ottobre 2014 - anno VIII  n. 3 – La prima impressione


sommario


Piergiorgio Fanti

Claude Monet: “Impressione, levar del sole” – 1873 (olio)

Fabio Tolomelli

Editoriale

Mariangela

La prima impressione

Ave Manservisi

Grumi di foglie

Lucia

Sotto gamba

Francesca

Forse

Concetta

Il buongiorno… non si vede dal mattino

Daniela Mariotti

La prima impressione

Darietto

L’essere umano è colpevole (2a parte)

Giovanni

Prossimo obiettivo The Doors

Luigi Zen

Con licenza poetica

Massimo Fiorini

L’appetito vien mangiando

Giovanni Romagnani

Lo sfogatoio

Edoardo Bellanca

Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?

RTP Casa Mantovani

Vedendo una persona…

Ass. UmanaMente

La prima impressione

Ass. UmanaMente

Intimità e sessualità

Antonio Metta

Amore intimo

Fabrizio

La rubrica dei consigli per conquistare una donna

CD Casalecchio

La prima impressione cambia nel tempo…

Daniele Benfenati

Ma che cos’è questo IESA?

INSERTO
      Lucia      Il volto è lo specchio dell’anima? Teorie vecchie e nuove
      Diego Fusaro     Cesare Lombroso

Anonimo

Nel mio cuore per sempre

Milena Di Camillo

Fuori dagli schemi spuntano le opportunità

Giovanni Romagnani

Le note di notte

DEDICATO AD ARIANNA Lo spazio della poesia

 

      Giancarlo Giuseppetti     L’amore è un sorriso per un down
      Paola Scatola     La prima impressione
      Luisa Paolucci delle Roncole     Buonanotte
      Paola Scatola     Rimanevo ad ascoltarti
      Paola Scatola     Mi piace
      Paola Scatola     Come
      Anonimo     Margherita
      Roberto Grillini     Tramonto pittorico
      Anonimo     Frantumi
      Roberto Grillini     Naufrago
      Piergiorgio Fanti     Emozione
      Luigi (Villa Olga)     Poesie
      Mariangela     Il cavalier bendato
      Anonimo     Perché dovrei avere paura?
      Giovanni     Volo così
      Luisa Paolucci delle Roncole     Il tempo
      Ermanno Bitelli     Haiku d’autunno
      Matteo Bosinelli     In viaggio verso il Sud
      Ave Manservisi     Cristalli di vetro
      Ave Manservisi     Quel letto
      Filippo Fenara     Il foulard

Matteo Bosinelli

Recensione: “Diario di una schizofrenica”

Michela Trigari

Le foto delle vacanze sul nuovo sito

Ricky

Per ridere un po’ (vignette)

Darietto

Dazzenger

Vincenzo

Le vacanze del “Fare Insieme”

Giliola Galvagni

Stelle di roccia bis: Trekking in Abruzzo

Michele Ferri

Tutti al mare!

Moreno Melega, Antonio

Vacanze sul lago Trasimeno

Luigi Monaco

Le regole del 7 multiplo

Lucia

Michele va in pensione

Conci & Co

Grazie Michè

***

La Posta

Giulia e Maria

L’Associazione Cristina Gavioli

Fabio, Giovanni, Lucia

In memoria di Ave

 

                                                                           

Claude Monet: “Impressione, levar del sole”, 1873 - olio


pagina 1



Impressionismo. Così un critico dello Charivari * definì ironicamente la nuova visione artistica proposta al pubblico parigino dalla mostra di pittura apertasi nel 1874 presso il fotografo Nadar. Vi si presentavano per la prima volta in gruppo Monet, Renoir e Sisley (già allievi di Gleyre), Pissarro, Berthe Morisot, Degas, Cézanne, e altri minori.
A suggerire la qualifica, fu un paesaggio di Claude Monet: Impressione, levar del sole. Monet intende suscitar scalpore, il titolo stesso dell’opera è una provocazione!
Il dipinto ha un aspetto sommario; non si tratta di una raffigurazione esatta del porto di Le Havre. Sullo sfondo si intravedono, appena accennati, i fumaioli e gli alberi delle navi mercantili, mentre in primo piano si distinguono le sagome di tre barche a remi. Il quadro punta sull’emozione che suggerisce, coll’atmosfera quasi lirica della scena. Inoltre è condotto senza interesse di creare profondità. Gli impressionisti non si sentono più vincolati a temi letterari, mitologici o storici.
Impressione, levar del sole è diventato simbolo della pittura impressionista soprattutto per il suo carattere e per la sua tecnica; a Monet non interessava il contenuto del dipinto, ma prima di tutto la qualità mutevole della luce, non riproducendo una scena, bensì un’atmosfera. Gli impressionisti dipingevano “en plein air” con tecnica rapida. A loro interessavano le sensazioni visive che il paesaggio comunicava.
Anche nei quadri di figura, lo sfondo, il paesaggio, non sono qualcosa di aggiunto, ma avvolgono le figure. Tutto è trattato con la stessa tecnica, con pennellate veloci e a volte dense.


*Nota:
Lo “Charivari” era una rivista satirica parigina. La parola significa ‘chiassata, pandemonio, serenata burlesca’.


Piergiorgio Fanti

L’Editoriale


Quando mi vedo d'improvviso allo specchio, mi sento antipatico, fortemente antipatico. Se mi desto un attimo, aggiusto la mia mimica e mi sento sollevato. Sì, i lineamenti si aggiustano, si fanno più dolci, meno aggressivi e spaventati. Ma… solo in un secondo tempo. Purtroppo è così e ci posso fare poco. Capisco perché quando conosco persone nuove, più sono emozionato e più faccio una brutta impressione, e questa impressione condiziona l'andamento del nuovo rapporto. Questo effetto si amplifica quando durante la presentazione vengo qualificato con un titolo. Probabilmente non mi sento all'altezza e sento un rimescolamento addominale che mi fa perdere quella lucidità e serenità necessarie per la costruzione di un buon rapporto. Che il prossimo ti giudichi in base alla prima impressione è automatico e inevitabile, del resto è un meccanismo naturale, programmato negli esseri viventi per la sopravvivenza della specie, come ci insegna Konrad Lorenz, scopritore del fenomeno dell’imprinting. Egli si accorse che delle oche neonate che avevano visto lui come primo essere vivente lo seguivano come fanno normalmente le ochette con la loro madre. Questo perché subito dopo la nascita le ochette identificano la propria madre nel primo oggetto o persona in movimento che vedono.
Allora cosa si può fare quando un rapporto non riesce a decollare? Io non lo so. Però, nella mia esperienza, quando c'è la volontà reciproca di conoscersi, lentamente il rapporto può migliorare. Non bisogna aver fretta. Essere troppo freddi congela il rapporto. Essere troppo focosi rischia di bruciarlo. Anche cercare di mostrare quello che non si è risulta nocivo per la costruzione di un buon rapporto, amicale, affettivo, o professionale che sia. Riguardo a quest’ultimo ambito, è interessante anche notare che esistono dei ‘gerghi’ o dei codici comunicativi che credo abbiano la finalità di canalizzare il rapporto al di sopra dell'aspetto affettivo. Penso ad esempio a quello militare: un comando che viene dall'alto deve essere rispettato a costo della propria vita, anche se il superiore sta molto antipatico.
Certo esistono comandanti che vengono seguiti con più ardore, altri con più diffidenza, comunque il rispetto della gerarchia è d’obbligo. Si può pensare al medico: camice bianco, penna nel taschino, fonendoscopio a tracolla, calligrafia illeggibile, linguaggio pressoché incomprensibile, sono elementi che focalizzano l’attenzione sulla figura professionale, a scapito dell’individualità personale. Lo stesso vale per l'avvocato o per il rappresentante.
Generalmente più si sale nella gerarchia sociale, più ci sono stratagemmi per far sì che l'impressione si distolga dall'uomo e si rivolga al professionista o all’operatore in divisa. Anche l' ‘avere’ è molto condizionante. Nella società attuale viene data molta importanza a chi ha: la bella macchina, la bella casa, i vestiti griffati. L'impressione viene puntata su aspetti come la forza, l'abilità nella costruzione, la bellezza, ma soprattutto sulle cose che permettono una sopravvivenza anche materiale migliore. Io non mi sento libero dai condizionamenti sociali. Soprattutto quando sono in moto e mi vedo riflesso nelle vetrate mi sento un dio, o forse un principe, purtroppo godo di avere questo mezzo così potente e così del tutto inutile, quando nel mondo esistono bambini che muoiono di fame. Concludo questo editoriale pensando a tutti i bambini del mondo, che sono i più sensibili all'imprinting.
Cerchiamo di essere equilibrati e corretti, dotati di buon senso. Aiutiamoli ad essere sé stessi, affinché crescendo non debbano sentirsi dei diversi per fattori esterni al carattere interiore (religione, etnia, cultura, professione o tenore sociale). Accettati quindi anche dall'esterno, perché questo si riflette nell'interiorità. Non più timorosi di essere, ma felici di essere.


Fabio Tolomelli

La prima impressione


Quell'anno l'estate fu molto calda e afosa, così dopo aver prenotato l'albergo, io e la mia amica Claudia partimmo per una breve vacanza sulla Riviera Romagnola. Arrivate a destinazione notammo che c'era ancora tempo per l'ora di pranzo, così depositati i bagagli andammo subito alla spiaggia. Era una bella giornata di sole e dal mare veniva una leggera brezza. Ero sdraiata sul mio lettino un po' assopita quando sentii battermi leggermente sulla spalla, aprii gli occhi e vidi accanto a me una giovane donna che con un accento leggermente straniero mi chiese: "Potrebbe gentilmente spalmarmi la crema solare sulla schiena?" "Volentieri" risposi, mi ringraziò poi sdraiata sul suo lettino mostrò di voler parlare con noi, si presentò dicendo che si chiamava Sonia che lavorava come cameriera ai piani in un grande albergo poco distante e che aveva approfittato del suo giorno di libertà per venire alla spiaggia. Era giovane, carina, socievole e laboriosa. Questa fu la prima impressione che ci fece, una buona impressione. Iniziammo una breve conversazione contente di aver fatto una nuova conoscenza.
Restammo alla spiaggia insieme per circa due ore e dopo un breve saluto tornammo ognuno al proprio albergo. Al pomeriggio tornammo alla spiaggia, ma notammo che il suo ombrellone era chiuso e dopo altre persone presero il suo posto.
Pensammo che forse era tornata al lavoro, ma non la vedemmo più; ci dispiacque solo di non averle dato un ultimo saluto. I giorni passarono veloci e il ritorno fu un po' triste, perché saremmo volute restare ancora.
Fu una vacanza breve ma piacevole. Claudia mi accompagnò a casa, mi salutò e mi disse che l’anno successivo avrebbe voluto ripetere la stessa esperienza.
Dopo circa un mese Claudia mi telefonò e mi invitò a cena fuori. Uscimmo che era già buio, ma nel tragitto che portava al ristorante passammo vicino alla stazione, sul marciapiede notai che c'era una persona, dissi a Claudia "Rallenta!", lei mi rispose: "Che c'è, hai visto un gatto nero attraversare la strada?", "No, ho visto di peggio", risposi, poi le dissi: "Guarda, vedi quello che vedo io?", "Sì", disse lei. Sì, era proprio lei, era Sonia sul marciapiede, che si prostituiva.
Provammo delusione, non avremmo mai immaginato che facesse quel mestiere, ci dispiacque vederla lì, ma non la condannammo, ragionammo pensando che ognuno è libero di scegliere di vivere la vita come meglio crede, ma deve essere disposto ad accettare le conseguenze che ne derivano e un simile lavoro le avrebbe riservato non pochi problemi.


Mariangela

Grumi di foglie


La prima impressione, a volte, è la ‘reale misura’ di ciò che è una persona nei nostri confronti. Ma a volte, in seguito, succedono tante di quelle cose, che non si pensa più così. Perché? Perché per conoscere qualcosa o qualcuno veramente occorrono spesso molti anni, o una vita intera. La forma ed il contenuto non sempre coincidono. Troviamo i ‘simili a’ ed i ‘dissimili da’… troviamo le ‘intersezioni’ nei sistemi, le infiorescenze nelle piante etc. etc. per arrivare alle ‘personalità multiple’ ed alle persone poliedriche (come dicono gli psichiatri).
La prima impressione può essere quella giusta se guardiamo ad un essere ripetitivo, normo-normale, coerente nelle sue idee. Ma che dire dei ‘malori’ delle donne, del ‘cuore’ dell’innamorato (che prima ama e poi odia), dei ‘dubbi’ dei pensatori? Solo il susseguirsi uguale di buone ‘prime impressioni’ può definire un carattere come positivo. E solo le continue impressioni negative possono definire un carattere come negativo.
Personalmente io trovo che la prima impressione sia quella giusta, ma poi si scorgono gelosie e bugie, gli errori degli altri nei nostri confronti, per cui direi che se la prima, la seconda… la ventesima impressione non sono combacianti e coerenti, danno di un Io un tutto come spezzettato e separato da muri o da vicoli ciechi, ove trova posto il nero, il male, l’inconscio collettivo, la depressione (ovvero il male oscuro) l’affetto che non c’è perché non c’è mai stato. Grumi di foglie e di fogliame per i grulli, becchime per i polli.


Ave Manservisi

Sotto gamba


La prima impressione è quella che conta è un vecchio adagio, e come tutti i vecchi adagi comprende una buona fetta di verità… più o meno quanto un altro vecchio adagio che dica esattamente il contrario, tipo non è tutto oro quello che luccica, o l’abito non fa il monaco, o l’apparenza inganna. Quel che è certo, è che la ‘prima impressione’, non è cosa da prendere sotto gamba. Basti pensare a quelle simpatiche ochette che uscendo dall’uovo videro un uomo barbuto (Konrad Lorenz) e si misero a seguirlo tutte in fila, fiduciose, convinte che fosse quella la loro mamma. È l’imprinting, un meccanismo che, come Konrad Lorenz ci ha insegnato, è stato inventato da Madre Natura per far sì che i piccoli sviluppino un perfetto attaccamento a chi li guiderà nei primi passi della loro vita. La parola stessa, imprinting, fa pensare a un qualcosa che si ‘stampa’, un marchio, un segno di riconoscimento.
Qualcosa che resterà, appunto, ‘impresso’ nella memoria del piccolo e reciprocamente farà sì che la madre a sua volta riconosca il piccolo come suo. Ma, ahimè, se capita come alle ochette di cui sopra, c’è poco da fare: anche se l’errore per tutti gli altri è evidentissimo, le ochette non cambieranno idea. È difficile liberarsi della prima impressione. Il senso critico si acquisisce col tempo, con l’esperienza, la cultura. Si impara a respingere le false impressioni, a rivedere i propri giudizi, ci si abitua a filtrare, a selezionare, a diffidare. Poi, più avanti con gli anni, se non si sta attenti, ci si sclerotizza, si diventa refrattari alle novità, iperprudenti, carichi di pregiudizi, abitudinari e conservatori… L’unico antidoto è avere dei giovani accanto.
La mente più è giovane, più è soggetta a farsi ‘impressionare’ o meglio a farsi ‘imprimere informazioni’ e quindi a farsi ‘formare’ dal mondo esterno. Ciò che si stampa nella mente nell’età evolutiva non svanirà facilmente, perché avrà contribuito a plasmare la persona.
La deprivazione di stimoli ha effetti gravi sullo sviluppo e sull’equilibrio psichico, l’eccesso altrettanto. Una mente nuova è aperta, curiosa, ingorda, non aspetta altro che di ricevere informazioni, da qualunque parte arrivino, ed è malleabile, plastica, perciò quello che le viene dal mondo esterno da una parte può arricchirla, farla crescere, dall’altra può metterla in pericolo. Le impronte positive ricevute da bambini o adolescenti mediante esperienze felici (o ben risolte) costituiranno un corredo di forza e ottimismo, saranno la riserva a cui attingere nei momenti difficili, ma quelle negative potranno fare seri danni e nei casi più gravi riaffioreranno in seguito, sotto forma di patologie o devianze.
Penso alle esperienze traumatiche, alle violenze fisiche o psicologiche, alle molestie sessuali, ma anche ai cattivi esempi, allo stillicidio di negatività attraverso i media e le fiction… E penso ai nefasti effetti di certe abitudini, come l’abuso precoce e massiccio di sostanze psicoattive (non solo le cosiddette droghe ‘pesanti’ e le pillole da ‘sballo’, ma anche l’alcool e i troppo sottovalutati cannabinoidi), capaci di abituare la mente a percezioni distorte della realtà disorientando in fieri la funzione stessa del ragionamento.
Negli anni della crescita, così come ci si preoccupa di raddrizzare la postura e l’assetto dei denti, ci si dovrebbe interrogare di più su ciò che incide nello sviluppo della mente. Ma ho l’impressione che riguardo alla funzione educativa e formativa nella nostra società gli adulti (e non parlo solo di genitori, insegnanti e altri ‘addetti ai lavori’) abbiano un po’ abdicato. Per esempio assistiamo al dilagare fra i giovani di comportamenti nocivi o irresponsabili, dal sesso esasperato all’agonismo violento, dal divertimento sfrenato al gioco d’azzardo, dall’alimentazione smodata all’uso incontrollato dei social media, dalla vita ‘spericolata’ alla vita ‘sdraiata’… ma non abbiamo ancora deciso se collocare tutto ciò nell’area del vizio o in quella della malattia, se essere repressivi o indulgenti, proibizionisti o libertari, preoccupati o fatalisti, e spesso, per superficialità, per quieto vivere, o per inadeguatezza (quando non in mala fede), giochiamo a nascondino con la coscienza, accampiamo scuse, minimizziamo, sperando che alla fine il conto non sia troppo salato.


Lucia

Forse


Nella vita non avrai mai una seconda occasione di dare una prima impressione, perché la prima impressione è quella che conta. Niente di più vero. Forse.
Ma non è sempre così. A volte non è la prima ma la seconda o anche la terza e via dicendo, man mano che una persona la si conosce meglio. Quindi la vedi e hai un’impressione, la conosci meglio e magari cambi completamente l’opinione sulla tua prima impressione.


Francesca

Il buongiorno... non si vede dal mattino


Il tema di questo numero del Faro mi ha immediatamente riportato indietro nel tempo e precisamente ad un fatto capitato alla sottoscritta agli inizi dell'esperienza lavorativa in ambito psichiatrico (1991), in quel di Porretta Terme.
Poiché mi era stato affidato il percorso di deistituzionalizzazione di una persona che aveva trascorso ben diciotto anni della sua vita presso il Manicomio ‘Roncati’ di Bologna, a causa delle caratteristiche fisiche di questa donna, piuttosto androgina nell'aspetto e nei modi (sorella gemella di un maschio, da sempre vissuto in famiglia), gli unici pensieri e sentimenti che, nell'immediato, mi ricordo di aver nutrito nei suoi confronti sono stati: la convinzione della sua pericolosità, la paura di subire violenza, la sospettosità, il rifiuto e il grande senso di disagio a starle vicino.
Tutto questo perché la foggia dei suoi capelli cortissimi incarnava perfettamente l'immagine del matto da manuale, i suoi occhi dal colore verde con striature giallastre (oggi per me bellissimi) la rendevano, insieme a tutto il resto, inquietante, malvagia e brutta. Ripensandoci mi rendo conto che l'inesperienza, l'ignoranza, il pregiudizio, la stigmatizzazione, unitamente alla teoria del Lombroso che stavo inconsapevolmente, in quel momento, accreditando, mi avevano fatto trarre questo tipo di conclusioni.
Per fortuna, a distanza di qualche mese dall'inizio dell'intervento riabilitativo, ho completamente cambiato idea e modalità di relazione, perché la persona che via via si disvelava era una persona sempre più bella, affascinante, dolce, generosa, piena di attenzioni e gratitudine verso tutti.
Oggi più che mai sono convinta che non c'è aspetto fisico o prime impressioni che tengano, ma che soltanto determinate condizioni ambientali e le perversioni di certe persone possono innescare processi di disumanizzazione, abbrutimento, rabbia e aggressività nelle proprie vittime, a lungo angariate e sottomesse.
Per fortuna l'essere umano è una miniera di risorse, capace di risorgere come la Fenice dalle proprie ceneri, molte volte basta grattare via quel po’ di polvere per scoprire che quella che pensavamo fosse soltanto una semplice pietra nera in realtà è un grosso diamante.


