novembre-dicembre 2010 - anno IV  n. 4 - Il viaggio


sommario

Fabio Tolomelli

Editoriale

Piergiorgio Fanti

Analisi del dipinto di Morbelli: La stazione centrale

L. L.

C'è valigia e valigia

Costanza

Un biglietto per il giro del mondo

Angela Donati e PolFerro

Può sembrare facile

T. G.

Storie di donne in treno

Giorgia Bolognini

Riflessioni di Giorgia

Anonimo dell'Ottonello

Un viaggio interiore

Anonimo dell'Ottonello

Un viaggio di piacere

Anonimo dell'Ottonello

Un viaggio che si vorrebbe fare ma non si può

Mariangela

Il viaggio della vita

Luigi Zen

L'uomo nel viaggio della vita

Tina Gualandi

Il mio viaggio più bello

Chiara Reitani

Una nuova vita

Dario Baietti

Il mio viaggio: Spirituale & Fisico

Edoardo

Verso qualcosa

Tina

Viaggiare con la TV

Antonio Marco Serra

Viaggio verso l'ombelico del mondo

Luigi Zen

La tartaruga conosce le strade meglio della lepre

Dedicato ad Arianna
Lo spazio della poesia

 

      Piergiorgio Fanti     Da Monaco
      Anonimo     Ti osservo
      Loopa Sonivree     Camminare
      Lucio Polazzi     Siamo tutti fratelli
      Piergiorgio Fanti     Ritorno
      Paola Scatola     Colsi l’occasione quella volta
      Antonio M. Serra     L’arduo viaggio (a mia moglie)
      Paola Scatola     Vorrei
      Paola Scatola     Quando te ne vai
      Marcella     Amico mio

Lucia

L’arte del viaggio

Cinzia

Il mio viaggio, regalo dei miei cinquant’anni…

Massimiliano Volta, Dario Baietti

Un fantastico “dolce” viaggio

L. L.

Temo che la venuta non sia folle…

Giorgia Busti (a cura)

Leggiamo insieme (Casa Mantovani)

Gruppo di ArteInsieme

Giallo rosa ai Caraibi

Luigi Zen

Freddura

Laborat. ArteInsieme

L'isola del tesoro (3a puntata)

Luigi Zeni

L’uomo e le sedici teste

Luigi Zen

Lo stuzzichino

 

Editoriale


Che bella parola, viaggio. Si lega a tante belle cose a tanti ricordi. Persino il suo contrario (sosta) evoca stati d’animo felici. Tuttavia prima di parlare dei miei viaggi riporto come descrive il viaggio Wikipedia: “il viaggio è il tragitto che si compie per spostarsi da un luogo di partenza a un altro.
Alla base del viaggio possono esservi motivazioni personali (per es. il turismo, la visita di amici o familiari lontani) o professionali (per es., i viaggi di affari, l'istruzione). Il viaggio può essere inteso non solo in senso fisico, in un contesto spazio temporale, ma anche in senso metaforico come espressione di abbandono, ricerca interiore, desiderio.” Il termine è usato anche da chi fa uso di sostanze stupefacenti per descriverne l’effetto.
Tornando al mio rapporto con il viaggio, il primo legame che mi viene alla mente è quello che si lega a vacanza, magari in luoghi lontani. Alcune volte il viaggio in sé è più bello dell’intera vacanza. Spesso mi è capitato di fare vacanze a casa, ma non erano ristoratrici e arricchenti sotto tutti i profili come quelle accompagnate da un bel viaggio. In vita mia di viaggi ne ho fatti molti e con vari mezzi: dalla bicicletta all’aereo, dalla moto alla nave, dalle marce a piedi al treno, per finire con l’automobile.
Non posso dire che ci sia stato un viaggio più bello di un altro. Tutti avevano in comune il fascino della scoperta. Quando ero in cammino nel centro delle città c’era l’immersione con la gente del posto e la veduta di case, chiese ed edifici di forte impatto storico e culturale. Quando ero in escursione, soprattutto per i monti ma anche in riva al mare, tutti i sensi si attivavano facendomi vivere il presente in modo incredibilmente vivo.
Ho viaggiato molto in bicicletta, tuttavia mi sono divertito di più ad usarla come mezzo per valutare la mia resistenza alla fatica e allo stress: in sostanza mi piaceva allenarmi su percorsi molto impegnativi per poi confrontarmi in eventi agonistici. In moto prevale il senso di libertà e il divertimento di affrontare in sicurezza le curve. L’auto è il mezzo più comodo di spostarsi, ci si può portare al seguito molte cose ed molto comodo se non si incontrano file. Il treno è il mezzo con cui mi è capitato di conoscere nuove persone a volte interessanti, altre terribilmente rompiscatole. L’attraversata in nave è molto romantica, specie se si dorme sul ponte e magari si parte al tramonto e si arriva all’alba. L’aereo è il mezzo che ci ha reso vicini i posti più lontani ed è forse il mezzo più emozionante sotto il profilo adrenergico.
Il viaggio, o percorso terapeutico con il mio psicologo Samuele Orsucci è veramente una bella esperienza, nel senso che lui mi ha preso per mano e lentamente mi ha fatto ripercorrere la mia vita, sbrogliando con molta delicatezza i nodi più dolorosi della mia esistenza. Ora non crollo più tutte le volte che mi vengono alla mente le mie colpe e il mio viaggio su questa terra è molto più sereno e aperto a nuove esperienze senza il terrore di sbagliare.
Anche la vita, in fondo, è un viaggio. Buon viaggio a tutti!


Fabio Tolomelli


Angelo Morbelli La stazione centrale (di Milano), 1887

Olio su tela, 57,5x100 cm.
Galleria d'Arte Moderna, Civiche Raccolte d'Arte, Milano


pagina 1

Forse memore delle famose vedute della stazione di Saint Lazare, di Claude Monet, vibranti di colore e dove tutto sembra fluido, senza gravità, Angelo Morbelli ci dà una versione “verista” della stazione centrale di Milano, permeata, per così dire, da un’atavica fisicità, che la rende assai poco fruibile ad un primo sguardo.
Pian piano ci si incomincia ad addentrare nel dipinto, tutto giocato sulle cosiddette “forme chiuse” sia compositive che coloristiche; in primo piano, d’altra parte si afferma la prevalenza degli effetti luminosi, ottenuti attraverso un colore franto, che preannuncia il passaggio ad un’applicazione sistematica del Divisionismo.
Questa tranche de vie cittadina è inusuale per Morbelli che deve la sua fama soprattutto ai dipinti raffiguranti gli ospiti del Pio Albergo Trivulzio di Milano.
Il realismo meditativo di Morbelli trova il suo motivo centrale nell’inquietante reportage sulla vecchiaia, in cui egli sembra cogliere il malessere sociale diun’epoca.


Piergiorgio Fanti


C'è valigia e valigia


La parola “viaggio” deriva dal provenzale viatge, che a sua volta proviene dal latino viaticum, la provvista necessaria per mettersi in via, cioè per viaggiare.
Curiosamente, in inglese “viaggiare” si dice to travel. La radice è la stessa del francese travailler (=lavorare) e dell’italiano travaglio (=impegno, fase di passaggio, che implica fatica e sofferenza spirituale o fisica).
Viaggiare in effetti non è sempre un divertimento.


pagina 1

L.L.


Un biglietto per il giro del mondo


Mi sono chiesta spesso se non sia il caso di partire, di lasciare la città che mi ha accolta con un abbraccio alla mia nascita e dopo quarant’anni ancora fatica a lasciarmi andare. Sovente questo pensiero si sistema comodamente dentro la mia immaginazione proprio mentre siedo sull’autobus. All’inizio non capivo come mai proprio in quel luogo il mondo mi chiamasse, proprio in quello spazio, a volte così angusto, dove spendo lunghe ore della mia giornata. Lì invento viaggi che scivolano lungo i grandi fiumi della terra, sovrastano le città più attraenti, da Timbuctù a New York senza soluzione di continuità, fumo il narghilè e assaggio falafel nella speranza di comprendere i segreti nascosti nelle gastronomie e nelle abitudini, imparo suoni cupi e profondi o soavi e leggeri come petali che cadono a terra a decorare il tragitto. Tutto solo nella mia testa. Guardando i miei compagni di viaggio sull’autobus, invece, cerco di interpretare gesti e volti presenti, sebbene sconosciuti, nel tentativo di trasformare la distanza in occasione buona per l’incontro. Non è spontanea in me l’accoglienza, prima viene la diffidenza, quell’abbassare lo sguardo che blocca ogni dialogo e tutti gli incontri. Quando me ne rendo conto, mi sforzo di ricordare i volti per non fare torti affinché le espressioni possano invadermi e conquistarmi. Non esistono persone che non mi piacciano, penso, esistono persone giovani, persone anziane, tristi o allegre, esistono sguardi affascinanti e sguardi volitivi. Ognuno racconta un viaggio, il suo personalissimo punto di vista sul mondo e sulla vita.
È così che ho incominciato a comprendere perché mai proprio sull’autobus il mio cuore fosse attratto dall’idea di un altrove verso cui dirigersi. In quello spazio, infatti, noi persone portiamo mondi lontani dentro la stessa città, in quel minuscolo luogo geografico, che ci costringe al contatto, il flusso della differenza e della molteplicità si condensa e diventiamo tutti compagni dello stesso viaggio intorno al mondo. La realtà tangibile di un odore aspro o dolcissimo, del vestito e del velo colorati di quella donna in piedi al centro della corsia, delle borse pesanti di chi si affatica a trasportare tutto ciò che possiede con l’unico mezzo che ha a disposizione, della fame e della sete di chi ha girato tutto il santo giorno per cercare un lavoro, delle strilla dei bambini, dei sorrisi degli amici e di coloro che non capiscono il senso di ciò che li circonda, questa realtà trabocca all’orario di punta. E oggi mi chiedo se non sia per paura di non essere accolta che il mio pensiero si fa immaginazione ancor prima di aver guardato con simpatia il volto del mio vicino, in autobus. Così mi ritrovo a pensare: “Partirò un giorno forse, ma non posso dire di non avere ancora visto il mondo. Quell’uomo anziano, proveniente da un luogo lontano e sconosciuto, è il mondo che viene più vicino, non conosco il suo nome ma posso almeno essere gentile con lui, perché la storia vera della sua vita indica la strada verso la mia partenza.”


