnerà a trovare e creare momenti di festa in cui il materiale prodotto verrà esposto. I partecipanti potranno dare vita a nuove amicizie e spazio alla loro creatività con canti e balli fino a tarda sera.

Qualcosa di nuovo

  Michele Filippi


V orrei dire che cosa suscita in me l’idea del Faro.
Mi presento. Faccio lo psichiatra nel Centro di Salute Mentale di S.Lazzaro. Per me questo lavoro è importante, ho desiderato farlo fin dall'adolescenza. Quello che ho sperato si è in parte realizzato. È un lavoro infatti che coincide con la possibilità di essere in contatto con altre persone, in un contatto che, non sempre ma spesso, può essere molto profondo. È un'occasione di scambio di pensieri, di affetti, di tratti di vita. Penso che lo scambio di qualcosa di sé tra le persone sia forse la cosa più bella che si possa vivere. È comunque fra le più importanti. Senza di essa non si riesce a vivere bene. È con questo scambio che il nostro animo e la nostra mente si arricchiscono e si trasformano continuamente. E questo vuol dire essere “vivi”. Quando siamo abbastanza fortunati è la vita quotidiana che ce ne offre la possibilità. Un “lavoro” come il mio (che è un “lavoro”, ma ci vogliono anche le virgolette) è una delle possibilità in più che si può avere quando il contatto con gli altri attraversa un periodo di difficoltà. O lo attraversa il contatto con sé stessi.
Ma sono in parte anche scontento del lavoro che faccio. Si svolge dentro ad uno schema piuttosto rigido. Secondo questo schema, di massima, lo psichiatra, o l’operatore in genere, è quello che sa, quello che può fare, quello che dà, quello che ha la responsabilità. Il paziente, e chi gli sta vicino, è quello che sta male, che chiede aiuto, che riceve, che non sa fare.
Certo, le cose devono poter essere anche così. L’operatore deve essere competente e responsabile. Il problema è che la rigidità dello schema riduce molto quella possibilità meravigliosa, e utilissima, che è lo scambio di esperienze e di saperi. Utilissima per tutti. È quello che anche a Bologna cominciamo a chiamare, con una espressione un poco riduttiva, l’esperienza del “fare insieme”.
È in questo senso che II Faro rappresenta qualcosa di nuovo. È nuovo che l’iniziativa sia soprattutto di persone che vivono un disagio mentale (ma chi non vive un disagio mentale?). È nuovo che si voglia parlare di esperienze vere, con autenticità, senza eludere il tema del disagio psichico. È nuovo che si cerchi di coinvolgere in questo scambio di pensieri persone che sono seguite dai servizi di salute mentale, loro familiari, operatori e chiunque sia interessato. È nuovo ed è molto bello che tutto questo lo si vuole fare non per esibirsi, ma per incontrarsi. E magari divertirsi.
Penso che questo giornale potrà diventare una cosa “seria” e importante per molti. Credo che potrà essere appassionante lavorarci. Spero che noi operatori lo potremo vedere come una buona occasione, per noi.