Concetta

La prima impressione


Il dolore non è prevedibile e così è l’ispirazione di uno scritto e in particolare uno scritto poetico! Io ci posso provare. Se ho promesso scritti nuovi, forse sono stata presuntuosa, ma Dio mi perdonerà. Io spero in un abbraccio infinito da parte sua, spero di fare parte dell’amore infinito di Dio.


Daniela Mariotti

L’essere umano è colpevole!!! (2° parte)


Capitolo 1 – L’apparenza


Ora ti chiedo di mettere in moto un po' l'immaginazione, in modo tale da pensare di essere in automobile, appoggiato al finestrino che guardi il paesaggio e poi scorgi un vulcano; ma ne vedi solo l'esterno. Sai cosa c'è al suo interno? Sai quanto magma ha dentro e quindi sai valutare se può scoppiare da un momento all'altro? È una metafora per quello che desidero intendere: la stragrande maggioranza giudica le persone solo dal loro aspetto esteriore; il magma, in quel caso, invece, sono i sentimenti: però i sentimenti hanno bivalenza, cioè ci sono quelli negativi (depressione, odio, rancore, rabbia, eccetera) e quelli positivi (amore, bontà, allegria, gentilezza, simpatia, eccetera). Purtroppo mi sto rendendo conto che molte persone tengono conto solo del ‘cratere’ (aspetto fisico) di una persona e non del suo 'magma' (i suoi sentimenti). Per esempio, un giorno in autobus, in quel posto antipatico che quando ti siedi sei ‘contro marcia’, ho visto salire una ragazza molto bella, ma anche molto vanitosa, di quelle che si trastullano di continuo i capelli, il rossetto e il trucco (quasi in modo ossessivo, come per indicare: "Sono una regina! Inchinatevi davanti al mio cospetto!"). La ragazza, chiamiamola Alessandra, si è messa a chiacchierare con degli altri, poi un'altra ragazza (vanitosa come lei) mi ha indicato.
Di conseguenza Alessandra mi ha fissato, poi mi ha scrutato da capo a piedi e, infine, ha fatto una brutta smorfia di ripudio: "Bleah!" (cioè: "Che schifo!")... Fino a quel momento, ero pacato, ma da quella smorfia di Alessandra, dentro di me, ‘il mio magma’ si è fatto ribollire di negatività e ho pensato: "Ma come si permette quella zoccola di giudicarmi, se neanche mi conosce!"...
Subito dopo però ho pensato a quei cartelli che mettono in giro (soprattutto sugli autobus) dove si dice che l'uomo è violento; penso che Alessandra sia una di quelle donne che vanno con quel genere di maschio ricco in portafoglio ma che se ne sbatte altamente del suo ‘magma’ (i sentimenti) e che quindi sarà un amore di portafoglio e non ‘vero amore’. Alessandra non capirà mai il senso del ‘vero amore’, è per quello che sarà una zoccola, cioè una ragazza molto ‘oca’, poco intelligente, che andrà spolpando i ragazzi che incontra ed entrambi se ne sbatteranno dei sentimenti reciproci.




Capitolo 2 – Mens sana in corpore sano


Quando una mente è sana, anche il suo corpo reagisce positivamente ed è sano. Ne sono convinto.
Penso infatti che la mente e il corpo siano collegate tra loro in maniera reciproca. Noto infatti che in chi è affetto da disturbi psichici, come il sottoscritto, appaiono evidenti stati muscolari che definisco ‘tic’. C'è chi ha la gamba sinistra o destra o entrambe che sbattono freneticamente; il ciglio inferiore dell'occhio si muove involontariamente e provoca un fastidio enorme alla vista; molti si trastullano con degli oggetti (ad esempio i capelli) in modo che le mani non stiano ferme; c'è chi parla da solo; eccetera...
Ma finché questi ‘tic’ sono piccoli, non sono gravi; se si passa poi ai ‘tic’ decisamente più pesanti, allora qui la situazione si aggrava. Penso a chi fuma per nervosismo (e non chi lo fa per esser alla moda); a chi mangia per riempire dei vuoti interni (per riempire il suo ‘magma’, diciamo così); a chi si droga; a chi beve alcolici; e, il peggiore di tutti, a chi spegne la propria vita suicidandosi. Ci sono andato vicino tre volte.
Questo argomento si collega al capitolo 3: ‘L'apparenza’ per voler dimostrare come le persone normali, che sembra non abbiano problemi e sono tutte perfettine, ci vedono come dei mostri e quindi ci relegano in un cantuccio, mentre magari noi 'psicopatici mostri' vorremmo essere più vicini alle persone normali e esser loro amiche. Forse che sia la crisi? Saranno i soldi? La fiducia? Non so... Io abito sul pianeta Terra, in Italia, in Emilia Romagna, nella città di Bologna, ma mi basta uscire di casa che già non mi sento più un essere umano, un terrestre; mi pare di esser un alieno, perché mi vedo diverso dagli altri e questa mia diversità mi fa paura, ma la mia diversità si è costruita nel tempo, a causa del male che mi circonda e che quindi mi ha reso depresso. Per vincere la depressione, sono dovuto cambiare, ma questo cambiamento mi ha sempre più staccato dalla normalità della gente che mi sta intorno, rendendomi e facendomi sentire un alieno. Purtroppo non posso mettere esempi della mia ‘alienosità’. Questo mi ha reso felice e forte da una parte, ma ha rafforzato alcune zone della mia depressione dall'altra.
Penso quindi che la battaglia contro la depressione sia davvero inutile e questo mi deprime ulteriormente. C'è infatti una frase in una canzone della mitica Mia Martini che dice che l'uomo è forte quando è in gruppo, ma debole se solo. Io maschero la mia timidezza e la mia depressione quando sono in gruppo cercando di essere una persona solare, spiritosa e allegra; ma di fronte ad una singola persona, divento introverso, timido, schivo... Solo dopo un attento esame e se con tale persona mi ci trovo, allora con essa mi apro.
I genitori molto spesso, forse a causa della troppa premura, guardano al 'cratere' dei loro figli e non al loro ‘magma’. Succede quindi che non si riescono ad instaurare rapporti amichevoli e, peggio, si ha paura di rapportarsi a loro. Sembra che a loro interessi solo il ‘cratere’ e non si instaurano rapporti di dialogo oltre il quale ci sia l'interesse del figlio per i propri studi e/o per i propri hobby.
Ecco un esempio semplice: metterò Pippo per il figlio, Gina per la madre e Ugo per il padre. Pippo torna a casa dalla scuola, è un po' obeso e ha la depressione. Apre la porta di casa tutto felice, ma ha con sé un sacchettino. Pippo: "Ciao mamma! Sai che sono riuscito a trovare il film che da tanto cercavo? L'ho trovato scontato, oltretutto!" Ugo: "Che cos'hai in quel sacchetto? Dei dolci immagino!" (con sguardo severo) Gina: "Su, vai a tavola, è tardi. Domani mi devo alzare presto per andare a lavorare." (con sguardo normale)
Ora vi pongo una domanda. Secondo voi, come si è sentito Pippo? I suoi genitori è come se non lo avessero nemmeno ascoltato. Pippo ha parlato con i suoi genitori o con dei muri?
Bisogna ricordarsi che ascoltare e dialogare, anche di piccole sciocchezze, in modo amichevole e civile, dà una soddisfazione immensa. Cerchiamo quindi di ricordarci che le persone, non sono costituite solo da un involucro esterno, il ‘cratere vulcanico’ (il corpo - corpus), ma che provano anche dei sentimenti, hanno un 'magma' dentro quel ‘cratere vulcanico’ (la mente - mens): ‘magma’ (sentimenti) che spesso viene messo a parte o buttato nel pattume.




Capitolo 3 – Dizionario


Apro ora una piccola rubrica estremamente carina, dove desidero mettere alla luce quattro fondamentali parole che molto spesso vengono mal interpretate. Le parole sono le seguenti:
• COLLEGA - Persona con la quale ci si rapporta solo durante il periodo lavorativo. Se con un collega c'è un rapporto di simpatia, non è detto che questa sia amicizia. Diventa amicizia (anche solo durante il periodo lavorativo) se ci si danno aiuti a vicenda fuori dall'ambito lavorativo. Altrimenti quello è solo un collega simpatico. Molto peggio se il collega è antipatico.
• AMICO - Persona con la quale ci si rapporta sia durante il periodo lavorativo (o scolastico) che dopo quando ci si vede all'esterno della struttura, per chiacchierare, mangiare una pizza, andare al cinema, eccetera.
• CONOSCENTI - Sono quelle persone che vediamo poche volte (possono esserci simpatiche), ma non abbiamo consolidato un rapporto di amicizia. In questo ambito abbiamo due tipologie: a) quelle ‘veloci’, tipo il vicino di casa o una persona con il cagnolino che salutiamo, infischiandocene, con un: "Buongiorno! Tutto bene?"; b) quelle ‘lente’, cioè con cui si discute civilmente e in simpatia, per lungo tempo, magari anche in incontri di gruppo con altri conoscenti (possono esserci anche alcuni amici), ma il rapporto rimane chiuso, non sfocia in amicizia e non si riesce a condividere quindi le stesse emozioni che, invece, un’amicizia comporta.
• COETANEI - Sono quelle persone che hanno poca differenza d'età. Ad esempio, un gruppo di ragazzi tra il 25 e i 27 anni, che chiacchierano tra loro (conoscenti o amici) sono coetanei.


Darietto

Prossimo obiettivo The Doors


Ho un testo dell'Arcana. Si presta a qualsiasi argomento. Quello di Dario, ‘apparenza’, si potrebbe collegare alle porte della percezione.
Quando le porte della percezione saranno purificate, questo mondo apparirà per quello che è: un flusso infinito. Quindi ogni apparenza sarà dissolta.


Giovanni

Con licenza poetica


Koan… cantare quello che si vende… pensieri zen…
Il barcaiolo, che vende i giri in barca, descrive come poeta, cantando, quello che la gente in mezzo alla via perde o non vede se non sale con lui nella sua barca pronta e agile.
La canzone, in origine Il barcaiolo, diventerà nel futuro Santa Lucia. Nel CD Bella Napoli, copertina rossa, c’è Santa Lucia, quella originale.
Comme se fricceca - parole chiave che nella traduzione in italiano si perdono, alterando completamente il significato dell’originale – la luna chiena! lo mare ride, ll'aria è serena… Vuje che facite 'mmiezo a la via? col significato di ‘gente’.
Santa Lucia - è una preghiera, che ha il significato di un’invocazione, come: ‘oh cielo, o cribbio’, ecc.; siete così ciechi, imbranati o rincogl*** da non capir quello che potreste vedere facendo un percorso sulla mia pronta ed agile barca, vedendo Comme se fric -> ceca la luna chiena! lo mare ride, ll'aria è serena...
La luna piena che riceve i raggi del sole nel girare attorno a sé ecc., produce un accendersi di raggi argentei e scintillanti dal suono onomatopeico se fric-, accendersi e riflettersi come freccia, quindi nel ruotare offre infiniti raggi mutevoli di luce riflessa, perché cambia la sua superficie riflettente quando l’altra entra in ombra ->ceca, indica la rotazione.
Il barcaiolo (nel CD Bella Napoli, che sarà la musica e il testo originale) altro koan… canta l’invocazione a Santa Lucia e canta le immagini, mentre il coro non canta l’invocazione ma solo le immagini. La preghiera Santa Lucia la canta solo il barcaiolo, perché è un sussurro o dialogo fra lui e Santa Lucia. Luigi Zen


Luigi Zen




Santa Lucia


Comme se frícceca
la luna chiena!
lo mare ride,
ll'aria è serena...
E' pronta e lesta
la varca mia...
Santa Lucia,
Santa Lucia!

Stu viento frisco
fa risciatare:
chi vo' spassarse
jenno pe mmare?
Vuje che facite
'mmiezo a la via?
Santa Lucia,
Santa Lucia!

La tènna è posta
pe fa' 'na cena;
e quanno stace
la panza chiena
non c'è la mínema
melanconia.
Santa Lucia,
Santa Lucia!


[Come frizza (freme, frigge…) / la luna piena / il mare ride / l’aria è serena / è pronta e lesta / la barca mia / Santa Lucia, / Santa Lucia! / Sto vento fresco / fa rifiatare / chi vuol spassarsela / andando per mare? / Voi che ci fate / in mezzo alla via? / Santa Lucia, / Santa Lucia! / La tenda è sistemata / per fare una cena / e quando c’è / la pancia piena / non c’è la minima / malinconia. / Santa Lucia, / Santa Lucia!]


L’appetito vien mangiando


Per me la prima impressione è sempre sbagliata.
Immagina un piatto dai colori sgargianti e dalle forme composte, lo assaggi e non ti piace.
Immaginane un altro, dai colori aberranti e dalle forme scomposte, lo assaggi e non finiresti più di mangiarlo. Consiglio a chi ha una prima impressione di averne una seconda, una terza…


Massimo Fiorini


Lo sfogatoio


Hanno paura che vengano su


Hanno paura che vengano su: paure ancestrali, demoni, desideri subliminali! Mi chiedo dove un malato mentale dovrebbe stare. Vai al centro e ti trovi inserito in una specie di limbo all'interno del quale tutto è rallentato, tutto è ovattato. In cui non bisogna avere fretta. Illuminante il cartello posto fuori dalla farmacia: faremo il possibile, per i miracoli ci vuole tempo. Senza parlare della "Riunione", che non finisce mai allo stesso orario, a scapito del povero utente che aspetta. Lo dicevo prima: non ci vuole fretta! Per me è il sistema che fa cilecca! Comunque. Esci dal Centro e Ti morde la realtà, da cui sei dissociato. Dove stare? I mass-media hanno un ritmo diverso da Te: che fretta c'è. Ammetto che è un andazzo che non mi piace. Suggerisco agli operatori di cazzeggiare meno ed ai medici di prendersi un po’ meno sul serio. Escluso Alessandro Alberti. Ah, chiaramente: il tutto senza fretta!




Il deserto dei Tartari di via dello scalo


Illuminante, Dino Buzzati, anche nel nome del protagonista del romanzo: Drogo! È quello che fanno al CSM di Via dello Scalo 23. Ti imbottiscono di pastiglie, pagate dallo Stato, a cui bisogna dire anche Grazie! Prego! Poco, in realtà, perché sono laico. Come per il protagonista del romanzo, il tempo per l'utente psichiatrico passa lento, inutile. E quando viene il bello, ti dicono che il nemico non c'è. Che fregatura! Ho sempre più l'impressione che il mondo psichiatrico giri a vuoto su se stesso, corroborato da psicologi corroboranti. Che schifo! Mi limito a dire questo, sottolineando che gli operatori spesso non conoscono neppure i regolamenti e i loro cambiamenti, creando confusione e disagio. I Tartari tanto non arriveranno e il Deserto della solitudine imposta continuerà.
Ma fino a quando? Giro agli Operatori la domanda, sicuro che troveranno una risposta, sicuramente parziale ed accomodante.
Grazie.




Prima impressione


E se ti riesce, poi mi saprai riconoscere anche fra mille tempeste!"
Fermiamo l'attimo. Forse la prima impressione è proprio questo. Se per una volta ci fidassimo di noi. Ho visto questo. E lo mantengo, costi quel che costi.
Troppe volte, lo dico in termini personali, rinuncio alla mia prima impressione. E ne ho. Fin troppe. L'anima vola, dice Elisa: ed il pensiero con Lei.
Nel gruppo di scrittura creativa dell'associazione Umanamente, ho sostenuto l'importanza di cogliere la differenza che intercorre fra il vedere ed il guardare. La dottoressa Elena Pasquali in questo senso è più brava di me. Di formazione fenomenologica, credo che siano ambiti che conosce molto bene. Io l'ho tratto da Viaggio ad Ixtlan di Carlos Castaneda. Fu una differenza che mi folgorò. Vale poi per tutti i sensi. Lì si suppone che le persone dotate di extra-sensory perception (ESP), non abbiano in realtà un senso in più, quanto la capacità di usare i cinque sensi canonici tutti insieme. Da cui il sesto senso. Sto divagando lo so.
Rimanendo alla prima impressione mi limito a dire questo. Osservatela, parlateci, non seguitela necessariamente.
Delle volte rispondere ad uno sguardo può portare a nuove opportunità, magari a un pizzico di felicità in più, che non guasta.
Il mondo della prima impressione è un mare capovolto: "CERCATE PERSONE CHE NON FUGGONO LA PRIMA IMPRESSIONE, E CONDIVIDETELA CON LORO!"
Con Affetto.


Giovanni Romagnani

Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli?


Stasera, 1° agosto, mi ero recato alla Chiesa della Visitazione di via Lame per la Messa. Siccome ero in anticipo, mi ero messo a parlare col sacerdote del santuario, don Gianni Vignoli e, tra gli altri argomenti, anche sulla presentazione del Faro dell'altra settimana. Con l'occasione, gli avevo chiesto se voleva collaborare con un articolo su ‘La prima impressione’. Beh, quando è iniziata la Messa, il Vangelo del giorno era: secondo Matteo (13, 53-58). E qual era l'argomento? Si trattava proprio della prima impressione, in cui la gente “rimaneva stupita” (a proposito di Gesù) e si diceva: “Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere?” ecc. ecc. Da questo si può trarre l'insegnamento che bisogna essere cauti a giudicare... dalla prima impressione.



In quel tempo, Gesù, venuto nella sua patria, insegnava nella sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: "Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?" E si scandalizzavano per causa sua.
Ma Gesù disse loro: "Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua". E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.


Edoardo Bellanca

Vedendo una persona…


Si dice che vedendo una persona per la prima volta, spesso la prima impressione è quella che conta e, secondo uno studio, a quanto pare è davvero così.
E questa prima impressione è così potente che ci fa ignorare qualsiasi cosa di cui verremo a conoscenza o ci verrà detta di quella persona poco dopo.
A dimostrazione che quando emettiamo un giudizio, poi è difficile convincerci che ci eravamo sbagliati. Cosa ne pensi?



1) Secondo me è qualcosa che va al di là della logica. Trovo le persone abbastanza facili da capire, al primo sguardo.


Anonimo


2) Penso sia inevitabile avere un giudizio a priori su un’altra persona o su una cosa, ma penso anche che la prima impressione non debba per forza essere un giudizio definitivo. Bisogna cercare di andare oltre, scoprire anche le altre caratteristiche.


Anonimo


3) Io cerco sempre di non dare un giudizio fino a quando non conosco bene la persona davanti a me.


Anonimo


4) Io credo che la prima impressione sia molto importante ma che essa possa essere rivista nel tempo che il “fare conoscenza” ci concede. È molto importante secondo me poterla modificare ogni volta, essa si rinnova ma comunque rimane sempre in noi qualcosa che ci emoziona positivamente o al contrario, negativamente. Secondo me è stupendo ricordare la prima impressione e poterla rivedere e quindi ricredersi.


Davide Zerbinati


5) Io sono d’accordo. A seconda di come una persona si presenta, mi faccio subito un’idea di lei e raramente mi è successo di essermi sbagliata. Certo, non dico di conoscerla subito in modo approfondito, ma sicuramente subito è chiaro se sto parlando con una persona educata, garbata e con una certa istruzione.


Anonimo


6) Anche se ciò fosse vero, non credo che sia giusto, ma sono d’accordo nel dire che c’è una tendenza a ciò. Ad esempio, una persona con problemi di obesità avrà più difficoltà nella vita di una persona peso-forma. Dall’aspetto si possono capire diverse cose: uno che ha dei muscoli evidenti, è facile che abbia praticato discipline sportive nella vita. Spesso però, l’apparenza inganna.