Costanza


Può sembrare facile


Il viaggio alla scoperta del nuovo, per ritrovare ciò che da sempre era già nostro…
Può sembrare facile prepararci per un viaggio, a maggior ragione se vogliamo vedere posti nuovi, se amiamo farci prendere dalle emozioni. Assaporare quel tramonto che solitamente è nascosto dai palazzi, proseguito dal buio delle vie buie delle nostre città e lasciarsi prendere dalle sue luci e dai colori che cambiano in fretta, divenendo altro in pochi minuti. Respirare l’aria che spinge sul viso, seduti su un battello che di sera raggiunge terra tra i lampioni. Camminare piccolissimi sotto le colonne di un monumento, minuto per eccellenza, nel lasso di tempo di poche ere. Affascinati tra i quadri di una galleria d’arte, estetismo narcisista fine giusto non solo in sé, tra le persone nelle strade di un mercatino dove tutto è visibile ed è appeso a portata di mano, anche se allo stesso tempo variabile sottratta alle iniquità del tempo stesso. Lontani dalla vita di tutti i giorni, felici ed anche coraggiosi. Può sembrare facile preparare i bagagli, decidere dove e come andare, ma non lo è. La novità affascina, ma può fare rinascere le paure sommerse, le insicurezze, ridare corpo ai vuoti interiori, mondi inferi da non sotterrare mai: analizzarsi è analizzare quel limbo espresso dalle loro pesanti presenze. Ci si può bloccare, sentendosi imprigionati dalla voglia di andare e la tranquillità del restare, antitesi filosofica di concetti apparentemente mai appaiabili tra loro.
Sentirsi imbarazzati nel fare quel passo diverso dal solito come se ci esponessimo di più alla vista ed al giudizio degli altri: essere sé stessi, essere sé altri, fichtiana teoria di disfunione in unione disfordinata di visioni proprie ed altrui. Difficile fare quel passo se non ci sentiamo proprio fino in fondo come vogliamo ci vedano le persone attorno.
Se ci lasciamo prendere per mano dell’amico che è in noi, dall’amico che è fuori di noi, dalle nostre passioni, diversissime ma dirompenti, allora non ci siamo più per come vorremmo essere, ma semplicemente per come realmente siamo e può diventare facile intraprendere il nostro viaggio.


Angela Donati & PolFerro


Storie di donne in treno


Tempo fa, mentre ero dal parrucchiere, sfogliavo un settimanale di gossip e notiziole varie e una lettera attirò la mia attenzione: una ragazza scriveva in redazione raccontando ciò che le era successo durante un viaggio. Si trovava in treno, e nel suo scompartimento uomini distinti e di buona presenza conversavano del più e del meno.
A un certo punto, in un tratto di galleria, la signorina aveva sentito sotto la gonna due mani che davano una tastatina generale alle sue cosce. Era restata esterrefatta soprattutto perché a galleria terminata la conversazione era ripresa come se nulla fosse successo. Chi era il palpeggiatore? A questa domanda non era stato possibile trovare risposta, perché i signori del treno erano delle vere e proprie sfingi…
Un’amica, anni fa, tornava da Padova in treno. Era stata a scuola nel pomeriggio, a un consiglio di classe, e aveva fatto tardi. Per tornare a Bologna aveva dovuto prendere un treno locale (uno di quei treni lunghi lunghi, grigi grigi, che si fermano a ogni cagatina di stazione… Era seduta in uno scompartimento da sola e, come faceva sempre nei suoi viaggi lunghi e monotoni, sferruzzava. A un certo punto qualcuno era entrato nello scompartimento e tossicchiando aveva attirato la sua attenzione. Lei aveva alzato gli occhi e aveva visto che… il tizio si era aperto i pantaloni. E lei :“Ben ben ben ben… metta ben via… metta ben via quel coso lì!!!”. Lui, come un razzo, aveva lasciato lo scompartimento e lei…aveva continuato a lavorare a maglia.


T.G.


Riflessioni di Giorgia


Siamo nel 2011 e ci stiamo ancora chiedendo dove stiamo andando. Sicuramente oltre il millennio, oltre il XX secolo. Ci aspettavamo la fine del mondo nel 2000 e adesso che ci siamo, ci chiediamo ancora come cambierà…
"Spazio 1999", "2001 Odissea nello Spazio", "2013 La Fortezza"… Quanti film abbiamo inventato per immaginarci come l'umanità si evolve o dove andremo.
Qual è il viaggio? Il viaggio della vita, del karma, il destino (così come lo intendono nella religione induista), la reincarnazione. Il raggiungimento del nirvana. Oppure, nella religione cattolica, il Paradiso, meta e premio degli eletti e di una umanità sofferente. Ma stiamo parlando di traguardi, arrivi. Prima di tutto però viene il viaggio.
Prepararsi al viaggio, alla partenza, all'arrivo.
Ci chiediamo cosa stiamo facendo della nostra vita. Come stiamo usando i nostri talenti. Come usiamo le conoscenze, la scienza senza dubbio sta facendo grandi passi...
Riesce difficile immaginare l'infinito, sia nello spazio, che nel tempo.
Ma che cos'è l'eternità? Un moto perpetuo? Un equilibrio di pianeti e di cosmi? L'astratto? Semmai può essere un continuo rinnovarsi e modificarsi dello stato delle cose. Un mutamento continuo. Trasformazione di energie. Immagino qualcosa di grande. Una nuova creazione di dei e di stelle.
Eroi e fantasmi tornano a vivere, non più di un mondo onirico, solo di fantasia, ma, in qualche aspetto, si materializzano. Mentre le persone che vivono in questo mondo potrebbero diventare creature astratte, immaginiamo di essere angeli. Il viaggio che ci porta lontano è iniziato con la creazione dell'Universo e dei pianeti, poi dell'uomo, posto al di sopra di tutte le creature terrestri. Ma gli angeli sono superiori all'uomo.
Se consideriamo tutto questo, e quanti millenni ci sono voluti per raggiungere una sorta di perfezione terrena, così come intende l'individuo di adesso, il "progresso", io sono contraria a questo falso progresso. Potrebbe essere che ci sia un ritorno, cioè che, invece che passare dall'Universo all'uomo, si passi dall'uomo all'Universo. Universo come si intende nella filosofia e nella metafisica. La religione soltanto non basta a spiegare l'Universo.
Il Vangelo e le parabole ci danno un'idea sul comportamento umano, ma del viaggio ci fanno intravedere solo qualche accenno. Il padrone di casa che si assenta per un lungo viaggio e ritorna senza avvisare, come un ladro. Il figliol prodigo che parte per cercare fortuna in un paese lontano e torna alla casa paterna dopo avere sperperato tutti i suoi averi.
Ma qual è lo scopo del viaggio?
Ci sono alcune fonti che rivelano alcuni aspetti interiori sulla vita di Gesù, in particolare in riferimento a dei viaggi che lui avrebbe fatto e che non vengono riconosciuti dalla Chiesa, come nel caso dei Vangeli apocrifi, soprattutto in India. L’oriente ha sempre esercitato un grande fascino sulla società occidentale.
Negli anni ’60 il mondo ha raggiunto l’apoteosi, un trionfo di ideali altissimi e sublimi. Era sicuramente una società perfetta. La massima apertura mentale.
L’invenzione dell’acido lisergico L.S.D.
India → Viaggio mistico
Woodstock → Movimento hippie
Milos Forman → Hair → Qualcuno volò sul nido del cuculo → Psichiatria d’altri tempi → Legge Basaglia
Kerouack → On the road
Viaggi → Autostop → Lavori occasionali
R. Allan Monroe → Esperienze extrasensoriali ed extracorporee.
La gioventù degli anni ‘60f’70 aveva come meta preferita l’India. Molti partivano per viaggi di “diverso tipo”, che si evolvevano in esperienze mistiche e spirituali. C’erano figure di riferimento come santoni e guru, che guidavano con una sorta di prodigio esistenziale, gli animi persi del capitalismo occidentale, alla ricerca di sé stessi. Sempre nel contesto storico di questo periodo nasce il movimento hippie che prende forma da una visione POETICA della vita. Natura, pace, amore. Vivevano in comunità: centri di aggregazione.
Pacifismo → Contro la guerra in Vietnam.
Concludo questo articolo dicendo che ognuno di noi ha il proprio viaggio dentro di sé, e deve trovare le persone giuste per scoprirlo.


Giorgia Bolognini


Un viaggio interiore


è ciò che nulla può fermare… il viaggio interiore è lo sviluppo della mente.
L’involucro corporale sbiadito dagli anni. Il coraggio affievolito dalle paure.
L’animo violentemente raschiato e riempito dalle emozioni.
… potrai rafforzarti cavalcando le emozioni, ma in realtà raggiungerai l’apice dell’essenza solo dominando la ragione… allora l’unica variabile su cui potrai intervenire nell’arco temporale della tua vita è la tua mente. Solo lei potrà mostrarti la mescolanza delle diverse tonalità di colori e di odori che ti circondano quando tornato a casa dall’ennesima avventura ti sentirai nuovamente smarrito.


Anonimo (dall'Ottonello)


Un viaggio di piacere


Il viaggio più bello è entrare nella mente della gente.
E l’altro viaggio è stare su un’isola deserta per poter osservare la natura dell’isola e le sue meraviglie.
Altro viaggio è nelle mente degli animali.
E l’altro viaggio è volare più in alto possibile.


Anonimo (dall'Ottonello)


Un viaggio che si vorrebbe fare ma non si può


Vorrei fare un viaggio a Riccione, ma purtroppo costa molto. Non è un caso, forse, che Riccione sia definita la “perla dell’Adriatico e quindi è molto cara.
Riccione mi ricorda il periodo quando ero ancora giovane e spensierato, ma il tempo passa e le cose cambiano.
Ho un bel ricordo dell’Acquafan, delle partite di calcio organizzate al Parco della Resistenza, quella strana serata al Pascià.
Insomma, lo definirei un “one fine day”, che non ritornerà mai più, ma forse chissà?
Un giorno tornerò a Riccione, anche d’inverno, perché la “Perla dell’Adriatico” ha qualcosa di magico.
Inoltre rivivo il periodo più bello della mia vita.


Anonimo (dall'Ottonello)