Editoriale del giugno 2014

   Michela Trigari


S i dice che tutto deve cambiare perché nulla cambi. Ed è quello che è successo a questo giornalino, che in realtà assomiglia molto di più a una rivista. Di nuovo, infatti, Il Faro ha solo la veste grafica. Per il resto stessa spiaggia stesso mare, che significa che il contenuto non ha modificato la propria identità. L'unica cosa diversa è il contenitore. Ciò nonostante, qualcosa in questi mesi è cambiato: Il nuovo Faro, infatti, è frutto di un progetto ad hoc pensato per valorizzare sia la redazione sia le persone che vi scrivono, che sono soprattutto utenti in carico ai Centri di Salute Mentale (Csm) di Bologna e provincia ma anche familiari, operatori, associazioni, volontari e chiunque voglia esprimere il proprio pensiero in merito all'argomento che di volta in volta viene proposto.
Il progetto in questione si chiama “Nuova luce per Il Faro”, è stato finanziato dalla Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna e promosso da un trio di associazioni: Il Ventaglio di ORAV (capofila), I Diavoli Rossi e Spazio e Amicizia. Obiettivo? Consolidare e allo stesso tempo far crescere, anche con nuovi innesti, una realtà che è nata nel 2006 per dar voce a chi soffre di disagio psichico. Ecco allora alcune lezioni sulla legge sulla stampa, sulla composizione editoriale e sull'analisi comparata di alcune riviste – rivolte a tutta la redazione – e un corso di grafica editoriale frequentato solo da alcuni membri che, dopo aver imparato a usare Adobe InDesign e Photoshop, hanno poi impaginato il giornalino che state leggendo: questo numero sotto la guida di un tutor, i prossimi in progressiva autonomia. Inoltre la redazione – che nel frattempo è raddoppiata passando da otto a sedici componenti – è stata dotata di un pc portatile, di due licenze software Adobe e di un mini modem (portatile pure quello) con traffico Internet incluso.
Dall'impulso del progetto “Nuova luce per Il Faro” e grazie soprattutto alla volontà del Dipartimento di Salute Mentale – Dipendenze Patologiche dell'Ausl di Bologna, sono poi nati alcuni ISRA (Interventi sociali riabilitavi attivi): ovvero delle specie di mini riconoscimenti economici all'attività e all'impegno dei redattori che proseguiranno nel tempo e che si adegueranno anche se in futuro dovesse cambiare la normativa regionale in materia (le borse lavoro sono infatti oggetto di un grande ripensamento). Il Centro stampa dell'Ausl, invece, continuerà ancora a ‘regalarci’ la stampa di mille copie del giornalino che, come sempre, saranno distribuite gratuitamente non solo nei Centri di Salute Mentale di città e provincia. Per dare un riconoscimento ufficiale (e legale) a tutto questo gran lavoro abbiamo poi provveduto a registrare la testata in Tribunale e stiamo dando nuovo smalto anche al sito web.

Caro Faro, ti scrivo…

   Concy


C aro Faro, da tempo volevo scriverti, ma gli innumerevoli impegni personali e di lavoro spesso mi hanno costretto a rinviare. Volevo dirti che sembra ieri il giorno in cui sei nato… La tua piccola ‘famiglia’, Fabio in testa, trepidante, fremente ma eccitata e felice, ha iniziato a nutrirti, affinché i lettori, a loro volta, potessero trarre nutrimento da te. Mi ricordo come fosse ora che eri veramente piccolo, per cui affermare che eri un giornalino sarebbe un eufemismo, forse sarebbe più appropriato definirti ‘opuscoletto’, sì , un opuscoletto un po’ anemico, in bianco e nero, svezzato e cresciuto artigianalmente. La fotocopiatrice del CSM di San Lazzaro, tuo domicilio iniziale… erano più le volte che era sazia, per cui sputava fuori o plissettava le tue vesti, che quelle in cui ci forniva copie ben stirate. Erano circa duecentocinquanta le copie che si riusciva a realizzare. La sottoscritta, come Cappuccetto Rosso, circa ogni due mesi riempiva il suo ‘cestino’ di questo prezioso e salutare cibo per la mente e lo distribuiva manualmente in quasi tutte le sedi dei Servizi di Salute Mentale della città e della provincia, e ritirava, quando era pronto, il nutrimento monotematico in cartaceo fornito da colleghi, utenti, familiari e qualche cittadino. Oggi, a distanza di dieci anni, grazie all'affetto, all'amore, alle attenzioni, alle vitamine, integratori e chi più ne ha più ne metta, delle tante persone che si sono succedute e che ti hanno cresciuto con i propri manicaretti (alcune di queste, pur essendo vive dentro ognuno di noi, purtroppo non ci sono più) sei diventato un ‘ragazzo’ bello, forte e pieno di salute, i tuoi colori ne sono la prova tangibile! Anche la tecnologia ha dato una gran mano alla tua crescita, così ‘Cappuccetto Rosso’ ha smesso di girare, la fotocopiatrice e la spillatrice manuale di Luigi sono andate in pensione, le tue mille copie, realizzate dal Centro Stampa, arrivano ovunque, per contro gli alimenti per te li riceviamo via pc da tantissimi ‘benefattori’ esterni, sia individualmente che da gruppi di scrittura della nostra città. Sempre sul computer ti abbiamo costruito, con la supervisione di Dario e Antonio, una casa, dove potrai, se vorrai, restare all'infinito: qui è stato riposto, in un baule capientissimo, il tuo passato, il presente e si potrà riporre anche il tuo futuro. Moltissimi ti faranno visita, ormai la tua fama è MONDIALE, infatti non è arrivata soltanto in diverse regioni del territorio italiano ma ha travalicato l'Europa, visto che ci sono fans addirittura in Brasile e in Giappone.
Carissimo, ti auguro buone feste e lunghissima vita!