Rossella Randazzo


7) A me personalmente capita, quando vedo una persona per la prima volta, di avere impressioni negative, solo guardando il suo viso. Mi rendo però conto di essere io in errore, io sbaglio perché non ho fiducia nelle persone, sono molto diffidente ed ho paura di soffrire. Capisco di dover diventare meno negativa verso le persone che non conosco.


Luana Fabbri


8) Sono abbastanza d’accordo con quanto scritto. Non sempre ma molto spesso la mia prima impressione era in accordo con le successive valutazioni. Oltretutto, la fisiognomica insegna che a determinate caratteristiche fisiche corrisponde un certo tipo di carattere.


Maya Dekleva


9) Spesso è vero ma a volte con il tempo ci si ricrede. Conoscendo e parlando con una persona si scoprono lati e caratteristiche inaspettate.


Anonimo




La prima impressione, infatti, si basa sul volto delle persone, e bastano le foto che ormai pullulano sui social network per orientare il nostro giudizio "a caldo" sugli altri. Lo rivela un nuovo studio condotto da ricercatori del dipartimento di Psicologia presso l'Università di York, che vanno oltre: è possibile prevedere con precisione la prima impressione, assicurano gli scienziati, sulla base delle misure di alcune caratteristiche fisiche dei volti, anche di quelli fotografati e postati sui social.
Hai il profilo facebook? Cosa ne pensi?



1) Io non ho molta fiducia nel mondo di internet: lo trovo un mondo falso e complicato.


Anonimo


2) Non approvo questa modalità di presentarsi. Io non mi sento rappresentata dalle mie immagini, quanto più da ciò che dico, i miei messaggi.


E. F.


3) Io ho un profilo facebook e credo che questo sito punti molto sulla prima impressione. Sta a chi lo utilizza non confondere la vita reale con quella virtuale.


Anonimo


4) Io ho un profilo facebook e devo dire di credere molto nella prima impressione in questo caso. Anzi, è l’unica cosa che conta davvero prima di “chiedere l’amicizia”. Mi è sempre stato difficile scegliere una foto che mi rappresentasse e lasciarla per tempo: spesso ho scelto foto di oggetti o paesaggi al mio posto, che rappresentassero emozioni veloci o anche profonde a me corrispondenti.


Davide Zerbinati


5) Io sono una persona molto all’antica: non ho un profilo facebook e se devo essere sincera non mi piace l’idea di comunicare con gente che non conosco di persona. Questo perché penso che la prima impressione non si basi solo sull’aspetto fisico (cioè da quello che si vede in una foto) ma anche dal modo di fare e di vedere proprio di ogni persona.


Anonimo


6) Io ho un profilo perché lo trovo molto utile per parlare e ritrovare miei amici. Ho molti dubbi però per quanto riguarda un suo utilizzo per fare nuove conoscenze e nel chiacchierare con sconosciuti.


Anonimo




Guarda il quadro davanti a te. Qual è la tua prima impressione?




pagina 1





1) La prima impressione davanti a questo quadro è quella di una sensazione di incompletezza: il tramonto più bello è quello che devo ancora vedere.


E. F.


2) La prima impressione che ho avuto è stata quella di riconoscerci dentro un quartiere in cui sono stata, visto di sera, disabitato. Nonostante la solitudine dell’immagine, il quadro mi trasmette serenità.


Anonimo


3) A prima impressione il quadro mi ricorda un’immagine di una città molto caotica. Ci sono palazzi molto alti e tanta gente. Il quadro mostra un momento di questa città in cui nessuno c’è, un momento della giornata in cui la città è deserta.


Anonimo



pagina 1





1) La prima impressione guardando questo quadro è quella di un quadro vivace e allo stesso tempo delicato. Mi pare di poter scorgere l’infinito in questo foglio blu stellato, pieno di pagliuzze verdi. Guardarlo mi permette di sognare, mi trasmette speranza per il futuro della vita di tutte le persone.


Anonimo



pagina 1





1) La prima impressione avuta guardando questo quadro è quella di un’armonia. Guardandolo, penso subito all’universo infinito e indefinito, di cui noi non siamo che una piccola anonima parte, senza forma. Tutti facciamo parte di un universo, che se guardato nelle sue singole parti non ha senso ma se preso tutto insieme forma un quadro bello e armonioso.


Anonimo


2) La mia prima impressione davanti a questo quadro è quella di stupore: il movimento di questa ballerina mi stupisce e colpisce. Non lascia indifferenti e produce confusione. I suoi colori e le sue forme sollecitano la fantasia.


Maya Dekleva



pagina 1





1) La prima impressione guardando questo quadro è quella di un graffito di strada. Il giallo e il rosso 'imbrattano' quello che sembra un muro, trasmettendo così questa idea di strada e muri colorati.


Anonimo




La prima impressione guardando un quadro suscita gli stessi pensieri della prima impressione guardando una persona? Perché?



1) Perché l’arte non è che imitazione della realtà.


Anonimo


2) Secondo me è perché quadri e persone hanno una medesima caratteristica nel momento in cui li vediamo per la prima volta: sono a noi sconosciuti.


Anonimo


3) Questo succede perché la prima impressione è un’emozione, e in quanto tale vale per tutto. Pensiamo a chi studia marketing, pubblicità o design: in un solo breve momento bisogna riuscire a far valere al massimo il prodotto. Allo stesso modo, quando devo uscire per la prima volta con una ragazza mi “tiro”, cerco di esprimermi, di valorizzarmi al massimo.


Davide Zerbinati


4) Non sono d’accordo: di un quadro puoi vedere solo l’immagine, ciò che rappresenta. Una persona non si presenta solo con l’aspetto fisico, ma anche attraverso il modo di fare, di parlare.


Anonimo


5) Guardare una persona su facebook non è molto diverso dal guardare un quadro.


Pensiero del gruppo di narrativa


6) Non credo che sia così: nel quadro si coglie un’immagine statica mentre con una persona si può sviluppare empatia e sentimenti di amicizia.


Maya Dekleva


7) Credo invece sia molto diverso: una persona va vista “in toto”. C’è molta più sensibilità secondo me nell’approcciarsi ad una persona nuova, di quella che viene stimolata di fronte ad un dipinto.


Anonimo




“Decipit frons prima multos” (La prima impressione inganna molti).
Così recita un proverbio latino. Questa è l’altra faccia della medaglia. È innegabile questa prima impressione significa trasformarla all’istante in un pregiudizio che d’ora in avanti ci impedirà di vedere e di acquisire altri elementi di conoscenza, oltre al fatto che essa potrebbe essere influenzata dallo stato d’animo del momento e dalle nostre proiezioni psichiche inconsce.
A volte accade che la prima impressione si riveli totalmente opposta a ciò che la persona mostra di sé nel tempo. Altre volte, se passa ancora un po’ di tempo, riaffiora qualcosa di quanto visto all’inizio. Che ne pensi?



1) Non tutte le ciambelle riescono con il buco!! Non credo che tutti ci possano andare a genio, il valore di vizi e virtù ci danno motivo di esistere e avere personalità. Pregiudizi e stereotipi fanno parte della nostra quotidianità e normalità.


E. F.


2) Sono assolutamente d’accordo, soprattutto riguardo le emozioni, ci sono tanti fattori che possono modificare e influenzare la prima impressione. Trovo quindi giusto questo proverbio, spesso è vero che la prima impressione possa ricredersi e che si possa arrivare addirittura a pensarne il contrario. Secondo me è sempre bello scoprire, ricredersi confermare o rivivere la prima impressione.


Davide Zerbinati


3) Io credo in realtà che la prima impressione sia quella giusta. A costo di sembrare piena di pregiudizi, raramente mi sono dovuta ricredere.


Anonimo


4) Credo che spesso la prima impressione inganni proprio perché può essere facilmente influenzata da caratteristiche relative al momento: un comportamento, lo stato di salute della persona... Bisogna però ricordarsi che a volte le persone cambiano.


Rossella Randazzo


5) È vero, qualche volta la prima impressione inganna. Si potrebbe dire, per usare un altro proverbio, che “l’eccezione conferma la regola”. Le persone possono riservare belle sorprese, anche se purtroppo anche a volte brutte, che ci lasciano sbalorditi.


Maya Dekleva


Laboratorio di narrativa - RTP Casa Mantovani


La prima impressione


Introduzione



La prima impressione tra persone è condizionata dal luogo e dal contesto dove avviene l’incontro. Possono esserci incontri del tutto casuali come spesso avviene nei treni, nelle biblioteche o nei locali, contesti in cui l’incontro è condizionato da una presentazione da parte di un conoscente come un amico o un parente che ti presenta un altro amico o parente, o da un contingenza di tipo lavorativo (pensiamo ad un colloquio per un assunzione) ed infine ambienti in cui la prima impressione tra due persone che si vedono per la prima volta può essere preceduta da una lunga conoscenza tramite chat (il mondo virtuale), sms o carteggio.
I partecipanti al laboratorio, partendo dall’immaginarsi uno di questi contesti hanno prodotto dei dialoghi tra personaggi che sono poi stati recitati e messi a punto come veri e propri testi teatrali.




Breve sceneggiato di Antonio Metta
Messo in scena da L., M. e D. sotto la regia di F
Titolo: INCONTRO AL BAR
Personaggi: Luigi 32 anni, Sofia 29 anni, un barista
L’azione si svolge in un bar di Siena alle 9:30 di mattina Testo originale dell’autore


Luigi: Buon giorno signor barista, il solito caffè.
Barista: Subito signor Luigi
Sofia: Questo signore mi sembra di averlo già visto… comunque mi presento. Mi chiamo Sofia e sono di Firenze.
Luigi: Il piacere è tutto mio. Mi fa piacere conoscere persone nuove. Che lavoro fa?
Sofia: Lavoro come educatrice, seguo persone che hanno problemi.
Luigi: Io faccio il bancario e sono di Siena.
Sofia: Ma beva il suo caffè.




Aggiustamento del testo dopo la messa in scena

Sofia.: Buon giorno. Un succo di arancia, per favore.
Luigi: Buongiorno, signor barista, il solito caffè.
Barista.: Subito, signor Luigi.
Sofia.: Questo signore mi sembra di averlo già visto. Ci conosciamo?
L.: Ah… sì? (piacevolmente stupito)
S.: Piacere, mi presento, mi chiamo Sofia e sono di Siena.
L.: (sempre più meravigliato) Ah! Il piacere è tutto mio (quasi balbettando), mi chiamo Luigi. Non mi ricordo di lei… e lei è così una bella donna, che rimango incantato…
B.: (Nel frattempo, il barista ha servito il caffè a Luigi) È pronto il suo caffè.
(Luigi è distratto da Sofia e non fa caso al caffè che gli viene servito)
S.: La ringrazio, lei è molto gentile… ma beva il suo caffè, sennò si raffredda!…
L.: Ah, sì, il caffè!




Conclusione


Nel mettere in scena il testo L., M. e D. avevano la consegna di poter apporre come attori migliorie in base alla reale esperienza che veniva fatta della situazione. M. e D. che hanno interpretato Luigi e Sofia non si erano mai visti prima di questa rappresentazione e nell’interpretare la sceneggiatura hanno dato voce ad una vera e reale prima impressione. Essendo D. fisicamente una bellissima ragazza, la prima impressione di M. non ha potuto che produrre modifiche al testo nella direzione sopra riportata.


Associazione UmanaMente

Intimità e sessualità


Brainstorming



Il gruppo di scrittura ha lavorato sul tema ponendosi domande e lasciando libera la mente di rispondere con libere associazioni, definizioni, racconti e ricordi personali.
La riflessione principale condivisa da tutto il gruppo è che: “Intimità e sessualità sono bisogni fondamentali dell’essere umano”.



Come definire l’intimità?

Gruppo: L’intimità è condivisione, è il condividere le cose, uno scambio in un’accezione relazionale e affettiva.

F: È aiutarsi uno con l’altro.

L: È anche contatto fisico e amoroso, non necessariamente sessuale, ma fisico.

S: L’intimità è anche tra persone dello stesso sesso, come per esempio quando le donne vanno in bagno insieme.


Come definire la sessualità?

S: Il sesso è un istinto, ma non è solo fare sesso.

F: L’uomo come gli animali ha una sessualità e la donna dei cicli di fertilità. L’uomo si accoppia come un mammifero, ma la sessualità non si riduce solo all’accoppiamento.

V: Nella sessualità ci sono anche i sentimenti e gli affetti.

O: Alcune persone hanno più desiderio delle altre di avere rapporti sessuali. Nelle donne viene chiamata ninfomania, nell’uomo satirismo.

E: La sessualità presuppone sempre un oggetto e una mente che pensa questo oggetto, che può non essere necessariamente presente in termini reali, come per esempio nella masturbazione.


Differenze fra sessualità maschile e femminile: l’apprendimento del ruolo

St: L'essere femmina o maschio ti viene insegnato fin da bambino. C'è una dimensione educativa e di apprendimento anche nella sessualità femminile o maschile che viene dalla famiglia e dalla società in cui si vive.

L: Il primo modello è senz'altro quello genitoriale, ma l’argomento sessualità non viene affrontato e si scopre più che altro attraverso gli amici. I genitori arrivano dopo. A me almeno è successo così: che quando i miei sono mi hanno spiegato certe cose, io già le sapevo! S: Anch’io sono entrata nell'argomento grazie agli amici e ho capito alcune cose circa la differenza fra sessualità maschile e femminile, ma non è solo questo. I miei genitori hanno evitato di dirmi alcune cose troppo presto... così quando me ne hanno parlato ne ero già a conoscenza.

St: Io ho iniziato fin da piccolo a stare con le femmine e avevo una amica, Maddalena, che mi piaceva e giocavamo insieme, eravamo anche amici di famiglia.

E: Da bambini attraverso il gioco si sperimenta la sessualità e si cercano rapporti intimi con altri bambini.

L: Anche la società influenza il tuo modo di vivere la sessualità, se sei uomo o donna. All’uomo viene insegnato che più ‘trofei’ porta a casa, più è bravo.

St: Si dice che la donna deve vergognarsi se ha avuto molti uomini.


La preparazione

L: Secondo me la donna vive con più sensibilità dell'uomo la sessualità, la donna tende nella maggior parte dei casi a includere nell'atto sessuale anche una sfera emotiva. La donna spesso è più cerebrale, ha bisogno di pensarci di più.

S: Sì, la donna spesso può soffrire la prima volta che fa sesso da un punto di vista fisico e per questo ha bisogno di una certa consapevolezza. È necessaria una preparazione psicologica, una riflessione profonda.

St: Importante è il concetto di verginità, sia nella donna che nell'uomo.

L: Per l’uomo forse è più un impulso, è più meccanico.

St: Per l'uomo anche ci deve essere una preparazione, altrimenti siamo come gli animali.

L: Certo, c'è un impulso sia nell'uomo che nella donna, ma gli uomini hanno più necessità fisiologica.


Paure maschili e femminili

St: Nell’uomo c’è certamente l’ansia da prestazione perché l’uomo non può fingere.

St: C’è la paura di fare male, di essere troppo invasivi e violenti.

L: Nella donna le paure sono più legate al dopo aver avuto un rapporto sessuale. C'è anche la paura di non essere sufficientemente attraenti, un senso di vergogna circa il proprio corpo, e dopo di essere stata usata solo a quello scopo.

S: La donna spesso ha questa paura di essere stata sfruttata e usata sessualmente.


I sentimenti

L: Generalmente la donna è portata ad investire maggiormente su un piano sentimentale rispetto all'uomo. È molto legata ai valori. Tende ad investire globalmente.

S: Sì, ma ci sono casi particolari, io ad esempio conosco un ragazzo che investiva tantissimo sentimentalmente, ma poi trovava sempre donne che non volevano impegnarsi.

St: Parlando da uomo, quello che posso dire è che io cerco in un rapporto oltre al sesso l’intimità ed il gioco.

L: L’ideale è quando sia l’uomo che la donna riescono ad investire affettivamente e a progettare insieme a partire da valori comuni.


Quando invece la sessualità può rappresentare un problema?

L: Chi per esempio soffre di disagio mentale è emarginato dalla vita sessuale. Chi si trova a prendere psicofarmaci è inibito nel desiderio e nella motivazione verso il sesso. Nell’uomo si possono creare problemi di erezione.

F: Dipende anche da quale è stato il passato della persona, perché, se in passato si hanno avute delusioni e paure, è più difficile.

S.: Quando una persona sta male, il sesso o le relazioni sentimentali non sono il primo pensiero. I farmaci certamente diminuiscono l’interesse, ma dipende anche dalla quantità, dal tipo di farmaco e da quanto tempo si sta prendendo una certa terapia. Ci sono casi in cui rimangono la voglia e la ricerca di affettività. Solitamente quando si prendono pochi farmaci.

F: Io anche se prendo ancora psicofarmaci, avrei voglia di avere rapporti, ma non ho una donna, allora mi masturbo. A volte il sesso a pagamento può fare meno paura, perché tu paghi una prestazione. Ad esempio quando un uomo è deluso da una donna, per vendicarsi e sfogarsi può fare sesso a pagamento. Stessa cosa il sesso occasionale.

L: Lo stesso discorso vale per le donne.



I racconti sull’intimità e sessualità




O: La sessualità per me è una cosa bellissima. Io ho avuto la mia prima esperienza sessuale in seconda liceo con una ragazza che si chiamava Stefania. Mi aveva colpito per i suoi occhi e perché stava sempre in disparte. Era una mia compagna di classe. Mi avvicinai a lei parlandole di matematica, poi le dissi che aveva occhi bellissimi, come quelli di Afrodite.
Ho scritto anche delle poesie per lei. Dai primi approcci non è passato molto al momento in cui abbiamo fatto sesso.
Andavamo ai Giardini Margherita, facevamo fuga da scuola. La storia è durata 6-7 mesi, poi ci siamo lasciati perché avevamo litigato. Dopo il liceo ho avuto una storia con una signora di 32 anni, io ne avevo 19. Era una insegnante elementare, e andava tutto bene, nonostante la differenza d’età. Lei si chiamava Sonia, e la storia è durata un paio d’anni. Quella era una relazione più stabile e adulta e lei iniziò a desiderare di avere un bambino. Io non ero d’accordo. Ci siamo poi lasciati, anche per questo motivo.
In seguito ho avuto altre relazioni che sono durate circa 2/3 anni. Poi più nulla. A un certo punto della mia vita è subentrato l’alcool e avevo perso il desiderio. Io volevo solo prostrarmi psichicamente con l’alcool. Ora sono single convinto e la sessualità posso dire che al momento non mi manca, e nemmeno l’intimità con una persona da un punto di vista sentimentale.
Io sono una persona che ha sofferto tanto per amore e mi ricordo anche, come se fosse ieri, il mio amico Marco, che fece per amore un gesto estremo come quello di impiccarsi. Io non ho certo perso la speranza oggi, ma mi sento più consapevole. Spero di trovare una ragazza che sia giusta per me a cui voler bene e da coccolare.


St: Quando avevo 14 anni, mi è successa una cosa bellissima: conobbi Francesca. Francesca diceva che somigliavo a Miguel Bosé. I miei amici mi dicevano che lei si era innamorata di me e che mi consigliarono di darmi una mossa. Per questo decisi di conoscerla e di invitarla fuori. Le diedi appuntamento al parco. Lì accadde che le diedi il mio primo bacio. Abitava vicino a casa mia e frequentava lo stesso parco dove andavo io da bambino. Le dissi che sarebbe stato bello andare a fare dei giri anche fuori dal quartiere. Un altro mio amico si era innamorato di sua sorella e così ci mettemmo a uscire insieme in coppia. Ci baciavamo sotto i portoni e nelle scale dei palazzi.
Ho dei ricordi molto belli. Ultimamente ho rivisto sua sorella, è una mamma di bellissimi bambini. Con Francesca fu un innamoramento passeggero, non ricordo nemmeno come finì.
La prima volta per me fu con la Maggie. Andammo nella sua casa in campagna, e lì ebbi il mio primo rapporto completo. Ho un bel ricordo, lei si spogliò e mandò via il suo amico che mi aveva accompagnato in macchina, e rimanemmo soli. Siamo stati insieme per una intera settimana di passione. Io ho vissuto sempre a casa con i miei genitori e mio padre non voleva che invitassi ragazzi e ragazze per fare festicciole. Io sono uno che è stato anche molto male nella vita, la sofferenza psichica ha influito sul mio vivermi la sessualità e l’intimità.
Quando sei ricoverato incontri solo persone che sono fuori di testa e che vogliono solo farsi delle storie in ospedale. A me non vanno più bene.
Ora ho capito che le cose si fanno fatte bene e che bisogna stare innamorati nel tempo e che le storie estemporanee non portano a nulla.