Il viaggio della vita


Nella casa delle ragazze madri s'ode un vagito: è Maria Stella che viene alla luce. Per lei non è un lieto evento, perché, benché sia una bambina sana e senza difetti, la madre non la riconosce come figlia e l'abbandona. All'inizio della sua vita per Maria Stella mamma e papà sono gli infermieri dell'ospedale dove è nata. Ben presto per lei le cose cambiano, a soli sei mesi viene affidata ad una coppia di agricoltori ben disposti ad accettarla come figlia. Per sette anni Maria Stella trascorre un'infanzia felice, anche se le condizioni della famiglia sono modeste. Questo stato di benessere e felicità purtroppo viene a cessare perché la madre naturale si fa avanti e la riconosce, con il pretesto che Maria Stella non frequenta regolarmente la scuola e deve avere un'istruzione adeguata. Così viene strappata alla famiglia affidataria e sbattuta da un istituto all'altro, subendo un trauma terribile. Non ha più le persone che ama e per questo motivo per nove mesi non parla con nessuno. "Non voglio più nessuno, non voglio più nessuno"… Questo è il suo pensiero ricorrente, che non svelerà a nessuno, ma che si porterà dietro per molto tempo. Finalmente all'età di dieci anni per Maria Stella si trova una collocazione stabile, viene trasferita in un orfanotrofio situato nella sua città di nascita, qui riceve un'istruzione e le cure di cui tanto necessita. Terminate le scuole medie, Maria Stella viene trasferita in una casa famiglia, dove può restare fino alla maggiore età. In casa famiglia ha la possibilità di frequentare l'Istituto Professionale di Stato, che è di formazione al lavoro, frequenta il corso di camiceria e ben presto trova un lavoro. È certamente vero che questa è l'età in cui si ricomincia a crescere, ma per Maria Stella è anche il tempo in cui nascono i primi amori. Maria Stella trova un ragazzo che la corteggia, così a ventidue anni si sposa. Dal suo matrimonio nascono tre figli, due maschi e una femminuccia. Trascorre tanti anni felici, ma col passare del tempo le cose cambiano.
Il marito comincia a mostrare immaturità e poco apprezzamento per lei, così i rapporti pian piano si deteriorano, cominciano così le prime incomprensioni e i litigi diventano sempre più frequenti, tanto che un giorno il marito se ne va, abbandona la famiglia per soddisfare una relazione extra coniugale.
"Se ne è andato come un ladro, di nascosto, senza salutare nessuno"… Con queste parole reagiscono i suoi figli. Il matrimonio di Maria Stella è durato ventinove anni, ma dopo l'abbandono Maria Stella si rivolge a un avvocato per tutelare i suoi diritti. La sua sarà una separazione giudiziale che col tempo culminerà nel divorzio. Ora Maria Stella è sola con i suoi figli, ma tutti si rendono più responsabili e si rendono conto che per mamma il divorzio non è un dolore, ma una liberazione. Dopo alcuni anni la salute di Maria Stella si fa preoccupante, comincia ad avere problemi psichiatrici e disturbi del comportamento, da dolce e amorevole, diventa violenta ed aggressiva perfino con i suoi figli, così le viene fatto un trattamento sanitario obbligatorio, perché rifiuta il ricovero ospedaliero.
È proprio all'ospedale psichiatrico che Maria Stella fa una nuova conoscenza: è un ragazzo molto più giovane di lei, ma, nonostante questo, lui la corteggia, così Maria Stella s'innamora di nuovo.
Terminata la degenza in ospedale cominciano a frequentarsi regolarmente. È un ragazzo dolce e passionale e fra i due nasce un rapporto meraviglioso, e per alcuni mesi Maria Stella abita con il suo innamorato. In questo periodo, però, comincia a conoscere il vero carattere del suo compagno. È un forte bevitore, è un uomo violento, spesso la picchia, lasciandole lividi per tutto il corpo. Questa è certamente una relazione difficile, ma Maria Stella sembra non rendersene conto e continua a stare con lui. All’improvviso però nella vita di Maria Stella succede qualcosa di terribile, è come un fulmine che squarcia l’azzurro del suo cielo. A soli trent’anni la sua figlia minore muore in un incidente stradale. Questo avvenimento è come una lancia che trafigge il cuore di Maria Stella e dei suoi cari, il suo cuore sanguina, sanguina e non ha più ristoro. Dopo questo avvenimento decide di lasciare temporaneamente il suo compagno e ritorna nella sua casa per continuare ad abitare con il figlio maggiore che ancora abita lì. La sua mente non è più quella di prima, ha perso la nozione del tempo, non conosce più la strada di casa e non riesce più a fare le cose che abitualmente faceva. I suoi figli le sono di grande aiuto, anche se spesso piangono insieme. Anche gli operatori del Centro di Salute Mentale di via Cimarosa l’aiutano a superare questo momento doloroso, specialmente con la loro calorosa vicinanza. Sono mesi lunghi e difficili, ma col tempo Maria Stella e i suoi figli si riprendono e riacquistano la gioia di vivere. Così il suo figlio maggiore, ormai adulto, decide di andare ad abitare da solo, perché sente il bisogno della sua autonomia: mamma sa risolvere le sue mansioni da sola e può sempre contare sull’aiuto dei figli. Ora che il figlio è uscito di casa, Maria Stella si rende conto che la casa è più spaziosa e così la sua ex fiamma si fa risentire e ritorna alla carica. Lui esprime il desiderio di abitare con Maria Stella, perché soffre molto di solitudine e la sua casa è meno confortevole. I figli di Maria Stella le sconsigliano la convivenza, ma lei pensa che una volta insieme in una abitazione più confortevole sarà in grado di gestire la personalità del suo compagno. Ma, ahimè, questo sarà il più grave errore della sua vita. All’inizio il suo compagno sembra cambiato: è gentile e amorevole come piace a lei, ma ben presto riaffiora la sua vecchia personalità. Ogni volta che beve per Maria Stella sono botte, pugni, calci, piatti che volano, lui butta a terra soprammobili, bicchieri e portacenere che vanno in mille pezzi. Poi grida “Pulisci, sguattera, che questo è il tuo mestiere!”. Il suo carattere forte soffoca la personalità di Maria Stella, che vorrebbe ribellarsi e difendersi, ma non ha la forza di reagire. È come divorata da un vortice che pian piano la inghiotte, fino a farla soffocare e accettare ogni cosa senza reagire. Oltre al vizio del bere, lui manifesta anche quello del videopoker. Spende tutto il suo denaro nel gioco, poi, quando non ne ha più, costringe Maria Stella a dargli il suo e così, a poco a poco, si riducono in povertà, costretti ad elemosinare il cibo dal parroco. Maria Stella sta vivendo un momento molto difficile della sua vita, ha perso la voglia di vivere e non ama nemmeno più il suo compagno, desidera solo rompere questa relazione. In questa occasione Maria Stella però acquista il coraggio di reagire. Da sola non ne ha le capacità perché lui la minaccia dicendo che se lei lo lascia lui le brucia la casa. “Comincio dalle tende”, spesso le ripete “e brucio la macchina dei tuoi figli”…
Finalmente, dopo tanti tentativi, Maria Stella riesce a telefonare di nascosto ai suoi figli e insieme a loro si rivolge al Servizio di Salute Mentale, che con l’aiuto delle forze dell’ordine riesce a mandarlo via di casa. Ora non ha un compagno, ma è felice, ha i suoi figli e il suo nipotino che tanto ama e che le ridona i sorrisi e le gioie perdute. La vita a volte può rivelarsi un viaggio duro e difficile, ma rimane comunque il più grande dono che abbiamo ricevuto e che ogni creatura cerca di preservare. Possiamo sempre sperare che qualcosa cambi e se questo non avviene dobbiamo essere attenti alle occasioni che veramente sono necessarie al nostro benessere, sapendo cogliere le opportunità che ancora la vita ci offre e che possono rendere il viaggio della vita più leggero.


Mariangela


L'uomo nel viaggio della vita


L’uomo ha due riassunti: il bambino è il primo, il secondo è la vecchiaia.
L’uomo dovrà perdonare al bambino di ragionare ancora non completamente…
al vecchio dovrà perdonare di non aver più voglia o di non poter più ragionare.


Luigi Zen


Il mio viaggio più bello


Amo viaggiare e se avessi tanti soldi o vincessi al superenalotto, o azzeccassi un “turista per sempre”, sarei continuamente in giro, soprattutto alla ricerca di luoghi caldi e di mare, perché adoro i vestiti leggeri, le ciabatte da portare senza calze, nuotare e galleggiare nell’acqua salata (meglio se pulita e con i pesci).
Ogni viaggio è un’esperienza bellissima e conservo nel mio cuore e nella mente il ricordo di tutti quelli che ho fatto. Potrei parlare di Parigi (il mio primo viaggio da sola, in treno, nel maggio del 1979), di Londra ( e della bellissima sensazione di essere in aereo tra le nuvole simili a montagne di ovatta), di Formentera, Ventotene, Ischia, Procida, Capri, Budapest... e tante gite, fatte fin dai tempi della scuola media (anche se in Italia e di un solo giorno).
Ma il viaggio che non dimenticherò mai e poi mai, e che ha fatto bene al mio spirito, al mio cuore alla mia mente e al mio fisico è sicuramente la bella esperienza (che consiglierei anche al mio peggior nemico) che ho vissuto con un uomo, un maestro, un dottore, uno psichiatra, uno psicoterapeuta: il dott. Andrea Scardovi.
Avevo avuto un periodo molto impegnativo e molto stressante sul lavoro e con il magistrato che assistevo, ed ero… “un po’ giù”. Il mio medico mi aveva consigliato un po’ di psicoterapia ed io, che in quel periodo ne sapevo poco o nulla, avevo chiesto informazioni ad una mia ex allieva (psicoterapeuta). Lei mi aveva segnalato il dott. Scardovi dicendomi: “ci manderei mia sorella!” Io le avevo detto: “Ma è un uomo, e non vorrei complicazioni, tipo innamoramento e cose simili”. E lei: “guarda che ci si innamora anche delle psicoterapeute donne, perché il transfert c’è sempre!”.
È iniziata così la mia avventura con il dott. Scardovi: quando lo chiamai mi diede un primo appuntamento dopo pochi giorni (probabilmente sentì il mio tono dimesso e intuì la mia voglia di … buttarmi via). Molte cose di quel viaggio le ho capite dopo e all’inizio non è stato facile, né per me, né per lui, ritrovarsi faccia a faccia con una persona sconosciuta e dover raccontare ciò che non va, emozioni, sentimenti, sogni e tutto ciò che ti passa per la testa non è subito semplice: il tempo non passa mai, ti viene da guardare l’orologio e lui ti dice: “Perché guarda l’orologio?”. Vorresti girare gli occhi verso la sua libreria o il suo studio, ma lui è lì che ti guarda e aspetta che tu parli. Dio, che momenti!!!
È vero che lui mi aveva detto che nel suo studio potevo sentirmi libera di dire tutto quello che mi veniva in mente e fare qualsiasi cosa (chissà cosa?!?)… All’unica mia richiesta, e cioè se potevo dire le parolacce, raccontandomi una simpatica storiella mi aveva fatto capire che sì, anche quelle.
Il mio viaggio è durato diciotto mesi (dal 30/12/1996 al 30/6/1998). Vedevo il mio psicoterapeuta una volta alla settimana, il martedì alle 14 e 30, e se all’inizio ero puntuale per abitudine o perché sentivo e sapevo che dovevo andarci, poi, strada facendo, era diventata una piacevole abitudine. Dopo un po’ che andavo da lui, mi sono resa conto che incominciavo a volergli bene, perché vederlo, incontrarlo e stare con lui quarantacinque f cinquanta minuti, mi faceva proprio bene.
Ciò che apprezzavo di più era l’inizio della seduta: generalmente gli raccontavo i miei sogni, lui me li spiegava e le sue interpretazioni erano qualcosa di unico, che non so definire: usciva tutta la sua preparazione, la sua delicatezza, la sua simpatia. Quando mi chiedeva: “E lei, che cosa pensa? A lei che cosa è venuto in mente?” , io mi arrabbiavo perché volevo che fosse lui a parlare, a spiegare i miei sogni: io non ero brava come lui e mi piaceva ascoltarlo.
Ho sempre pensato che il mio viaggio con il dott. Scardovi fosse un viaggio in barca a vela, e non solo perché non ne ho mai fatti, ma perché mi piaceva pensare che lui fosse lo skipper e io la persona che stava incominciando a portare la barca, affrontando il mare in tutte le situazioni (calmo o mosso). Ricordo che in uno dei miei primi sogni vidi una barca di legno, in porto, con una vela bianca enorme e al risveglio mi sentii bene.
Ho concluso il periodo di psicoterapia con il dott. Scardovi perché stavo decisamente meglio rispetto a quando ero andata da lui e perché le mie amiche e colleghe mi chiedevano:” Ma perché continui ad andare dallo psicoterapeuta se ora stai bene?” . Se tornassi indietro, non so se smetterei, perché mi sono resa conto, “navigando da sola”, che qualche lezione in più, male non mi avrebbe fatto: navigare da soli con il mare in burrasca richiede una preparazione che una seduta alla settimana per diciotto mesi non ti può dare.
Quando ho salutato il dott. Scardovi e lui mi ha augurato “buone cose”, credevo di non vederlo più e ho impiegato ben otto mesi ad abituarmi a non incontrarlo ogni martedì alle 14 e 30. Quei quarantacinque minuti mi mancavano in maniera incredibile e lui mi mancava terribilmente, come se avessi perso un amico, un consigliere, un familiare, un maestro, un medico a me caro.
Leggevo di persone che erano state in analisi per anni, che avevano visto il loro psicoterapeuta tre, quattro volte a settimana, e le invidiavo, e mi sentivo sola … orfana. Poi … ho iniziato a sentirmi bene. Anche se, cambiando lavoro, avevo dovuto affrontare burrasche, rapide e tsunami, ero sopravvissuta e stavo sempre meglio e ... ho telefonato al dott. Scardovi. Da allora ogni tanto lo chiamo, ci incontriamo, una, due volte l’anno, gli racconto ciò che faccio, gli parlo delle mie nuove esperienze, attività e amicizie e lui è contento di rivedermi e di sapere che sto bene. Nel 2000 ho avuto problemi di depressione bipolare, ero seguita dalla mia psichiatra del CSM (dell’ASL), ma il dott. Scardovi è sempre stato informato sugli sviluppi della mia malattia, sulla terapia che seguivo, sui farmaci che assumevo e sui rapporti che avevo con il mio psichiatra pubblico.
Io so che il dott. Scardovi c’è, e anche se non sono più una sua paziente, lui rimane il mio psicoterapeuta, e quando faccio sogni particolari mi capita a volte di ricordarlo e di pensare tra me e me: ”Ci fosse il dott. Scardovi, a chiarirmi questo e quello! Come vorrei che mi interpretasse questo sogno!”.
Ho capito (e non solo leggendo un libro che riguarda il diario di un anno di psicoanalisi vissuto con curiosità e allegria) che, anche se non vedo più il dott. Scardovi regolarmente e il mio lavoro con lui è terminato, il percorso analitico non è finito. Ho letto che in certi casi (e credo anche nel mio) gli effetti della terapia si fanno sentire dopo mesi e addirittura anni. Ed è proprio così. Ecco perché mi sento di dire che il mio viaggio con il dott. Scardovi non è mai finito e ancora continua.