Caro Faro, ti scrivo…

   Mariangela


C aro Faro, ti ho visto nascere, a poco a poco sei cresciuto, diventato grande, importante e molti oggi sono i tuoi lettori, ma insieme a te è cresciuta anche la mia ammirazione e il mio apprezzamento per il tuo contenuto! Voglio svelarti un segreto: considero un onore godere dell'opportunità di scrivere articoli che vengono pubblicati nelle tue pagine ed in questo modo collaborare per la tua divulgazione, anche se il mio è un modesto contributo.Ti considero un amico che nella solitudine mi fa compagnia, una luce che illumina il cammino della vita, con consigli, esperienze, testimonianze, dimostrazioni di affetto e cultura, anch'essa importantissima per non annegare nel mare dell'ignoranza. Quest'anno ricordiamo in modo speciale il decimo anniversario della tua nascita, motivo di gioia per me e penso anche per tutti quelli che ti conoscono. Colgo l'occasione per porgere, anche a nome tuo, un sincero ringraziamento a Fabio Tolomelli e a Cristina Cavicchi, che con coraggio e determinazione ti hanno dato la vita, senza di loro non saresti mai nato! Termino questo mio scritto con l'augurio che tu possa continuare ad esistere per me e per coloro che dalle tue parole traggono beneficio.

Caro Faro, ti scrivo…

   Tina Gualandi


C aro Faro, ti scrivo perché tra breve festeggeremo i tuoi dieci anni e abbiamo pensato di fare anche quest’anno una strenna natalizia per i tuoi lettori come abbiamo fatto alla fine del 2011. Allora festeggiammo il 20° Faro con una piccola antologia di poesie (una era anche mia). Quest’anno non so ancora come sarà questa strenna natalizia; so che mi è stato chiesto di scriverti una letterina. Cosa posso dirti? Sono entrata a far parte della redazione nell’autunno del 2010. Prima avevo iniziato a partecipare al gruppo AMA “Per un linguaggio comune” poi al “Fare insieme”, quindi Lucia mi disse che se volevo potevo partecipare alla redazione del Faro. Andai, mi presentai, conobbi le persone della redazione e…incominciai a scrivere. Era da tanto che non scrivevo (dai tempi della scuola e dei concorsi che avevo fatto per cercare lavoro), ma scrivere per Il Faro era tutta un’altra cosa, perché potevo scrivere se ne avevo voglia, quanto volevo, senza limitazioni e nessuno mi contestava. A scuola mi dicevano che dovevo ampliare i miei concetti o che non approfondivo abbastanza le mie idee; ora ero libera, veramente libera di scrivere quello che mi pareva. Una volta – credo Lucia – mi disse che i miei articoli erano troppo lunghi! Che ridere! E come erano cambiate le cose! Con il Faro ho veramente scritto di tutto e di più e far parte della redazione mi è piaciuto veramente tanto perché eravamo noi che sceglievamo l’argomento del nuovo numero e perché mi sono accorta quasi subito che il nostro giornalino piaceva a tutti. Il Centro Stampa manda il Faro a tutti i C.S.M. di Bologna e provincia, io ne prendo un po’ e li porto ad amici e conoscenti, al mio medico, al mio psicoterapeuta, alle scuole (quando andiamo a parlare della salute mentale ai ragazzi) e tutti lo ricevono volentieri. Adesso con Francesca e Vincenzo stiamo telefonando a biblioteche e centri culturali perché vogliamo ampliare la distribuzione portando i numeri passati, presenti e futuri, in modo che chi riceverà il Faro veda anche com’è diventato più bello il nostro giornalino per un lavoro che è stato fatto e che ha migliorato la grafica. Caro Faro ti voglio bene.