Roberta: Quando sessualità e intimità vanno di pari passo si vive una esperienza bellissima. L’affettività direi che è più mentale, mentre la sessualità ha più a che fare con ‘la carne’: sono cose diverse ma complementari allo stesso tempo. Credo che una persona si senta realizzata se raggiunge col proprio partner degli alti livelli di stimolo affettivo e sessuale, e che se si sta con una persona e si gode appieno il rapporto sia fisico che mentale, si raggiunge un alto livello di soddisfazione.
Mi ricordo che quando ero ragazzina avevo la curiosità, il gusto della scoperta e la voglia di provare. Quando vedevo un bambino che mi piaceva, se mi corrispondeva, allora io mi avvicinavo e capitava anche che gli chiedessi di giocare insieme. Da lì nasceva un contatto fisico magari scherzoso, come darsi delle spinte.
Da piccola non mi veniva voglia di dare un bacio, è arrivato più tardi. Durante la scuola media andavo dalle amiche e mi confidavo rispetto alle simpatie che provavo. Parlavo con entusiasmo di questo o di quel ragazzino che mi piaceva. Mi ricordo che facevamo dei giochi come quello della bottiglia oppure il gioco di passare la scopa. Allora nascevano delle situazioni più concrete, di contatto fisico.
Poi c’era la tendenza a sembrare più grandi di quanto eravamo, ricordo le prime minigonne, i primi occhiali da sole, avevamo voglia di attirare l’attenzione dei ragazzi.
Ricordo però anche che poi mi intimidivo e per cui non concretizzavo niente. Alle superiori, nella piena adolescenza, ero già pienamente sviluppata, mi era cresciuto il seno, ed ero contentissima. Mi sentivo a mio agio, più donna, più vicina all’essere grande, cresciuta.
Ricordo che avevo diversi corteggiatori e anche se molti non mi piacevano, mi divertiva avere corteggiatori.
Poi c’era chi mi piaceva davvero tanto. C’era un ragazzo in particolare, e anche lui provava qualcosa per me. Io avevo della paure legate al fatto che lui piaceva a tante ragazze e temevo che avrei potuto soffrire a causa di ciò se mi fossi messa con lui. Così alla fine ci rinunciai, ho fatto vincere la paura e non ho vissuto una cosa che sarebbe potuta essere bella, e me ne sono anche pentita.
Tempo dopo mi sono fidanzata, ho trovato un ragazzo con cui stavo bene, più serio. Ho iniziato a vivere con tranquillità la dimensione affettiva. In questa storia però la sessualità non era vissuta appieno, io non mi sentivo ancora pronta per avere rapporti completi. Il mio è stato un percorso molto graduale. Rimasi qualche mese con questo ragazzo, poi mi allontanai. Avevo voglia di concentrami su altro.
Probabilmente non ero pronta per una relazione, preferivo studiare, andare in palestra, divertirmi con le amiche. Verso i 25 anni ho avuto una storia importante con un ragazzo che mi piaceva davvero tanto. Con lui ho vissuto pienamente la sessualità, e mi sono trovata bene, eravamo molto uniti. È stata un’esperienza bellissima. Lui però non viveva nella mia stessa città e quindi per alcuni periodi non ci vedevamo e ci sentivamo solo al telefono. Dopo due anni e mezzo è finita perché io mi sono infatuata di un altro ragazzo e non nutrivo più gli stessi sentimenti per lui. Non mi piaceva più, lo trovavo pesante, mentre prima lo vedevo profondo e mi sentivo un po’ soffocare. Insomma l’ardore dei primi tempi era scomparso. Lui ha fatto un po’ di scenate ma alla fine ha capito.
Il ragazzo di cui mi ero infatuata ai miei occhi era bellissimo, brillante, simpatico, originale, mi dava allegria e mi faceva stare benissimo. Mi concentrai su di lui, ma rimasi molto delusa perché lui voleva solo una storia di sesso, mentre io desideravo di più. Lasciai perdere, ma ne soffrii molto.
Qualche anno dopo cominciai a stare male, non so se è dipeso anche da questo. Secondo me ha influito, perché è stata una vera e propria delusione d’amore. Non che sia stata la causa scatenante, ma ha accentuato il mio stare male psicologicamente. Quando stavo male, non volevo affrontare l’argomento affettività, non volevo vedermi con altri ragazzi e affrontare una storia, preferivo uscire con gli amici e le amiche. Non mi vedevo tranquilla, non mi sentivo forte e quindi c’è stato un periodo in cui non ci ho pensato per niente ad avere qualcuno. È durato qualche anno. Gradualmente è riaffiorato il desiderio di vedere persone, di uscire, di vivere l’affettività. Ho ritrovato gradualmente l’interesse di conoscere qualcuno e avere una relazione, ed è coinciso con il mio cominciare a stare meglio.
Al momento purtroppo non ho ancora trovato nessuno, ma sono ottimista e sto conoscendo dei ragazzi, li frequento, ma non ‘stringo’, non ci mettiamo assieme.
Questo perché sto valutando, vorrei trovare la persona giusta con cui sentirmi sicura di poter creare qualcosa di importante. Sono in una fase di ricerca e di sperimentazione e mi diverto abbastanza in questo periodo, esco con alcuni ragazzi. Mi sento più serena, ora, sto bene e questo mi permette di pensare a stare bene insieme a qualcuno, mi sento pronta.


L: Ritengo di aver avuto un processo evolutivo in campo affettivo/sessuale che rientra nella normalità per quanto riguarda le fasi della mia infanzia e adolescenza, le prime scoperte del piacere e dell’innamoramento. Ricordo però che dalla tarda adolescenza fino all’età di 25/26 anni quello che mi caratterizzava era il fatto che non ricercavo storie impegnative da un punto di vista sentimentale, ho pensato più a me stessa, al divertimento e alla ricerca della crescita personale attraverso tante esperienze, al contrario di molte altre mie coetanee che già programmavano un futuro classico di costruzione di famiglia.
Ero un po’ controtendenza, avevo voglia di conoscere me stessa, gli altri e il mondo e soprattutto volevo essere indipendente e libera.
All’età di 26 anni, invece, ho cominciato a sentire la necessità di un rapporto serio e mi sono fidanzata per la prima volta nella mia vita. Questo penso sia uno dei passaggi importanti, perché ha segnato profondamente l’evolversi della mia vita affettiva in seguito.
I primi tempi era bello e sicuramente interessante provare l’esperienza di condivisione di vita insieme. Amore, intimità, sesso e progettualità, penso siano il connubio perfetto che si possa ottenere da una relazione di coppia.
Purtroppo è venuto a mancare, in maniera grave, un altro valore molto importante, ossia il rispetto. Questo mio ex fidanzato mi ha picchiata fino a provocarmi un trauma cranico con perdita di coscienza. Uno dei periodi più bui della mia vita, in cui ho vissuto come purtroppo tante donne la violenza e la sofferenza psichica che comporta trovarsi faccia a faccia con questo tipo di dolore. Feci l’errore all’epoca di non denunciare il fatto anzi, sono tornata con lui per tre mesi prima di chiudere definitivamente dopo la minaccia da parte sua di ripetere la stessa violenza durante un ennesimo litigio.
Dopo questa esperienza ho fatto per la prima volta un percorso di psicoterapia di un anno e mezzo e ho cominciato a prendere psicofarmaci per uscire da quel grosso trauma che avevo subito.
È stato un percorso doloroso, ma quando lentamente il dolore ha cominciato ad attenuarsi, io ero comunque giovane, avevo voglia di risollevarmi e costruirmi un nuovo futuro. Dopo 6 mesi il destino mi ha fatto incontrare una persona con cui ho intrapreso una lunga relazione, anche di convivenza, di oltre 10 anni. Se da un lato questa persona mi ha sicuramente aiutato ad uscire dall’esperienza precedente, a reinvestire la mia fiducia su un altro uomo, dall’altro dopo 3 anni trascorsi insieme lui mi ha negato l’esperienza della maternità: lui aveva da un precedente matrimonio un figlio di un anno e mezzo, di cui io mi occupavo, e avrei voluto un figlio da lui. Quando lui mi disse di no, io ne rimasi mortificata, da lì sono crollate le mie speranze e il rapporto si è cominciato a logorare, ma io ho trascinato avanti la storia ancora per 7 anni. Nel contempo e nel susseguirsi degli anni ho avuto altre storie occasionali, altre due relazioni importanti una di due anni e mezzo finita in modo fallimentare e traumatico (lui mise incinta un’altra donna) e l’altra di un anno e mezzo che ho dovuto interrompere io per occuparmi di me stessa perché, alla fine 3 anni fa, dopo tante sofferenze psichiche che mi hanno portato anche nel baratro dell’alcolismo, ho cominciato a riprendere in mano la mia vita. Ora posso dire che a volte guardo speranzosa il futuro, a volte mi soffermo sul mio passato e capisco quanta fragilità ho ancora nel trovare un giusto equilibrio nella mia sfera affettiva, più che nella vita sessuale, perché quest’ultima può essere colmata anche con piccoli flirt, ma quello che aspetto io è l’uomo giusto con cui passare il resto della vita.


M: Mi sento molto bloccato sul tema della sessualità in generale, anche perché non ho avuto molte esperienze. Non ho mai potuto esplorare fino in fondo la sessualità. Sono sempre stato intimo solo con mia madre. Non ho ricordi di altre relazioni intime, nemmeno durante l’infanzia e l’adolescenza.
Non ricordo nemmeno che qualche ragazza mi piacesse. Probabilmente non ho particolari ricordi perché non ho mai avuto grande interesse circa il sesso opposto.
Il sesso per me è un modo di esprimere il sentimento dell’amore. L’essere intimi con una persona potrebbe essere lo scoprire che cosa una persona è ‘dentro’. L’intimità riguarda come siamo noi dentro.
Se però avessi l’occasione di entrare in intimità con qualcuno, credo che mi piacerebbe, ma per ora non c’è l’occasione. Non ho mai avuto l’occasione di provare affetto per qualcuno. Forse il rapporto con mia mamma ha condizionato questo mio sentire, mi ha un po’ bloccato nello scoprire questa area. Spero in futuro di poter sperimentare il sentimento dell’innamoramento trovando una ragazza che mi piace. Come dovrebbe essere? Dovrebbe volermi bene e magari essere una ragazza che ama la casa.
L’amore è spontaneo, può esserci anche un colpo di fulmine.


F: Il mio primo bacio l’ho dato in una Golf bianca decapottabile, sulle colline di Montese. Ero con mia cugina, più grande di me di un paio di anni, il suo ragazzo, che aveva la Golf, ed un’ altra amica. Avevamo deciso di andare a fare un giro in macchina per ‘imboscarci’.
Mia cugina e il suo ragazzo andarono a passeggiare nel bosco ed io rimasi in macchina con questa amica. Mentre li aspettavamo… probabilmente fu il bel tramonto, il panorama e l’atmosfera che c’era… Cominciammo a guardarci. Gli sguardi. Poi le carezze, una dopo l’altra, e i bacini, poi è successo che ci siamo scambiati un bacio vero. Avevo 16 anni, ero nel fiore della gioventù. Ricordo che eravamo nel sedile posteriore, il sole ci illuminava, ci riscaldava e ci siamo fatti le coccole. Poi mia cugina e il suo ragazzo sono tornati e si decise di andare a prendere una tigella e una bibita in paese.
Quello fu l’inizio per me della mia vita amorosa. E di amori ne ho avuti tanti, poi, tante storie da raccontare. Riguardo la sessualità quella più importante però fu senz’altro la storia del mare. Avevo circa 20 anni, ero appena tornato da militare e mio padre aveva comprato una casa al mare. Ci andavano sempre anche tutti i miei parenti ed era spesso affollata. Quella settimana lì però accadde… destino ha voluto, che mi trovassi solo. Ero appena arrivato a Viserbella e stavo passeggiando sul lungomare quando incontrai una ragazza francese, anche lei appena arrivata. Doveva andare ospite da un ragazzo italiano che all’ultimo le diede bidone, così non sapeva cosa fare e dove andare. Mi sentii di aver vinto la lotteria. Il destino aveva voluto che ci incontrassimo. Rimanemmo insieme una settimana, due settimane. Tutto il tempo del suo soggiorno. Furono giorni meravigliosi. Lei, che aveva 27 di anni, mi introdusse alla vita sessuale. Mi insegnò molto in merito, non facemmo altro per 15 giorni.
Ne rimasi stordito. Non si può certo dire che fosse amore o un vero e proprio affetto, non si facevano certo progetti, era pura passione sessuale. Una vacanza che ha lasciato il segno per sempre. Da lei ho imparato cosa è la sessualità, cosa è un vero orgasmo.
Altra cosa sono i lunghi fidanzamenti. Di quelli non ne ho avuti molti. Avrei voluto una compagna che avesse una buona posizione economica, ma non l’ho mai trovata.
Avrei anche potuto convivere con una ragazza che faceva l’infermiera: eravamo fidanzati, le nostre famiglie si conoscevano, la sua famiglia mi trattava come un gioiello. Io ero odontotecnico, lei infermiera, avevamo un po’ vissuti simili, e c’era affetto. È durata tre anni. Lei avrebbe voluto sposarsi, ma io non ero d’accordo e allora abbiamo interrotto la relazione.
Dopo di lei ebbi altre storie e fidanzamenti, in particolare ricordo quelli con due donne che erano rimaste vedove. Nella mia vita mi è accaduto di consolare non una, ma ben due donne vedove!
Oltre alla sessualità vera e propria, posso dire di aver avuto la fortuna nella vita di trovare anche una dimensione affettiva forte con le persone che aiutavo e assistevo per lavoro alla casa di riposo. Ho provato per gli ospiti un vero affetto.
Oggi sono single. La donna che vedo nei miei pensieri è dinamica, manageriale, che sappia accudire i figli, che stia bene economicamente, che collabori nei lavori domestici e che sia autosufficiente.
La vorrei attraente, bella, che non si trascuri, giovane, dai 40 anni in giù. Quando si soffre sentimentalmente, poi si ha paura di incontrare un’altra persona che ci deluda. Diciamo che “Bacco, tabacco e Venere riducono l’uomo in cenere”, e io mi attengo a questo proverbio. Sono stato sempre cavaliere verso le donne, mi piace corteggiarle, fare regali, essere generoso. Io lancio l’esca e aspetto, spesso non sono stato però ricambiato.


Associazione UmanaMente

Un amore intimo


Il nostro amore non è mai stato vero amore,
lo facciamo troppo spesso questo stupido sesso.
E non ci amiamo in maniera romantica…
Oggi lo faremo di nuovo
come se tu, donna mia, non avessi più nulla di nuovo…
Te mi garbi, non ti farei mai degli sgarbi,
però lo facciamo troppo spesso, questo stupido sesso…
Non sei d’accordo?
Bisogna trovare, amore mio, insieme
un nuovo accordo…
Un giorno ti vorrei guardare, ammirare, adorare,
amarti per quello che sei
perché così non so neanche più chi sei.
Non lo faccio mai, il mio amore che provo per te
neanche lo sai.
Ecco ora lo stiamo facendo questo stupido sesso…
Non ti ho detto neanche - sesso puro maledetto!!! - che ti amo…
Amore, basta farlo troppo spesso…
Adesso non dobbiamo più pensare
a questo stupido sesso.
Il vero amore, mi metterebbe di buonumore,
sarebbe un vero splendore…
Ma più passano le ore
e più non è vero amore…
Magari sei d’accordo con me -pensa te-
di cambiare il nostro amore
con un’idea non materialmente sessuale
ma con una relazione romantica passionale.
Amore mio, ecco la soluzione
per non fare più adesso questo stupido stravagante
non eccitante stimolante sesso.
Finalmente… si apre la mia mente…
donna mia ecco il fatto sorprendente,
non ti prendere un accidente!!!
La nostra relazione è cambiata,
ora anche tu romanticamente
e idealmente l’hai insieme a me adorata.
Ora sì che è vero amore, un intimo amore,
basato su una nostra nuova convinzione,
sul non toccarci…
E lo facciamo con pura dedizione.
Ora sì che sono di buonumore,
mio unico grande amore,
adesso è solo un ricordo,
questo stravagante
non eccitante o stimolante
stupido sesso…
Ogni giorno sin dal buongiorno
abbiamo tutti e due il sorriso
nessuno più ci ha deriso…
Amore, per mia suprema contentezza
il nostro intimo amore
genera tanta bellissima tenerezza,
per nostra incantevole e piacevole dolcezza…
Magari un giorno rifaremo sesso
ma con questi nuovi nostri mitici ideali
non sarà più così stupido.


Antonio Metta (Associazione UmanaMente)

La rubrica dei consigli per conquistare una donna


a. L’uomo non deve illudersi, la scelta è comunque sempre della donna.
b. Non essere gelosi.
c. Accertarsi che sia libera prima di invitarla ad uscire.
d. Avere creatività ed iniziativa nell’invito (non il cinema per intenderci; al cinema si va anche con gli amici e le amiche).
e. La cenetta in casa e a lume di candela, preparata al momento e con sottofondo musicale new age.
f. Importante disporre di un mezzo come automobile o moto per andarla a prendere.
g. L’abbigliamento sempre pulito e stirato. La presenza vuol dire tanto.
h. Nella conversazione è importante essere cortesi e fare complimenti.


Fabrizio, l’esperto

La prima impressione cambia nel tempo


La prima impressione succede a tutti di averla. Consciamente o inconsciamente.
A volte ce ne rendiamo conto, a volte no. A volte sappiamo dare delle spiegazioni razionali, a volte accade che ‘a pelle’ siamo impressionati positivamente o negativamente senza saper dare un senso.
Viene data o ricevuta: a volte avviene contemporaneamente. La prima sensazione è visiva. Gli occhi esaminano le persone che hanno vicino. Se uno è alto o basso, magro o grasso, bello o brutto.
A volte ci colpisce un gesto, un sorriso, uno sguardo, un profumo.
Cambia nel tempo. La prima impressione che si aveva da piccoli non sempre si ha anche da grandi.
Quando cambia la persona, cambia anche la prima impressione che si ha dinnanzi a ciò che ci circonda.
Capita anche che con la prima impressione si cada in un giudizio affrettato che può ferire gli altri o può far cadere in errore. È molto soggettiva, a seconda delle esperienze vissute, dell’educazione ricevuta, della natura della persona stessa.


Centro Diurno di Casalecchio di Reno

Ma che cos'è questo IESA?!