Tina Gualandi


Una nuova vita


La sera era calata, l’uomo guardava preoccupato l’orizzonte. Era ormai tardi, non poteva più tornare a casa. Guardava gli alberi e l’acqua del fiume, che scorreva lento. Sua moglie e i suoi figli certo l’aspettavano con ansia e trepidazione…
La giornata era stata densa di avvenimenti: aveva rinunciato a un lavoro che gli era stato proposto. Ora si rendeva conto che la sua vita avrebbe preso un andamento lento.
Avrebbe apprezzato le piccole cose del quotidiano, avrebbe lottato con il suo carattere e i disturbi della sua personalità. Era una gara dura, lo sapeva, ma non si arrendeva.
Le ore passavano inesorabilmente. Era notte, notte fonda, una certa paura lo assalì.
Si sentiva solo, solo da morire, ma aveva dentro di sé una carica di ottimismo e di positività, che l’aiutava ad affrontare la vita, a cui diceva grazie per avergli donato l’amore di sua moglie e dei suoi figli, a cui voleva un bene immenso.
Questa era la sua forza, questo l’avrebbe aiutato ad andare avanti con serenità e fiducia nel domani.


Chiara Reitani


Il mio viaggio: Spirituale & Fisico


Penso che viaggiare, come dice il grande Lucio Battisti nella sua mitica "Sì, viaggiare", sia come il nostro “Faro”, cioè che illumini una strada da percorrere, per un percorso che si spera sia positivo (nell’ottimismo) e mai negativo (nella depressione). Attualmente il mio viaggio ha a volte due biforcazioni; per fortuna però, quella negativa ha pochi chilometri e quella positiva molti, ma molti di più, rispetto ad alcuni anni fa.
A parte comunque questo tipo di viaggio, a me piacerebbe viaggiare, per esplorare nuove città e non rimanere rinchiuso a Bologna come dentro una galera: ho visitato la bellissima Firenze; lo zoo di Pistoia; sono stato fin in Liguria, a Borghetto Santo Spirito, e mi è piaciuta un sacco!!! Il lago di Garda è davvero romantico e Gardaland è un parco giochi stupendo.
Spero però che i miei viaggi non si concludano qui, in quanto, ad esempio, mi piacerebbe visitare Venezia.


Dario Baietti


Verso qualcosa


Da quando ho conosciuto Luigi Zen e Lucia mi ha chiesto di scrivere sul “viaggio”, mi succede che ogni passo mi suggerisce un viaggio.


Edoardo


Viaggiare con la TV


Chi scrive -per motivi vari- da undici anni non fa una vacanza o un viaggio, e ciò è un sacco triste, perché viaggiare è bello, utile e importante; si conoscono nuove realtà, ambienti e persone diversi e…”si stacca la spina”…
La domenica pomeriggio però mi consolo con una trasmissione televisiva che mi conduce in luoghi meravigliosi: “Alle falde del Kilimangiaro”, su RAI 3 alle 15 circa, condotto da Licia Colò (brava, simpatica e preparata).
Il 26/12/2010, ad esempio…
Sono partita per la Martinica, isola dei fiori, a sole otto ore da Parigi, che fa parte delle Antille francesi; il suo mare cristallino e la rigogliosa vegetazione fanno di questa località un vero paradiso in terra. Il suo orto botanico ha più di tremila piante e la sua foresta è tropicale. A seicento metri d’altezza, in una bella giornata si possono vedere l’Oceano Atlantico da una parte e il Mar dei Caraibi dall’altra. Vi sono enormi piantagioni di banane, che determinano verdi intensi e profumi inebrianti (all’interno c’è il museo, con un cartello: “Ma la banana è un frutto erotico?”). La punta estrema dell’isola è il posto ideale per rilassarsi: i paesaggi sono un meraviglioso piacere per gli occhi, ma anche per gli altri sensi. Per andare in Martinica non occorre il passaporto (basta la carta d’identità) e vanno bene anche gli euro. In Martinica è estate tutto l’anno!
Due ospiti della trasmissione hanno scelto una vacanza a Parigi, città molto romantica, dicono, e non è vero che sia snob e carissima … I Parigini sono anche gentili e aiutano pure le persone che non sanno bene il francese … È una città da scoprire camminandoci dentro, è multietnica e sicuramente la capitale della cultura europea … dall’alto della Tour Eiffel ( trecento metri) si domina tutta la città … Si può attraversare la notte di Parigi in crociera sulla Senna … Monumenti da non perdere: il Sacro Cuore, la scalinata dell’Opéra, gli archi della Difesa e di Trionfo, il Museo del Louvre … La metropolitana, inaugurata nel 1900, permette di andare da un capo all’altro della città. Meravigliosa l’avenue degli Champs Elisées, con tutti i suoi alberi ornati di luci natalizie…. Si torna a casa con la bellezza di Parigi nel cuore.
C’è chi preferisce invece un viaggio nella natura: altri due ospiti della trasmissione parlano delle isole del Pacifico. Si parte dalla Polinesia francese e precisamente da Tahiti, capitale, Papeete: fiumi d’acqua dolce e in serata spettacoli di danze maori … Bora Bora, per molti sinonimo di giardino dell’Eden... Arcipelago delle Tuamoto, famoso per la coltivazione delle perle nere … Acquari naturali, pesci tropicali e una barriera corallina straordinaria … Si possono vedere i delfini che nuotano a pochi metri dall’imbarcazione, i subacquei hanno la possibilità di “danzare” con i delfini … Vi sono isole ancora inesplorate, dove le tradizioni vengono tramandate di padre in figlio. Isola di Pentecoste: qui ancora si fanno riti propiziatori mediante salti di trenta metri, legati solo con una liana. Questo rito risale a tremila anni fa …
Ed eccoci a Miami: duecentocinquantasei grattacieli ( e trentacinque in costruzione); città multietnica, belle spiagge e percorsi naturalistici. All’interno si respira aria cubana. Si gioca a domino un po’ dovunque. Il suo giardino botanico (risalente al 1938) è ricco di piante tropicali per la maggior parte spontanee. Case da sogno, laghetti artificiali, fanno di Miami un posto esclusivo. Miami Beach, a nordest, centro balneare, è uno dei luoghi più costosi della Florida. La sua icona per eccellenza è la spiaggia. Divertimenti serali per tutti. A due ore di auto a sud di Miami si trova il parco nazionale, con alligatori e una fauna ricchissima, un vero paradiso naturale che si spera possa essere conservato per le generazioni future.
Lasciamo per un attimo il mare e andiamo a Saint Moritz (in Svizzera), che si raggiunge da Tirano (Valtellina) in un trenino tutto rosso.
Altro luogo meraviglioso: l’isola di Réunion, nell’Oceano Indiano, a est del Madagascar, colonia francese senza turismo di massa. Nell’isola, ricca di delfini, la lezione di educazione fisica è un’ora di surf, lo sport più praticato… Kelonia è il centro di studio delle testuggini marine che, una volta curate e guarite, vengono riconsegnate al mare. All’interno si trova l’altura più elevata (oltre duemila metri). Il fine settimana, abitualmente, vi si tengono campeggio, picfnic e spettacoli di danze antiche praticate una volta dagli schiavi delle piantagioni. La costa sud f occidentale è del tutto diversa: il mare è spesso agitato e impegnativo, ma vi sono zone riparate, per una tranquilla nuotata. Hell Bourg è una cittadina con abitazioni trasformate in case museo, da visitare. All’interno di Réunion vi è il centro ippico più importante dell’isola. Raggiungendo l’eliporto si può effettuare ad un costo non proibitivo una spettacolare escursione con la visita al vulcano ancora attivo. Acqua e fuoco sono elementi della natura spettacolare di Réunion.
La trasmissione permette a volte di conoscere delle curiosità o delle iniziative particolari nel mondo. In un video girato a Sidney, si vedeva un ragazzo che girava tenendo un cartello con la scritta: “FREE UGS” (abbracci gratuiti). Le persone lo guardavano un po’ stupite e sorprese, quasi intimorite, ma poi parecchie di loro si lasciavano andare e vi erano abbracci fantastici. Giordano Ruini e Lucio Galli (ospiti di Licia Colò), hanno deciso di ripetere l’esperienza. Sono partiti da Reggio Emilia e con tappe a Bologna, Trieste, Slovenia, Zagabria, Montenegro, Turchia, Israele, Gerusalemme… sono arrivati al Cairo. Dopo aver fatto il pienone di abbracci con quel viaggio, ora lo fanno in date simboliche con le persone vicine.
L’abbraccio è terapeutico. Nessuno credo abbia mai abbracciato il proprio vicino… Nel settembre del 1999, durante un corso di aggiornamento per insegnanti, uno degli esercizi che ci avevano fatto fare era stato di alzarci in piedi, girare per la sala e abbracciare chi volevamo. Era stato bellissimo. Gli psicoterapeuti dicono che bisognerebbe abbracciare i propri cari ogni giorno. Dunque… abbracciamoci ogni volta che possiamo.