Caro Faro, ti scrivo…

   Sertralino


C aro Faro, ci conosciamo ormai da mesi, anzi tra poco (sì, a gennaio!) festeggeremo il primo anniversario di nozze, o ti eri dimenticato? Gli anniversari, i compleanni e le ricorrenze in genere mi mettono di cattivo umore, per non parlare poi di mogli o mariti eventuali. Ma con te è diverso. Tu contraddici poco, non mi hai mai parlato né di suocere con il femore rotto da portare a casa, né di raccapriccianti domeniche all'Ikea e neanche di partite di calcetto il mercoledì sera. Se arrivo in redazione con gli occhi fuori dalle orbite per i miei soliti picchi d'ansia, mi accetti. Se vedi che ho fatto ritardo non chiedi la giustificazione. Se metto un pantalone rosso e una maglia gialla non devo pensare di essermi vestito in maniera ‘inadeguata’, perché sei una delle poche ‘persone’ che conosco che non giocano a farmi sentire ‘inadeguato’ o ‘incapace’ o non abbastanza efficiente. Certo a volte mi rattristi (e mi rattristo). Su questo numero avrei voluto scriverti tante cose sull'autonomia, ma non sono riuscito a scrivere un fico secco. L'autonomia è la più grossa delle mie spine nel fianco e mi procura un dolore lancinante, credimi. Viceversa nella mia vita tutto è dipendenza. Tu che sei saggio, sai quante e quali declinazioni possono avere le dipendenze. Oggi va di moda la dipendenza dal gioco d'azzardo, slot machines e video poker. Quella invece alle sostanze stupefacenti o all'alcool pur essendo una dipendenza ‘tosta’ tutto sommato è socialmente accettata. E le altre dipendenze esistono? Forse saranno solo stranezze di nicchia? Forse. O forse no.
Un abbraccio

Caro Faro, ti scrivo…

   Paola Scatola


C arissimo Faro, è già da tanto tempo che ti frequento e scrivo per te… è bello sentirsi ‘poetessa’! Solo e unicamente questo. Proprio così: volevo scrivere poesie e l’ho fatto sin da ragazza, ma il modo per pubblicarle non lo conoscevo. Poi, grazie a te, l’ho trovato. Volevo scrivere per qualcuno, dire anch'io qualcosa e dopo tanto tempo è accaduto... Il desiderio più desiderato della mia vita. Vorrei scrivere anche su di te, portavoce delle mie parole, anche su di te, Faro, e dirti: "ti voglio bene".

Caro Faro, ti scrivo…

   Luca Pasini


F rancamente in una lettera al Faro non so di che parlare, la mia esperienza in questa redazione è troppo breve per sapere che cosa dire. Quindi analizzerò le mie impressioni in merito alla testata. Il Faro ritengo che in un quadro pressoché generale, si può definire un giornale davvero lodevole, aiuta molto le persone e dà a tanti qualcosa con cui occupare il proprio tempo, parla di problemi concreti e mostra l’opinione delle persone che scrivono, senza influenzare o imporsi sui loro articoli. Trovo che sia gestito con equità democratica, anche nella redazione tutti hanno la possibilità di esprimersi e le decisioni sono prese tutti assieme. Se dovessi tuttavia, fare una critica si basa su un fatto: siccome molti se non addirittura tutti, gli argomenti trattati sono generati e influenzati dal mondo che ci circonda, ritengo sarebbe giusto, dedicare in ogni numero almeno un piccolo spazio alle principali notizie di cronaca.