Quando nell'anno 2007 alcuni operatori della salute mentale di Collegno (Torino), vennero a Bologna a fare una giornata informativa sullo Iesa* - da loro questo progetto era attivo già da 10 anni – rimasi molto stupito nel sentire come funzionava e con quali risultati.
Ma che cosa innovativa! È fantastico!
Lo Iesa si avvale dell'ospitalità di cittadini disponibili ad accogliere utenti in cura presso i centri di salute mentale dell'AUSL di Bologna. Ai candidati ospitanti viene chiesto di accogliere l’ospite e ‘fare famiglia’ a fronte di un rimborso spese e di un supporto da parte di un'équipe dedicata.
Quando abbiamo avviato il progetto alla fine del 2008, siamo partiti con la ricerca degli ospitanti, raccontando loro l'esperienza Iesa di altri servizi in Italia e nel mondo.
Lo stesso percorso di conoscenza l'abbiamo fatto con i primi candidati ospiti.
È arrivato poi il momento di partire con la prima convivenza e qui i primi dubbi: Si piaceranno? Funzionerà? E noi operatori Iesa? Riusciremo ad essere un buon supporto? Organizziamo i primi incontri di conoscenza e... si piacciono, la cosa può funzionare.
Quando nasce una nuova relazione è tutto da scoprire, tutto da costruire. E per me? Una grande emozione. Sulla carta tutto funziona, ma nella vita reale non sempre; alle volte si fatica a stare insieme, alle volte non ci si intende; ci vuole una buona motivazione.
Un giorno un signore, candidato ospite, venne a conoscerci e ci chiese: “Ma cos'è questo Iesa?!”.
Io lo immagino come una sorta di alchimia dalla quale non sai bene cosa potrà venire fuori: si passa del tempo insieme, si condividono cose, spazi, pensieri, ci si aiuta reciprocamente. La prima impressione?
È un progetto fantastico!


Daniele Benfenati (operatore Iesa)



* IESA: Inserimento Eterofamiliare Supportato di Adulti sofferenti di disturbi psichici.


Il volto è lo specchio dell’anima? Teorie vecchie e nuove




La Fisiognomica tra arte e psicologia



Ho preso in mano un bel volume che avevo in casa, la Storia della Fisiognomica - arte e psicologia da Leonardo a Freud di Flavio Caroli, Leonardo Arte 1995, e mi sono trovata a galoppare con la mente tra storia, arte, filosofia, letteratura, psicologia, in un dotto percorso ricco di suggestioni. Ho anche cercato di chiarirmi le idee attingendo ad altre fonti sul web. Il risultato è questo rapido excursus, che spero non contenga troppe inesattezze.
Caroli identifica nell’attitudine all’introspezione e nella ricerca del nesso tra corpo e anima, esteriorità e interiorità, la caratteristica fondamentale dell’arte figurativa occidentale, e proprio nella Fisiognomica intravede l’asse portante di un movimento di pensiero che accompagna da un lato lo sviluppo della scienza psicologica, dall’altro la maturazione di modelli espressivi grazie soprattutto al lavoro dei pittori. Per questo egli esorta ad “avere chiaro che la Storia della Fisiognomica è strettamente parallela alla Storia della Psicologia”. A suo giudizio non bisogna fare l’errore “di proiettare a ritroso le teorie di Lombroso, riducendo un glorioso cammino di idee, che coincide in larga misura con il Sapere stesso dell’Occidente, a un piccolo mondo di bizzarrie e di determinismi criminologici che la nostra cultura ha dimostrato insostenibili, ancorché l’uomo che li ha formulati possedesse indubitabilmente eccelso ingegno e alta statura”. In sostanza egli intende rivalutare una disciplina che, soprattutto in seguito alle polemiche relative alle teorie lombrosiane, è stata ingiustamente declassata a ‘pseudoscienza’ e la sceglie come angolazione privilegiata per un suo lungo percorso fra arte e psicologia.
La fisiognomica (dal greco phýsis, 'natura', e gnṓmōn, 'interprete'), cioè l'arte di giudicare il carattere e il comportamento potenziale di una persona dall'apparenza esterna dei suoi organi corporei, è una disciplina molto antica. Ad Aristotele (o alla sua scuola) si deve il primo trattato in cui da osservazioni sugli animali vengono dedotte corrispondenze fra il carattere e le sembianze, estendendo poi la teoria anche all’uomo. Dopo Aristotele i trattatisti più importanti sono Polemo di Laodicea, Adamanzio il Sofista e un anonimo latino del IV secolo d. C.
Le antiche teorie vengono riprese in epoca rinascimentale. “Tutto comincia con Leonardo” , afferma Caroli. Il grande artista scienziato e anatomista infatti “non giunge solo alla formulazione della teoria dei ‘moti dell’animo’/…/ ma accompagna l’elaborazione della teoria con una serie di disegni che costituiscono la documentazione pratica di quanto egli sta elaborando a livello teorico”.
Un vero e proprio trattato di fisiognomica scritto da Leonardo, a quanto pare, circolò a lungo fra gli artisti, ma purtroppo non ce ne è giunta copia. Questo trattato costituirebbe il precedente diretto di quelli di Pomponio Gaurico (1504) e dei bolognesi Alessandro Achillini e Bartolomeo della Rocca detto Cocles (1503 e 1504), che riesumarono gli antichi testi classici ed elaborarono teorie in cui lo studio della fisionomia si abbina alla medicina, ma anche alla chiromanzia e all’astrologia. In particolare l’opera del Cocles, Chyromanthie ac physionomie anastasis, nonostante i duri attacchi da parte di altri saggisti, la messa all’Indice e la morte violenta dell’autore, ebbe grande successo in Europa, tradotta in tedesco, francese e inglese. Questi scritti secondo Caroli “ creano il ‘brodo di cultura’ in cui matura la rivoluzione della ritrattistica nel primo scorcio del Cinquecento”.
Anche Michelangelo, a quanto riferito dal suo biografo Ascanio Condivi (Vita di Michelagnolo Buonarroti), avendo acquisito una notevole competenza in anatomia umana sezionando cadaveri fino a guastarsi lo stomaco, pare avesse pensato di scrivere un trattato, ma non ne fece nulla. Dice il Condivi: “più volte ha avuto in animo, in servigio di quelli che voglion dare opera alla Scultura e alla Pittura, far un’opera che tratti di tutte le maniere de’ moti umani, e apparenze, e dell’ossa, con una ingegnosa teorica per lungo uso da lui ritrovata, e l’avrebbe fatta, se non si fosse diffidato delle forze sue, e di non bastare a trattare con dignità ed ornato una tal cosa come farebbe uno nelle scienze e nel dire esercitato”.
Sarà invece un personaggio poliedrico, il medico, filosofo, matematico, astrologo Gerolamo Cardano, non diffidando delle forze sue, a scrivere, intorno al 1550, un trattato con dignità e ornato, la Metoposcopia, in tredici libri, con ottocento illustrazioni di volti umani. Più che di fisiognomica si tratta, in realtà, di una pratica divinatoria simile alla chiromanzia, applicata al volto e collegata all’astrologia. Il Cardano spiega che questa arte “si sforza di predire il futuro attraverso l’ispezione sia della faccia frontale che della sua lunghezza, larghezza e delle sue diverse linee, ed anche dai marchi naturali che vi si trovano”. La sua opera osteggiata dalla Chiesa viene pubblicata postuma, a Parigi, solo nel 1658, ma ottiene ugualmente diffusione e successo.
Il balzo successivo lo compie Giovan Battista Della Porta, il trattatista di fisiognomica più famoso dell’intero evo moderno. Studioso di filosofia e scienze naturali, egli costituisce un punto di equilibrio fra la cultura magica del ‘500 e il pensiero razionalistico del ‘600. La sua opera, De humana physiognomonia, pubblicata nel 1586 in concomitanza con la bolla papale contro le arti magiche, gli costerà un processo dell’Inquisizione e sarà lungamente osteggiata. La versione volgare uscirà nel 1598 a Napoli con il titolo Della fisonomia dell’huomo, tradotta dallo stesso autore con lo pseudonimo di Giovanni De Rosa e sempre a Napoli, nel 1603 usciranno i Coelestis physiognomoniae libri sex. Cercando di evitare l’accusa di magia, il Della Porta sposterà la sua attenzione dall’astrologia allo studio dei temperamenti umani, ricorrendo soprattutto al paragone fra uomini e animali. Lo zoomorfismo, già presente in tutte le fisiognomiche precedenti, con lui diventa il principio fondamentale per indagare il rapporto fra aspetto fisico e carattere. I disegni hanno importanza risolutiva, per la loro pregnanza e incisività e al di là delle intuizioni psicologiche, aprono la strada a un utilizzo sociale di questi studi.
Si apre un nuovo secolo. A Bologna Annibale Carracci, seguito dal fratello Agostino, inventa la caricatura, creando un genere figurativo che troverà molti seguaci. Il Baldinucci (Notizie de’ professori del disegno da Cimabue in qua, Firenze 1681-1728) spiega di che si tratta: “caricare dicesi anche de’ pittori o scultori, un modo tenuto da essi in fare Ritratti, quanto si può somiglianti al tutto alla persona ritratta; ma per giuoco, e talora per ischerno, aggravando o crescendo i difetti delle parti imitate sproporzionatamente. Talmente che nel tutto appariscono essere essi e nelle parti sieno variati”.
Si afferma intanto lo stile barocco, che fra le sue componenti fondamentali ha il naturalismo e la drammaticità. Affascinati dagli intimi meccanismi della mente e dalle convulse passioni dell’anima, gli artisti si sforzano di ritrarle e creano ambientazioni scenografiche in cui le luci e le ombre raggiungono effetti di grande suggestione. È l’età della Controriforma: un senso di intensa spiritualità è presente in particolare nelle rappresentazioni di estasi, martiri o apparizioni miracolose, soprattutto a opera di artisti di paesi cattolici come l’Italia, la Spagna e la Francia.
La filosofia intanto, da Cartesio in poi, procede parallelamente alla scienza sperimentale, nell’ambito della quale ha largo spazio lo studio dell’anatomia e della fisiologia del cervello. L’uomo è visto come un’entità complessa, interpretabile solo con gli strumenti della razionalità. Ne Le Passioni dell’Anima (1649) Cartesio elenca i segni esteriori delle passioni: “i più importanti tra questi segni sono i moti degli occhi e del viso, i mutamenti di colore, i tremiti, il languore, gli svenimenti, il riso, le lacrime, i gemiti, i sospiri”, ma l’analisi che ne fa è improntata al metodo delle idee ‘chiare e distinte’: l’era della fisiognomica ‘magica’ è ormai tramontata.
Le idee di Cartesio troveranno seguito nei discorsi sull’espressione tenuti da Charles le Brun, primo pittore alla corte del Re Sole, all’Accademia Reale di Pittura e Scultura e pubblicati postumi nel 1698 col titolo Conférence sur l’expression générale et particulière. Più che ai moti degli occhi, egli presta at tenzione al sopracciglio, in quanto a suo parere ogni mutamento psicologico viene determinato dal movimento degli archi sopracciliari. Secondo Le Brun, il carattere dell’uomo e la natura dell’animale, si possono misurare in base all’angolo formato dalle rette che passano per l’asse degli occhi. Le Brun divide gli uomini in tre categorie: individui dalle passioni moderate, che non alterano i tratti del viso; individui dalle passioni generose, che imprimono sui volti tratti significativi; individui scossi da passioni biasimevoli e violente, che alterano la fisionomia; ed elabora quarantun maschere delle passioni. A raccogliere il testimone è il maggior cultore di fisiognomica del Settecento, il pittore William Hogarth, grande amico di scrittori e teatranti. Egli si preoccupa di innalzare la sua arte al di sopra della caricatura, con un manifesto programmatico, l’incisione intitolata
Characters and Caricaturas
del 1743 in cui rappresenta un centinaio di teste dalle diverse espressioni. Il suo amico scrittore Henry Fielding così la commenta: “certamente è molto più facile, molto meno degno di ammirazione, dipingere un uomo con un naso, o qualsiasi altra fattezza, di proporzioni inusitate, che esprimere sulla tela gli affetti degli uomini. È sempre stata ritenuta gran lode per un pittore dire che le sue figure sono parlanti; ma certamente è lode assai maggiore dire che sembrano pensanti” . Insomma, un conto sono le caricature, altro sono i ‘caratteri’, cioè gli studi di fisiognomica ai quali l’artista impronta il senso profondo di tutto il suo lavoro. Hogarth produrrà poi un trattato, The analysis of beauty (1753) di grande modernità. Dice, per esempio: “I bellissimi volti in qualunque età possono nascondere un’indole pazza o viziosa, finché non si scoprano dagli atti o dalle parole” e spiega che le espressioni si possano camuffare , mantenendo un atteggiamento affettato, così anche i segni impressi nel tempo, non è detto che rappresentino il vero carattere della persona, perché possono dipendere da vari motivi. Nonostante queste sagge osservazioni, la fisiognomica tradizionale terrà ancora banco nella seconda metà del Settecento. L’olandese Petrus Camper inventa un sistema metrico per disegnare il passaggio progressivo da un animale all’altro e dall’animale all’uomo, esercizio a cui si applicherà anche lo svizzero Johann Kaspar Lavater. Al di là del tradizionale zoomorfismo, con questi esercizi la fisiognomica comincia ad assumere caratteri antropologici (con qualche sfumatura razzista). Lavater, che anche grazie all’uso delle silhouettes (profili neri su sfondo bianco) con cui interpreta i caratteri delle persone, diventa famoso in tutta Europa, scrive un’opera intitolata Fragments physiognomoniques (1775) che viene apprezzata, almeno inizialmente, da scrittori e artisti come Balzac, Goethe, Füssli. Ma trova un forte avversario nel fisico sperimentale Georg Christoph Lichtenberg, il quale sostiene che la fisiognomica è una disciplina basata sul pregiudizio, in quanto analizza le strutture fisse del volto e non le forme mobili dell’espressione. Con polemica sferzante arriva a dire che prendendo per buone le teorie del Lavater “si impiccheranno i bambini prima che abbiano compiuto imprese che meritano la forca”. Egli sottolinea anche il fatto che l’uomo finge, si maschera, nasconde le sue deformità fisiche e psichiche e perciò andrebbero analizzati piuttosto i meccanismi di finzione. Propone quindi di sostituire la fisiognomica con la ‘patognomica’, cioè lo studio delle passioni transitorie, che deformano i corpi nelle varie circostanze della vita. Nel passaggio fra l’Illuminismo e il Positivismo la fisiognomica e la patognomica si evolvono rispettivamente in Frenologia e Mimica. La prima studia la forma del cervello e approfondisce i nessi tra forma e funzione, fra deviazioni dalla norma e patologia mentale; la seconda affronta l’aspetto ‘mobile’ della manifestazione delle passioni, vale a dire la classificazione delle espressioni. La psichiatria cresce nel campo della Frenologia. Franz Joseph Gall (1758-1828) visita manicomi e penitenziari, seziona teste di giustiziati indaga da vicino persone di umili condizioni che si accusano a vicenda di debolezze e perversioni. Sostiene che la forma che definisce le funzioni non è quella facciale, ma quella cerebrale e che si possono identificare facoltà e inclinazioni per mezzo delle protuberanze e delle depressioni che si trovano sul cranio.
Poco dopo Cesare Lombroso (1835-1909) pone l’Italia all’avanguardia della scienza europea utilizzando la fisiognomica ai fini di quella che va definendosi come ‘criminologia’. Egli sostiene che l’aspetto esteriore dell’uomo permette di riconoscere la predisposizione a delinquere. È evidente che questo pensiero comporta conseguenze sociali importanti: si discrimina una parte della società, quella degli esseri fisicamente sfortunati. Analizzando crani e cervelli di delinquenti Lombroso cerca di dimostrare che in piccole particolarità o anomalie risiede il motivo della tendenza al crimine.
Nel Novecento lo studio del volto umano continua, anzi, si incentiva, però si specializza, confluendo nell’antropologia, nella criminologia, nella psicologia. L’arte si abbevera a tutto questo, mentre la fisiognomica come scienza enciclopedica va in crisi, anche se nell’immaginario collettivo, cioè a livello medio-basso, l’idea che la forma del corpo condizioni il comportamento (ipotesi che fra l’altro rafforza i pregiudizi razziali) non si è mai del tutto spenta. A partire dalla seconda metà del secolo cresce l’attenzione al corporeo, si fa strada l’idea che il fisico sia modificabile (con la ginnastica, le diete, la chirurgia estetica).
La persona non si giudica solo per il suo aspetto, ma anche per la cura che ne ha, per come si presenta. Diventa molto importante saper dare un’immagine di sé che provochi negli altri un’impressione positiva.





Sta nei tratti del viso la chiave della prima impressione?



La tesi che nei volti degli esseri umani sia rintracciabile qualche caratteristica della loro personalità viene ripresa da alcuni ricercatori in un filone di ricerca recentissimo, la cosiddetta ‘nuova fisiognomica’.
Gli psicologi Janine Willis e Alexander Todorov della Princeton University in una ricerca pubblicata su Psychological Science nel 2005 hanno dimostrato che, quando vediamo una faccia nuova, il nostro cervello decide se si tratta di una persona di cui ci si può fidare in un decimo di secondo.
Ci basta un istante, insomma, per valutare le caratteristiche della persona (attrattiva, simpatia, affidabilità, competenza, aggressività) senza aver scambiato neppure una parola e senza avere il tempo di giudicare razionalmente. Dalla ricerca risulta inoltre che fornendo più tempo (da 100 a 500, poi a 1000 millisecondi) il giudizio iniziale non cambia, anzi si rafforza, pur facendosi più particolareggiato. La ricerca è il frutto di uno studio più ampio condotto per indagare gli esiti delle campagne elettorali. I ricercatori avevano infatti verificato che esisteva una correlazione diretta fra la faccia di un politico e il margine della sua vittoria alle elezioni, e che il giudizio di competenza e affidabilità risultava emesso rapidissimamente.
Ricerche condotte con la risonanza magnetica hanno poi evidenziato che nel giudizio di affidabilità il cervello attiva le aree deputate alla gestione della paura, ed è pertanto possibile ipotizzare che questo tipo di giudizio sia emesso con l’ausilio delle strutture cerebrali più arcaiche. Willis e Todorov non erano giunti però a definire quali siano gli aspetti del volto che influenzano la prima impressione. Una recentissima ricerca diretta dallo psicologo Tom Hartley dell’Università di York (Regno Unito) pubblicata nel luglio scorso negli Atti della National Academy of Sciences sembra aver identificato la chiave della prima impressione nelle dimensioni del viso. Sono state prese in esame mille fotografie di adulti raccolte sul web, e misurando occhi, naso, bocca, profilo naso, mandibola e zigomi, sono state identificate sessantacinque differenti caratteristiche fisiche variamente combinabili.
È stato così creato un modello statistico mediante il quale cercar di prevedere la prima impressione degli osservatori. Sottoponendo i volti al giudizio di trenta volontari, Hartley ha riscontrato che il modello poteva spiegare il 58% delle variazioni nei giudizi espressi. Inoltre si è visto che manipolando le combinazioni, si riuscivano a suscitare specifiche prime impressioni. In conclusione Hartley osserva che nella vita di tutti i giorni noi non siamo consapevoli del modo in cui i volti e le immagini di volti influenzano il nostro modo di interagire con le persone. È vero che alcuni dei nostri giudizi più importanti dipendono da caratteristiche abbastanza evidenti come il sorriso o l'espressione adirata, ma ci sono anche caratteristiche visive del volto molto meno evidenti che possono ugualmente risultare determinanti per creare un pregiudizio. Questo vale sia nella vita ‘reale’ che in quella on-line.