Tina


Viaggio verso l'ombelico del mondo


E così mi ritrovavo solo, solo in mezzo all'oceano infinito, gettato come una straccio vecchio su di un relitto che galleggiava a stento, senza alcuna ragionevole probabilità di trovare soccorso, sotto un sole cocente e con un solo otre d'acqua a separami dalla morte per disidratazione.
E pensare che solo due mesi prima avevo lasciato il porto di Alessandria d'Egitto, sotto i migliori auspici, al comando di una splendida pentera (1) e con un equipaggio rotto ai più impervi viaggi per mare. Era il terzo giorno del mese di targelione del secondo anno della 130a Olimpiade (2).
Tutto aveva avuto inizio quando ero stato contattato da Lisandro di Scitopoli con una interessante proposta di lavoro. Lisandro era ben noto in tutto il Regno Tolemaico, e non saprei dire se facessero più scalpore le sue enormi ricchezze, accumulate con modalità a dir poco dubbie, oppure le stravaganze di cui il suo narcisistico carattere amava fare sfoggio.
L'ultima follia di Lisandro era quella di rintracciare l'omphalos, l'ombelico del mondo, questo mitico luogo previlegiato dove, secondo l'arcaica tradizione, il diaframma tra l'uomo e le divinità diveniva più sottile, sin quasi ad infrangersi, e al quale (ammesso che mai qualcuno vi avesse creduto) ormai da secoli nessuno prestava più il minimo credito.
Ma a me ciò interessava ben poco, e quando Lisandro mi offrì di guidare la spedizione navale alla ricerca dell'omphalos accettai con gioia, un po' -lo ammetto- per il compenso davvero principesco offertomi, ma soprattutto perché da tempo sentivo l'esigenza di allontanarmi dal mondo civilizzato, in cui mi sentivo soffocare.
Non starò a tediarvi con tutte le tappe del viaggio lungo il Mediterraneo, che peraltro procedette senza intoppi sino a che varcammo le colonne d'Ercole (3). Infatti, secondo le vaneggianti istruzioni di Lisandro avremmo dovuto cercare l'ombelico oltre i confini del mondo conosciuto.
Ma varcate le porte d'Ercole tutto iniziò ad andare male: maltempo, forti correnti, improvvise bonacce cominciarono a perseguitarci, portandoci dove non volevamo andare. Infine un fortunale di potenza inusitata, il peggiore in cui mi fossi mai imbattuto, fece letteralmente a pezzi la nostra imbarcazione.
E così eccomi aggrappato a quella tavola di legno, con la sola prospettiva di allontanare di qualche giorno la mia dipartita; alla fine la stanchezza prevalse e mi addormentai di un sonno profondo e senza sogni. Ma quando mi svegliai, con mio incredibile stupore, la zattera si era dolcemente arenata sulla candida battigia di un'isola. Ma la cosa che più mi sconcertava è che, sebbene fossi assolutamente sicuro di non essere mai stato in quei luoghi, tutto mi sembrava estremamente familiare, ogni singolo particolare del paesaggio che si mostrava al mio sguardo era come se fosse esattamente dove doveva essere, esattamente come doveva essere.
Lasciate da parte queste considerazioni mi avviai con un misto di paura e di speranza verso l'interno dell'isola. Dopo un certo tempo, giunto sulla cima di una collina vidi in lontananza parecchie abitazioni: dunque si trattava di un luogo abitato, dunque ero salvo!
Mi misi a correre verso l'abitato, ma mi fermai bruscamente, quando scorsi due persone che si dirigevano verso di me; chiacchieravano amichevolmente tra loro, anche se non potevo udire in che lingua parlassero, e mentre mi interrogavo su come sarebbe stato possibile comunicare con i nativi, i due mi raggiunsero, uno di essi mi guardò senza alcuno stupore e senza degnarmi di un cenno, poi i due continuarono lungo il sentiero, sempre chiacchierando. Ero allibito: come era possibile che la mia presenza non avesse suscitato in loro alcuna reazione? Decisi allora di proseguire verso l'abitato e giuntovi mi avvidi che si trattava di un piccolo paese che si sviluppava attorno a una piazza centrale. Qui giunto vidi che il paese ferveva di vita: molte persone si affaccendavano in varie mansioni, eppure nessuno, neppure uno, faceva particolare caso alla mia presenza, come se fosse del tutto naturale che io mi trovassi lì.
Nel tentativo di dire qualcosa a una donna che stava seduta sull'uscio della propria dimora, le sorrisi imbarazzato, e quella rispose con un sorriso aperto e cordiale; feci un cenno con il braccio, per richiamare l'attenzione di qualcuno, e dall'altra parte della piazza un uomo mi salutò gioviale con la mano. Non riuscivo a capire. Giunto al centro del paese si ripresentò la sensazione che avevo provato sulla spiaggia, tutto mi era familiare, tutto era esattamente come doveva essere: la relazione delle case con le vie e le piazze su cui prospicevano, il rapporto tra una casa e l'altra, quello tra le case e le persone che vi abitavano. Era se come tutto non potesse essere se non come realmente era. Ma questa volta lo stupore non era accompagnato da alcun senso di allarme, una grande serenità si era impadronita di me, come se anch'io dovessi immancabilmente essere lì in quel momento.
Decisi di prendere il toro per le corna e afferrato bruscamente per le spalle un uomo che passava lì vicino, quasi gli urlai: "E dunque, lorsignori fanno i sostenuti, e con quale sufficienza ed alterigia mi ignorano!" E quello, ponendomi affettuosamente il braccio attorno alla spalla: "Ma che dici, Anserio -Anserio è il mio nome- che ti prende? Non abbiamo forse giocato a scacchi proprio ieri sera?"
E fu come se un velo mi cadesse dagli occhi: mi avvidi che mai per tutta la mia vita, mai, neppure per un solo istante, mi ero allontanato da qui.
Da qui: dall'ombelico del mondo.

NOTE:
1. imbarcazione greca a 5 ordini di remi
2. aprile del 258 a.C.
3. Lo Stretto di Gibilterra


Antonio Marco Serra


La tartaruga conosce le strade meglio della lepre


pagina 1

Quando il vento soffia
la lepre corre forte


Luigi Zen


Da Monaco (dalla raccolta “Tardorosa”)


Cartolina e saluti:
Caro Pg!
“Volumi orizzontali”
un’elica per la madre robot

Vivi una Monaco (dici)
di quadri biblioteche
serate musicali

e a Bologna?

Il vuoto è quasi un insulto
(ardui
i punti di fuga).


Piergiorgio Fanti

Ti osservo


Ti osservo
Il sole non ti scalda
È lento il tuo incedere
Incerta è la strada che ogni giorno percorri
Uguale e monotona

Il tuo passo è freddo
La terra che calpesti non lascia traccia

I fiori nel lento avanzare
Non mettono radici
Sono fragili
Solo un piccolissimo sorriso

Prima di sera
hanno chiuso le loro corolle


Anonimo - da “Il Bosco” gruppo Euforia centro Tasso (1993-2008)


Camminare


Camminare, camminare, camminare
Dimmi dove vuoi arrivare?
Vuoi andare al polo nord,
vuoi andare al polo sud?
Camminare è un patto segreto,
lo diceva anche Amleto!
C’è chi cammina col passo lungo,
chi col passo corto,
chi lo fa saltellando
e chi zigzagando.
Dimmi come cammini che ti dirò chi sei!
Chi utilizza il passo lungo
è una persona che ha fretta,
ma fretta di cosa?
E’ impegnato, non perde il suo tempo,
deve per forza arrivare subito!
Vai veloce, vai veloce che sarai il primo…
Chi utilizza il passo corto
prende la vita con grande calma,
guarda il paesaggio,
ammira le persone che incontra.
Chi va saltellando
sono spesso i bambini
che sono molto esuberanti
e che trasmettono una grande carica
d’energia.
Chi va zigzagando
è quello distratto
con la testa fra le nuvole,
che sta pensando ai suoi problemi!
Quante persone camminano,
vogliono raggiungere un posto,
quante persone si incrociano
e non si fermano a parlare…
Camminare è un bisogno,
fammi vedere come lo fai,
cosa ne pensi se percorressimo assieme la strada?


Loopa Sonivree


Siamo tutti fratelli


Vedevo una mano bianca che era
unita ad una mano scura,
e tutte e due camminavano
senza paura.
La strada era lunga,
il loro volto diverso ma felice.
Diverso perché non erano di ugual colore,
ma erano felici ed uguali
nello scambiarsi AMORE.


Lucio Polazzi


Ritorno (dalla raccolta “Cristallo di rocca”)


Notte brumosa e lampione che
di luce dondola,
ampie falcate marine
squarcia quel lampo

varca la notte
il prigioniero del tuo sguardo,
s’un’ipotenusa di pensieri.

Domani, un accordo sole sorriso
getterai a questa mano
e un passo asciutto
diverso a chi gonfia
palla rotola
tra il grigio del pietrisco

guarderai a quella gabbia
d’uccelli e nanetti di gesso
(il tempo parrà
infine essersi fermato).


Piergiorgio Fanti


Colsi l’occasione quella volta


Colsi l’occasione quella volta
di dirti per sempre addio
e mangiai la mela verde
riposta sul ripiano.
Amami ancora ti dissi
ancora per te amami
e amarti ti dissi e mi dissi.
Io così ti conobbi
e così ti lasciai, mi lasciai
a quel crocevia e così morì
anche quella che voleva mangiare
la prima mela.
Amami ancora ti dissi
e tu lontano mi dissi
amarti ancora volevo
ma morta la vidi
cadere nell’azzurro
di una veste bruna.
Poi tornai a quel capezzale
e mi parlai di lei dicendomi
“Evviva, è morta!”
Ma c’era l’altra, che mi capì
solo a metà, conoscendo
lui e non il mio sesso
cioè l’altro sconosciuto tesoro d’oro.
Amami ancora ti dissi
e tu lontano chiamavi
e mi dissi così e mi dissi:
“Fine è la fine! E tu che guardi, e tu che dici?
Guardi e non dici niente, tu mi guardi e dici niente!”
Qualcuno quel mattino bussò alla porta,
bussò e disse: “Chi è il tesoro,
dove sei o mia santa donna, dove sei?”
“Sono lontano, sono via,
via da tutti, via da loro, via da me”.
E poi lontano fuggì anche quel gabbiano
io corsi per afferrarti ma eri già sul precipizio
del desio di lei.
Bella e gaia la bugiarda
bella e gaia io, “come ti chiami”, le chiesi.
“Mi chiamo io. Io sono io!”
Se ne andò poco innanzi al cavaliere,
me ne andai poco innanzi a lei,
per chiederti perdono,
un perdono forte, folle,
sobbarcandomi l’intera corte
dirimpetto.


Paola Scatola


L’arduo viaggio (a mia moglie)


Aspro sentiero
e gravoso
è stato a noi tratto in sorte.
Di balza in balza,
di vertigine in vertigine,
sempre più in alto ci inerpichiamo
per lo sdrucciolevole sentiero
che il nostro stesso passo traccia.
E a un tratto,
al volgere lo sguardo verso le frequentate valli,
ci avvolge struggente nostalgia
di piani e agevoli sentieri.
Ma è vano sogno.
Senza pietà
la greve e densa aria di pianura
strazia i nostri polmoni.
È l'aria rarefatta delle vette
ed inebriante
che sola può oramai tenerci in vita.
Che Sorte ci conceda oppur ci neghi d'essere l'un per l'altra di puntello,
per un tratto di questo erto cammino,
infine, Ave,
sarà sulla più estrema delle vette
che ancora e sempre ci ritroveremo.


Antonio Marco Serra


Vorrei


Vorrei che sia molta follia
per due occhi che comprendono
perché anche in questo prevale
la mia maggioranza.
Fossi con te
inutili i venti
e via la bussola
e via la mappa.
Potessi stanotte
ancorare in te.