Caro Faro, ti scrivo…

   Francesca


S ono arrivata al Faro nel febbraio 2014 per seguire un corso di grafica, dato che si era deciso di cambiare la veste grafica del giornalino che ora è diventata una bella rivista.
Da qui ho imparato a usare meglio il pc e ho cominciato a scrivere anch’io qualche articoletto sulla rivista, che di volta in volta verteva su un argomento diverso. Questo ha contribuito a stimolare la mia mente, documentandomi e ragionando di più sui vari temi proposti di volta in volta e mi ha arricchita interiormente, attraverso il confronto con gli altri utenti, redattori e operatori, che scrivevano sulla rivista. Il percorso che ho fatto ha rappresentato per me un’ottima palestra mentale che mi ha invogliato a riprendere a scrivere e a migliorarmi nel fare questo. Ho anche avuto la possibilità di proseguire in una sorta di formazione culturale, (dato che non sono riuscita a laurearmi purtroppo e ho dovuto interrompere l’università) attraverso il Faro Cultura una attività promossa su richiesta di qualche redattore fra cui io, che ripercorre la storia attraverso una panoramica generale che va dalla preistoria fino ai giorni nostri, scandita nelle varie tappe dalle differenti correnti letterarie, filosofiche, artistiche e dai movimenti culturali che le caratterizzano e rappresentano. Questa iniziativa è cominciata e spero possa riprendere dato che mi interessa ed è per me molto importante. Il Faro costituisce una fonte essenziale dalla quale ho attinto e continuo ad attingere gli strumenti necessari per una formazione continua sul versante culturale e tecnologico, con i vari corsi tenuti, sia di informatica che di grafica. Ma è anche una occasione di crescita personale sul piano umano e spirituale. Devo anche ringraziare Antonio che generosamente mi ha regalato un suo computer portatile che ora utilizzo e che porto sempre con me per seguire i corsi. Io ne posseggo uno a casa che è fisso e ha un vecchio programma, col quale lavoro solo da casa. Quindi non posso fare altro che ringraziare Il Faro e sperare di potere continuare a fare parte di questa redazione che mi sta dando davvero tanto.

Caro Faro, ti scrivo…

   Edoardo Bellanca


C aro Faro, alla tua luce illumini nella mia mente tanti volti, tante storie, tante anime messe a nudo, molte che ho conosciuto o che conosco... Ogni tua uscita è stata per me come la nascita di una nuova creatura, già preannunciata, già ne conoscevo il nome, poi pian piano vedevo il suo carattere formarsi, ne intuivo la crescita.
Vi ho partecipato anch’io, mi sentivo come quel muratore che aveva lavorato a un solo mattone, ma che era orgoglioso, poiché aveva partecipato a costruire una Cattedrale.
Un saluto a te e a tutti

   Giovanni Romagnani


Nel mosaico dell'anima ogni onda ha il suo tassello in un mare illuminato dal Faro

Una bella esperienza

   Michela

P iù che una rivista, una bella avventura. Ecco cos’è stato per me Il Faro. Un’esperienza positiva, che continua ad esserlo tuttora. Lo conoscevo appena quando mi sono approcciata alla sua redazione, ho imparato ad apprezzarlo sempre di più man mano che mi imbattevo nei suoi redattori. Perché, dietro le parole, ci sono pur sempre le persone che le pensano e le scrivono.
Buon Natale a tutti

Caro Faro, ti scrivo…

   Lucia


C arissimo Faretto, non prendertela per il diminutivo, è per affetto che ti chiamo così… So benissimo che ormai sei grande, ma sai, io mi considero un po’ la tua ‘tata’ e come tutte le ‘tate’ non posso non ricordare con commozione le prime tappe della tua vita. Ti ho visto appena nato, piccolo piccolo, deposto da Fabio e Cristina al calduccio nella culla del Fare Insieme e coccolato da Concy e Michele. Allora ti seguivo solo da lontano, poi a un certo punto è venuto il momento di venire a darti una mano a crescere e per me è stato l’inizio di una felice avventura. Mi piace tanto incontrare la redazione, così calda e originale e raccogliere nel mio famoso ‘brogliaccio’ tutti gli scritti, man mano che arrivano, così mi gusto le primizie e ogni volta constato con sorpresa che il mosaico si completa spontaneamente, senza lacune e senza ripetizioni: è il ‘miracolo del Faro’... Quasi per caso, poi, troviamo regolarmente sul nostro cammino anche gli esperti che ci offrono importanti contributi per l’inserto... E finalmente arriva il momento emozionante dell’impaginazione: noi pubblichiamo proprio tutto e tutto trova il suo spazio nelle pagine della rivista (devo dire che in questo secondo ‘miracolo’ un bel po’ di merito va alla pazienza di Marco e Claudio del Centro Stampa dell’AUSL, che si vedono recapitare pdf sempre più grossi…).
E così, ormai sei grande, mio caro Faretto: da un po’ indossi i ‘calzoni lunghi’, e i ‘sarti’ sono sempre più bravi (la grafica non è un gioco da ragazzi, ma gli impaginatori sono diventati abilissimi, grazie a Marco e Michela). Tanta gente ti conosce, ti apprezza e ti vuol bene… E io ti guardo camminare sicuro per la tua strada e prendere nuove iniziative in autonomia. Sono così fiera di te!