Lucia Luminasi (inesperta in materia ma curiosa)


Fonti:
http://psych.princeton.edu/psychology/research/todorov/pdf/Willis%26Todorov-PsychScience.pdf
www.sciencedaily.com/releases/2014/07/140728153850.htm


Cesare Lombroso


Cesare Lombroso nacque a Verona nel 1835. Incaricato di un corso sulle malattie mentali all'università di Pavia nel 1862, divenne in seguito (1871) direttore dell'ospedale psichiatrico di Pesaro e professore di igiene pubblica e medicina legale all'università di Torino (1876), di psichiatria (1896) e infine di antropologia criminale (1905). Morì a Torino nel 1909. Tra le sue opere più importanti, ricordiamo: La medicina legale dell'alienazione (1873); L'uomo criminale (1875); L'uomo delinquente (1876); L'antisemitismo e le scienze moderne (1894); Il crimine, causa e rimedi (1899), sintesi dei lavori precedenti.
La figura di Cesare Lombroso è emblema dell’influenza che il Positivismo francese e inglese esercitò anche in Italia, soprattutto nella forma evoluzionistica propugnata da Spencer. In Italia, il Positivismo attecchì soprattutto sull’onda del pur tardivo sviluppo industriale, che portò alla formazione di una nuova borghesia imprenditoriale: non stupisce allora se esso si affermò soprattutto negli studi di antropologia e di biologia. Seguace e assertore del metodo positivistico, che lasciò una notevole traccia nelle varie branche medico-biologiche, Lombroso compì studi di medicina sociale che costituiscono una delle fonti principali della legislazione sanitaria italiana. Ma il suo nome resta legato soprattutto all'antropologia criminale, di cui è ritenuto il fondatore, insieme con la "scuola positiva del diritto penale", in cui influenzò le teorie poi sviluppate da E. Ferri. Riallacciandosi alla dottrina di Galton, della criminalità innata e biologicamente condizionata, Lombroso sostenne che le condotte atipiche del delinquente o del genio sono condizionate, oltre che da componenti ambientali socioeconomiche (di cui non riconobbe però il vero peso), da fattori indipendenti dalla volontà, come l'ereditarietà e le malattie nervose, che diminuiscono la responsabilità del criminale in quanto questi è in primo luogo un malato. In particolare nell’opera L’uomo delinquente, Lombroso sostiene l’ardita tesi secondo cui i comportamenti criminali sarebbero determinati da predisposizioni di natura fisiologica, i quali spesso si rivelano anche esteriormente nella configurazione anatomica del cranio. L’idea che la criminalità sia connessa a particolari caratteristiche fisiche di una persona è molto antica, la si trova già, ad esempio, nell’Iliade di Omero, libro II: la devianza di Tersite è direttamente legata alla sua bruttezza fisica; le stesse leggi del Medioevo sancivano che se due persone fossero state sospettate di un reato, delle due si sarebbe dovuta considerare colpevole la più deforme. Memore di questa tradizione, Lombroso è convinto che la costituzione fisica sia la più potente causa di criminalità: e, nella sua analisi, egli attribuisce particolare importanza al cranio. Studiando quello del brigante Vilella, rileva che nell’occipite, anziché una piccola cresta, c’è una fossa, alla quale dà il nome di “occipitale mediana”. La cresta occipitale interna del cranio, prima di raggiungere il grande foro occipitale, si divide talvolta in due rami laterali che circoscrivono una "fossetta cerebellare media o vormiense", che dà ricetto al verme del cervelletto. Questa caratteristica anatomica del cranio è oggi chiamata fossetta di Lombroso: egli riteneva si trattasse di un carattere degenerativo più frequente negli alienati e nei delinquenti, che classificava in quattro categorie: i criminali nati (caratterizzati da peculiarità anatomiche, fisiologiche e psicologiche), i criminali alienati, i criminali occasionali e quelli professionali. Ma Lombroso non limita la propria indagine al cranio: considerando anche le altre parti del corpo umano, egli arriva a sostenere che il “delinquente nato” ha generalmente la testa piccola, la fronte sfuggente, gli zigomi pronunciati, gli occhi mobilissimi ed errabondi, le sopracciglia folte e ravvicinate, il naso torto, il viso pallido o giallo, la barba rada. Influenzato dalle teorie di Darwin, Lombroso sostiene poi che il “delinquente nato” presenta delle caratteristiche ataviche, ossia simili a quelle degli animali inferiori e dell’uomo primitivo; tali caratteristiche renderebbero difficile o addirittura impossibile il suo adattamento alla società moderna e lo spingerebbero sempre di nuovo a compiere reati. Nella prospettiva lombrosiana domina il determinismo più assoluto, per cui quel che si fa dipende necessariamente da ciò che si è: privo di ogni libertà, l’uomo agisce in maniera deterministica e necessitata. Anche in forza delle dure critiche a cui la sua teoria fu sottoposta, Lombroso andò via via correggendola, sempre più arretrando dal suo iniziale determinismo assoluto: egli arrivò a sostenere che i delinquenti nati fossero solo un terzo di coloro che infrangevano le norme e che ogni delitto aveva origine in una molteplicità di cause. Lombroso indicò anche le conseguenze giuridiche della propria dottrina: poiché il crimine non è il frutto di una libera scelta (il che striderebbe con l’adesione ai canoni del Positivismo), ma è piuttosto la manifestazione di una patologia organica, cioè di una malattia, allora la pena deve essere intesa non come una punizione (ché non ha senso punire chi non ha agito liberamente), ma semplicemente come strumento di tutela della società. In Genio e follia (1864) Lombroso sostenne che le caratteristiche degli uomini di genio vanno ricercate nella loro anormalità psichica; quest'opera fu considerata un classico della scienza positivistica ed ebbe enorme fortuna. A Torino lo studio di Lombroso era presso la Facoltà di Medicina Legale, dove effettuò centinaia di autopsie sui corpi di criminali, prostitute e folli. Fondò poi il Museo di Antropologia Criminale di Torino, che raccoglie i materiali di tutte le sue ricerche (da cimeli a reperti biologici, da corpi di reato a disegni, da manoscritti a fotografie e strumenti scientifici).


di Diego Fusaro (Ricercatore Università S. Raffaele Milano)

Fonte : http://www.filosofico.net/lombroso.htm


Nel mio cuore per sempre


Un ricordo per te, Papa Giovanni Paolo II, che fai l’anniversario della tua scomparsa. E un ricordo per i tre fondatori dell’associazione Arca per le persone bisognose e senza tetto.
Tu oggi, Papa, compi il nono anno che sei alla casa del Padre … beato te! Dopo tanta sofferenza che hai patito negli ultimi anni, con quella malattia parkinsoniana che ti colpì.
Io rammento quel giorno come se fosse che è successo oggi. Stavo molto male e come al solito avevo a fianco i tre fondatori dell’associazione Arca: la presidente Roberta e le due suore laiche Carla e Rina. Rammento che quel tardo pomeriggio eravamo in preghiera al santuario della Madonna di San Luca. Io subii un malore, loro tre, i fondatori dell’ARCA, preoccupati, non fecero altro che accudirmi e incoraggiarmi alla vita. Subivo gli alti e bassi di malessere… poi ricordo che verso sera, quando arrivammo alla loro associazione io non articolavo, cioè ebbi un rallentamento nel movimento degli arti inferiori.
Qualcuno di loro si rese conto dei miei seri problemi psicofisici, mi portarono nella loro cappellina e non fecero altro che pregare e percepivo verso di me un grande amore, che mi trasmettevano, e preoccupazione.
Ricordo vagamente, ma sono sicura che era anche presente un padre che pregava con loro nella speranza che io mi riprendessi (don Marco). Ricordo la sua presenza, un qualcosa che mi chiese, il suo sorriso e anche da parte sua il prodigarsi per me. Ricordo varie ore di preghiera in quella cappellina, tutti e quattro intorno a me e la presidente, di nome Roberta, che ogni tanto si allontanava, per altre preoccupazioni e richiami di telefonate per altre persone bisognose. Ma nel mio profondo sconvolgimento mentale, ad un certo punto non capii Roberta cosa esclamò con tanto dispiacere, ed io intanto, con questo rammarico che percepivo più elevato e concentrato, sentivo loro quattro, compreso don Marco, che non facevano altro che sgranare “credo” coi grani della coroncina e pregare per me.
Dopo un calore forte, solidale e pieno d’amore trasmesso e dedicato a me, io riesco a riprendermi con fatica e mio marito mi accompagna a casa. Nel frattempo che varco l’uscio della mia casa sento un immenso odore di fiori e davanti ai miei occhi mi appare l’immagine del Papa.
E io mi rivolgo verso mio marito esclamando “Strano, sento un profumo di fiori o rose, e ho davanti agli occhi il Papa…”. E lui mi risponde. “Mentre stavi male e tutti erano in preghiera per te, verso le 21 la Roberta ha ricevuto una telefonata per la scomparsa del Papa”.
Io sono rimasta più che perplessa e da quel giorno me lo porto nel più profondo del mio cuore, come mai ho fatto quando era vivo.
E l’associazione ARCA, anche se, per mia colpa, mi sono esposta verso di loro in un modo negativo ma più che altro confuso… per come si sono prodigati per me, anch’essi li porterò sempre nel mio cuore.
E lo so che non è facile gestire una tipologia come me… eppure loro l’hanno fatto… Sì, do l’impressione di un essere superbo e selvaggio, ma credo che un po’ di tenerezza dentro di me, per chi mi tende la mano, c’è stato… manifestato in un modo sbagliato… ma vivrò sempre piena di riconoscenza nei loro confronti.


Anonimo, 2 aprile 2014

Il timone


pagina 1
Timone all'interno della redazione del Faro girevole a 360°.
Mettendo i titoli nella ruota fissa si dà una spinta al timone e dove si ferma il faro...





Fuori dagli schemi spuntano le opportunità


“Chi l’avrebbe mai detto che quella persona è così?”. O, ancora: “io non ci avrei scommesso nemmeno un centesimo e invece…”.
Per dire delle occasioni perse a causa dei nostri pregiudizi o, semplicemente, della pigrizia che ci impedisce di andare oltre una prima impressione, un approccio superficiale, un sentito dire.
Vogliamo, per esempio, parlare della timidezza, di quell’accidente che ti piglia lo stomaco e ti contrae anche la punta dei capelli, bloccando la parola e facendoti sognare la fuga come unico lenimento e possibilità di salvezza?
Chi ne ha sofferto o ne soffre sa quanto un timido faccia di tutto per scomparire agli occhi del mondo e, possibilmente, anche ai propri occhi. E se le persone che gli stanno attorno si fermano alla prima impressione… lui/lei sarà “musone, antipatico, presuntuoso… mica tanto sveglio” e così via divagando.
Se invece, a quella persona ‘rintanata’ e schiva si presta un po’ di attenzione in più, avvicinandola con garbo, senza forzature… si potrebbe scoprire un mondo inatteso, una ricchezza inespressa e avvilita, si eviterebbe di perdere un’occasione.
E quante strade ci bloccano i pregiudizi… Perché ci dev’essere stupore nello scoprire che uno “straniero” è serio, bravo e affidabile? Oppure che una persona che consideriamo “estranea” al nostro quotidiano è invece occasione di stimolo, di crescita, di scambio virtuoso e affascinante?
Perché perdere tempo, dietro le nostre rigidità, e costringerci a dire, di lui o lei – occhi verdi gialli rossi, capelli a pois, orecchie a tribordo, scarpe slacciate, sorriso triste, silenzi ostinati, mani esitanti… - “chi l’avrebbe mai detto?”.


Milena Di Camillo
Da LiberaLaMente n° 39, marzo 2012

Le note di notte


E brava Paola Turci


E non resisto più alle sensazioni, e ricomincio a vivere.Hai avuto il coraggio di cantarlo al Festival di Sanremo. Hanno volato in pochi però, almeno tra il pubblico. Chissenefrega. I gridi di libertà non sono per tutti, sono come i suoni di Gommalacca di Franco Battiato. Non per tutti, solo per chi non fugge la Prima Impressione, ci riflette sopra e, senza paura, ascolta quello che suggerisce al proprio istinto. Amando le ragazze di Osaka, come canta Eugenio Finardi.




Elisa Toffoli, in arte Elisa


È una autrice che mi ha dato tanto. Ritenevo doveroso citarla. La preferisco quando canta in italiano, e ho molto apprezzato la sua svolta stilistica, quando ha deciso di abbandonare l'inglese/americano. Ha così pubblicato L'Anima Vola, cd potente. L'ho acquistato, volendo premiare un’artista a cui, in controtendenza coi tempi, riconosco i diritti d'autore, E NON MASTERIZZO. Apro una parentesi: non amo chi scarica selvaggiamente dalla rete. Ritengo che il genio, o l'atto creativo vada premiato. Elisa va premiata.
Tornando ai cd, c'è una frase contenuta nella canzone L'Anima Vola che mi ha colpito: "E se ti riesce, riuscirai a riconoscermi tra mille tempeste". Io soffro, o perlomeno ho sofferto di attacchi di panico: quando salgono, le tempeste non sono mille, ma mille e una.
Risultato: Caos Completo! Se uno non riesce a tornare al proprio osservatore interno, il mondo diventa molto elettromagnetico. Hai paura degli altri e di quello che gli altri pensano di te. L'anima Vola, però dipende dal contesto. L'unica è fermare l'attimo, dargli identità.
Non fuggire dalla prima impressione, dal prisma della prima impressione e accettare l'arcobaleno di colore.
Spesso la malattia mentale nasconde un sogno in fondo ad un pianto, il più è arrivarci. Al Cielo di Cobalto, come dice appunto Elisa. Oppure, sempre parafrasandola "when comes the sun". Sperando che la guarigione sia accompagnata da un'Alba Timida, come dice Vasco in Una Splendida Giornata.




La vertigine non è paura di cadere ma voglia di volare!


“Tra altezza psichica e vortice del disagio”, scriveva Gianni De Plato in un saggio che lessi anni fa. Era il periodo in cui, per combattere i primi morsi di una depressione che sarebbe esplosa cinque anni dopo, mi iscrissi ai Seminari sulla Fantasia & l'Immaginazione ideati dallo scrittore bolognese Stefano Benni in collaborazione con L'Associazione Culturale Italo Calvino.
Credo che il nostro disagio debba essere letto come un tentativo di evoluzione, verso qualcosa di nuovo rispetto a quello che c'è già. La canzone che ho citato, contenuta nell'album Buon Sangue di Lorenzo Jovanotti, mi ha dato speranza. Un punto di equilibrio tra altezza psichica & vortice del disagio, può dare sana voglia di volare, anche dentro noi stessi, con le ali d'inchiostro dell'inconscio.
Perché teorizzare che sempre & comunque dentro di noi ci siano solo Demoni? In fondo anche il nero è un colore, che assorbe tutti colori, a differenza del bianco che li respinge. Luigi Zen direbbe che è una visione molto Taoista e molto poco Zen. Troviamo un compromesso, un Tantra Giallo. Dottore, che sintomi ha la felicità?




Il Cielo Capovolto che si osserva camminando sopra Le Dannate Nuvole


Ho fatto un mix. Due autori che apprezzo molto: Roberto Vecchioni & Vasco Rossi. Amo Roberto Vecchioni per quella sua capacità di attingere dai miti greci, che insegna, e il coraggio di Vasco Rossi che come me spizzica, legge qua e là. Ordine e caos. Ditirambi della Stessa Stella Danzante. Vamos a bailar.
Terza passione, verso le robuste sorelle Iezzi, avanti anni luce, come suggerisce una loro canzone. Preferisco Chiara, la bionda, più grintosa, ammiro la sorella Paola, la bruna, ora dj. Il vortice della stella danzante spazza via le nuvole dannate lasciando lo spettacolo del mare, cielo capovolto dei sogni. Sarà il periodo, ma Voglio Andare al Mare, dove anche Jenny per un attimo, smette di essere Pazza e diventa un po’ Sally, capendo ed accettando che La Vita è un Brivido che Vola Via, mentre fuori piove.


Giovanni Romagnani

L'amore è un sorriso per un Down


Quando tramonta il sole la notte scende verrò da te
quando la luna è alta la notte splende vicino a te
quando sorgerà il sole la mia carezza ti sveglierà
quando vedrò i tuoi occhi il mio sorriso più grande
sarà
quando vedrò i tuoi occhi il mio sorriso più grande
sarà

Questo è l'amore per me
questo è l'amore per te
questo è l'amore per me
l'amore è questo l'amore per te

Quando vedrò un bambino il suo viso gioia mi darà
quando vedrò un anziano la mano mia si tenderà
quando vedrò una mamma negli occhi miei fiera sarà
quando vedrò un down il mio sorriso più grande sarà
quando vedrò un down il mio sorriso più grande sarà

questo è l’amore per me
questo è l'amore per te
questo è l'amore per me
l'amore è questo amore per te

ça c’est l'amour pour moi
ça c’est l'amour pour toi
esto es l'amor para mi
esto es l'amor para ti
this is love for me
this is love for you
questo è l'amore per me
questo è l'amore per te

quando vedrò una mamma negli occhi miei fiera sarà
quando vedrò un down il mio sorriso più grande sarà
questo è l'amore per me
questo è l'amore per te
questo è l'amore per me...


Giancarlo Giuseppetti

La prima impressione


Ti volevo bene quando ci incontrammo
e poi cosa e poi che fu
se non che il guardarsi - voltati –
andare via; se non che innamorati
andare via - l’uno di fronte, l’altro di
fianco –
ecco è finita.
Ma in quegli occhi cosa rimane?
***
Nelle mani niente
nei ricordi nulla
se non che la tua visita, a casa mia,
era la prima volta che m’innamorai.


Paola Scatola

Buonanotte


Il tempo è quello che è
Ma il giorno risale alla notte.
Buonanotte.


Luisa Paolucci delle Roncole

Rimanevo ad ascoltarti


Rimanevo ad ascoltarti per ore
ed ore e fingevo amore.
Quando ti osservavo
sentivo gemere i miei pensieri
ma tutto –capivo-
non era come ieri.
Se poi mi specchiavo
nei tuoi occhi grandi e belli
mi sentivo come due
fratelli gemelli.


Paola Scatola

Mi piace



Mi piace e mi piacevi
come se lei fosse così, tale
a te e non a me.
Poi il giungere del cielo
della sera mi ha fatto
enorme, poi mi hai fatto tu
piccola.
La prima impressione
è che sei è che ci sei
e che sei con me.


Paola Scatola

Come


Come, e il per cui,
e in me il perché,
mi sembrava
d’averti già incontrato,
non so perché
i ricordi li ho assopiti.
Guardando il quando
il dunque
non so perché -con teli
ho pagati d’enorme.


Paola Scatola

Margherita


Margherita,
ho sofferto moltissimo
in quella notte in cui dopo
aver baciato me
hai baciato il mio amico.
Non eravamo fidanzati,
non ci eravamo giurati amore,
eppure l'ho vissuto come
un bruciante tradimento.
Solo in virtù dell' immortale
amore che provo per te
io ti ho perdonata.
Quanto al mio amico, lo avrei
volentieri ucciso.
Margherita, tutto questo ancora
mi è terribile nel ricordo.
Io sono solo e indifeso, e se negli anni
ho cercato di farti del bene
è stato tutto inutile.


Anonimo

Tramonto pittorico


Ho dipinto il cielo
senza nembi o tempeste
con la serenità del tuo viso;
ho affrescato l’infinito
col colore dei tuoi occhi;
ho dato al mare
le onde lievi dei tuoi capelli;
ho raffigurato il sole
con il tuo fascino;
ho rappresentato la luna
col pallore dei dilemmi
che vela la tua anima;
ho dipinto i prati
col colore ancor vivo
della tua età
e li ho disseminati di fiori
per abbellire i tuoi risvegli;
ho fissato su tela
la storia che anelo
e l’ho incorniciata con la tua bellezza
che resiste superba
al ricatto degli anni;
ho ricomposto i sogni
coi mille colori della tua simpatia;
ho velato gli sfondi
con la tua seduzione.
Ora il quadro è appeso nell’anima...
e tu non puoi sapere
quanto splendore gli dia.
Non dirmi di mutare scenario
ricomporre la tela
ridisegnare la vita
ridipinger l’amore.
Non è più possibile:
ho consumato i colori
ho finito i pennelli
non ho più ispirazioni
e la mano mi trema...


Roberto Grillini

Frantumi


Se il mio cuore non fosse
spezzato , potrei
offrire a Margherita
l'integrità di un sentimento
che dura da dieci anni.
Fin dalla prima notte
in cui la conobbi.
Ma il mio cuore è spezzato
per i suoi duri rifiuti , e non posso più offrirle
altro che frantumi
di quello che fu un purissimo amore.


Anonimo

Naufrago


La mia anima,
veliero senza nocchiero
in balia delle onde e dei venti
da tempo incagliata e morente
tra buie e nude scogliere,
guardando il cielo infinito
trapunto di tremule luci
vorrebbe, dalla stella più bella,
sottrarre un fulgido raggio
per ridarle il chiarore e la vita.
Desiderio di pace, voglia d’amore,
che gli anni e gli eventi
avevano spento,
riaccenderanno la luce:
luce celeste e terrena contempo
non più senza un nome
e che chiede umilmente
chiarore e conforto,
sussidio a tornare a sorridere...
Queste nude scogliere,
gelose custodi del mio sentimento,
si vestiranno allora di verde e di fiori
e diverranno uno splendido regno
dove più dolce e serena
sarà l’attesa dell’ultimo evento...