Paola Scatola


Quando te ne vai


Quando te ne vai
ma non te ne va mai
é uno sproloquio
é una cadenza, chi più ne ha più ne metta.
Se te ne vai
capisco il connubio di sensi
che partono, giungono, si scindono
e cessano.
Per il calore retto a ratto
si distrugge la nozione di vita
e si rende tutto così come lo vedi
così com’è.


Paola Scatola


Amico mio


Caro sei
nelle mie lunghe ore
sulla barca
a navigare
tragitto
consapevole
a cavallo
dell’onda terrestre.
Ci portiamo a riva
ad ammirarci.
Se ti allontani
mi allontano
se ti avvicini
mi avvicino
rispettando il fato.
Se c’incontriamo
l’amore è salvo
se non ci vediamo
lo porto nel cuore.
E navigo per raggiungerti
o ricordarti
fra le onde terrestri.


Marcella


L’arte del viaggio


Non sopporto il tran tran, la monotonia, l’abitudinarietà. Sono curiosa di tutto ciò che è diverso, insolito. Amo parlare lingue straniere e confrontarmi con altre culture. Sono energica, pratica, adattabile… Da questi dati, un’ovvia conclusione: sono fatta per viaggiare.
Appena salgo su un mezzo di trasporto per allontanarmi dalla città, il mio umore migliora di botto. Il contrario avviene quando mi avvio sulla strada del ritorno: terribile avvistare il piattume della Val Padana e la nebbiolina che lo avvolge, annusare quell’aria che trasuda umidità e gas di scarico, immaginare già il portone di casa che si apre sulle solite stanze, le solite faccende, la solita noiosa quotidianità…
Poi, va be’, anch’io mi riprendo i miei impegni, le mie responsabilità, ma li identifico con la pesantezza del vivere, mentre viaggiare è leggero, leggero…
Il primo “viaggio” consapevole l’ho fatto a otto anni, con i miei genitori e mio fratello: tutti insieme sulla millecento blu puntata verso il Sud. Andammo in Toscana e nel Lazio. Mia madre mi incoraggiò a tenere un diario, che conservo ancora e mi fa sorridere per le sue buffe annotazioni (tipo: nelle tombe etrusche c’è “odore di ossa vecchie”…).
Fu l’inizio di una serie di spedizioni magnifiche, prima in Italia, poi… Austria, Svizzera, Francia, Germania, Olanda, Spagna…
Mio padre, che d’estate non poteva assentarsi dal lavoro, tutti gli anni in settembre prendeva finalmente le ferie, si metteva in tasca un sacco di soldi e ci portava alla ventura senza riuscire mai a spendere tutto. Lui guidava ore e ore senza stancarsi, chiedendoci di cantare per fargli compagnia. Mia madre sapeva tante lingue e studiava itinerari bellissimi nella natura e nell’arte.
A diciott’anni fui io a organizzare quello che fu l’ultimo viaggio tutti insieme, nel nord Europa a caccia di cattedrali gotiche e resti del mondo celtico. Avevo imparato l’arte del viaggio e non l’avrei più dimenticata.
Non ho bisogno di andare tanto lontano, né di impiegare molti giorni, ma dovunque vada esploro e trovo meraviglie. Mi piace proprio fare il piccolo cabotaggio, le “pisciatine come i cani”, per non perdermi nessun particolare.
Il mondo è splendido.
Qualcuno un giorno mi ha chiesto quale sia stato il “viaggio della mia vita” … Pur ricordandoli tutti con emozione, non ho dubbi: l’Alta Via delle Dolomiti!
Un viaggio a piedi di due settimane, da rifugio a rifugio, come viaggiavano gli antichi, respirando l’emozione delle altezze, all’alba, al tramonto, sotto le stelle. Soffrendo un po’ di fatica, un po’ di paura. Condividendo tutto con gli amici, cibo, acqua, scomodità ed entusiasmo. Misurando la propria resistenza e il proprio coraggio in base al premio: un panorama, un pasto caldo, un tetto per riposare…
Un viaggio iniziatico, un viatico per l’esistenza.


Lucia


Il mio viaggio, regalo dei miei cinquant’anni…


Il mio viaggio, dall’altra parte del mondo…
Il mio viaggio, intitolato “Abbandonarsi in serenità”…
Dal 28 febbraio al 9 marzo tour itinerante in Guatemala e Messico.
Ho visto cose che l’immaginazione non sarebbe in grado di riprodurre…
Ho ascoltato tante storie… alcune di una antichissima e avanzatissima civiltà… altre più recenti… di guerra e miseria. Ho assaggiato tanti sapori… semplici, ma pieni di aroma.
Ho visto piante e fiori incredibilmente belli
Ho riempito gli occhi di mille colori cangianti…
Mi ero portata (come al solito) un blocco per gli appunti, perché volevo scrivere tanto… … e ci sarebbe stato tanto da scrivere (ma non era possibile fare tutto):
Ho scattato moltissime foto, ho voluto fermare quegli istanti e quelle immagini per poi, riguardandole, ricordarmi che non era stato un sogno.
Ma i ricordi che porto negli occhi e nel cuore non sono riproducibili su una stampa o sullo schermo di un computer…
Come mi ha detto una persona prima di partire, “viaggiare apre la mente!”.
E io aggiungerei “… anche il cuore!”


Cinzia


Un fantastico “dolce” viaggio


Premessa
Questo racconto è stato ideato partendo da queste frasi:
Lucia, mangiando troppi dolci, deve scappare in farmacia in via S. Isaia
Tina mangia una dolce gelatina su una panchina
Aldo è in pasticceria “Ronaldo” con un bombolone caldo
Anna monta la panna per far la torta all’amica Susanna
Darietto mangia una cioccolata da un etto e tira su un altro chiletto
Massimiliano sdraiato sul divano si gusta un cannolo siciliano
Concetta spezza il torrone con l’accetta perché non riesce a far la fetta
Cristina si pregusta una pastina in cucina
Roberto che ha freddo tutto coperto vende caramelle all’aperto
Mariangèla prepara la torta con la mela e la decora con la velaLuigi incontra Gigi e si fanno una scorpacciata di dolci bagigi
Gabriele a lume di candele mangia la torta di mele
Fabio è un gran gelataio e se lo gusta con un cucchiaio
Poi unendole in modo che ne venisse fuori qualcosa che speriamo sia simpatico.

Racconto
Roberto, che ha freddo, tutto coperto. vende caramelle all’aperto, mentre lì vicino vediamo Tina che mangia una dolce gelatina su una panchina, appena acquistata da Roberto, dal quale arriva anche Luigi che incontra Gigi e si fanno una scorpacciata di dolci bagigi; ma Lucia, troppo ghiottona, da Roberto ha mangiato troppi dolci, e scappa in farmacia in via S. Isaia. Uscendo dalla farmacia, lei vede Aldo in pasticceria “Ronaldo”, con un bombolone caldo e intravede il furbo Darietto che mangia una cioccolata da un etto e tira su un altro chiletto; poi da lì incontrano anche Fabio, il gran gelataio, che assaggia qualche gusto con un cucchiaio. Lucia ora sta meglio e tutti vanno a una festa a casa di Massimiliano dove lo trovano sdraiato sul divano che si gusta un cannolo siciliano, mentre Cristina si pregusta una pastina in cucina e Anna monta la panna per far la torta all’amica Susanna. Nel salotto, nell’attesa che Mariangèla prepari la torta con la mela e la decori con la vela, Concetta spezza il torrone con l’accetta perché non riesce a far la fetta; poi all’improvviso va via la luce e l’astuto e goloso Gabriele a lume di candele mangia la torta di mele.


Massimiliano Volta e Dario Baietti


Temo che la venuta non sia folle…


“L’ultimo viaggio”, il viaggio cioè che segna il distacco dal mondo dei vivi, è un momento forte dell’esistenza umana. Si cerca da un lato di elaborare il lutto con una cerimonia conclusiva, dall’altro ci si consola rappresentandosi la morte come un passaggio ad altra vita.
Molti popoli antichi usavano sotterrare insieme al defunto cibo, utensili, armi, gioielli e in alcuni casi persino animali e servitori e decoravano le pareti interne delle tombe con pitture, pensando di rendergli più facile e felice il soggiorno nell’aldilà.
La ricchezza della tomba e del corredo funebre era proporzionata all’importanza della persona. Eccezionalmente ricche sono le famose sepolture regali dell’antico Egitto e della Cina.



pagina 1
Al British Museum di Londra dal 4 novembre 2010 al 6 marzo 2011 si tiene la mostra
“Viaggio nell’aldilà: il Libro dei morti nell’antico Egitto”:
oltre a splendidi sarcofagi, statue e gioielli, vi si possono ammirare
decine di inediti papiri che raccontano il percorso che secondo la religione egizia
ogni defunto doveva compiere per guadagnarsi l’immortalità.

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L'esercito di terracotta rinvenuto alla periferia di Xi'an, presso il mastodontico mausoleo
dell’ imperatore Qin Shi Huangdi, morto nel 210 a. C.,
è una fedele replica dall'armata che aveva unificato la Cina.
Gran parte del sito archeologico deve ancora essere scavato.
Per il momento l’esercito è composto da oltre 8.000 guerrieri a grandezza naturale
e da più di cento cavalli che trainano carri.