Caro Faro, ti scrivo…

   Lu Zen pass

Penso che, se si dovrà scrivere qualcosa, è proprio tutto inutile e senza senso se non si pensa che sarebbe prezioso scrivere pensieri tali che diano del buonumore o conforto ai lettori o che abbiano un barlume di utilità per noi stessi e gli altri. In tutti questi anni ho tentato timidamente di fare queste proposte come sogno. Il Faro è nato in un paese di campagna nel seminario del San Camillo, località La Pulce, ed era come la TV. Partiva in bianco e nero e veniva in città e dintorni vestito come gazze e lì ce ne sono tante. Un giorno ha incontrato e conosciuto la giornalista Michela Trigari che l’ha preso e adottato, ossia gli ha dato un'elegante veste grafica. Attorno al Faro lavorano in tanti da molto tempo anche se… ci sono stati arrivi e abbandoni. Esso compie tuttavia dieci anni di vita. Si può dire che sono stati fatti dieci volte alberi di Natale e presepi, ma poi esiste o c’è un modo oltre il calendario e l’orologio, attraverso il quale si possa riconoscere il tempo trascorso, se non festeggiando insieme mangiando… Oggi si pensa che una festa sia una mangiata insieme, diversa da quelle mangiate che si fanno da soli o con i propri cari o familiari. Così Il Faro potrà vestirsi ancora di pensieri significativi e luminosi perché in queste occasioni si può essere influenzati a nuovi pensieri. Il Faro continuerà ad esistere attraverso la collaborazione di gruppo; oggi che Il Faro è cresciuto si è trasferito in città dove continua a vivere tra noi a colori… Non aggiungo altro perché non voglio finire come il mio amico Cl-audio che, poiché parlava troppo, gli hanno tolto l’audio.

   Alberto


Caro Faro, vorrei mandare un augurio di tranquilla spensieratezza, senza dimenticare chi in questo mondo sta lottando per essere felice…

Caro Faro, ti scrivo…

   Stefy


C aro Faro, ripenso a quando ho iniziato a scrivere sulle tue pagine e allo stupore che ho provato quando ho visto che le mie parole venivano prese in considerazione. Non erano più considerate degli scarabocchi che sporcavano le pagine bianche di un quaderno, ma l’espressione delle mie emozioni e dei miei sentimenti che venivano dal profondo del mio cuore. Finalmente ero presa in considerazione come persona, non più la pagliaccia isterica sempre pronta alla lite, ma una persona che voleva dire le sue ragioni attraverso parole che parlavano del suo intimo; a volte parole tristi, a volte comiche e a volte stizzose che ho condiviso con tutti voi, redazione e lettori, facendovi piangere e anche ridere, sperando di avervi fatto anche riflettere a volte con i miei ragionamenti strani. Con voi ho condiviso e continuo a condividere ciò che passa per il mio mondo e tu, Faro, sei il telegiornale che racconta ciò che succede dentro me.

Caro Faro, ti scrivo…

   Fabio e Cristina


C aro Faro, ti scriviamo per ringraziarti di averci aperto una finestra nel mondo. Grazie ai tuoi temi abbiamo indagato su noi stessi e su tutto ciò che ci circonda. Ci siamo arricchiti sia come scrittori che come lettori. Hai stuzzicato la nostra curiosità e la voglia di conoscere. Sei stato molto terapeutico: valvola di sfogo per esteriorizzare paure e pensieri; strumento per indagare parti inconsce di noi stessi; ottimo antidepressivo grazie alla constatazione di aver scritto cose intelligenti, di vedere pubblicato il nostro pensiero e i complimenti dei lettori.
Grazie a te abbiamo dato vita ad una splendida redazione piena di amicizia, mai stanchi né di venirci, né di restarci. Si, sei un pensiero felice. Quando ti scriviamo qualche volta siamo un po’ impauriti dal foglio bianco o di non essere alla tua altezza. Ma poi le parole vengono illuminate dalla tua luce e corrette da Lucia. Impaginate dai bravissimi e instancabili Francesca, Dario e Antonio. Introdotte dalle bellissime opere d’arte scelte e recensite da Pier Giorgio e le spiritosissime opere nate dalla fantasia di Luigi Zen. Non da meno sono le sassate metaforiche di Giovanni. Ci congediamo augurandoti di continuare a crescere sia per contenuti sia per quantità spalancando a più persone una finestra che riempie i polmoni di ossigeno purissimo e gli occhi di luci e colori.
Grazie Faro. Buon Natale