Roberto Grillini

Emozione


L’impressione ti prende
anzi quasi ti acchiappa
in questo cielo sgargiante
come un sincero sorriso.

Ti cingo i fianchi col braccio
mio bene
e l’anima vola
in un’aria leggerissima.

In quest’alba
(quasi un fantastico giocattolo)
un cielo complice
a cui abbandonarsi.

Sentirsi
veramente felici!

(Che smisurata emozione)


Piergiorgio Fanti

Mi appassiona la tua voce


Mi appassiona la tua voce al telefono
come un lenzuolo nuziale.
Mi accarezza le caviglie e lentamente scivolo nel sogno!
Che piacere le lenzuola di lino d'estate,
e la tua voce al telefono
è come un abbraccio fresco e pulito,
come una carezza, un invito ad addormentarsi:
che a volte è un po' la stessa cosa!





Il viaggio


Il viaggio, come il sonno, come l'amore:
tre modi così diversi per andarsene lontano.
Con stupore, sorpresa, meraviglia e gratitudine per la vita!
Luce splendente dei miei occhi
dolce voce mai travolta dal tempo,
inebriante profumo, non disperso dal vento!!





Esci dall’acqua


Esci dall'acqua, ti sdrai accanto a me e sai di sale.
Il mare ti accarezza come vorrei fare io.
Esci dalla doccia
la tua pelle bagnata sa di buono.
L'estate ti cambia, ti abbronza, ti schiarisce i capelli,
ti ricopre di nuove profumi: ma sei sempre tu,
sempre vento nella mia vita calma!





Le cavallette


Le cavallette sole, stridono in mezzo alla gramigna gialla:
i moscerini danzano nel sole, trema uno stelo sotto una farfalla!


Luigi (Villa Olga)

Il cavalier bendato


Fra le lucenti dune
va un cavalier bendato
in cerca di una fonte
che la sua sete ardente
estingua con fervor.
Sole cocente e respiro affannoso
accompagnano i suoi giorni
e da lontano scorge
limpide acque e zampillanti fonti.
Ma il cavalier bendato
volge lo sguardo altrove
da quel miraggio vago
non si fa certo ingannare.


Mariangela

Perché dovrei aver paura?


Perché dovrei avere paura
della notte che arriva
quando la mia mente
ha conosciuto i fulmini
splendenti e le tenebre
della psicosi?
Una volta credevo
che anche la mia ombra
mi seguisse per uccidermi.
Adesso credo
che l'unico a desiderare la mia morte
sia soltanto io.
Non che gli uomini
mi siano diventati amici.
Ancora ho da lottare con profonde
ostilità.
Ma già la vita si fa più leggera,
perché ho imparato ad amare
la solitudine, riscaldata da
un' intima fede.
E se l' ultima notte scenderà
precocemente
sulla mia vita solitaria
sono certo di effondere
l' estremo alito del mio esistere
nel cielo di Dio.


Anonimo

Volo così


...e
amo te.
Fermati un secondo,
perché tu vai veloce più del vento.
Mi illudo con le illusioni.
Volo così,
Guardando la cometa di Halley,
che graffia il velo nero.
Le stelle in fondo sono
metafore della prima impressione.
Ne vediamo la luce,
non ne cogliamo la velocità nello spazio/tempo.
È importante.
In fondo no.
È la loro prima impressione che ci fa sognare.
Chi cazzo se ne frega dell'astronomia.


Giovanni

Il tempo


Quando il sole arriva
arrivi tu che sei anche
la luna e le stelle.
Mi accompagni lungo
l’arcobaleno e una pioggerellina
ci bagna un pochino
per rinfrescarci.


Luisa Paolucci delle Roncole

Haiku d’autunno


Lo sciame vola
sola annaspa lasciata
la foglia stanca.


Ermanno Bitelli

In viaggio verso il Sud


Laccavi le tue unghie di un rosso sangue
e quel rosso colpì più volte le mie guance.
Ti facevi bella per me, ospite del Sud,
e assomigliavi al mio primo amore, Iolanda.
Lo confidai ad altri, e forse lo hai saputo.
Ballammo insieme, stavi per cadere, ti ho sostenuto.
Altri ci videro, spettatori con sorriso divertito.
Ora, colpita dal tuo male, che forse sarà anche il mio,
vorrei venire e rivederti ancora: ma come posso?
Non riesco ... cerca di capire: stavolta non ti posso sostenere.


Matteo Bosinelli

Cristalli di vetro


Le tue parole, Lilly
amica povera mia!
Quanto eri sola e triste con me prima!
Ora sei libera: segui la meta della circolare ghirlanda.
Il giglio bianco e odoroso sei, baby.
Figlia mia: tesserà i tuoi capelli come trame d’incanto,
ti cullerò quando sei stanca e anziana signora.
La mia anima stilla miele e dolcezze, rosolio ed oro
quando tu, farfalla, apri le ali
come per invitarmi dentro di te all’amore
estasi tra due anime gemelle giulive
ed unite dal sangue che scolora…


Ave Manservisi, Venezia 1981

Quel letto


Quel letto in cui mi accoglievi, giovinetto…
ti lasciavi fare l’amore senza dire una parola
e la tua manina piccola
mi faceva tenerezza dolce.
Nell’incavo a semiluna giacevo, tutta tua, amore mio stella…
Cambiano amori, governi, idee…
Lo spazio ed il tempo sono la luce tra gli arabeschi delle onde
sempre nuovi.
Violacei coralli di mirto giallino finestra sul mondo
Gesù! Le stigmate!
Il cielo è azzurro e tu
riempi di una tenera essenza la mia anima in fiore!


Ave Manservisi, Venezia 1981

Il foulard


Scende al bar alle 8 di mattina
gli occhi lucidi, steli cosparsi di brina
uomini la guardano curiosi
lei sorride tra sé e sé
e mescola il rossetto col nero del caffè
sfila, libellula leggera
solcando con i tacchi i marciapiedi
come la puntina sul vinile
è il suono del barrio
è il cuore che irrompe
è sentenza irrevocabile
che trasforma un "mai più"
in "per sempre"
è lei, non è gente...

In piedi sul tram
si specchia nei finestrini
rivede se stessa
nei giorni più docili
nel tempo addomesticato
dalla distrazione quotidiana
ma ora quel foulard
a coprirle il capo
è il fregio di un confronto
tra lei e un destino baro
che affonda l'affilata lama
su chi ha il potere di sovvertirlo
la prossima fermata è quella giusta
per trovarsi nell'epicentro del vivere.

Ora affronta le scale in salita
lascia la paura fuori a fumare
l'infermiera l'abbraccia
scopre il suo capo glabro
e l'accomoda sul lettino
è sottocutaneo oblio
che goccia dopo goccia
pervade l'arena del suo corpo immobile
gli occhi chiusi a sognare
una vita con un principio ed un centro
e senza male dentro
senza maledetto tempo
perché il male non fa male
se il domani ti siede accanto.


Feel Hyppo (Filippo Fenara)

La recensione: Diario di una schizofrenica


ITALIA 1970
diretto da: Nelo Risi
con: Ghislaine D'Orsay, Marija Tocinoski, Margarita Lozano, Umberto Raho, Giuseppe Liuzzi, Gabriella Mulachiè, Manlio Busoni, Sara Ridolfi


Nel discorrere di ‘prima impressione’, penso a un film perlomeno interessante: Diario di una schizofrenica di Nelo Risi. La consulenza tecnica è di Franco Fornari - allievo diretto di Cesare Musatti, il padre della psicoanalisi in Italia - il che ne dà una rassicurante ‘garanzia’ di serietà.
Scusatemi, comunque , gli inevitabili errori o ‘distorsioni’.
Il film racconta le vicissitudini reali di una giovane ‘schizofrenica’, la quale si sottopose (con l'aiuto dei genitori) ad una psicoterapia in Svizzera con una psicoanalista di quella nazione. Al primo incontro con la giovane la futura terapeuta non sapeva che fare: roteò allora il capo a destra e sinistra. E altrettanto fece la ragazza. La commozione della psicoanalista fu allora alquanto evidente: era ‘simpatica’ alla giovane e , forse, ciò fu presupposto ineludibile di una terapia lunga, tortuosa e il cui risultato era comunque imprevedibile. E infatti di ostacoli ve ne furono, e parecchi, mancando in quell’epoca anche l'ausilio degli psicofarmaci, oggi ritenuto - credo - indispensabile. Tanto fu, infatti, che in una circostanza particolarmente drammatica (la ragazza aveva tentato di affogarsi nel lago di Lugano) la terapeuta dovette ricorrere all'aiuto di iniezioni di morfina in alte dosi.
Applicando teorie in quell’epoca innovative, la pioniera portò alla salvezza la giovane, che morì comunque, mi risulterebbe, alla scomparsa della sua amata dottoressa.
Ma il risultato ci fu, ed entusiasmante: parrebbe dunque che anche oggi, a giusta ragione e con l'avvento sempre più innovativo e provvidenziale degli psicofarmaci, possa ripetersi.


Matteo Bosinelli

Le foto delle vacanze sul nuovo sito


Non solo una nuova veste grafica per la rivista. Come avevamo anticipato nel numero scorso, anche il sito web del Faro si sta rifacendo il look. Potrete già trovare questo numero del giornalino e tutti gli arretrati su http://ilnuovofaro.altervista.org, dove è previsto anche lo spazio per qualche notizia: iniziative che riguardano la redazione o le associazioni che collaborano con essa, appuntamenti a cui non bisogna assolutamente mancare, pensieri e parole che magari non sono in tema con l'argomento del Faro ma che comunque meritano di essere pubblicati, disegni, foto, eccetera.
A inaugurare il nuovo sito rinnovato (ancora in costruzione) sono le immagini delle vacanze di quest'estate che, per motivi di spazio, non hanno trovato posto all'interno di questo numero. Ecco allora che potrete vedere le persone, i paesaggi e i momenti di festa relativi al trekking in Abruzzo e al soggiorno in Umbria.
Altra novità, la possibilità di leggere online la rivista e di sfogliarla senza dover per forza aprire il pdf. E poi troverete anche una piccola spiegazione su cos'è Il Faro e com'è nato, i link utili e i contatti della redazione.
Che aspettate allora? Accendete il computer, perché anche Il nuovo Faro è a portata di un click.


Michela Trigari

Per ridere un po’…

pagina 1

pagina 1




vignette di Riccardo La Rocca

Dazzenger


● Sapete cosa fa Lino a maggio?
                  Il maggiolino.

● Qual è la carne preferita di Pina?
                  La scaloppina.

● Sapete qual è il detersivo preferito di Gina?
                  La candeggina

● Qual è quel cane che adora andare al lago?
                  Il lagotto.

● Cos'é la pesca?
                  Un frutto che sa di pesce o un pesce che sa di frutta?

● Cos'é la ricotta?
                   Un piatto scaldato più volte.

● Se l'ascensore quando va in alto sale... quando va in basso?
                   Zucchero!

● Un ser-pente può essere un cavaliere che si pente?

● Gli occhi-ali, possono volare a vista?

● Siamo in autobus e fuori c'è molta nebbia. L'autista dice: "Non vedo un cavolo" e il passeggero: "Le altre verdure le vedi?".

● Se una mutanda va su un altro pianeta, diventa un mutante?

● Quando la luna è crescente è buona da mangiare?

● Quando uno ha un incubo è dentro un'incubatrice?

● Qual era quel pittore che abitava in una stalla in vetta alla montagna?
                  Cimabue

● Silvana: "Sai, io sono franca quando parlo". Carla: "Ma non ti chiami Silvana?"


Darietto

Le vacanze del “Fare Insieme”


Nascono dall'idea di condividere un'occasione di vacanza tra persone che hanno in comune l'esperienza diretta, indiretta o professionale del disagio psichico.
Dal 2008 sono stati realizzati sette diversi soggiorni estivi della durata di una settimana.
L'organizzazione del soggiorno, del viaggio e la gestione della quotidianità sono interamente curati dai partecipanti, secondo le capacità di ciascuno. Ognuno partecipa sotto la propria responsabilità e perché lo desidera.
Durante le varie esperienze non sono mancate difficoltà e imprevisti: sono stati sempre affrontati e risolti nello spirito di fare... insieme!

2008 (inizio settembre) Lutago (BZ), Valle Aurina. Casa vacanze autogestita (30 persone)
2009 (fine giugno) Sansepolcro 1° (AR), antico casale Santarsa (27 persone)
2010 (inizio luglio) Caprile (BL), casa-albergo con ristorante (28 persone)
2011 (metà agosto) Sansepolcro 2° (AR), antico casale Vallorsaia (25 persone)
2012 (inizio settembre) Castel d'Arno (PG), Valfabbrica. antica dimora del '600 (26 persone)
2013 (fine giugno) Passignano sul Trasimeno (PG), agriturismo Villa Martis (27 persone)
2014 (fine giugno) Magione (PG), casale Il Picchio (21 persone)

I soggiorni sono stati occasione di incontro sia tra persone che già si conoscevano, sia tra persone che hanno avuto l'opportunità di fare nuove conoscenze. Tutti comunque hanno migliorato le loro capacità di relazionarsi e di collaborare.
I partecipanti ai vari soggiorni hanno versato la stessa quota, compresi alcuni professionisti intervenuti a titolo del tutto personale.


Vincenzo

Stelle di Roccia Bis: trekking in Abruzzo


Mi piace questa modalità di scrivere di noi, Stelle di Roccia, in forma di lettera. Mi sento più vicina a tutti, anche se la vita quotidiana ci separa di svariati chilometri.
Sono tornata oggi a casa: ho preso il treno a Bologna e sono arrivata a Trento. Dunque ho prolungato il viaggio di un giorno. E mentre il treno sfrecciava attraverso i paesi e le campagne mi sono lasciata trasportare dai ricordi, che erano ancora ben vivi dentro la mia mente. Si dice sempre che la prima volta è sempre la più bella, in tutto. Questa volta mi sento di smentire questo luogo comune e dico che per me questa è stata meglio della volta scorsa. Siamo partiti col nostro pulmino nove posti: eccoci infatti, dopo un anno esatto, a ritrovarci con la gioia e l'entusiasmo di stare ancora qualche giorno insieme. Stare insieme dunque, e questo ‘insieme’ si tradurrà, in questi pochi giorni, in un bene che è rimasto intatto. Arriviamo a Rosciolo dei Marsi. Ci ricordiamo tutto: la piazza del paese e il suo unico bar, la casa di Conci (Concetta), il belvedere più sopra, la Locanda dell'Arco dove andremo a mangiare e poi basta alzare lo sguardo e c'è Lui che svetta altero stagliandosi contro il blu del cielo: il monte Velino. Il tempo di sistemare i bagagli e siamo già fuori casa, ad annusare le strette vie che odorano di cibo buono. Le persone si affacciano agli uscì di casa e ci salutano: è come se fosse arrivato un parente lontano. Vogliamo subito segnare il territorio, perché questa terra, così aspra e pura, ci appartiene un po'. La cena alla locanda della zia di Conci è, come sapevamo, eccelsa. Ci accolgono con calore, simpatia, si ricordano i nostri nomi, chiedono di chi non è con noi. Saranno due giorni di cammino in questa natura incontaminata. La prima uscita, sabato. È un giro ad anello di sei chilometri che si estende in una valletta selvaggia. Partendo da Ovindoli il percorso è facile e passiamo attraverso prati fioriti di margherite che ci portano dentro un bosco dove tentiamo di trovare la fonte degli innamorati, ma il percorso è segnato malissimo e non vogliamo correre il rischio di perderci. Torniamo sulla strada sterrata e arriviamo ad un punto di ristoro, dove un fontanile ci dà refrigerio con un’acqua freschissima. Ci riposiamo, chi all'ombra di bellissime piante e chi al sole pieno, che qui scotta come un ferro rovente. Torniamo a casa stanchi ma felici di questa nostra prima uscita. Ci aspetta una ‘fresca’ doccia e una cena buonissima. La domenica partiamo presto perché il percorso che vogliamo fare è più impegnativo e anche più lungo. Ci fermiamo a comperare i panini a Corona e partiamo allegri. La giornata è stupenda: un cielo senza nemmeno una nuvola e lassù in alto , alle pendici del Velino, vediamo un grifone che volteggia maestoso. Lo sterrato è ampio e anche se è in salita camminiamo con energia. Dopo un'ora di salita arriviamo in un altipiano con ampi spazi aperti. La fioritura è al suo massimo splendore e possiamo ammirare una fioritura stupefacente: piccole orchidee, campanule, elicriso, achillea, margherite e perfino il raro giglio martagone. Dopo due ore di cammino arriviamo al rifugio Da Monte e qui sostiamo. Che meraviglia: tutto intorno è verde e colore e azzurro e sole splendente. La valle Majolana prosegue ancora a lungo e dopo aver riposato, mangiato e dormito riprendiamo il cammino e arriviamo e Forme, dove gentilmente due giovani ci portano in macchina a recuperare il nostro pulmino che avevamo lasciato a Corona.
Cara Conci, incomincio da te perché meriti un posto d'onore in questa classifica. Mi piaci tantissimo. Sei spiritosa, anticonformista, intelligente e saggia ed hai un cuore che da solo riempie tutta la tua casa.
Cara Rita, hai scelto di passare qualche giorno delle tue ferie con noi e questo già di per sé dice tutto. Sei speciale e sono sicura che torneremo a camminare insieme condividendo il ritmo di questo bel sentire.
Caro Andrea G., la tua pacatezza mi commuove: sei buono e sai essere paziente quando serve.
Caro Andrea A., è ammirevole la tua voglia di ‘provarci’ . Io vorrei per te che ci fosse una mano amica che ti aiuti a trovare la tua strada e la tua serenità. Caro Franco, forse sarò presuntuosa ma credo di cogliere oltre la ‘scorza’ un nucleo tenero che a volte fatica a rimanere nascosto.
Caro Stefano, l'irruenza ti distingue e la fantasia che fai galoppare libera nei tuoi discorsi diventa una giostra dentro la quale fai girare anche noi.
Caro Filippo, che bella sorpresa sei stato. Hai portato una ventata di giovinezza ed hai dato, generosamente una mano a tutti.
Caro Egidio, sei uno degli uomini più buoni che io conosca.
Siamo fortunati ad averti con noi. Il Gruppo Stelle di Roccia è diventato grande e il merito è in gran parte tuo. Personalmente sono orgogliosa di potermi fregiare di un affetto che è rimasto immutato negli anni. Dunque cari amici questi pochi giorni ci hanno dato, ancora una volta, l'occasione di mettere in pratica la filosofia del fare assieme, del metterci il cuore, prima di ogni altra cosa. Vi abbraccio tutti, ad uno ad uno con la certezza di ritrovarci ancora a camminare insieme.


Giliola Galvagni

Tutti al mare


Il 19 luglio, dopo essere stato un mese in Ospedale, ho rice
vuto la telefonata di Concetta che mi chiedeva se volevo partecipare ad una gita al mare in località Pinarella di Cervia, naturalmente ho accettato. Al ritrovo presso la Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno, eravamo circa una ventina di frequentatori della Trottola. Siamo partiti alle 8.30 con un pulmino e tre macchine, i tempi di percorrenza considerando che era sabato sono stati accettabili.
Arrivati a Pinarella, poiché la voglia di gettarsi nell'acqua era pressante, tutti, anche i più pigri, ci siamo tuffati in mare nonostante la bassa temperatura dell'acqua. La Franca, come sempre aveva con sé una borsa frigorifero pieno di bibite e frutta di stagione.
Dopo circa quattro ore di spiaggia, sole e mare siamo partiti alla volta del ristorante, che abbiamo un po’ faticato a trovare, tuttavia siamo riusciti ad essere puntuali: la prenotazione era per le ore 14. Il menù a base di pesce era fisso e comprendeva una minestra e una frittura, sublimi ed abbondanti.
Nel girovagare abbiamo avuto modo di vedere il vecchio mercato dove si vendeva il pesce sotto sale presso il molo, arrivata l'ora della partenza ci siamo risistemati nelle macchine, dopo un paio d'ore siamo arrivati alla Casa della Conoscenza, dove ognuno ha ripreso la strada di casa.
Prima di coricarmi ho fatto il punto della giornata ed ho pensato: meno male che ci sono queste opportunità altrimenti…
Per il prossimo anno spero di tornarci.