Dalle religioni antiche e in particolare dai culti misterici dell’antica Grecia, ci viene una ricca messe di miti relativi al ciclo vita-morte e figurazioni del regno dei morti.
Non mancano gli esempi di incursioni di eroi nell’oltretomba e di commoventi incontri coi loro cari. Il più triste è il caso di Orfeo ed Euridice, che è stato fonte di ispirazione per innumerevoli artisti fino ai giorni nostri. Orfeo grazie al suo canto meraviglioso ha commosso gli dei degli Inferi ed ha ottenuto di poter trarre in salvo la moglie defunta, ma giunto sulla soglia si volge a guardarla e lei sprofonda nuovamente.
Nell’Odissea si narra che Ulisse dietro suggerimento della maga Circe si reca alle porte dell’Ade e fa un sacrificio propiziatorio per evocare l’indovino Tiresia e farsi predire il destino. Diverse ombre si affacciano per bere il sangue degli animali uccisi e trarne forza, fra queste Tiresia, che mette in in guardia Ulisse sulle molte prove che dovrà affrontare prima di poter tornare alla sua Itaca. Anche la madre di Ulisse, Anticlea, morta di dolore durante la sua assenza, viene per informarlo delle difficoltà che incontrerà quando giungerà alla sua casa e alla sua sposa, insidiata dai Procì. Commosso, Ulisse prova per tre volte ad abbracciarla, ma senza riuscirvi. Vede poi altri eroi morti nella guerra di Troia e mitici personaggi, come Tantalo e Sisifo, che scontano orrende pene e intimorito si allontana per riprendere il suo viaggio.
Nell’Eneide Virgilio si cimenta con una descrizione del regno dei morti ancora più complessa: Enea, guidato dalla Sibilla Cumana, viene traghettato al di là dell’Acheronte, oltrepassa le porte degli Inferi e giunge nei Campi del Pianto, dove incontra l’ombra di Didone, che si è uccisa poco dopo la sua partenza da Cartagine. Addolorato cerca di parlarle, ma lei si allontana sdegnata e va a raggiungere il primo marito, Sicheo, nella Selva dei Morti. Superato il Tartaro dove sono puniti i malvagi, Enea giunge finalmente ai Campi Elisi dove incontra il padre Anchise e numerose ombre, fra cui Orfeo. Anchise spiega al figlio come dopo mille anni l’anima, dimenticata la vita precedente grazie all’acqua del fiume Lete, può tornare a nascere in un corpo nuovo. Gli presenta quindi quelli che saranno i suoi gloriosi discendenti, i futuri eroi di Roma. Dopo aver rivelato a Enea ciò che lo attende nel Lazio, lo accompagna all’uscita.
Le tre cantiche della Divina Commedia costituiscono senz’altro la più complessa tra le raffigurazioni letterarie dell’aldilà. Dante sceglie Virgilio come suo “maestro” ed “autore” ed utilizza molti elementi della tradizione mitologica. In questo modo crea un raccordo culturale col mondo pagano, che gli fornisce figure simboliche potenti, ma tutto viene rivisitato alla luce della dottrina cristiana.
Nel secondo canto della Divina Commedia egli esprime a Virgilio i suoi dubbi prima di compiere il grande passo:
“Ma io perché venirvi? o chi ‘l concede?
Io non Enea, io non Paulo sono:
me degno a ciò né io né altri crede”
Egli teme “che la venuta non sia folle”, cioè che passare quel limite sia, per lui, oltre che un’empietà, una pazzia.
Per decidersi non si accontenta dell’esempio di due predecessori illustri come Enea (eroe del mondo classico) e san Paolo (eroe della fede cristiana, che nella seconda lettera ai Corinzi narra di esser stato rapito fino al terzo cielo), ma ha bisogno di essere ulteriormente incoraggiato da figure amiche a forte valenza simbolica.
Ecco dunque che Virgilio (la ragione) lo scuote dalla sua viltà e riferisce di essere stato inviato da Beatrice (la teologia), a sua volta sollecitata da santa Lucia (la grazia illuminante) e dalla Madonna (la grazia preveniente), per fargli da guida…
A questo punto, finalmente, Dante-personaggio si rinfranca e inizia la grande avventura del percorso di salvazione attraverso l’Inferno, il Purgatorio e il Paradiso.
La lunga e circostanziata premessa è certo una mossa strategica di Dante-autore, che sente il bisogno di mettere le mani avanti nel momento in cui si accinge alla grandiosa (e pericolosa) impresa di scrivere un poema di contenuto teologico, ma esprime anche in modo illuminante gli aspetti psicologici del grande tabù che riguarda l’aldilà.
Le religioni offrono tuttora ai fedeli indicazioni su come figurarsi l’aldilà. Ciascuna ha un suo specifico credo, che influisce sensibilmente sulle norme morali (in quanto il modo in cui si è spesa la propria vita determina la sorte che si avrà dopo morti) e fornisce alle comunità una base concettuale dell’ignoto, unificatrice e sostanzialmente rassicurante.
Per molti resta comunque difficile rassegnarsi al pensiero che non vi sia più possibilità di tornare indietro, né di incontrarsi o comunicare con chi è trapassato.
Le cosiddette esperienze di pre-morte e le reminiscenze di persone uscite dal coma, oltre ad alcuni fenomeni inspiegabili (premonizioni, déja vu, contatti telepatici o medianici ...) offrono suggestivi interrogativi alla scienza e alla meditazione.
La materia da sempre affascina ed inquieta, offrendo tra l’altro grandi spunti alla fantasia e quindi all’arte. Ma il solo parlarne è già di per sé un viaggio avventuroso che esige cautela e rispetto: si entra infatti nel campo del miracoloso o dell’irrazionale… campo minato in cui si sfiorano e si confondono religione e superstizione, spiritualità new age e satanismo, esperienze paranormali e pensieri o fenomeni che rasentano il delirio e il disturbo allucinatorio.
Il senso di profanare un mistero, di commettere empietà, il timore di peccare di eresia o di superbia, l’attrazione e la repulsione per l’ignoto, la paura di esservi risucchiati, di non poter più tornare indietro, di precipitare nella follia o di essere creduto folle… sono sentimenti che può provare chi tenta di affacciarsi al regno dei morti.
Ecco perché Dante pensa bene di provvedersi di un valido passaporto e di una formidabile scorta.


L.L.


Leggiamo insieme


Dall’agosto 2009 a Casa Mantovani è partito un nuovo laboratorio: NARRATIVA. Il laboratorio di Narrativa nasce dall’idea di sperimentare l’utilizzo della letteratura ai fini della riabilitazione psichiatrica, non solo per l’acquisizione di abilità funzionali valide, ma anche per rispondere alla ricerca del “senso di vivere” che caratterizza le nuove forme di disagio psichico. L’attività ha come scopo l’apprendimento o il rifapprendimento di abilità cognitive quali memoria, attenzione, concentrazione e l’uso di strutture logiche, mediante commenti ed osservazioni sulle letture. Attraverso il laboratorio, infatti, i pazienti possono trovare lo spazio per esprimere i propri pensieri e recuperare un adeguato rapporto con la realtà che li circonda. I testi che sono stati letti sono molteplici (Benni, Shakespeare, De Amicis, Goethe, Buzzati), in particolare hanno suscitato vivo interesse le “Novelle per un Anno” di Pirandello ed i Racconti di “Don Camillo e Peppone” di Guareschi. In preparazione alle Festività Natalizie, è stato letto anche un classico della letteratura internazionale, “Cantico di Natale” di Charles Dickens e a Dicembre tutti i partecipanti hanno assistito alla produzione cinematogralica della Disney: “A Christmas Carol” ispirata al libro.


Il Coordinatore Giorgia Busti E.P. RTP Casa Mantovani



Ogni pagina del libro è stata commentata e, in collaborazione con il Laboratorio di Musica, dall’analisi del testo e dall’ascolto della colonna sonora del film cantata da Bocelli, che riprende la trama del libro, sono state evidenziate le seguenti frasi, perché rappresentano meglio il messaggio che voleva trasmettere Dickens:

“Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli.”

“La luce di una candela / disperde la notte / ora i tuoi occhi possono vedere / che brucia in modo più luminoso del sole.”

“Notte di felicità / notte di Natale / ogni cuore esulta già / libero dal male / il signore di lassù / sempre ci guiderà / ci ascolterà, ci aiuterà / che lodato sia / inizia qui il miracolo / Dio ci benedirà.”

“Venite insieme / nel dono dello Spirito / ci stanno doni qua attorno grandi e piccoli / ci sentiamo gioiosi / benedizioni ci sono state mandate dal cielo / ci guidano nella nostra strada.”

“Siamo venuti qui per trovarvi / con le vostre risate e la vostra felicità / bontà, speranza e virtù.”

“Alziamo la voce / come ci rallegriamo / abbassiamo la nostra testa e preghiamo / un miracolo è appena iniziato / Dio benedica tutti noi.”

“Ho sempre pensato al Natale come ad un bel momento. Un momento gentile, caritatevole, piacevole e dedicato al perdono. L’unico momento che conosco, nel lungo anno, in cui gli uomini e le donne sembrano aprire consensualmente e liberamente i loro cuori, solitamente chiusi.”

“Onorerò il Natale nel mio cuore e cercherò di tenerlo con me tutto l’anno. Dio ci protegga tutti e ci benedica.”


lavoro collettivo



Commenti finali dei partecipanto


Questo libro è infarcito di fede e di cristianesimo dall’inizio alla fine. Sembra volerci dire: “Dai oggi per ricevere domani”. I beni materiali sono effimeri, quelli umani restano e diventano eterni.


Pierfancesco


A me è piaciuto più il libro che il film, perché secondo me quest’ultimo non è stato fedelissimo al racconto di Dickens. In particolare non mi è piaciuta la computerizzazione dei personaggi, li ha resi un po’ infantili, anche se gli effetti speciali erano belli.


Paola


A me il film è piaciuto tantissimo perché era pieno di effetti speciali. Il libro l’ho trovato un po’ difficile perché scritto in un italiano non proprio moderno.


Luana


lo credo che il personaggio principale, Scrooge, sia eccezionale perché è riuscito a comprendere il suo errore mentre era in vita e a porvi rimedio… bella l’interpretazione di Jim Carrey nel film!


Dino


lo credo che Marley sia stato un buon amico per Scrooge perché, avendogli inviato tre fantasmi natalizi, lo ha aiutato a capire che vivere vuol dire anche amare e che bisogna tenere con sé lo spirito del Natale sempre.


Anna


Il libro mi è piaciuto molto, ma il film mi ha delusa. Preferisco la versione con Topolino della Disney che ho visto qualche anno fa in TV. Scrooge è un personaggio interessante perché riesce a superare la propria avidità e a donare i suoi beni ai più bisognosi. È difficile cambiare nella vita, ma lui ci è riuscito!


Silvia


Io non ho letto il libro ma sono venuto al cinema con il gruppo di Narrativa e ho trovato la trama interessante, poi è un classico natalizio e a me piace molto vedere questo genere di film perché mi mettono di buonumore.


Cosimo


Giallo rosa ai Caraibi


Leonardo Di Caprio, attore americano, decide di partire per i Caraibi e lascia la sua fidanzata senza alcun dispiacere. Ha bisogno di un momento di riflessione perché ultimamente non va d'accordo con la sua fidanzata; non hanno molte cose in comune e hanno modi di pensare molto diversi.
Ha sempre sognato di andare ai Caraibi dove non era mai stato. È inverno, nel mese di gennaio. Vive a Los Angeles. Prepara la valigia nella sua bellissima villa. Pensa che vorrebbe conoscere persone nuove e cambiare vita.
La fidanzata piange e gli augura cose cattive; facendogli una terribile scenata urla: "Cosa non sono stata capace di darti?!" Lui risponde: "Non lo so..." Lei: "Hai un'amante, partirai con lei?" Lui chiude in silenzio l'ultima valigia e se ne va con un taxi verso l'aeroporto."
Il taxista tampona un camion e a causa di questo perdono molto tempo nel compilare la polizza assicurativa, col risultato che Leo arriva all'aeroporto per ultimo.
Lì incontra sette amici che lo invitano a sbrigarsi con il check-in per non perdere il volo.
Sale sull'aereo e dopo aver allacciato la cintura di sicurezza ha un déjà vu. Ha l'impressione di aver già vissuto tutto ciò che stava vivendo. Teme di perdere la testa e proprio in quel momento gli si avvicina una ragazza bellissima che vedendolo in difficoltà gli chiede se ci sia qualcosa che non va. Leonardo le spiega che sta vivendo un déjà vu e lei gli racconta di aver letto un libro sull'argomento e di sapere che succede proprio quando una persona ha forti emozioni.
Lui pensa che il viso di quella donna assomiglia moltissimo a quello della sua ragazza. I tratti del viso sono quasi sovrapponibili; pensa che possa essere la sua ragazza travestita. Così lui rimane turbato perché ha già dei problemi a casa con la sua ragazza e l'idea di conoscerne una simile gli crea imbarazzo. Si sente però attratto e decide di conoscerla.
Dopo una lunga chiacchierata l'aereo atterra e i due si salutano. Subito dopo riceve una telefonata dalla sua ragazza che gli comunica di essere incinta. Lui pensa che si tratti di una strategia per farlo tornare a casa, e non le crede. La batteria del telefono satellitare si scarica e ognuno rimane col proprio punto di vista. Lei è incinta veramente di Leonardo ma lui prende la notizia con leggerezza e non intende rinunciare al suo viaggio.
Leo raggiunge gli amici al bar per bere qualcosa in loro compagnia e cominciare così la vacanza senza pensare alla telefonata ricevuta. Gli amici raggiungono con tre macchine Suv nere coi vetri oscurati, ad alta velocità, l'Hotel più costoso dell'isola. Nell'Hotel Leo incontra la ragazza conosciuta in aereo, e decidono di passare una serata insieme in discoteca. Tra un bicchiere e l'altro si baciano appassionatamente. Tornano in Hotel e trascorrono la notte insieme.
La mattina dopo la ragazza si sveglia e ha una brutta sorpresa: si gira e vede che lui non c'è più; sul comodino trova un biglietto dove c'è scritto: "Mi sono divertito ma mi dispiace, devo andare, il mio posto è là... il mio amore si potrebbe svegliare, chi la scalderà?"
Lei si sente presa in giro, lo raggiunge nella hall e gli dà un bello schiaffo davanti agli occhi di tutti, e gli urla: "Brutto balordo!!"