Caro Faro, ti scrivo…

   Augusto Mocella


I l mio incontro con la redazione del Faro risale a quattro o cinque anni fa, forse al 2011. È stato per me una rivelazione. È una piccola comunità dove tutti sono molto sinceri, prima con sé stessi poi con gli altri. In particolare si mettono a nudo, nei loro racconti. Si è portati pertanto ad adeguarsi a questo ambiente e si tende con loro a fare lo stesso. Questa emancipazione di sincerità, favorisce l’amicizia reciproca. Si cerca così di venirsi incontro, di tollerare le mancanze o i difetti degli altri. Questo tipo di immersione porta tutti a dare il meglio di sé , spronando tutti a migliorarsi, anche se con alti e bassi. Tuttavia la direzione di marcia è sicura. Nel mentre ci si inoltra nella conoscenza delle persone si scoprono dei veri tesori che sono stati celati per pudore, ma quando vengono alla luce risplendono davanti a tutti come stelle... Queste rivelazioni danno modo agli altri di conoscersi maggiormente e di ricambiare. Normalmente non è facile mettersi a nudo, ma la disponibilità di ognuno incoraggia l’altro. Tutti sono delle miniere di diamanti a cielo aperto.
Grazie, FARO, ti sono riconoscente.

Caro Faro, ti scrivo…

   Paolo Majerù


I l Faro, è un giornale condotto da Utenti del CSM; molto interessante proprio perché è scritto da persone che le cose le sentono e le vivono sulla propria persona, o nei propri pensieri, ma soprattutto con il cuore in mano. Io stesso, devo al Faro tanto. È stato molto bello quando ho avuto la possibilità di scrivere anch’io qualche riga dei miei pensieri. GRAZIE FARO. Fa lo stesso regalo anche agli altri, quando lo leggono!

Caro Faro, ti scrivo…

   Antonio Marco Serra


C aro Faro, ci conosciamo fin dalla tua nascita, anche se all’inizio, lo confesso, ti guardavo con un certo sospetto: l’ennesimo giornalino con velleità letterarie. Ma poi tu, con costanza e perseveranza, mi hai convinto, prove alla mano, di quanto fossi utile e mi hai coinvolto sempre di più nei processi che portano all’uscita di ogni nuovo numero: la raccolta dei materiali, la scelta delle immagini e l’impaginazione oramai quasi professionale. Certo, a volte causi anche qualche patema d’animo: gli articoli che tardano ad arrivare, i tempi di uscita che si avvicinano troppo in fretta, qualche frizione tra i redattori da appianare. Ma questo aumenta il piacere quando infine, una volta stampato, posso tenerti tra le mie mani e sfogliarti soddisfatto del lavoro svolto. Ma in fondo sei ancora un bimbo, hai solo dieci anni, chissà quante soddisfazioni (e anche qualche preoccupazione) ci riserverai nel tuo futuro.

Caro Faro, ti scrivo…

   Darietto


S ono entrato nel Faro grazie a varie persone tra cui Jaja (Carla Facchini), Lucia Luminasi e il mitico fondatore, Fabio Tolomelli: da qui ho conosciuto anche la dolcissima Concetta. Con questo nuovo mondo che mi si apriva davanti, l’afflusso di nuovi soldini mi permise di poter comprare un notebook usato. Ero estremamente felice e il fatto di poter dare il mio contributo sia come utente per un mio articolo che come impaginatore per la mia capacità di utilizzo di Microsoft Word.
Andò tutto bene fino a quando arrivò il restyling della rivista: lì ebbi molto da litigare, sulla costruzione del sito internet. Però, un fatto positivo fu quello di conoscere Marco ed imparare lo stupendo programma di impaginazione “Adobe Indesign” che è milioni di volte più bello e maneggevole in confronto al vecchio Microsoft Word. Lì tornai ad essere felice e potei di nuovo usare la mia intelligenza per sfruttare appieno l’uso di quel software eccezionale. Nel frattempo comprai un notebook nuovo perché quello usato non lo supportava.
Malgrado le varie peripezie per i notebook, due usati e due nuovi: uno l’avevo donato ai miei per prenderne uno usato col wireless incluso e l’altro nuovo perché uno era defunto per colpa dell’acqua infiltratasi attraverso il touchpad, Il Faro mi ha dato, oltre gli articoli, la possibilità di spaziare nella comicità inserendo Dazzenger (sarebbe Kazzenger di Maurizio Crozza nella versione Dario), per dare una ventata, altrimenti la rivista sarebbe, a mio parere, molto pesante.