Michele Ferri

Vacanze sul lago Trasimeno


Come di consueto, anche quest’estate si sono svolte le vacanze estive organizzate dal Fare Insieme.
Una ventina di persone che oramai, proprio grazie a queste vacanze, sono diventate ottimi amici, hanno trascorso insieme l’ultima settimana di giugno in un agriturismo sulle colline che sovrastano a nord il lago Trasimeno. Come le volte precedenti ci si è divertiti e riposati, facendo delle belle passeggiate, delle nuotate in piscina, delle partite a carte e visitando dei borghi medievali, di cui l’Umbria è così ricca.
Qualche apprensione ha causato la paura (visto che la vacanza si svolgeva in concomitanza con i Mondiali di calcio) che non fosse possibile assistere in televisione alla partita della nazionale italiana, anche se poi tutto è andato a buon fine (eccetto il risultato della partita).
Almeno per me, le visite che sono risultate più interessanti sono state quella a Deruta, famosa per le sue ceramiche, e quella al museo del vetro di Piegaro, situato proprio nella fabbrica che per secoli, e fino a qualche anno fa, ho prodotto i manufatti di vetro.
Un grande grazie a tutti coloro che hanno reso possibili queste vacanze e arrivederci all’anno prossimo!

Antonio




Servizio fotografico di Moreno Melega



(altre foto sono disponibili sul sito, tra le Notizie)



pagina 1
Raduno a Casalecchio, per la partenza


pagina 1
Esposizione di ceramiche a Deruta


pagina 1
Panoramica di Trevi


pagina 1
Cascata delle Marmore



Le regole del 7 multiplo – Mnemonica sequenziale


Uno dei problemi più interessanti, nella umana esistenza, è il mantenere allenato il 'Computer Cerebrale'.
Attualmente, la esistenza – peraltro entusiasmante - dei progressi tecnologici permette la utilizzazione dei suddetti, riducendo in modo progressivo compiti che la mente umana potrebbe ancora risolvere autonomamente. Attraverso la perfetta alleanza tra neuroni e sinapsi. Perché tutti si possa usare il computer veramente 'personale' propongo una metodica di ginnastica mentale che possiamo utilizzare agevolmente. Ci permette di conoscere, in tempo reale, quale sarà un certo giorno della settimana, senza consultare calendari o agende. All'inizio di un mese, fissiamo il giorno che corrisponde al sette del mese. Ciò premesso, nella sequenza dei multipli di sette, sapremo subito che il quattordici, il ventuno ed il ventotto, saranno progressivamente i quattro giorni portanti del mese. Memorizzato quanto esposto, con semplicità estrema, conosceremo quale giorno della settimana, corrisponderà ad un qualsiasi giorno, nel corso di detto mese. In una valutazione sequenziale. Anche in riferimento ai mesi successivi. A questo dato da utilizzare, cioè del sette ed i suoi multipli, ritengo interessante aggiungere - sempre per tenere in gioco il 'computer mentale' - le seguenti due postille:
a) il giorno sette del mese successivo a quello in corso sarà sempre corrispondente al giorno ultimo del mese in corso.
b) il primo giorno del mese in corso, è sempre il successivo al giorno del sette.
Detta metodica potrà sembrare un po’ complessa, ma con allenamento, si rivelerà di grande utilità. Noi medici possiamo assicurare che una mente tenuta sotto frusta, avrà sempre riflessi pronti.
Auguri e buon lavoro!


3 giugno MMXIV
Università La Sapienza
su 'La Memoria'

Luigi Monaco
Primario f.r. dell'Istituto Carlo Forlanini Via Adda, 87 - 00198 ROMA tel. 0685302151

Michele va in pensione
Si chiude una porta, si apre un portone…


Dopo quarant’anni di lavoro in psichiatria, al compimento dei sessantacinque anni il dottor Michele Filippi deve andare in pensione.
Gli tocca, perché questa è la legge, ma la cosa lo ha un po’ scombussolato. Tutti gli uomini che amano il loro lavoro fanno fatica a staccarsene, ma il suo caso è un po’ particolare, perché lui con quella professione si è identificato fin nel profondo.
Se gli si chiede quando gli è venuto in mente di fare lo psichiatra, risponde “Appena nato”. Va be’, esagera un po’, comunque ha puntato alla meta fin da ragazzino, affrontando con determinazione i lunghi studi di medicina proprio per diventare ‘dottore della mente’.
Gli inizi della sua carriera hanno coinciso con il periodo fecondo della riforma basagliana, della chiusura dei manicomi e del profondo ripensamento della funzione sociale della psichiatria. Un giovane medico dallo spirito un po’ missionario non poteva non esserne profondamente coinvolto. Michele Filippi, fra l’altro uomo di profonda sensibilità religiosa, si avviava così a svolgere la sua difficile professione con grandissima dedizione personale e una straordinaria capacità di ascolto, caratteristiche che lo faranno a lungo ricordare con riconoscenza da tante persone.
Ma l’aspetto che ci piace soprattutto citare è la sua continua ricerca di strade nuove. Studiando e cercando esempi anche in altre realtà, come ad esempio quella di Trento e de Le Parole Ritrovate, instancabilmente si è fatto promotore di iniziative volte all’inclusione sociale e alla valorizzazione delle persone in cura, e si è prodigato per la promozione dell’auto mutuo aiuto e del ‘fare insieme’, puntando sul riconoscimento del sapere esperienziale di pazienti e familiari.
La sua carriera quarantennale lo ha condotto a dirigere il Centro di Salute Mentale di San Lazzaro di Savena, nel frattempo ha sostenuto la nascita e l’attività della cooperativa sociale Agriverde e di associazioni come Spazio e Amicizia, Il Ventaglio di ORAV, I Diavoli Rossi. Anche il nostro Faro ha avuto i natali grazie ai suoi buoni auspici.
Michele, grazie di cuore, ma non credere di cavartela così… Si chiude una porta, si apre un portone… Noi amici del ‘fare insieme’ ti aspettiamo a braccia aperte: c’è un sacco da fare, insieme!


Lucia

Grazie Michè


Grazie Michè,
del Fareinsieme,
che ha fatto bene
non solo a noi
Grazie Michè,
d'aver capito
ch'era la strada
più adatta a noi....
Grazie Michè,
anche se vai
su questa strada
piena di sassi,
coinvolgi noi...
Grazie Michè,
anche lontano
tendi la mano
a tutti i cuor.
Noi come te
pur se confusi,
siam ben decisi
a Fareinsiem
Grazie Michè,
perché grazie a te abbiamo volato
pur stando in piè.
Grazie Michè,
pur se lontani
tendiamo le mani
e troviamo te.
Perchè ogni volta
è la prima volta
il Fareinsieme
è una gran passion
Grazie Michè,
non siamo soli,
non siamo soli.
Grazie Michè,
se pur lontani
tendiamo le mani
e ci sei te,
tendiamo le mani
e tu ci sei.


Concy & Co.

Cantata in occasione della festa in onore di Michele,
sulle note di Grazie perché di Gianni Morandi


La posta


Cara Concettina,
la simpatica figlia del Prof. Monaco, Raffaella, mi ha ringraziato della pubblicazione della poesia 'Canti vibranti' sulla vostra bella rivista. Anche il padre è entusiasta, mi ha comunicato di aver chiesto al suo amico Dott. Andrea Giammarco, psicologo-psicoterapeuta che opera proprio in Bologna, una eventuale disponibilità/collaborazione al Faro e ai nobili intenti da voi tutti perseguiti.
Spero in qualcosa di concreto e propositivo. Se così non fosse risulta sempre positivo comunicare, rendere alate le vostre idee. Un pensiero e le belle parole di apprezzamento per la vostra rivista sono comunque un piccolo segno di bene per i vostri ragazzi e pupilli, per voi tutti. Riporto qui di seguito il testo della nuova poesia del Prof. Luig, recitata nel giugno scorso nel corso della toccante commemorazione della Battaglia sul Fronte Russo vinta dall'eroico Gen. Reverberi.
Un abbraccio.

Luciana


ALPINI BERSAGLIERI

Alpini e Bersaglieri
Oggi, come ieri
Primi, generosi, fieri.
Di fronte a una Montagna
O distese infinite
Sanno sempre vedere
E compiere il Dovere.
Han costruito Gloria
Questa nostra Unità.
Realizzare Vittoria.
E per gli Umani, sono Volontari
Offron sempre una mano.
Arrivare lontano!

Luigi Monaco cl. 1923, Alpino d'Abruzzo
1° maggio MMXIV, Introdacqua dell'Aquila


Grazie, cara Luciana, un saluto a te, al prof. Monaco e alla signora Raffaella.





Carissimi del Faro,
complimenti intanto per la nuova veste grafica e per il grande cambiamento che siete riusciti a fare. Un augurio per questo cambiamento e per poter continuare insieme a crescere e migliorare.
Il gruppo di scrittura UmanaMente ha scelto questa volta un argomento diverso rispetto a quello proposto dal Faro, anche per cercare di coordinarsi con la conferenza organizzata dall'Aitsam sul tema sessualità e affettività di cui allego volantino.
Purtroppo da quella conferenza non siamo riusciti a prendere nulla per una pubblicazione e abbiamo pertanto deciso di lasciarla fuori dai nostri discorsi. I nostri discorsi sono già piuttosto lunghi comunque e ricchi di tanti spunti: brainstorming; disegno; racconti; poesia; rubrica dei consigli. Non so come possa tutto questo essere inserito, contiamo su di voi!
Un caro saluto. Buona estate.

Elena Pasquali e soci di UmanaMente


Cara Elena, la‘sessualità’ non è poi così fuori tema… in fondo in amore, prima di conoscersi ci si sente ‘a pelle’. Grazie per i complimenti, che ricambiamo.





Gentilissimi amici della redazione de "Il Faro",
mi chiamo Filippo Fenara, ho sempre avuto la passione di scrivere e mi è capitato tra le mani - considerata la mia... ahimè... frequentazione dei centri di igiene mentale - l'ultimo numero della vostra preziosa rivista della quale condivido la missione, gli articoli e, per ultima ma non ultima, la nuova gradevole veste grafica. Mi sono appassionato ad ogni articolo, ogni poesia (soprattutto quelle di Ave Manservisi) e ho consumato le pagine sotto la luce della mia abat jour fino a quando non mi si chiudevano gli occhi. Come vi dicevo anche io amo scrivere e, per farla breve, mi piacerebbe se poteste leggere una "cosa" (...la poesia non sta certo ad aspettare me...) che ho scritto a proposito di una donna e della chemioterapia e che ho intitolato "Il Foulard". Se riterrete opportuno pubblicarla su uno dei prossimi numeri per me sarebbe una grande soddisfazione, rimarrò comunque un vostro appassionato lettore nonché sostenitore.
Comunque sia vi ringrazio per l'attenzione che mi avete dato e che io vivo come una sorta di terapia catartica.
Cordiali saluti.

Filippo Fenara


Grazie, caro Filippo, la tua bella lettera ci ha commosso, ed è giunta proprio quando Ave ci ha lasciato! Attendiamo i tuoi prossimi contributi. Un abbraccio.





Salve Lucia,
sono Stella, la professoressa brasiliana che hai invitato a scrivere per Il Nuovo Faro. Controlla i miei errori di italiano! La mia prima impressione dei Centri Diurni di Bologna mi ha colpito. Interessante vedere o capire come mai la pratica di due paesi cosi lontani possano essere cosi vicini. La voglia di costruire la ripresa degli utenti, attraverso attività riabilitative e inclusive.
Adesso, comincio a vedere delle singolarità e viene la voglia di mettere a confronto quelli che sono coinvolti in questa che è una lotta quotidiana e bella: la ripresa della gioia di vivere insieme e liberi!
Il Faro mi è piaciuto molto! Siete bravi! Complimenti.
Fammi sapere si potremo partecipare altre volte ok?
Abraços.

Stella Goulart


Grazie , cara Stella, per aver fatto volare Il Faro fino in Brasile. Se avrai voglia di scriverci ancora ne saremo felici. Un abbraccio e complimenti per il tuo italiano!


pagina 1

Laboratori creativi e percorsi per l’autonomia del paziente psichiatrico



Il laboratorio espressivo

L'associazione Cristina Gavioli promuove un laboratorio espressivo di gruppo con lo scopo di valorizzare la relazione tra i suoi membri, l'autonomia dei singoli e le relazioni tra l'interno del contesto residenziale e l'esterno.
I lavori che vedete nascono dalla riflessione sul tema “la prima impressione” sulla quale abbiamo parlato a lungo cercando di comprendere quali erano i nostri sguardi su questo argomento così denso e ricco di significati.
Abbiamo scelto di esprimerci attraverso il segno, linguaggio che porta alla luce contenuti che non sempre riescono ad essere espressi con la parola.


A caccia di forme nelle nuvole

La nostra prima impressione sull'attività di laboratorio è stata di piacevole sorpresa.
Abbiamo iniziato questa avventura con uno sguardo il più possibile ingenuo, senza aspettarci un risultato preciso ma pronti, se necessario, a cambiare rotta e coordinate.
Abbiamo proposto materiali diversi e guardato con meraviglia l'utilizzo che il gruppo riusciva a farne, vedendo nascere opere che non saremmo mai riusciti a prevedere. Tra i fogli sono stati creati villaggi, animali, ritratti, rappresentati sogni e anche fantasmi. Ci siamo trovati a lavorare fianco a fianco scoprendo che la comunicazione è una grande possibilità ma che i suoi rami sono molti, a volte fitti e nodosi. L'espressione artistica è uno di questi e i frutti che possono nascervi non sono prevedibili ma vanno colti e guardati come tesori unici e irripetibili.
Ci siamo convinti che ognuno di noi è portatore di un proprio segno e che, come non vi è un'opera uguale a un'altra, non esiste individuo che non sia portatore di questa ricchezza. Abbiamo avuto l'impressione di trovarci davanti a una grande tavolozza dai molteplici colori che, anche mischiati, davano un risultato temporaneo, qualcosa che poteva cambiare continuamente. Il nostro sguardo oggi è meno ingenuo ma si sforza di rimanere felicemente impressionabile, come quello di chi va a caccia di forme nelle nuvole, come fanno gli artisti e sognatori di ogni tempo e di ogni luogo.


Giulia e Maria




pagina 1

Ho fatto la Dott.ssa e il Dott. E basta, questa è la prima cosa che credo impressione.

Albertino T.


pagina 1

La mia prima impressione una volta arrivato qui è che si muoveva tutto. Come una barca in mezzo alle onde. I ponti che vedi sopra sono come le stanze e noi siamo nel mare. C'è forse qualche modo di avere una zattera.

Angelo F.


pagina 1

Qui il mare è più piccolo e si può navigare. È mattina e le onde sono a letto. Si naviga con una barca gialla così ci si vede, ma c'è ancora qualche buco e i remi dobbiamo cercarli.

Angelo F.


pagina 1

Senza titolo.

Angelo G.


pagina 1

Ricordo la prima impressione una volta arrivata a Villa Olga. Venivo da un ricovero lungo, del quale ricordo solo volti confusi. Non ho più visto la mia casa ma ricordo la strada per venire qui. La prima cosa che pensai fu: "È autunno". Ci sono solo colori caldi e le foglie scricchiolano.
La mia prima impressione sono stati questi colori e un albero su cui le foglie andavano di qua e di là. Avevo l'impressione che avrei avuto nuovi amici e nuove cose, nuove piante sarebbero arrivate.
Te le ho disegnate più in basso verdi e rosse e sono quelle che mi hanno dato l'impressione che ero qui già da un po’.

Domenica T.


pagina 1

Coriandoli - Questo è quello che vedo quando apro gli occhi la mattina. La prima impressione.

Paola B.


pagina 1

La prima impressione è di vedere la Milena che mi cura dal diabete.

Rosella B.


pagina 1

La prima impressione è di vedere il Dott. Marcello salutarmi felicemente.

Rosella B.


pagina 1

Villa Spada - La prima impressione che ho provato nel parco è che ero piccola.

Rosella B.


pagina 1

Non la so.

Rosella B.

In memoria di Ave


Il 14 agosto 2014 ci ha lasciato inaspettatamente, a soli cinquantun anni, la nostra Ave Manservisi, raffinata pittrice e poetessa, redattrice storica e segretaria del Faro insieme al marito Antonio Marco Serra, a cui ci stringiamo forte.
I nostri lettori ricorderanno certamente le intense poesie di Ave e i suoi brevi scritti, così originali e illuminanti.
Ancora scossi, ma fieri e grati di averla avuta con noi, la ricordiamo con tutto il nostro affetto.



Purtroppo non ho avuto la fortuna di conoscerti al di fuori della redazione del Faro.
La sensazione che mi hai trasmesso è quella di un vino straordinario. Non tutti apprezzano questa bevanda, ma chi la conosce capisce quanto può dare.
Quando ti aprivi spesso lo facevi col botto, senza mancare mai di rispetto a nessuno. Ma anzi come un bicchiere di buon vino rallegravi la compagnia. Schietta, di poche parole, con i tuoi occhi chiari, trasparenti e sinceri come un buon chiaro, perlato e frizzante, vedevi con straordinaria trasparenza la realtà. Ci mancheranno i tuoi scritti ma soprattutto la tua compagnia.

Fabio

pagina 1

Ave Manservisi, Il circo, 2000



Oggi preferisco non venire.
Mi fumerò una sigaretta nel buio della mia camera pensando a Te. Ma non sarà un buio nero. Ci sarà la Tua luce, la Tua presenza. Mi torneranno in mente quelle che abbiamo fumato insieme davanti alla Sede del C.U.F.O. Mi parlavi dei Faraoni Egiziani, e la Tua dolcezza mi faceva tremare il cuore. La Bibbia parla degli Egiziani come un popolo maledetto. Tu, Ave, avevi compassione e dolcezza anche per loro. Spero che da lassù proteggerai tutti i nostri sogni, tutti i nostri articoli. Le Note di Notte da ora innanzi avranno anche la Tua energia. Come Un Sogno in Fondo ad Un Pianto, i nostri pensieri avranno la forma del Tuo sorriso, staremo vicini ad Antonio, gli sorrideremo, come facevi sempre Tu, sicuri che, come Aquila nella pioggia, Lo proteggerai con il tuo spirito. Ciao Ave!

Giovanni

pagina 1

Ave Manservisi, Il Cristo, 1997



“Ma che nome è, Ave!? È un saluto, non è un nome… ave, Caesar!” dicevi, con un’espressione fra il disgustato e l’ironico. Eludevi, forse a bella posta, il riferimento più ovvio, “Ave Maria”… Un nome così simbolico ti avrà creato forse qualche imbarazzo, chissà. Non è facile identificarsi con una preghiera, essere una testimonianza di fede sempre e comunque, in ogni frangente della vita. E che vita, la tua! Travagliata e sofferta come poche, eppure vissuta intensamente, con coraggio, dignità, amore. E fede, appunto. Non posso più chiedertelo, come tante altre cose che mi incuriosivano di te, ma che aspettavo sgorgassero spontaneamente, in una di quelle tue uscite sorprendenti con cui lasciavi intravedere, per un attimo, formidabili profondità. Avvicinarsi a te era emozionante, perché si avvertiva nella tua persona così fuori dal comune qualcosa che mi vien da definire ‘grandezza’. Una grande donna, davvero.
Ave, amica Ave, ti sia lieve la terra, e il cielo ti ricompensi.

Lucia