Il racconto continua con tre finali diversi...
Scegliete quello che preferite!

FINALE 1 Tutti si girano a guardare la scena. I fotografi impazziscono con le loro macchine fotografiche... Lui, Leo, non capisce cosa succede e sviene... forse lo smataflone ha urtato una tempia. Quando sviene la ragazza che lo aveva colpito cerca di farlo rinvenire, smettendo quei panni che aveva vestito per fingersi un'altra. A due centimetri dalla faccia di Leo gli rivela di essere Guendalina, la sua compagna, incinta di un figlio suo, e che non aveva trovato altra soluzione per poterlo seguire e riconquistare.
I due fecero la pace una volta trovatisi soli nella suite dell'albergo. Si chiarirono e risero insieme di tutto, come due giocosi fratellini. Il bimbo nacque dopo 6 mesi. Lo chiamarono Stefano e fu un gran scoop per la stampa che raccontò tutta la storia, come se fosse un giallo, e portò la coppia a un maggiore successo.
Un regista ne fece un film, una storia d'amore, che uscì al cinema intitolato: "La coppia non è mai coppia"
(Maurizio G.)

FINALE 2
Ma che vergogna uno schiaffo davanti a tutti, soprattutto perché in quel momento sono entrati i giornalisti, facendogli una bella foto, e il giorno dopo è uscito un bell'articolo con la foto dello schiaffo su un'importante rivista americana.
Giselle, la sua fidanzata, in giro per la città per fare compere, viene informata dell'accaduto da un'amica che ogni settimana compra questa rivista, e così decidono insieme di raggiungere Leonardo per avere spiegazioni.
Intanto ai Caraibi Leonardo non può uscire dall'albergo perché è tempestato dai giornalisti che gli fanno domande su questo argomento, e così, per non perdere la reputazione, si scusa con la ragazza dicendole che si è comportato male e che non lo farà mai più, e per farsi perdonare la invita a cena, regalandole un bel mazzo di rose rosse.
Dopo aver cenato fanno un giro per l'isolato e decidono di dormire di nuovo insieme, ma questa volta da lui. Ma arrivati in camera da letto trovano una brutta sorpresa: Giselle è nella sua stanza e, furiosa con Leonardo, prende a calci la ragazza scaraventandola fuori dalla porta.
Così il bel Leonardo deve abbandonare questo viaggio e tornare a casa con la fidanzata. I suoi amici rimangono lì con l'amante di Leonardo e proseguono la vacanza.
Nove mesi dopo nasce il bambino, ma Giselle muore durante il parto, così lui si occuperà da solo del bambino.
Dopo due anni però i suoi amici gli fanno una sorpresa: gli portano la ragazza con cui Leonardo aveva tradito la fidanzata, e con cui i suoi amici erano sempre restati in contatto; e così la ragazza lo aiuta col bambino.
L'arrivo di questo bambino ha cambiato Leonardo, l'ha reso più responsabile, e così dopo un anno i due si innamorano e si sposano.
(Barbara C.)

FINALE 3
Nella Hall dell'albergo tutti si voltano a guardare cosa sta succedendo tra Leonardo Di Caprio e la bella fanciulla che l'ha appena colpito al volto.
Lui sta provando a calmarla dicendole che durante la notte passata assieme si è reso conto di quanto voglia bene alla sua ragazza rimasta a Los Angeles ad aspettarlo, ma questo tentativo non gli riesce perché la ragazza conosciuta in aereo gli molla un'altra sberla e subito dopo scoppia in una crisi di pianto.
Dolcemente lui l'avvicina a sé e con il braccio intorno alle sue spalle la porta in un angolo della sala da pranzo dove bevono qualcosa e Leonardo comincia a spiegarle cosa sia successo in lui quella notte.
È stata un'emozione molto grande averla accanto a lui e baciarla. È successo che gli si sono risvegliati i sentimenti che aveva provato nei primi tempi quando lui e la sua ragazza si vedevano le prime volte.
Era stato questo mix di sensazioni a fargli venire la voglia di ritornare al più presto a Los Angeles dal suo amore Anita.
Appreso questo la ragazza hostess continua per un po' a piangere, pur sapendo di avere avuto una notte splendida con quello che forse avrebbe potuto essere l'uomo della sua vita.
Ma certe volte nella vita queste cose succedono: si trova l'uomo giusto ma lo vediamo nella nostra vita o nel momento sbagliato, o nel posto sbagliato.
Ora Leonardo ha finalmente capito quali siano i suoi veri sentimenti per Anita e si prepara a ritornare da lei per vivere insieme quel tanto tempo che c'è a loro disposizione.
(S.)


Gruppo di Arteinsieme del C.D. di San Biagio


Freddura


Due cani si incontrano e si fiutano.
Sai perché dopo si aggrediscono?
Perché si … rifiutano!


Luigi Zen


L'isola del tesoro (3a puntata)


Alle sei del mattino Chaulì sveglia il gruppo con la sveglia del suo orologio digitale. Con i crampi nella pancia per la fame il gruppo si incammina in fila indiana per arrivare al punto indigeno di ristoro. Dopo mezz’ora di camminata arrivano sani e salvi e fanno tutti una pazzesca colazione a base di banane fritte (croccantini alle banane per la panterina).
Jessica nel frattempo era rimasta al campo per essere curata da Linda. E’ dispiaciuta per quello che è successo e non intende comportarsi più così, per lo spavento che si è presa. La nonna, molto severa, è sempre arrabbiata, perché pensa che la fiducia del gruppo non dovesse essere tradita.
Finita la colazione il piccolo gruppo si rimette in marcia e si appresta ad entrare in una fitta boscaglia. Ma prima che questo possa succedere si sente un verso spaventoso d’animale che lascia tutti atterriti. Decidono che le donne aspetteranno in quel punto mentre gli uomini e la panterina andranno in avanscoperta. Addentrandosi nella foresta scoprono che l’urlo proveniva da un gruppo di elefanti che, spaventati dalla corsa di un gruppo di babbuini, emettevano questi barriti. Gianmarco si ricorda di avere visto sulla mappa il disegno di un elefante e di un babbuino vicino alla cascata del tesoro. Così intuisce che, senza volerlo, sono giunti proprio nei pressi. Decidono di utilizzare l’astronave Gherardi Alex, che li aveva seguiti fluttuando a breve distanza, per tornare all’accampamento, recuperare Linda e Jessica e tutto l’equipaggiamento e portarle lì da loro.
In un batter d’occhio il gruppo era riunito, non mancava più nessuno. Linda e Jessica continuano a navigare sull’astronave seguendo gli altri che si inoltrano nella boscaglia alla ricerca della cascata. Camminando nella boscaglia cercano di orientarsi con l’udito, ma i rumori nella giungla sono della cascata.
La cascata è alta cento metri e larga trecento… sembra di essere di fronte alla cascata del Niagara! Ed è sovrastata da un arcobaleno di rara bellezza. Il luogo è così meraviglioso che tutti si spogliano e si lanciano gridando nel placido lago turchese creato dalla cascata. Linda pensa che finalmente ci si può riposare dalle fatiche del viaggio. Fa tanto caldo e adesso si possono rinfrescare. Fanno un lungo bagno e scoprono dei pesci che mordicchiano le gambe. Un coccodrillo di enormi dimensioni si volge verso di loro, costringendoli ad uscire dall’acqua velocemente.
Gianmarco dice: “Partiamo che abbiamo ancora poco per arrivare al tesoro! Pedro dice: “Accampiamoci qua, facciamo un falò, ubriachiamoci, fumiamo e parliamo di cosa ci piacerebbe trovare nel tesoro” . Sono tutti d’accordo e pensano di fare una grigliata di maiale selvatico, dal momento che ce ne hanno sono tanti.
Ballano fino a sera tardi e stremati dalla stanchezza si siedono attorno al falò per cominciare a mangiare. Jessica rivolgendosi al gruppo chiede cosa si immaginano di trovare nel tesoro. Lei pensa a molti soldi, Pedro a un’agata marrone a forma di cuore con al suo interno un piccolo diamante e a un teschio per il miliardario. Linda vorrebbe trovare tre perle magiche: due in grado di farla viaggiare nel tempo e una di farla volare.
Chaulì vorrebbe un cofanetto antico di trucchi che usava la principessa di un villaggio cinese sulle montagne rocciose ai confini con la Mongolia.
Gianmarco vorrebbe trovare tutti i cd dei Beatles, il suo gruppo preferito. La nonna di Jessica vorrebbe trovare svariati gioielli.
Guardano il cielo e vedono una luna piena luminosa e, come un’antica strega, Linda propone di entrare in contatto con gli spiriti magici del luogo allo scopo di chiedere protezione per la ricerca del tesoro e di capire se l’indomani avranno una giornata propizia. All’improvviso scoppia un forte temporale con lampi e tuoni. Il falò si spegne e questo per Linda è un segno che gli spiriti saranno dalla loro parte nella ricerca e che non subiranno troppe perdite. A seguito dello spegnimento del falò i compagni d’avventura ripiegano nelle loro tende, per essere freschi e riposati la mattina dopo.
All’indomani il gruppo, destandosi, fa un’abbondante colazione per poter avere l’energia necessaria per l’imminente ricerca. Con l’equipaggiamento in spalla si dirigono sulla sponda ovest del lago dove ci sono molti alberi e rocce. Una di queste è particolarmente piatta e da lì, secondo la leggenda, sarà possibile saltare su uno scivolo naturale che porta all’ingresso della grotta.

(continua nella prossima puntata)


Laboratorio ArteInsieme - C.D. Casalecchio di Reno


L’uomo e le sedici teste


pagina 1

Che cosa bolle in pentola?
Le sorgenti dei pensieri e del linguaggio.
Le teste opposte:
Sorgente: ragione ------------------felice < uomo razionale > infelice
Sorgente: cuore --------------------allegro < uomo sentimentale > triste
Sorgente: libido ---------------------romantico < uomo passionale > malinconico
I cinque sensi, guardiani protettivi e consiglieri:
odore < OLFATTO > puzza
giorno < VISTA > notte
caldo < TATTO > freddo
suoni gradevoli < UDITO > rumore
piacevole, commestibile < GUSTO > avariato, non commestibile.


Luigi Zen


Lo stuzzichino


Gli Angeli sono superiori agli uomini perché gli uomini vanno in ferie e loro ci sono sempre.


Luigi Zen