   Matteo Bosinelli


Viva Il Faro!
Cari amici, vicini e lontani.
Gioite: al varo
del nostro FARO
abbiamo impegnato
tutte le nostre mani.

   Piergiorgio Fanti


L'arte corrobora la mente e la porta verso l'infinito.

Un po’ di storia

   Lucia Luminasi


N asce nel 2006 un giornalino semplice semplice, definito ‘il giornale di tutti’ perché aperto alla collaborazione di chiunque abbia voglia di scrivere. “L’idea primigenia – dice Fabio Tolomelli, il fondatore - è nata da un pensiero metaforico mio e di Cristina Cavicchi: offrire un attracco sicuro a chi durante la vita si è trovato di fronte a tempeste tali da perdere il senso dell’orientamento. È un po’ questo il sentimento che si prova quando ci si ammala. Non si riesce più a metter ordine alle idee che ti passano per la testa…”. I contributi per la quasi totalità vengono da persone in cura presso i servizi di salute mentale e in qualche caso da familiari e operatori. Sono testimonianze, recensioni, racconti, poesie, in linea di massima attinenti a un tema che viene proposto di volta in volta. Il Faro offre al mondo del disagio psichico la possibilità di far sentire la propria voce. Fra le conseguenze positive, l’effetto ‘terapeutico’ che lo scrivere in sé e poi il vedere pubblicato il proprio scritto può dare a chi soffre; la consolazione di leggere che altri sono passati attraverso esperienze simili alle proprie; l’essere inclusi in un gruppo, anzi, in una rete di lavoro, in cui tutti sono portati a pari dignità e contribuiscono a realizzare un prodotto apprezzato; la diffusione all’interno dei luoghi di cura di un giornalino gradevole e interessante, da leggere nei tempi di attesa e da portare a casa gratuitamente; la presentazione all’esterno di una immagine della malattia mentale ben diversa dallo stereotipo usualmente percepito attraverso i mass media…Col tempo il fascicolo diventa sempre più corposo e riceve testi, oltre che da singoli collaboratori, da gruppi di scrittura che si tengono in centri diurni, residenze, associazioni. Dal 2009 viene aggiunto un inserto con contenuti più scientifici elaborati da esperti. Il lavoro redazionale si svolge in modo ‘artigianale’, portandosi il computer da casa, dopo avervi salvato testi e immagini. Molti contributi arrivano scritti a mano, perciò devono essere trascritti. La redazione esamina i testi uno per uno. Completato ogni numero si decide insieme il nuovo tema da proporre. Grazie a un accordo con il Dipartimento di Salute Mentale - Dipendenze Patologiche di Bologna, a partire dal 2011 un giovane utente in borsa lavoro presso Il Ventaglio di ORAV si occupa dell’impaginazione. Con il progetto “Nuova luce per il Faro” (2013/14), finanziato dalla Fondazione del Monte, oltre al restyling grafico del giornalino è stato messo in atto un corso di grafica che ha coinvolto cinque utenti. Nei primi tempi ogni numero veniva fotocopiato da volonterosi un po’ qua un po’ là, assemblato mediante uno strumento costruito da un ingegnoso redattore e infine distribuito alla spicciolata. Oggi Il Faro viene stampato in mille copie presso il Centro Stampa dell’AUSL, che ne assicura anche la distribuzione in tutti i Centri di Salute Mentale di Bologna e provincia. La redazione si occupa della diffusione degli stampati all’esterno e dell’invio in pdf a un vasto indirizzario. Ora stiamo lavorando a un’organizzazione del lavoro più efficace, in modo da rendere regolare la cadenza e ampliare l’attività del sito internet. Il nuovo Faro resta fedele comunque al modello iniziale, molto apprezzato dai lettori.

Le copertine del Nuovo Faro